di Cristiano Lugli
L’ambiente latino-americano è certamente uno di quelli più colpiti dalla mentalità moderna, nonché da una certa visione di vita esperienzialista, e questo lo si intuisce dallo stesso modo di vivere degli abitanti in cui predomina una sottocultura evidente, voluta dai governanti ed accettata dagli stessi cittadini.
Si potrebbe parlare subito in linea generale – per poi entrare nello specifico – del Brasile e della situazione ecclesiastica che circonda questo Stato. Prima di tutto è bene pensare a quale sia l’evento principale del Brasile, per poi capire consequenzialmente su cosa si fonda tutta la morale brasiliana. Ebbene sappiamo che tutto il corso dell’anno ruota in attesa del famosissimo Carnevale di Rio, a cui aderisce annualmente un numero indicibile di persone.
Questo grande evento è animato da enormi carrocci e da ballerine\ini – transessuali e non – che si dimenano in balli spasmodici tipici e derivanti dalla cultura negro-tribale, che hanno come unico fine la rappresentazione dell’epoca dissolutiva in cui verte l’attuale “dis-società”, per dirla con Marcel de Corte.
Questo dunque il panorama che proviene dal Brasile ma non solo, e che viene repentinamente propinato come modello a tutta l’Europa, specie con i tormentoni estivi che rimbalzano di radio in radio e di locale in locale, per almeno 3 mesi all’anno. La cultura del Niente insomma, incentivata da una situazione ecclesiastica, come si diceva, del tutto agghiacciante. Il Concilio Vaticano II ha senz’altro lasciato una prepotente e maggiore impronta su queste zone, facendo gioco-forza sui vari ceppi che l’ormai prossimo santo, tale Gustavo Gutierrez, ha distribuito assieme al Consiglio episcopale latinoamericano a partire dal 1968, proponendo come modello cristiano per antonomasia la teologia della liberazione.
I frutti si riconoscono oggi più che mai, e vogliamo qui riportarne un esempio a dir poco sconvolgente, accaduto proprio in quel Brasile che FU cattolico.
Non molto tempo addietro è stata resa nota da diverse testate brasiliane ( http://blog.opovo.com.br/ancoradouro/drag-queen-faz-homilia-e-distribui-comunhao-em-paroquia-de-itaquera/ ) – ma non da quelle italiane – la notizia di quanto accaduto nella parrocchia di Nostra Signora del Monte Carmelo, ad Itaquera, un piccolo sobborgo nella zona est di San Paolo.
Da pochi anni questa parrocchia si era proposta su iniziativa del parroco don Paulo Sergio Bezerra di iniziare l’opera delle novene a qualche santo, in particolare alla Madonna del Carmine. Tutto normale apparentemente, a parte il curioso fatto che prima del 2006 non ne era mai stata fatta una.
La cosa abbastanza ambigua però, per non dire agghiacciante, è che l’assioma su cui si è deciso di iniziare le novene convogliava tutti gli interessi su tematiche sociali: la prima in assoluto riguardava appunto “Etica ed evangelizzazione“, svoltasi nel 2006, e negli anni seguenti gli altri temi trattati sono stati il rapporto tra Dio e l’arte (2008) e il femminismo (2013).
D’altronde le posizioni del parroco sono rese note dallo stesso, il quale ha del sacerdozio la seguente visione: “Penso che la principale missione del sacerdote è la formazione della coscienza religiosa e critica del suo popolo, della quale (missione) l’Eucaristia e gli altri sacramenti diventano un’espressione bella e impegnata.”
Don Paulo Sergio Bezerra, 62 anni, ha pensato di dare un nuovo slancio alle tematiche proposte nelle novene interattive della sua parrocchia titolando quella alla Madonna del Monte Carmelo con il motto “Provati dalla vita, rischiano nella speranza”, un tema tutto dedito allo stile di vita omosessuale.
Uno degli ospiti d’eccezione nella chiesa è stato il giornalista residente a Itaquera, Albert Roggenbuck, una drag-queen che si fa chiamare Dindry Buck, al quale è stato lasciato spazio nella novena per parlare di diversità sessuale e per raccontare la sua esperienza di vita personale.
L’omelia del transessuale però non è il culmine della schifezza, della blasfemia, del sacrilegio diabolico commesso in quella chiesa, poiché questo è avvenuto quando è stato concesso alla drag-queen di distribuire la Comunione: “Sono stato invitato a distribuire la comunione – dice Buck – e mia madre ha ricevuto il ‘Corpo di Cristo’ dalle mie mani, intanto che una bella e talentuosa ragazza cantava “Paula e Bebeto” di Milton Nascimento, con il bellissimo ritornello ‘Qualsiasi maniera di amare vale la pena’. “
Non è nemmeno la prima volta che la parrocchia di Itaquera balza agli onori di cronaca, finanche quelli della “Folha de Sao Paulo“, uno dei principali giornali del Brasile: proprio l’anno scorso fece scalpore la decisione di inserire fra le cosiddette “preghiere dei fedeli” un appello per il dialogo sulla sessualità, chiedendo che le chiese cristiane “potessero superare la demonizzazione delle relazioni affettive”, oltre che pregare per la fine della criminalità sociale e il rispetto ai diritti degli omosessuali.
La cornice di questa nauseabonda storia si conclude con l’invito di don Bezerra al popyguá indiano Karai, 28 anni, del villaggio amerindi Jaragua, anche lui grande oratore durante una celebrazione: “E’ molto importante che un leader indigeno racconti ai fedeli delle violazioni dei diritti umani dei popoli indigeni avvenute in Brasile, e nella Chiesa questa è una novità.” Intervistato dai curiosi giornalisti che appresero quanto era successo durante questa innovativa novena, il parroco ha così giustificato le sue scelte: “Forse, di tutte le rivendicazioni, quella dei popoli indigeni è la più lontana e sconosciuta alla gente di chiesa e della società in generale. Sono invece pochissime le iniziative più audaci anche nei confronti dell’omosessualità. Si tratta di un tabù, e affrontare questo in un contesto liturgico è un’aberrazione e ‘un’eresia’ per un certo tipo di cattolicesimo abituato a sublimare questo come una cosa impura, e che pensano che abbracciare il sacrificio come legittima volontà di Dio sia il modo migliore per dargli lode.”
Qualcuno potrebbe giustamente chiedersi cosa ne pensino i parrocchiani di queste atrocità, ipotizzando che certuni potrebbe quantomeno storcere il naso. E allora ecco che riportiamo una dichiarazione rilasciata da una parrocchiana proprio al Folha de Sao Paulo: “In mezzo a tanti pregiudizi nel mondo, con queste presenze tra di noi, riteniamo che ci sia ancora speranza” – dice Sonia Helena, 58 anni.
Come volevasi dimostrare, in queste terre distrutte e depauperate di ogni riferimento saldamento cattolico, la volgarità e il sacrilego sono all’ordine del giorno; anzi, per qualcuno ci vorrebbero più iniziative simili, e questo lo ha confermato Dindry Buck: “Alla fine della celebrazione, molte madri e genitori sono venuti ad abbracciarmi, baciarmi e riferirmi che avevano un figlio o una figlia omosessuale, o un parente, e che era stato molto importante per loro sentire la mia storia.”
Potremmo dire che nella vicenda qui raccontata albergano tutti i dati per trarre conclusioni circa molte situazioni esistenti oggi nella Chiesa. Per quel che concerne il Brasile si denotano invece le degenerescenze del lascito oliveiriano legato a “TFP”: dopo la morte del Professor Plinio Correa de Oliveira – il quale, va detto, non prese le debite posizioni nel momento in cui Mons. Lefebvre decise di ordinare i quattro vescovi, dissociandosi sia da Mons. De Castro Mayer sia, appunto, dal Vescovo francese – il gruppo si sfaldò, fino ad arrivare ai giorni in cui persino l’Alleanza Cattolica cantoniana e introvignana si dichiara “consorella” di “Tradizione, Famiglia e Proprietà“, dimostrando la flebile speranza che poteva reggersi su di un’organizzazione non disposta a sganciarsi dall’apparato dissolutivo vatican-secondista, per l’inopportuna “obbedienza” alle autorità ecclesiastiche.
Chiusa questa breve parentesi possiamo certamente sperare che in quella sorta di pagliacciata avvenuta ad Itaquera non sia avvenuta verosimilmente la transustanziazione, e i dubbi a riguardo sono certamente obbligatori; nel medesimo tempo non possiamo esserne certi, quindi resta nostro dovere continuare ad offrire sacrifici e preghiere di riparazione, verso questo e verso molti altri casi di cui non siamo a conoscenza.
Un’ulteriore speranza risiede poi nel tramonto di quella deplorevole e massima ideologia del’900, ovvero il Concilio Ecumenico Vaticano II. Speranza che un giorno questo stato di necessità così gravoso cessi di essere tale, per lasciare nuovamente spazio al Magistero di sempre, alla Dottrina di sempre, alla Messa di sempre:
“Ora la situazione in cui ci troviamo è proprio questa: viviamo una crisi senza precedenti nella storia della Chiesa, crisi che riguarda ciò che vi è di essenziale in Lei, il santo Sacrificio della Messa e il Sacerdozio cattolico.” S.E. Mons. Antônio de Castro Mayer
questa è una CARICATURA di Chiesa, non una Chiesa in CRISI !!! Come il suo papa non è Papa, ma una CARICATURA di papa!
Ma questo articolo fa di un erba un fascio!
Prima che no in tutti i posti del Brasile tutto gira in torno del carnevale di Rio, la cui sfilata è frutto (come solito) dei business, come lo è anche il calcio dal quale NESSUN italiano, manco Rádio Spada, parlerebbe come in qui si parla del carnevale. Nei tempi antichi era la gente povera che scendeva danzando con vestiti coloriti dalle favelas e percorrevano le strade della città, qualche cosa di questa tradizione si può vedere ancora. Dopo è subentrato il business e ha distrutto tutto come lo ha fatto pure con lo sport. Ma anche Salvador ha il suo carnevale, completamente diverso da quello di Rio e così in altre città.
Che il vero carnevale in Sud America sia diverso dal carnevale europeo si deve al clima – in Sud America è state – ma anche a Venezia la tradizione delle maschere era approfittato per fare porcate senza essere riconosciuto, e ancora oggi in carnevale si fanno tanti balli di maschere in Italia.
L’articolo nemmeno parla che molte parrocchie di Rio, e non solo, in quel periodo fanno ritiri e altri eventi per allontanare i parrocchiani da questi eventi, e la chiesa stessa ogni anno chiama alla decenza per il carnevale. Nemmeno parla che molti sacerdoti parlano apertamente contro il degrado dei costumi (anche quello omosessuale che nel Brasile è molto dilagante per l’influenza del candonble) e vengono portati a giudizio per lei suoi esternamenti.
La vera piaga della chiesa in Brasile è sì la teologia della liberazione e appunto il candonble.
E quindi io dovrei, comunque, riconoscere in questi pagliacci, operatori di questa chiesa “in crisi” ma pur sempre chiesa, a detta di tanti critici della chiesa attuale, in questi scenografi della più sguaiata parodia delle cose sacre….. i sacerdoti di Cristo, quelli che agiscono “ in persona Christi”, i dispensatori dei misteri di Cristo!
E dovrei ricorrere a loro per sentire una parola di vita eterna, per comunicare col Pane della vita eterna, per avere il sostegno nel momento finale della vita, per ottenere l’assoluzione dei miei peccati, anche di quelli dei quali mi vergogno di fare l’accusa, quelli, magari, per stare alla teologia bergogliana del peccato, di avere boicottato la raccolta differenziata dei rifiuti, o di avere augurato ai barconi insolenti l’accoglienza nel seno del mare???
“Alla fine della celebrazione, molte madri e genitori sono venuti ad abbracciarmi, baciarmi e riferirmi che avevano un figlio o una figlia omosessuale, o un parente, e che era stato molto importante per loro sentire la mia storia.”
E’ vero: quella è una chiesa.
Nel senso etimologico -dal Greco Classico- della parola, è un’assemblea: un’assemblea di…(Isidoro non me lo permette).
…di sodomiti ed effeminati, và: così è politically correct. 😉
No, Cristiano, certamente in quel sito satanico non può essere avvenuta, non è avvenuta la Transustanziazione!
Ti ringrazio infinitamente per l’autocensura 🙂
caro lister, sono certamente una chiesa, ma non la Chiesa, quella di Cristo, intendo, l’Unica Santa; nemmeno la Chiesa in crisi sono, perché la Chiesa in crisi non esiste! esistono le chiese di satanao dette sinagoghe di satana: anche queste ‘assemblee’, ma niente a che fare con l’ Assemblea dei credenti in Cristo…
Vedo che i tempi della moderazione non scherzano: chissà che cosa avrò scritto di così difficile da moderare!
Caro Bruno, evidentemente oltre a passare la giornata qui per criticare e fare polemiche inutili con chiunque, si vede che non hai molto da fare. Noi siamo tutti impegnati e per l’associazione e per i doveri di stato. Ti invito dunque a trovare un hobby che ti permetta di sopportare qualche ora di attesa per la moderazione commenti.
Sempre caro, Isidoro. Si permette anche prendere per i fondelli la gente che voi invitate a commentare? Bella educazione davvero! Ma non si preoccupi; non vivo di RS! Ringrazio solo RS per l’opportunità che mi offre di metter in chiaro – dal mio punto di vista, certo – tante questioni , e rendere così un servizio che vedo presso alcuni è molto gradito…Ma lei vedo che chiama tutto questo perdita di tempo, soprattutto quando gli interventi sono fuori riga stabilita….
A questo punto sono indotto a pensare che la vostra strategia sia quella di favorire in ogni modo la critica alla chiesa attuale, fatto salvo il punto che questa è la chiesa che dobbiamo pur sempre riconoscere. Un po’ come fa la mamma col suo bambino quando è ammalato: sì, questa medicina fa schifo, ma devi prenderla, altrimenti muori (vedi scomunica comminata ai sedevacantisti…`.- Oppure, come si diceva in politica una volta: questo partito fa schifo, ma non c’è altro da fare che tapparsi il naso e votarlo. Come votare questa chiesa, in putrefazione, ma pur sempre chiesa…Chiesa materialter, vero???C
bbruno, non stia a pensare a “strategie” occulte della redazione, non ci sono: siamo come appariamo. belli, brutti, così così.
buon proseguimento, non litigate.
(jeannedarc)
d’accordo, jeannedarc, pace.
🙂
Ma ne sono convintissimo anch’io, bbruno.
La mia era solo una battuta sui componenti di quell’assemblea che Chiesa di Cristo non è. 🙂
Due risposte: la prima al sig. Rullo. Mi pare lei abbia voluto un po’ guardare il dito che indica la luna, anziché quest’ultima. Il degrado dell’America Latina è abbastanza evidente, anche se ciò non toglie che è ormai l’intero globo ad esserne coinvolto. Mi permetta di dire nuovamente che il Carnevale, così come è pensato ed organizzato a Rio, è una semplice oscenità, senza star lì a guardare il business o non business. L’accostamento al calcio non credo sia totalmente appropriato, visto che guardare una partita di pallone ( per quanto a me non interessi nulla ) non penso generi lo scandalo che può avere una persona passando per le vie di Rio durante il carnevale: si ricordi, caro Rullo, che i peggiori peccati entrano dagli occhi.
Infine, non so quanti siano i sacerdoti di cui lei parla, i quali organizzerebbero contro-eventi per allontanare la gente dalle “carnevalate”; so solo che di tradizionale rimane ben poco, e questo già basta per aver forti, fortissimi dubbi, su tutto ciò che riguarda la difesa della Dottrina e della morale cattolica. Grazie comunque per aver commentato!
Per LISTER: Sarò brevissimo, dicendole che sono convinto che quanto ha detto sia tremendamente vero.
Cordialmente,
Cristiano Lugli
?
Il pollicione è rivolto sia a Cristiano, sia ad Isidoro che mi ringrazia. 🙂