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di M. Blondet

Una raccolta mattutina di brevi informazioni che possono far pensare a sviluppi, o lanciare utili avvertimenti a chi le sa capire.

 

La maggior banca norvegese investe sul crollo di Wall Street

La banca si chiama DNB, e  il suo fondo d’investimento  gestisce 56 miliardi di euro, evidentemente rimpolpati dagli introiti petroliferi del paese.  Ha deciso di puntare al ribasso  sui corsi azionari american (in gergo tecnico, short) ritenendo non lontano un collasso.  Interessante la spiegazione che ha dato: “Alcune aziende (americane) si sono indebitate per pagare  i dividendi.  Il prezzo delle loro azioni sul mercato dipende dal fatto che pagano dividendi;  e ciò altera il prezzo in modo a volte considerevole. Per quanto tempo può durare?”.

E’ la domanda del buon senso, e la serena constatazione che Wall Street oggi funziona su una truffa fondamentale.  Indebitarsi per pagare dividendi non è, diciamolo, una grandiosa strategia industriale.    La DBNB ha anche aumentato la  sua disponibilità di cassa, ed ora tiene liquido – non investito – l’8 per cento dei suoi capitali. Mossa difensiva spiegata così:  la politica espansiva delle banche centrali ha portato a un’inflazione  – sì,  del prezzo delle azioni.

La valutazione norvegese coincide – fatto istruttivo – con quella del candidato Donald Trump: che ha accusato la Federal Reserve di aver creato “una bolla azionaria” con la politica dei bassi tassi d’interesse : “artificialmente bassi, in modo che l’economia non va giù e Obama può dire di aver fatto un buon lavoro”.  Ma è “una falsa economia”; che porta in sé “scenari da  paura”.

Obama ha prolungato lo stato di emergenza che dura dal 9/11

Lo ha prolungato di un altro anno. La motivazione,  laconica e generica: “Il pericolo terrorista continua ad esistere”.   Questo stato d’eccezione  in atto da sedici anni durerà dunque anche dopo che  Obama sarà tornato privato   cittadino. A meno che non sia utile in vista di una “surprise”   prima, durante o dopo le elezioni presidenziali.

Hillary: “Mosca manipola  le elezioni americane”

Gli attacchi informatici sospetti “sollevano seri interrogativi in vista di possibili interferenze russe sul nostro processo elettorale”, ha detto Hillary  durante il più durevole accesso di tosse incoercibile che abbia avuto in questi mesi. I russi “hanno forse preso possesso anche dei sistemi elettorali di alcuni Stati”; lo scopo di Putin è “distruggere le elezioni di novembre”, ha scritto il Washington Post: il quale ha aggiunto che la cosa è seria, perché FBI e Cia stanno cercando  attivamente le prove di questa ingerenza.  La Clinton   ha aggiunto: alla minaccia risponderemo “politicamente, economicamente e militarmente”.

Istruttivo vedere che non tutte le teorie del complotto  sono rigettate dai grandi media. Alcune hanno cittadinanza sul Washington Post.

https://www.washingtonpost.com/world/national-security/intelligence-community-investigating-covert-russian-influence-operations-in-the-united-states/

A proposito:

“Per la prima volta dal 2013, l’IS non ha un confine in comune con  la NATO”, piange il Washington Post.

Un dolore condiviso dal britannico Independent: “L’ISIS tagliato fuori dal resto del mondo,  – i ribelli espellono gli islamisti dal confine turco”.

Le forze turche e i ‘ribelli’ che si battono come Free Syrian Army hanno spazzato via dal confine turco – ossia della NATO –   lo Stato Islamico.  Chiudendone l’ultimo accesso all mondo esterno. L’IS non riceve più rifornimenti e reclute  fresche dalla NATO.  Eh sì,un gran dolore.

https://www.washingtonpost.com/world/middle_east/for-the-first-time-since-2013-isis-has-no-border-with-nato/2016/09/04/24a032ae-72dc-11e6-9781-49e591781754_story.html

Obama non cessa di sostenere i jihadisti

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Questo è quasi certamente il vero motivo per cui al G-20 cinese, Obama e Putin si sono scambiati solo duri sguardi, e i servetti  europei hanno fatto di tutto per far sentire Vladimir ‘isolato’.

Il punto che da febbraio, da quando i jihadisti armati dagli americani   hanno rotto il cessate il fuoco ad Aleppo, Mosca ha cercato di convincere Wahsington di adempiere alla Risoluzione 2254 dell’Onu: che decretava il cessate-il-fuoco ma chiedeva che tutti gli stati continuassero a contrastare lo Stato Islamico e Al Qaeda. Ma “ribelli moderati” sono stati armati con armamenti moderi made in Usa, addestrati in Turchia e Giordania,  infiltrati in Siria e integrati in Al Qaeda, non modo che (dicono i russi) è impossibile colpire Al Qaeda senza colpire anche i “moderati”: ovviamente gli americani han proclamato che se  l’aviazione russa attaccava, avrebbe rotto il cessate-il fuoco. Hanno fatto insomma di tutto per proteggere AL Qaeda (ultimamente Al Nusra).

In seguito a ciò, russi e siriani hanno chiuso tutti gli accessi  di terra  ad  Aleppo Est –  da ciò i coincidenti strilli  delle Nazioni Unite e dei Médecins sans Frontières  sulla crisi spaventosa  umanitaria imminente  proprio nella parte occupata dai jihadisti. Frattanto, “ribelli” venivano raccolti da tutti i fronti, forniti di missili MANPAD per impedire ai russi le operazioni di elicotteri, concentrati ad Aleppo dove hanno tentato  di rompere l’assedio.  Riuscendoci solo in parte e per qualche giorno – con il consumo di un migliaio di jihadisti adoperati in attacchi suicidi.  I russi hanno richiuso la breccia,  distrutto l’infrastruttura dei ‘ribelli’, i loro centri di rifornimento e  di comando e controllo. Evidentemente Obama se l’è legata al dito, e nonostante sia  improbabile una replica dell’exploit della breccia (sono stati ‘consumati’ più di mille jihadisti in attacchi suicidi), non vuole accedere a miti consigli e combattere Al Qaeda insieme ai russi, come gli ha chiesto Putin sulla base della  risoluzione Onu.

Isolatissimo, Putin è stato visto discutere animatamente con Erdogan. Isolatissimo.

Netanyahu accetta Mosca come mediatore coi palestinesi, invece degli Usa.

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Israele  e i palestinesi hanno concordato la loro disponibilità a riprendere i colloqui diretti per la pace sotto mediazione russa.  Mahmoud Abbas, il  presidente palestinese, accetta di incontrarsi con Netanyahu a Mosca. Qualche giorno prima,  Netanyahu aveva detto di essere pronto ai colloqui senza alcuna precondizione.  Putin s’è offerto di fare il tentativo di mediazione dopo che il tentativo degli Stati Uniti come mediatore è fallito: dal 2014, quando l’ultimo round dei negoziati di pace sotto l’egida di Washington è andato a  monte.  Negli ultimi mesi, il governo d’Israele e quello di Mosca hanno contatti regolari, se non altro per  scongiurare un confronto militare diretto in Siria, dove Sion lancia puntate aeree  offensive frequenti contro Hezbollah e sul Golan.

Se vi domandate che politica sta facendo Vladimir Puin in Siria, non siete i soli. Un analista politico ebreo-arabo  “con 32 anni di esperienza” , Elijha Magnier, ritiene che Vladimir stia applicando la “politica della  matrioska”, la celebre bambolina che ne contiene un’altra, e dentro un’altra ancora. L’analista ebreo nota che ci sono Matrioske con fino 50 bamboline.

In Russia, questa abilità di Putin è ampiamente riconosciuta (ci si scherza anche sopra) con un’altra metafora: non matrioske, ma Многоходовочка: una tattica degli scacchi a  più  strati, in cui mosse  apparentemente cattive  o incomprensibili portano allo scopo.

Seehofer sulla Merkel: chiarimento entro ottobre…

Horts Seehofer, Sigmar Gabriel e la Cancelliera
Horts Seehofer, Sigmar Gabriel e la Cancelliera

Horst Seehofer è il governatore della Baviera e il leader  del CSU, il potente partito democristiano bavarese e alleato necessario per la CDU.  Sullo scacco della CDU nel Meclenburgo-Pomerania anteriore, Seefoer ha detto: il voto pro AfD non è stato indotto solo dalla paura dei migranti (come ripetono i media), ma  è “una critica al sistema”.   “La gente vuole essere presa sul serio e non lo è. La  gente semplicemente non capisce come è fatta la politica in Germania.

A cominciare da lui, alleato necessario della Merkel: “La CSU non è stata né informata né coinvolta” nella politica di apertura   agli immigrati, cambiata nella tarda estate del 2015.  Le sue ripetute invocazioni a una correzione di rotta non sono state ricevute, ha rivelato al Sueddeutsche Zeitung, sicché “non ho da  correggere né cambiare una parola delle mie affermazioni” critiche, diventate tonanti negli ultimi mesi.

Occorre che da Berlino venga “una chiara indicazioni su tassazione, pensioni, la sicurezza interna, l’immigrazione”  – più in generale, una maggiore attenzione alla politica interna da parte della Cancelliera, “un chiarimento entro e non oltre settembre-ottobre”.  Da qui dipenderà se la CSU “può andare d’accordo con la CDU”.

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