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Riproduciamo per i nostri lettori il Capo XIII del Libro I del volume del teologo e mistico tedesco M. J. Scheeben intitolato “LE MERAVIGLIE DELLA GRAZIA DIVINA”. Il testo è stato tradotto e pubblicato in Italia nel 1943 per i tipi della SEI. Sottolineature e grassettature nostre [RS]

1. Nel mistero dell’Incarnazione non è una persona umana, ma solo una natura umana che viene elevata ad una dignità divina. La maternità divina è stata però partecipata ad una persona umana; essa può dunque più facilmente compararsi con la dignità accordata a noi uomini per mezzo della grazia.

2. Per evitare ogni equivoco dobbiamo prima di tutto stabilire fermamente che la grazia, in Maria, non può venir separata dalla sua dignità di Madre di Dio. Questo è appunto il senso profondo della dottrina della sua immacolata concezione, che cioè non possiamo pensare che la Madre di Dio sia restata anche per un solo istante priva della grazia. S. Metodio afferma che «Dio è unito a Maria in modo indissolubile». Avendo Maria partecipato l’umana natura al Figlio di Dio, essa aveva il diritto, più che ogni altra creatura, alla partecipazione della sua divina natura per mezzo della grazia. Come Madre – che ha concepito suo figlio dalla propria carne e lo ha portato per nove mesi nel suo casto seno – essa forma una cosa sola con Lui; i diritti del Figlio sono anche i suoi, i di Lui beni le appartengono, la di Lui santità è anche la sua. Essa – come vide S. Giovanni nella misteriosa Apocalisse – è quella donna che non riceve da lontano il sole della grazia, ma è piuttosto ravvolta e racchiusa nel sole stesso (Ap 12, 1). Perciò la grazia che riempie l’anima della Madre di Dio ha sopra quella delle altre creature una triplice prerogativa. La grazia perviene ad essa – come al Figlio suo la propria – per un titolo speciale necessario che essa mai potrebbe né provarne la mancanza, né perdere; le perviene in una tale pienezza, che come vien detto del Figlio suo che è pieno di grazia e di verità, così di essa si dice che, non solo è graziata, ma è chiamata piena di grazia (Lc 1, 28). Come Cristo è il Figlio Unigenito del Padre, così Maria ne è la Figlia primogenita.

3. Quando nella sublime dignità di Maria contempliamo come la sua maternità è collegata alla grazia e questa alla maternità divina, non possiamo certamente avere l’ardire di confrontare la dignità che noi abbiamo ricevuto per mezzo della grazia con quella di Maria. Se però volgiamo per un momento lo sguardo da questa annessione e consideriamo la dignità di Madre di Dio solo per sé stessa, senza il suo rapporto con la grazia, possiamo allora affermare, senza timore di offendere la Madre di Dio, che la grazia è un bene più grande e che conferisce una dignità più elevata della maternità divina.

4. Come Madre di Dio e Regina del cielo Maria trovasi infinitamente al di sopra di tutte le altre creature; essa merita l’amore e la considerazione di suo Figlio, la venerazione degli Angeli, il servizio degli uomini, e vede tutte le cose ai suoi piedi. Ma essa stessa preferirebbe esser priva di tutto questo e del dominio sopra il cielo e la terra, rinunzierebbe con gioia ai diritti e agli onori di Madre di Dio solo per non perdere la grazia. Essa preferirebbe esser figlia di Dio per la grazia che semplicemente Madre di Dio senza la grazia; poiché essa sa ben che nonostante Gesù la circondi di un amore incomparabile Egli amerebbe più di essa un’altra anima, se questa potesse essere più di lei ricca di grazia. A questo alludeva il Salvatore stesso quando, durante un sua predica, volevano condurgli sua madre e i suoi parenti. Fu allora che Egli pronunziò quelle memorabili parole: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». (E stendendo la mano verso i suoi discepoli disse): «Ecco mia madre ed i miei fratelli. Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, quegli è mio fratello, sorella e madre» (Mt 12, 47-50). Ed un’altra volta quando una donna del popolo chiamava beata sua madre con queste parole: «Beato il ventre che ti ha portato ed il seno che ti ha allattato!» dette questa risposta significativa: «Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e l’osservano» (Lc 11, 27- 28). In ambedue i casi Egli non intendeva certamente di rinnegare sua madre o farle alcun torto. Voleva solo dimostrare che la sua stessa madre era tale – così degna di tale elevatezza – solo perché essa faceva nel modo il più perfetto la volontà del suo Padre celeste, ascoltava e conservava la sua parola, mostrando in tal modo come essa possedeva in misura perfettissima l’amore e la grazia di Dio. Se ciò non avesse fatto, se si fosse lasciata sorpassare da un’altra anima nella fedeltà alla grazia, nella reverenza dovuta alla parola di Dio – ciò che senza dubbio non può nemmeno pensarsi – Dio avrebbe onorato quest’anima più di essa (3).

5. In realtà Maria, come madre naturale, non aveva generato il Salvatore che secondo la carne, vale a dire aveva accolto il Verbo eterno nel suo seno solo per rivestirlo dell’umana natura, ed in tal modo non veniva ad avere con Lui che una parentela naturale. Ma avendo Essa accolto il Verbo di Dio nell’anima sua per mezzo della grazia, ricevette suo Figlio anche secondo lo spirito, vale a dire fu rivestita dello splendore della sua divina natura e della sua santità entrando in tal modo con Lui in rapporto più che naturale, in una parentela celeste. Naturalmente, come già abbiamo detto, la parentela di Maria con risto per la grazia non può separarsi da quella dovuta alla sua maternità, ma è pur vero ciò che dice S. Agostino: «La maternità non avrebbe giovato alla Vergine se essa non avesse portato risto più nello spirito che nella carne» (4). Da ciò non deve dedursi che la maternità corporale di Maria sia di minor valore. Anzi la più alta prerogativa di questa sta appunto nel fatto che essa è inseparabile dalla grazia, poiché la grazia doveva necessariamente farle seguito, e che Maria, già per ragione appunto di quella sua maternità, possedeva in questa vita la grazia in modo così assoluto da non poter mai perderla.

6. Se dunque la dignità di Madre di Dio senza la grazia niente avrebbe giovato a Maria, e se essa stessa avrebbe preferito questa a quella, come potremo noi osare di mettere a confronto o preferire qualunque altra dignità puramente umana alla grazia? Come potremo amar più l’esser tenuti in alta stima tra gli uomini che il possedere l’alto onore di essere in grazia di Dio, e di gustare la consolazione di sapere il nostro nome scritto nel libro della vita? Come potremo noi gloriarci di fronte ai nostri simili di qualche vantaggio temporale quando questi ci possono sorpassare nella grazia di Dio, in quella grazia per la quale il Salvatore ci pone quasi al pari della sua stessa Madre?

7. Poiché per la grazia noi veniamo a rassomigliarci in modo meraviglioso alla Madre di Dio. E questo, non solo perché il Figlio di Dio non ha conferito alla Madre sua una grazia santificante di una specie più elevata di quella che è stata accordata a noi – nonostante che, naturalmente, Maria ne abbia ricevuto un’abbondanza senza confronto maggiore della nostra – ma anche perché, con accogliere in noi la grazia, veniamo ad imitarne anche la maternità. Lo stesso Spirito Santo che discese nel seno di Maria per darle una fecondità celeste, discende pure nell’anima nostra per renderci presente, per la grazia, il Figlio di Dio e per renderla in tal modo feconda in opere soprannaturali, in opere della stessa virtù divina. Come Maria, per aver dato ascolto alle parole dell’Angelo ed adempiuto la volontà del Padre, divenne all’istante Madre del Figlio di Dio, secondo la carne e lo spirito, così deve anche l’anima nostra accogliere in sé per lo spirito il Figlio di Dio, mentre essa accetta la parola di Dio per la fede e si rimette totalmente al Padre celeste con l’obbedienza della volontà. Poiché per la grazia lo stesso Figlio di Dio viene in noi per stabilirvi la sua dimora, come Maria lo ha portato in sé per nove mesi, vicino al suo cuore materno. E possiamo ora stupirci più oltre se il Salvatore dice: «Chi fa la volontà del Padre mio celeste, questi mi è padre, fratello, sorella?». E non dobbiamo noi piuttosto con Maria, in uno slancio di gratitudine per quella grazia incomparabile che Dio ci ha accordato, come ad Essa, unirci al suo ineffabile canto di lode ed esclamare: «La mia anima esalta il Signore ed il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, poiché l’Onnipotente ha operato in me grandi cose?».

8. Ci resta da fare un’ultima considerazione, troppo ineffabile nella sua dolcezza per potervi passare sopra. Maria è superiore ad ogni creatura perché è Madre di Dio. Ma essendo appunto collocata così vicino a Dio, essa è divenuta al tempo stesso nostra madre. Ma come può la Madre di Dio essere ancora nostra Madre? Essa non lo è secondo la natura umana, che noi non abbiamo ricevuto da lei, ma sebbene da Eva. Essa lo è come Cristo è il corpo del genere umano, il secondo Adamo ed il nuovo capostipite di una famiglia santa. Essa è nostra Madre nello stesso modo che noi siamo fratelli e sorelle del Figlio suo (Gv 20, 17) e membra del suo corpo; insomma secondo la grazia, per la quale noi riceviamo una natura celeste e partecipiamo alla natura divina di suo Figlio. Essa è nostra Madre in quanto che essa è la Madre della divina grazia, come la invochiamo nelle Litanie Lauretane, vale a dire lo è per il fatto di avere dato al mondo Colui dal quale riceviamo ogni grazia, e con essa l’adozione a figli di Dio. Come noi riceviamo la grazia da Dio ed abbiamo Lui solo per Padre, così nella grazia Maria è nostra Madre, e nella grazia niuno può essere madre nostra se non la Madre di Dio. Se Cristo è veramente nostro fratello – e Lui stesso si chiama tale – anche Maria è allora veramente Madre nostra (2). Se noi siamo figli di Dio, coeredi con Gesù Cristo, membri della famiglia celeste, noi siamo allora anche figli della Madre di Dio, membri della sua famiglia, appartenenti alla casa dove Essa regna come regina (3). Oh, di quale ineffabile gioia deve riempire l’anima nostra questo pensiero consolante e come il nostro cuore deve esultare nella sublime certezza di essere congiunti così intimamente alla Madre di Dio, tanto che possiamo con pieno diritto chiamare Madre nostra la Regina del cielo e della terra! Come dobbiamo venerarla ed amarla teneramente, e per mostrarle la nostra gratitudine dobbiamo studiarci di conservare il gran tesoro della grazia per il quale apparteniamo al regno di suo Figlio e perciò anche a Lei. Quale sollecitudine dobbiamo porre nell’evitare la sventura grande della perdita della grazia, perdita che ci renderebbe indegni della Madre del Figlio di Dio e ci toglierebbe la dignità di essere suoi figli!