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Nota di Radio Spada: continua questa rubrica, redatta a cadenza ordinariamente settimanale da Piergiorgio Seveso, cofondatore e membro storico della nostra redazione. Appunti, contrappunti, gustose notazioni di costume, segnalazioni, riflessioni inedite o inaudite, scomode osservazioni sull’attualità disarmante e dirompente della crisi della Chiesa . Buona lettura!

di Piergiorgio Seveso

Nella festa di Cristo Re di ormai tre anni fa (quell’anno cadeva il 27 ottobre) iniziavamo l’attività pubblica di questa nostra casa editrice, posta ai piedi della duplice regalità inscindibile di Cristo e della Beata Vergine Maria, in omaggio d’Amore e di Fedeltà. Sarei tentato di indulgere, attraverso questa mia noticina, in toni di compiaciuta soddisfazione per i molti risultati raggiunti e tanti libri stampati (ben più di trenta) e per la macroscopica e quasi titanica opera di controinformazione e controcultura cattolica che questo blog ha svolto in questi trafficati anni. Sarei fortemente tentato ma non lo farò perché siamo in guerra e c’è assai poco da stare allegri. Se siamo in guerra, chi è il Nemico? I più avvezzi ad una sana antropologia cattolica, mi risponderanno certamente: il mondo, la carne, il diavolo. Verissimo. Ma oggi, dico oggi, cari amici, chi assomma in sé questi tre elementi? La risposta è facile: il neomodernismo deflagrante, devastante, delirante che opprime Santa Romana Chiesa come un morbo, se fosse possibile, esiziale. Chi lo rappresenta visibilmente e operativamente come in un corpo mistico a rovescio? Jorge Mario Bergoglio, non causa ma effetto di questo processo degenerativo. Come ogni “caporione” di ignaziana memoria, ha bisogno dell’azione di satelliti e gregari. Di questa “azione neomodernistica” abbiamo avuto recente saggio con l’articolo-dossier del magnifico duo Tornielli-Galeazzi su “La Stampa” di Torino (sempre il solito foglio, nemico di Dio e degli uomini, il foglio dei Frassati, degli Agnelli e degli Elkann per intenderci). Di fronte ad un fatto giornalistico di tale portata le reazioni possono essere state e sono state diverse.

Sofferte lamentazioni di fronte ad un modesto tentativo di killeraggio mediatico, tono irridente verso le evidenti “inesattezze” (per usare un tranquillizzante eufemismo: appartenere all’ordine dei giornalisti esime dagli obblighi della grammatica e della ricerca?), precisazioni, distinguo, stizzose critiche da chi non c’era (e avrebbe meritato di esserci), veementi critiche di chi c’era (e avrebbe di gran lunga preferito non esserci), accurate analisi sul rovinoso futuro ecclesiale che ci attende. Nel calderone fumigante dei bantù torinesi, servito in tavola a dei lettori (piemontesi e non) di bocca buona e che il beneamato sociologo amerikano “in trasferta” Introvigne rimestava con l’ampio mestolo cristianoide, galleggiavano in tanti: bellissimi, mediocri, brutti, bruttissimi, buoni e cattivi, vicini e lontani. Ma tant’è: è giornalismo d’inchiesta, bellezze, una via di mezzo tra una crosta di Rotko e le figure misteriose coi punti da unire della Settimana enigmistica.

Nei disegnini delle “galassie” de “La Stampa” venivamo citati anche noi: et in Arcadia nos.

Vorremmo dire grazie per la gratuita pubblicità e rassicurare gli estensori: le liste di proscrizione sono nel nostro patrimonio genetico e certamente sapre(m)mo farle molto meglio, così come sappiamo gestire in maniera più accurata il monitoraggio di eretici ed ereticizzanti. Il nostro modello e punto di riferimento è infatti Monsignor Umberto Benigni, una vera guida per tutti ed un vero “santo”, perlomeno mille volte più santo di certi personaggi (anche biancovestiti) che vengono catapultati, gradevoli come la pece bollente o il fuoco greco, sugli altari (o presunti tali) in questi ultimi anni.

Sento già qualche attonito e inebetito lettore che ci domanda: che cosa vuole in fin dei conti Radio Spada? Facile a dirsi, signori miei.

Il nostro scopo non è certamente vedere solo Bergoglio trascinato in ceppi di fronte ad un tribunale ecclesiastico (anche se la cosa ovviamente non sarebbe affatto sgradevole) ma lo smantellamento integrale dell’intero apparato dottrinario, teologico, giuridico, sociale e politico, scaturito dal concilio vaticano secondo di cui papafrancesco è figlio degnissimo, coerente, efficace e…lungimirante. Uno smantellamento che, ben prima che nella Chiesa, deve avvenire nelle coscienze e nelle vite dei nostri lettori ed amici: se Radio Spada serve a qualcosa ed ha qualcosa di …pedagogico, è proprio questo. Per questa ragione sociale Radio Spada, una realtà tra le poche che operano nel nostro piccolo mondo editoriale, lavora, soffre e si affatica: lo facciamo sapendo che, umanamente, non abbiamo nulla da perdere ma tutto da guadagnare. Per questo frantumiamo schemi inveterati e senescenti, sventiamo facili complottismi, dribbliamo teoremi da oratorio, sorridiamo di intellettualismi sterili ed accademici, deridiamo chi ci dipinge come variopinti mostri e chi tenta di classificarci. Noi siamo Radio Spada e basta. Mentre di notte dormite sonni (troppo) tranquilli, noi suoniamo le campane a martello e vi diciamo, come il Menico manzoniano: “C’è il diavolo in casa”. Mettetevi al sicuro.