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di Gianluca Di Pietro

 

Come prima e più di prima: Io non sono Charlie Hebdo!
Oggi la testata francese torna a far parlare di sè a livello mondiale: la redazione non ha avuto il rimorso o anche solo il dubbio di  vendere copie puntando su una trovata fumettistica che banalizzasse o mettesse in ridicolo il dolore umano di persone che hanno perso tutto e tutti.
Avremmo preferito che i fumettisti ci insegnassero scherzosamente su come piangere i morti. Avremmo preferito che con la forza di una sana ironia ci consolassero e ci incitassero ad andare avanti.  Forse ci siamo illusi che l’esperienza dell’attentato da loro vissuto avesse insegnato a questi provocatori, bestemmiatori e sacrileghi non dico la fede, ma almeno la decenza e forse anche la prudenza.  E invece hanno di nuovo dato prova del loro cattivo gusto e di come siano la brutta copia della sana, sagace, briosa e anche colorita ironia degli illustri satirici che li hanno preceduti e che mai hanno dimenticato di attribuire alla loro “produzione letteraria” quello scopo etico che induceva il pubblico a riflettere.
Non c’è nulla di etico nel banalizzare il dolore. 
Non c’è nulla di etico nello scambiare 240 morti per lasagne.
E se anche ci fosse, lo hanno espresso nella maniera più riprovevole possibile.
Noi cattolici abbiamo pianto e pregato per i loro morti, abbiamo provato ad invocare su di essi la Divina Misericordia e siamo perfino pronti ad elevare di nuovo un Requiem per essi. Ma in una cosa non abbiamo sbagliato: non abbiamo mai voluto e mai vorremo in futuro alzare le matite in aria a difesa di questo tipo di “libertà di espressione”, che non vuole mantenersi almeno nel recinto della decenza!