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“E dunque dal momento che oggi, a causa del progresso, come lo chiamano, ci sono cento lingue e cento bocche attraverso le quali ogni singolo giorno si propagano errori in nuove forme e ognidove, è assolutamente necessario che OGNI SINGOLO GIORNO vi sia anche un supremo giudice infallibile che, in quanto infallibile, condanni e respinga quegli scrittori erranti e deviati che ogni giorno decretano a se stessi l’infallibilità e li sconfigga con una vera e divina infallibilità. NESSUNA CONDIZIONE, NESSUNA LIMITAZIONE, può essere posta nella definizione, tranne per ciò che è stato detto ovvero che per quanto riguarda il soggetto non parli da dottore privato ma con ruolo docente, per quanto riguarda l’oggetto che si tratti di fede e costumi, per quanto riguarda la causa efficiente e formale questa sia l’assistenza dello Spirito Santo.[…]”

Dal suo discorso tenuto al Concilio Vaticano il 20 giugno 1870

Nato il 3 luglio 1811 ad Avella di Nola dal medico Bartolomeo e da Caterina Buvelli, Mons. D’Avanzo, per la morte del padre, avvenuta subito dopo la sua nascita, trascorse l’infanzia in compagnia della madre, del fratello maggiore, Martino, divenuto in seguito noto medico chirurgo, della sorella Luisa, anch’ella maggiore di lui, di vita devota, e di una zia materna, Patrizia, che s’interessò molto all’educazione, soprattutto religiosa, dei tre nipoti.

Giovinetto ancora, entrò nel Seminario di Nola, in quel tempo uno dei maggiori e più qualificati Istituti del Regno di Napoli. Fu ivi che temprò il suo spirito allo studio dei classici antichi e moderni ed, in particolare, della nostra Santa Religione. Al termine degli studi nel Seminario di Nola, ordinato Sacerdote il 20 settembre 1834, s’iscrisse alla Regia Università di Napoli, donde uscì con la Laurea del Dottorato.

Rientrato nel Seminario di Nola, gli venne affidata la cattedra di Teologia Dommatica e quella di Lingua Ebraica. In questo periodo collaborò attivamente al celebre periodico napoletano “La Scienza e la Fede”.

Nominato Canonico del Capitolo Cattedrale di Nola, gli furono affidati altri delicati ed importanti uffici, quali quelli di Revisore dei libri e dei casi morali e Segretario della famosa Accademia di Religione Cattolica istituita, a Nola, dal Vescovo del tempo, Mons. Pasca, definito dal Galante “sagace indagatore e munifico mecenate di buoni ingegni”.

Del D’Avanzo lo stesso Mons. Pasca ebbe a scrivere testualmente: “si diede con tanto impegno allo studio delle lettere e delle scienze, all’osservanza delle regole ed alla frequenza dei sacramenti, da dare, in modo dotto e sapiente, pubbliche testimo- nianze del suo impegno e valore, particolarmente in materia di Teologia e Filosofia ….”.

A circa quaranta anni di età, il 18 marzo 1851, fu eletto dalla Santa Sede a Vescovo di Castellaneta e Mottola, ricevendo la consacrazione episcopale 10 giorni dopo, il 28 Marzo 1851.

Tra le molte opere di bene compiute da Mons. D’Avanzo a Castellaneta, meritano di essere ricordate la Cappella marmorea in onore dell’Immacolata, fatta erigere a sue spese nel Duomo di quella città con statua ed altare scolpiti dal celebre artista napoletano Citarelli; la Biblioteca che fornì di numerosi e pregevoli volumi; gli Episcopi di Castellaneta e di Mottola, corredandoli riccamente di mobilio ed ogni altro genere di conforti; il Convento di S. Domenico, che comprò e restaurò a sue spese, affidandolo alle benemerite Figlie della Carità per l’educazione delle giovanette povere e l’erogazione gratuita delle medicine ai malati bisognosi, specie quelli colpiti da febbri malariche. Nel 1854, scoppiato il colera in numerosi centri delle due Diocesi, Mons. D’Avanzo corse, con tutti i mezzi, in aiuto ai colerosi, prodigandosi con tanto zelo in quest’opera così profondamente umana e cristiana, da meritarsi dall’ allora Re di Napoli, Ferdinando II, la Gran Croce della Commenda dell’Ordine di Francesco I, (dal Giornale delle Due Sicilie, 7 – XII -1854).

Sei anni dopo, precisamente il 13 luglio 1860, il Vescovo Bartolomeo D’Avanzo veniva trasferito alle Diocesi di Calvi e Teano rimanendo per 13 anni ancora, Amministratore Apostolico delle Diocesi di Castellaneta e Mottola.

Un mese dopo, precisamente il 13 agosto 1860, fu fatto segno ad un sacrilego attentato.

Mentre, infatti, in quel giorno si dirigeva da Castellaneta a Casamassima, per indi recarsi prima ad Avella, suo paese nativo, e poi alle due nuove Diocesi di Calvi e Teano, proprio all’uscita del bosco di Gioia del Colle, venne proditoriamcnte e vilmente aggredito da due loschi figuri che, attraverso i finestrini della carrozza gli esplosero contro quattro colpi di fucile dei quali il primo fracassò l’interno della carrozza, il secondo gli ferì il polso della mano destra, il terzo gli sfiorò le costole uscendo sotto l’ascella sinistra ed il quarto lo colpì al petto.

Quest’ultimo sarebbe riuscito sicuramente mortale, se non si fosse miracolosamente arrestato sulla Croce Pettorale.

Ancora oggi è possibile vedere la Croce Pettorale, contorta, e la pallottola, con vicino lo scapolare della Madonna (l’abitino) che Mons. D’Avanzo portava sempre sospeso al collo, nella piccola vetrina, posta accanto alla sua tomba, nella Chiesa Collegiale di Avella.

A causa dell’attentato ed ancora più per l’occupazione sabauda delle Due Sicilie, non potendo raggiungere la nuova Sede Vescovile di Calvi e Teano, fu costretto a rifugiarsi nell’ospitale convento dei Padri Cappuccini di Sorrento, non mancando tuttavia, anche da quel forzato esilio, di far sentire la sua autorevole ed energica protesta contro il settarismo massonico e liberale e l’anticlericalismo imperante del tempo. Solo sette anni dopo, nel 1867, poté finalmente raggiungere la Diocesi di Calvi e Teano, dando subito inizio ad una vasta opera di ricostruzione materiale e morale in tutti i campi ed a tutti i livelli.

Si interessò, in modo particolare, dei due Seminari profondendo per essi ingentis- sime somme di denaro, promovendo con tutti i mezzi la formazione spirituale ed intellettuale dei giovani allievi.

A Teano comprò e riedificò quasi completamente il vecchio monastero di S. Reparata, chiamandovi poi i benemeriti Padri Redentoristi per lo svolgimento del sacro ministero. Ancora a Teano l’opera sua più bella fu, senza dubbio, il Duomo con la maestosa cupola a mosaico raffigurante il trionfo dell’Immacolata, l’artistico portico a peristilio ed il soffitto a laqueare, con al centro l’artistico quadro di S. Giovanni Evangelista, il tutto andato, purtroppo, quasi completamente distrutto, insieme con l’episcopio ed il Seminario, durante i bombardamenti aerei del 1943.

A Pignataro Maggiore abbellì sontuosamente la Cappella, già detta del Sacramento, adornandola di un’artistica statua dell’Immacolata, opera del celebre scultore Citarelli, e restaurò, quasi interamente, il Palazzo Vescovile.

Essendo ormai già a tutti note le sue straordinarie doti di mente e di cuore, all’apertura del Concilio Vaticano I (8-12-1869), Mons. D’Avanzo fu chiamato a Roma quale membro della Commissione “De Fide”. Purtroppo, dopo poco più di sei mesi dalla sua convocazione, l’Assemblea Conciliare, pur avendo in precedenza votata alla unanimità la Costituzione “De fide catholica”, si trovò divisa sulla questione dell’Infallibilità Pontificia. Contro una qualificata maggioranza, dichiaratamente favorevole, si schierò una certa qual minoranza, composta di Vescovi tedeschi, francesi e nord americani, ostinatamente contraria.

Nella Congregazione del 20 giugno, il Vescovo di Calvi e Teano, Mons. Bartolomeo D’Avanzo, dopo d’avere, con un vibrato discorso, confutato tutte le obiezioni degli avversari, difese con tanta enfasi ed ardore la tesi dell’Infallibilità, da suscitare il consenso unanime di tutta l’assemblea conciliare. Meno di un mese dopo, il 18 luglio 1870, veniva definitivamente approvata la Costituzione dommatica sulla Chiesa “Pastor Aeternus”.

In essa, il testo della definizione dell’Infallibilità, tranne due aggiunte, è perfettamente identico a quello presentato da Mons. D’Avanzo in un suo voto privato. (Mansi – Collectio Conciliorum – t. I – 52, 1183 – n. 35).

Poco dopo, il Concilio era costretto a porre termine ai suoi lavori, a causa del conflitto franco-tedesco, scoppiato all’indomani stesso della definizione dell’Infallibi lità, il 19 luglio 1870.

Sei anni dopo, nel 1876, il Sommo Pontefice Pio IX, in riconoscimento degli altissimi meriti acquisiti dal Vescovo Bartolomeo D’Avanzo sia durante i 24 anni di Episcopato, sia, soprattutto, nel corso del Concilio Vaticano I, l’elevava alla dignità Cardinalizia.

Il ritorno del Neo-Cardinale da Roma nella sua diocesi di Calvi e Teano, fu una vera apoteosi, stando alle cronache del tempo .

Purtroppo, però, la festa e l’entusiasmo dovevano durare poco, perché, appena un anno dopo, nel 1877, colto da improvviso malore, fu costretto a lasciare le sue dilette diocesi di Calvi e Teano, per ritirarsi nella nativa Avella. Il suo fisico, logorato da tanti anni di studi e fatiche, non poté resistere più a lungo. Tuttavia, anche in quello stato di forzato riposo, continuò nel governo delle due Diocesi.

Sette anni dopo, il 20 ottobre 1884, essendo il suo stato di salute peggiorato rapidamente, il Vescovo di Calvi e Teano, Cardinale Bartolomeo D’Avanzo, lasciava serenamente questa terra per volare in seno a Dio; nel Suo grande cuore portava, indelebilmente scolpito, il mistico trittico che aveva costantemente scandito tutte le ore della sua vita: il Sacro Cuore, la Vergine Immacolata, il Romano Pontefice. Aveva 73 anni.

La sagrestia della Cattedrale Romanica ne raccoglie la venerata effigie e sotto il medaglione che, ovviamente è un pò più vistoso degli altri, si legge la seguente iscrizione, tradotta qui in lingua italiana dal latino originale:

“Bartolomeo D’Avanzo, della Diocesi di Nola, fu uomo dalla natura dotato di sì forte ingegno da meritare, per la straordinaria eccellenza della dottrina, di essere elevato, all’età di 40 anni appena, alla dignità di Vescovo di Castellaneta prima, nel 1852, e di Calvi e Teano poi, nel 1860. Prese parte al Concilio Vaticano come membro della Congregrazione De Fide. In esso dimostrò e difese così strenuamente la tesi controversa dell’infallibilità del Romano Pontefice “ex Cathedra docens”, da essere proclamato, a voce alta, tra le felicitazioni dei Padri, trionfatore della gloriosa battaglia. Reduce dal Concilio, onusto di gloria come di bottino nemico, affinché non svanisse il ricordo di così grande vittoria e trionfatore, venne decorato della Porpora Romana, come di corona trionfale. Morì il 20 ottobre 1884″.

Del Cardinale D’Avanzo, grande scrittore, pubblicista e saggista, oltre a vari scritti d’indole filosofico-teologico-umanistico-sociale, si hanno in particolare, due volumi 1) “Opuscoli teologico – biblici”; 2) “Atti Episcopali e nuovi Opuscoli del Vescovo Bartolomeo D’Avanzo”. (Tip. Poliglotta della S.C. di Propaganda Fide – Roma 1879).

In essi critica e confuta magistralmente il Richer, il Giansenio, il Cartesio, lo Spinoza, il Fichte, lo Schelling, I’Hegel e lo Strauss dimostrando, con l’autorità dei sacri testi, la veridicità dei fatti biblici e le regole dell’esegesi, come il Naturalismo, il Razionalismo ed il Deismo distruggano i principi stessi della retta ragione.

In essi, inoltre, afferma e dimostra, in maniera mirabile, la possibilità del miracolo, la verità della creazione e l’assurdità del Panteismo .

Per quel che concerne l’azione pastorale e la spiritualità del Cardinale D’Avanzo, dato il carattere schematico del presente scritto (una semplice rassegna), in sintesi, si può affermare che esse possono essere ricondotte, la prima a tre oggetti fondamentali: la famiglia, la scuola e la carità, la seconda a tre ricche sorgenti di vita soprannaturale: il Sacro Cuore, la Vergine Immacolata ed il Romano Pontefice.
E’ quanto emerge chiaramente da tutti i suoi scritti (Lettere Pastorali – Notificazioni al clero ed ai fedeli – Esortazioni Corrispondenza ecc.) ai quali si rimandano volentieri quanti volessero più profondamente conoscere la personalità davvero poliedrica del Cardinale D’Avanzo.

Testo pubblicato a cura della diocesi di Calvi e Teano, raccolto qui a cura di Piergiorgio Seveso