( Don Paulo Sergio Bezerra insieme ai parrocchiani che sorreggono la drag-queen Dindry Buck )

( Don Paulo Sergio Bezerra insieme ai parrocchiani che sorreggono la drag-queen Dindry Buck )

 

di Cristiano Lugli

 

L’ambiente latino-americano è certamente uno di quelli più colpiti dalla mentalità moderna, nonché da una certa visione di vita esperienzialista, e questo lo si intuisce dallo stesso modo di vivere degli abitanti in cui predomina una sottocultura evidente, voluta dai governanti ed accettata dagli stessi cittadini.

Si potrebbe parlare subito in linea generale – per poi entrare nello specifico –  del Brasile e della situazione ecclesiastica che circonda questo Stato. Prima di tutto è bene pensare a quale sia l’evento principale del Brasile, per poi capire consequenzialmente su cosa si fonda tutta la morale brasiliana. Ebbene sappiamo che tutto il corso dell’anno ruota in attesa del famosissimo Carnevale di Rio, a cui aderisce annualmente un numero indicibile di persone.

Questo grande evento è animato da enormi carrocci e da ballerine\ini – transessuali e non – che si dimenano in balli spasmodici tipici e derivanti dalla cultura negro-tribale, che hanno come unico fine la rappresentazione dell’epoca dissolutiva in cui verte l’attuale “dis-società”, per dirla con Marcel de Corte.

Questo dunque il panorama che proviene dal Brasile ma non solo, e che viene repentinamente propinato come modello a tutta l’Europa, specie con i tormentoni estivi che rimbalzano di radio in radio e di locale in locale, per almeno 3 mesi all’anno. La cultura del Niente insomma, incentivata da una situazione ecclesiastica, come si diceva, del tutto agghiacciante. Il Concilio Vaticano II ha senz’altro lasciato una prepotente e maggiore impronta su queste zone, facendo gioco-forza sui vari ceppi che l’ormai prossimo santo, tale Gustavo Gutierrez, ha distribuito assieme al Consiglio episcopale latinoamericano a partire dal 1968, proponendo come modello cristiano per antonomasia la teologia della liberazione.

I frutti si riconoscono oggi più che mai, e vogliamo qui riportarne un esempio a dir poco sconvolgente, accaduto proprio in quel Brasile che FU cattolico.

Non molto tempo addietro è stata resa nota da diverse testate brasiliane ( http://blog.opovo.com.br/ancoradouro/drag-queen-faz-homilia-e-distribui-comunhao-em-paroquia-de-itaquera/ ) – ma non da quelle italiane – la notizia di quanto accaduto nella parrocchia di Nostra Signora del Monte Carmelo, ad Itaquera, un piccolo sobborgo nella zona est di San Paolo.

Da pochi anni questa parrocchia si era proposta su iniziativa del parroco don Paulo Sergio Bezerra di iniziare l’opera delle novene a qualche santo, in particolare alla Madonna del Carmine. Tutto normale apparentemente, a parte il curioso fatto che prima del 2006 non ne era mai stata fatta una.

La cosa abbastanza ambigua però, per non dire agghiacciante, è che l’assioma su cui si è deciso di iniziare le novene convogliava tutti gli interessi su tematiche sociali: la prima in assoluto riguardava appunto  “Etica ed evangelizzazione“,  svoltasi nel 2006, e negli anni seguenti gli altri temi trattati sono stati il rapporto tra Dio e l’arte (2008) e il femminismo (2013).

D’altronde le posizioni del parroco sono rese note dallo stesso, il quale ha del sacerdozio la seguente visione: “Penso che la principale missione del sacerdote è la formazione della coscienza religiosa e critica del suo popolo, della quale (missione) l’Eucaristia e gli altri sacramenti diventano un’espressione bella e impegnata.”

Don Paulo Sergio Bezerra, 62 anni, ha pensato di dare un nuovo slancio alle tematiche proposte nelle novene interattive della sua parrocchia titolando quella alla Madonna del Monte Carmelo con il motto “Provati dalla vita, rischiano nella speranza”, un tema tutto dedito allo stile di vita omosessuale.

Uno degli ospiti d’eccezione nella chiesa è stato il giornalista residente a Itaquera, Albert Roggenbuck, una drag-queen che si fa chiamare Dindry Buck, al quale è stato lasciato spazio nella novena per parlare di diversità sessuale e per raccontare la sua esperienza di vita personale.

L’omelia del transessuale però non è il culmine della schifezza, della blasfemia, del sacrilegio diabolico commesso in quella chiesa, poiché questo è avvenuto quando è stato concesso alla drag-queen di distribuire la Comunione: Sono stato invitato a distribuire la comunione – dice Buck – e mia madre ha ricevuto il ‘Corpo di Cristo’ dalle mie mani, intanto che una bella e talentuosa ragazza cantava “Paula e Bebeto” di Milton Nascimento, con il bellissimo ritornello ‘Qualsiasi maniera di amare vale la pena’. “

Non è nemmeno la prima volta che la parrocchia di Itaquera balza agli onori di cronaca, finanche quelli della “Folha de Sao Paulo“, uno dei principali giornali del Brasile: proprio l’anno scorso fece scalpore la decisione di inserire fra le cosiddette “preghiere dei fedeli” un appello per il dialogo sulla sessualità, chiedendo che le chiese cristiane “potessero superare la demonizzazione delle relazioni affettive”, oltre che pregare per la fine della criminalità sociale e il rispetto ai diritti degli omosessuali.

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La cornice di questa nauseabonda storia si conclude con l’invito di don Bezerra al popyguá indiano Karai, 28 anni, del villaggio amerindi Jaragua, anche lui grande oratore durante una celebrazione: “E’ molto importante che un leader indigeno racconti ai fedeli delle violazioni dei diritti umani dei popoli indigeni avvenute in Brasile, e nella Chiesa questa è una novità.” Intervistato dai curiosi giornalisti che appresero quanto era successo durante questa innovativa novena, il parroco ha così giustificato le sue scelte: “Forse, di tutte le rivendicazioni, quella dei popoli indigeni è la più lontana e sconosciuta alla gente di chiesa e della società in generale. Sono invece pochissime le iniziative più audaci anche nei confronti dell’omosessualità. Si tratta di un tabù, e affrontare questo in un contesto liturgico è un’aberrazione e ‘un’eresia’ per un certo tipo di cattolicesimo abituato a sublimare questo come una cosa impura, e che pensano che abbracciare il sacrificio come legittima volontà di Dio sia il modo migliore per dargli lode.”

Qualcuno potrebbe giustamente chiedersi cosa ne pensino i parrocchiani di queste atrocità, ipotizzando che certuni potrebbe quantomeno storcere il naso. E allora ecco che riportiamo una dichiarazione rilasciata da una parrocchiana proprio al Folha de Sao Paulo: “In mezzo a tanti pregiudizi nel mondo, con queste presenze tra di noi, riteniamo che ci sia ancora speranza” – dice Sonia Helena, 58 anni.

Come volevasi dimostrare, in queste terre distrutte e depauperate di ogni riferimento saldamento cattolico, la volgarità e il sacrilego sono all’ordine del giorno; anzi, per qualcuno ci vorrebbero più iniziative simili, e questo lo ha confermato Dindry Buck: “Alla fine della celebrazione, molte madri e genitori sono venuti ad abbracciarmi, baciarmi e riferirmi che avevano un figlio o una figlia omosessuale, o un parente, e che era stato molto importante per loro sentire la mia storia.”

Potremmo dire che nella vicenda qui raccontata albergano tutti i dati per trarre conclusioni circa molte situazioni esistenti oggi nella Chiesa. Per quel che concerne il Brasile si denotano invece le degenerescenze del lascito oliveiriano legato a “TFP”: dopo la morte del Professor Plinio Correa de Oliveira – il quale, va detto, non prese le debite posizioni nel momento in cui Mons. Lefebvre decise di ordinare i quattro vescovi, dissociandosi sia da Mons. De Castro Mayer sia, appunto, dal Vescovo francese – il gruppo si sfaldò, fino ad arrivare ai giorni in cui persino l’Alleanza Cattolica cantoniana e  introvignana si dichiara “consorella” di “Tradizione, Famiglia e Proprietà“, dimostrando la flebile speranza che poteva reggersi su di un’organizzazione non disposta a sganciarsi dall’apparato dissolutivo vatican-secondista, per l’inopportuna “obbedienza” alle autorità ecclesiastiche.

Chiusa questa breve parentesi possiamo certamente sperare che in quella sorta di pagliacciata avvenuta ad Itaquera non sia avvenuta verosimilmente la transustanziazione, e i dubbi a riguardo sono certamente obbligatori; nel medesimo tempo non possiamo esserne certi, quindi resta nostro dovere continuare ad offrire sacrifici e preghiere di riparazione, verso questo e verso molti altri casi di cui non siamo a conoscenza.

Un’ulteriore speranza risiede poi nel tramonto di quella deplorevole e massima ideologia del’900, ovvero il Concilio Ecumenico Vaticano II. Speranza che un giorno questo stato di necessità così gravoso cessi di essere tale, per lasciare nuovamente spazio al Magistero di sempre, alla Dottrina di sempre, alla Messa di sempre:

“Ora la situazione in cui ci troviamo è proprio questa: viviamo una crisi senza precedenti nella storia della Chiesa, crisi che riguarda ciò che vi è di essenziale in Lei, il santo Sacrificio della Messa e il Sacerdozio cattolico.” S.E. Mons. Antônio de Castro Mayer