Su Dio e su Gesù Cristo

“(Dio) E’ un tiranno. Mosè agiva mosso dalla sua volontà, come suo luogotenente, come boia che nessuno superò e nemmeno eguagliò nello spaventare, atterrire e martirizzare il povero mondo” (Discorsi a tavola, ed. di Weimar, I, p. 230)

Dio il vero responsabile del tradimento di Giuda e della rivolta di Adamo: “Lutero – commenta Funck Brentano – arriva a dichiarare che Giuda, tradendo Cristo, agi per imperiosa decisione dell’Onnipotente. La sua volontà (di Giuda) era diretta da Dio; Dio lo muoveva con la sua onnipotenza. Lo stesso Adamo, nel paradiso terrestre fu costretto ad agire come agi. Egli fu messo da Dio in una situazione tale che gli era impossibile non cadere” (Discorsi a tavola, ed. di Weimar, I, p. 246).

 Cristo commise adulterio prima di tutto con la donna che incontrò al pozzo di Giacobbe, di cui San Giovanni scrisse: “In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: “Che desideri”, o “Perché parli con lei”? Dopo di lei fu la volta di Maria Maddalena, e poi venne la donna colta in flagrante adulterio che Cristo congedò così gentilmente. Quindi, anche Cristo, pur essendo così retto, si è reso colpevole di fornicazione prima di morire”. (Cfr. Martin Lutero, Tischredden, edizione di Weimar, nº 1472, vol. II, pag. 107; cit. in F. Brentano, Martinho Lutero, Ed. Vecchi, Rio de Janeiro 1956, pag. 15.)

“Non pensate che Cristo ubriaco, perché aveva bevuto troppo all’Ultima Cena, abbia sconcertato i Suoi discepoli col suo parlare a vanvera?” (Cfr. F. Brentano, op. cit., pag. 135.)

“Deus est stultissimus” (Dio è molto stolto). “Certamente Dio è grande e onnipotente, buono e misericordioso, e tutto ciò che si può immaginare in questo senso, ma è anche stolto (Cfr. Martin Lutero, op. cit., nº 963, vol. I, pag. 487; cit. in F. Brentano, op. cit., pag. 147)

Dio si è sempre comportato come un pazzo (Cfr. Martin Lutero, op. cit., nº 963, vol. I, pag. 487; cit. in F. Brentano, op. cit., pag. 111)

 

 

 

Sulla Santa Messa

Quando la Messa sarà scalzata, avremo scalzato il papato! Perché è sulla Messa, come su di una roccia, che poggia completamente il papato, con i suoi conventi, le sue Diocesi, le sue Università, i suoi altari, i suoi ministri e le sue dottrine […]. Tutto ciò cadrà in rovina quando sarà abbattuta questa sacrilega e abominevole Messa (Cfr. D. Raffard de Brienne, Lex Orandi: La Nouvelle Messe et la Foi, 1983.)

Sull’Offertorio: “Poi segue quell’abominazione che viene chiamata Offertorio“, nel quale tutto esprime oblazione”. (Cfr. H. Chartier, La Messe Ancienne et la Nouvelle, 1973.)

Sul Canone della Messa: “Questo Canone abominevole è una raccolta di lacune confuse […]. Esso fa della Messa un sacrificio; altri offertori vengono aggiunti. La Messa non è un sacrificio o l’azione di chi sacrifica. Noi lo consideriamo un sacramento o un testamento. Permetteteci di chiamarlo una benedizione, l’eucaristia, la tavola del Signore o il memoriale del Signore” (Cfr. Lutero, Sermone della 1ª Domenica di Avvento.)

Sulla tattica da usare per introdurre la messa protestante: “Per giungere sicuramente e felicemente alla nostra mèta, dobbiamo conservare alcune delle cerimonie della vecchia Messa, così verrà accettata anche dall’indeciso che potrebbe rimanere scandalizzato da cambiamenti troppo frettolosi” (Cfr. J. Maritain, Trois Réformateurs.)

“Che pazzia voler monopolizzare il sacerdozio solo per pochi!” (Cfr. Mons. L. Cristiani, Du Lutheranisme au Proteatantisme, 1900.)

 

 

Sulla Chiesa Cattolica

“Se condanniamo i ladri ad essere impiccati, gli scassinatori al patibolo e gli eretici al fuoco, perché mai non dovremmo usare tutte le nostre armi contro questi dottori di perdizione, questi cardinali, questi papi e tutto il codazzo della Sodoma romana affinché non possano più corrompere la Chiesa di Dio? Per quale motivo non dovremmo lavare le nostre mani nel loro sangue (Cfr. H. Guisar, Martin Luther: La Vie et son Oeuvre, Lethielleux, Parigi 1931.)

Lutero scrivesse a Melantone, a proposito delle sanguinose persecuzioni di Enrico VIII contro i cattolici inglesi: E’ permesso abbandonarsi alla collera, quando si sa che specie di traditori, ladri ed assassini sono i papi, i loro cardinali, i loro legati. Piacesse a Dio che vari re d’Inghilterra si impegnassero a farli scomparire” (Discorsi a tavola, ed. di Weimar, I, p. 254).

Questo odio accompagnò Lutero fino alla fine della sua vita. Afferma Funck Brentano: “La sua ultima predica pubblica a Wittemberg è del 17 gennaio 1546: ultimo grido di maledizione contro il papa, il sacrificio della Messa, il culto della Vergine(Discorsi a tavola, ed. di Weimar, I, p. 340).

 

 

Circa la Coscienza e la morale

Dio ti obbliga solo a credere e a confessare. In tutte le altre cose ti lascia libero e signore di fare quello che vuoi, senza pericolo alcuno di coscienza; anzi è certo che, per sé, Egli non se ne cura, quand’anche lasciassi tua moglie, abbandonassi il tuo padrone e non fossi fedele ad alcun vincolo. Che importa a Dio se fai o smetti di fare cose simili?” (Werke, ed. di Weimar, XII, p. 131 e ss.; cfr. op. cit., p. 446).

Sii peccatore e pecca fortemente (esto peccator et pecca fortiter) ma con ancora più fermezza credi e rallegrati in Cristo, vincitore del peccato, della morte e del mondo. Durante la vita presente dobbiamo peccare. E’ sufficiente che, grazie alla misericordia di Dio, conosciamo l’Agnello che toglie i peccati del mondo. Da lui non deve separarci il peccato, perfino se commettessimo mille omicidi e mille adulteri ogni giorno”. a Melantone, del 1° agosto 1521 (Briefe, Sendschreiben und Bedenke, ed. cit., II, p. 37; cfr. op. cit., p. 439.)

Chi fosse nella tentazione del demonio: deve bere con più abbondanza, giocare, divertirsi e anche fare qualche peccato in odio e dispetto al diavolo, per non dargli il pretesto di turbare la coscienza con fanciullaggini […] Tutto il decalogo deve svanirci dagli occhi e dall’anima, se siamo tanto perseguitati e molestati dal diavolo” (Briefe, Sendschreiben und Bedenken, ed. De Wette, Berlino, 1825-1828; cfr. op. cit., pp. 199-200.)

 

 

 

Di se stesso

“Sono un uomo esposto e coinvolto nella vita di società, nella crapula, nelle passioni carnali, nella negligenza ed in altre molestie, alle quali si vede aggiungere quella del proprio ufficio” (Briefe, Sendschreiben und Bedenken, ed. De Wette, I, p. 232; cfr. op cit., p. 198.)

“Io mi trovo qui insensato e indurito, sprofondato nell’ozio, ahimè!, pregando poco e senza più gemere per la Chiesa di Dio, perché nelle mie carni indomite ardo di grandi fiamme. Insomma, io che dovrei avere il fervore dello spirito, ho il fervore della carne, della libidine, della pigrizia, dell’ozio e della sonnolenzaLettera a Melantone del 13 giugno 1521. (Briefe, Sendschreiben und Bedenken, ed. De Wette, II, p. 22; cfr. op. cit., p. 198.)

Da mattina a sera non faccio altro che bere. Chiedetemi perché bevo così tanto, perché parlo così loquacemente e perché mangio così spesso. Lo faccio per imbrogliare il diavolo che viene a tormentarmi […]. É mangiando, bevendo e ridendo in questo modo e talvolta anche di più, e anche commettendo qualche peccato, che sfido e disprezzo Satana tentando di sostituire i pensieri che il diavolo mi suggerisce con altri pensieri, come ad esempio pensando con avidità ad una bella ragazza o ad una ubriacatura. Se non facessi così diventerei oltre modo furioso” (Cfr. M. Carré, J’ai choisi l’Unité, DPF, 1973.)

Ho avuto fino a tre mogli nello stesso tempo (Cfr. G. Le Rumeur, La Révolte des Hommes et l’Heure de Marie, 1981.)

“Quanto a me confesso – e molti altri potrebbero fare senza dubbio uguale confessione – che sono trascurato tanto nella disciplina, quanto nello zelo, sono molto più negligente ora che sotto il papato; nessuno ha oggi per il Vangelo l’ardore che si vide un tempo” (Saemtliche Werke, ed. de Plochmann Irmischer, XVIII, p. 353; cfr. op. cit., p. 441.)

Parlando di se stesso: “Non vi sembra un uomo stravagante questo Lutero? Quanto a me, penso che egli è Dio. Altrimenti, come avrebbero i suoi scritti e il suo nome la potenza di trasformare mendicanti in signori, asini in dottori, falsari in santi, fango in perle?” (ed. di Wittemberg, 1551, t. IV, p. 378; cfr. op. cit., p. 190).

 

 

 

Sugli effetti della sua Riforma

Il Vangelo oggidì trova seguaci che si persuadono che esso non è altro che una dottrina che serve per riempire il ventre e sfogare tutti i capricci(Werke, ed. di Weimar, XXXIII, p. 2; cfr. op. cit., p. 212.)

I suoi seguaci evangelici: “sono sette volte peggiori di una volta. Dopo la predicazione della nostra dottrina, gli uomini si sono dati al furto, alla menzogna, all’impostura, alla crapula, all’ubriachezza e a ogni genere di vizi. Abbiamo espulso un demonio (il papato) e ne sono venuti sette peggiori” (Werke, ed. di Weimar, XXVIII, p. 763; cfr. op. cit., p. 440.)

“Dopo che abbiamo compreso che le buone opere non sono necessarie per la giustificazione, siamo rimasti molto più rilassati e freddi nella pratica del bene, e se oggi si potesse tornare all’antico stato di cose, se di nuovo rivivesse la dottrina che afferma la necessità di fare il bene per essere santo, altra sarebbe la nostra alacrità e prontezza nell’esercizio del bene” (Werke, ed. di Weimar, XXVII, p. 443; cfr. op. cit., p. 441.)

“Non vi ha nessuna religione in tutta la terra che insegni questa dottrina della giustificazione; io stesso, anche se la insegno pubblicamente, con gran difficoltà la credo nei particolari” (Werke, ed. di Weimar, XXV, p. 330; cfr. op. cit., p. 158.)

 

 

Fonte