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di Gabriele Colosimo

Nell’attuale desolazione, tra seminari vuoti e chiese abbandonate, un giorno vilipese, un giorno distrutte da sedicenti profughi, il vescovo della diocesi di Forlì-Bertinoro, mons. Lino Pizzi, pensa bene di lasciare abbandonata a sé stessa una bella chiesa, eretta per il culto a Dio e non come orpello immobiliare od arredamento urbano, pur di non assegnarla ad un’associazione vicina alla Fraternità San Pio X, che vi avrebbe fatto celebrare la messa di sempre.

Una decisione che oggi più che mai lascia sgomenti, dal momento che si va a pregare coi maomettani, si è sempre alla ricerca delle cosidette periferie esistenziali e poi ci si dimentica delle proprie radici, del rito che ha santificato generazioni, di preghiere consacrate da secoli.

 

Copio qui di seguito, per chi vorrà leggerla, la querelle tra il rappresentante dell’associazione, Daniele Casi, e il vescovo di Forlì-Bertinoro:

 

Prima missiva, da parte dell’associazione Amici della Tradizione Cattolica Forlì:

Associazione Culturale Amici della Tradizione Cattolica Forlì 
LETTERA APERTA A Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Lino Pizzi Vescovo di Forlì-Bertinoro 
Oggetto: Proposta di utilizzo della Chiesa di S. Francesco in Forlì 

«Lasciateci fare, Santissimo Padre, l’esperienza della Tradizione. 
In mezzo a tutte le esperienze che si fanno attualmente, che vi sia almeno l’esperienza di ciò che è stato fatto per venti secoli!» Mons. M. Lefebvre a S.S. Paolo VI

Eccellenza Reverendissima, fra noi non c’è bisogno di presentazioni e passo subito al punto.

Come tanti cattolici di questa porzione di chiesa, anche i soci e gli amici dell’Associazione Culturale che rappresento, hanno appreso, con dolore, della partenza, dalla Diocesi, dei Frati Minori Francescani che lasceranno, purtroppo, il Santuario Antoniano di Montepaolo e la cura della Chiesa di S. Francesco, sita in C.so G. Garibaldi a Forlì.

Lo abbiamo appreso con sofferenza, ma non con rassegnazione, perché sappiamo che il Signore Onnipotente non abbandonerà mai la sua Chiesa, suscitando sempre “soluzioni nuove” ed adatte a cogliere i “segni dei tempi”.

Come Lei saprà, siamo un’associazione di laici cattolici, legalmente costituita e nata all’esclusivo scopo di diffondere e promuovere l’immutabile Dottrina Cattolica, la Liturgia Tradizionale e la cultura, l’arte e l’architettura sacra che, nel corso dei secoli, ne sono state l’espressione.

Siamo laici cattolici che hanno scelto di vivere la loro appartenenza alla Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana facendo “l’esperienza della Tradizione” e ricorrendo, per questo, alla guida spirituale dei sacerdoti della Fraternità Sacerdotale San Pio X.

Eccellenza, non possono bastare poche righe per descriverle quanto sia stato meraviglioso, per ciascuno di noi, riscoprire in tutta la sua grandezza, attraverso l’esempio, le catechesi, la predicazione, la direzione spirituale e l’ars celebrandi di questi zelanti ministri di Dio, la nostra Santa Religione.

Siamo famiglie e singoli fedeli che hanno trovato, nella Tradizione Cattolica, enormi grazie spirituali ed un’occasione unica di cammino nella Fede.

Il solo fatto che, all’interno di un gruppo non numericamente significativo, sia già sorta una vocazione – per giunta adulta – al sacerdozio, ne rappresenta, crediamo, la conferma più eclatante.

Incoraggiati dalla splendida mobilitazione di migliaia di fedeli che si sono attivati per la salvaguardia del Santuario di Montepaolo, anche noi ci rivolgiamo a Lei, Pastore prudente e saggio di questa porzione di Chiesa, osando proporLe di favorire la destinazione d’uso della Chiesa di S. Francesco alla nostra associazione, così da scongiurare la chiusura anche di questo sacro luogo o, peggio, la sua riduzione ad usi diversi da quello originario.

Assieme ai soci ed agli amici dell’Associazione Culturale Amici della Tradizione Cattolica saremmo in grado di assicurarne la custodia e la manutenzione ordinaria e, quel che più conta, potremmo farvi celebrare, a cadenza regolare, la S. Messa di sempre, recitarvi il S. Rosario, svolgervi l’Adorazione Eucaristica Notturna, stabilirvi un coro polifonico e gregoriano ed organizzarvi eventi di carattere spirituale/culturale, in accordo con la nascente delegazione romagnola della “Milizia dell’Immacolata” fondata da P. Massimiliano Maria Kolbe, martire ad Auschwitz.

Noi sappiamo, Eccellenza, quanto lungimirante sia il Suo sguardo e quanto grande sia l’apertura a tutti i credenti in Cristo; prova ne è la concessione permanente di alcuni luoghi di culto a confessioni religiose che non hanno alcuna comunione col Romano Pontefice.

Noi sappiamo quanto sia larga la disponibilità al dialogo con i più lontani da Cristo e dalla Sua Chiesa che, spesso, sono intervenuti, con la presenza e la parola, nelle nostre chiese, in occasione degli “incontri ecumenici ed interreligiosi”.

Siamo, perciò, fiduciosi che anche a noi, cattolici praticanti, che professiamo la stessa Fede “una cum Papa nostro Francisco”, non sarà preclusa la Sua benevolenza e la disponibilità a valutare serenamente laproposta fattiva che proviene da un esempio di quel laicato in cui tante aspettative si ripongono e si dichiarano.

Siamo certi che, in accordo allo spirito dell’attuale pontificato, anche Lei vorrà “uscire dalle secche” e dalle “sicurezze” per percorrere “strade nuove” dirigendosi verso di noi che siamo, a detta di qualcuno, la “periferia esistenziale della Chiesa”.

Siamo certi che vorrà farlo specialmente in quest’Anno della Misericordia in cui migliaia di porte sono state aperte, concretamente e simbolicamente, verso tutti.

Chiedendo la Sua benedizione per tutti noi e disponibili ad ogni approfondimento necessario in ordine alla richiesta a Lei rivolta, restiamo in attesa fiduciosa di un Suo paterno riscontro, pronti eventualmente a valutare anche soluzioni alternative a quella da noi proposta, purché utili a rendere possibile, nella città di Forlì, “l’esperienza della Tradizione”.
Il Presidente 
Daniele Casi

 

Risposta di mons. Lino Pizzi:

 

Caro Daniele, probabilmente non sei a conoscenza della situazione. Debbo precisarti che la Chiesa di San Francesco a Forlì è dei Frati Minori di San Francesco e non resterà abbandonata perché ci sarà un Frate Minore: Fra Costantino Tamagnini, dei Frati Minori. Inoltre, anche per la mia formazione liturgica, da te non condivisa, finché non è chiarita e risolta pienamente la posizione della Fraternità di San Pio X col Papa e la Santa Sede,  io non ho alcuna intenzione di concedere la celebrazione della Liturgia, in particolare Eucaristica, secondo il Rito di San Pio V: non lo ritengo necessario e nemmeno opportuno. So che è stato fatto senza il mio permesso all’ospedale, per cui ho ingiunto al Cappellano di non concederlo in avvenire. Ad ogni modo, per i motivi sopraesposti, per ora non se ne fa nulla. Cordiali saluti.

 

Ulteriore replica dell’associazione:

Eccellenza Reverendissima,

abbiamo atteso qualche giorno per riscontrare la Sua immediata risposta[1] via e-mail (…forse troppo immediata?) alla nostra lettera aperta. Abbiamo atteso sperando di vedere, comunque, qualche passo di mediazione e una disponibilità al dialogo che dimostrasse – almeno – la volontà di comprendere, con la carità propria dei Pastori d’anime, il nostro vivo desiderio di far crescere “l’esperienza della Tradizione” anche a Forlì.

Poiché ciò non è avvenuto, non ci sembra di poter mancare d’importunarLa ancora con alcune considerazioni ed opportune puntualizzazioni a quanto Lei, in modo tanto cursoreo, ci ha scritto.

Innanzitutto ci preme chiarire che conosciamo bene la situazione di S. Francesco. Siamo, infatti, ben consapevoli che essa sia di proprietà dell’Ordine dei Frati Minori, tant’è vero che le abbiamo chiesto di “favorire la destinazione d’uso”, ossia d’intercedere presso l’Ordine a nostro favore. Ci ha positivamente sorpreso, invece, apprendere da Lei dell’arrivo di un (!) frate per “abitare” la Chiesa di C. so Garibaldi. Sono state raccolte quasi 9000 firme per impedire la partenza dei frati ma era stato ribadito, ancora nella S. Messa di saluto a Montepaolo del 25/9 u.s., che la decisione dell’addio era “irrevocabile” (anche il sito internet diocesano, tuttora, riporta questo) e che solo dei laici avrebbero avuto la custodia dei luoghi. Ad ogni buon conto, la nostra richiesta, come alla fine della lettera aperta ben Le avevamo esplicitato, non era legata ad un luogo, ma ad un fine: “rendere possibile anche a Forlì, l’esperienza della Tradizione”. Un fine che resta, pertanto, totalmente valido.

Venendo al cuore della Sua risposta, che è quello che più importa:

  • – non è nostro compito – né ci è delegato – di spendere parole circa la posizione della FSSPX. Sarebbe, però, nostra curiosità sapere com’è stata “chiarita e risolta pienamente con il Papa e la Santa Sede” la posizione della Chiesa Ortodossa Rumena, alla cui Diocesi Italiana Lei ha concesso, molti anni fa, l’uso perpetuo (?) dell’Oratorio di San Giuseppe dei Falegnami, per istituirvi una “parrocchia”;
  • – quanto poi al rifiuto di “concedere …. il Rito di San Pio V”, la sua profonda formazione liturgica non ignora certamente che Papa Benedetto XVI ha liberalizzato quel ‘mai abrogato’ rito (col Motu Proprio Summorum Pontificum del 7/7/2007) e che pertanto ogni sacerdote può celebrarlo (indipendentemente dalla posizione canonica della FSSPX) senza dover chiedere ed ottenere, da Lei o da altri, alcun permesso;
  • – sapevamo che Lei aveva “ingiunto” al Cappellano dell’Ospedale di non permettere a noi cristiani delle “novelle catacombe” di utilizzare quel sacro luogo (l’ampiamente inutilizzata Cappella del Padiglione ‘Allende’) per le nostre Messe “clandestine”, ma non abbiamo mai smesso di sperare in un suo atto di carità, anzi, com’è ora di moda, di “misericordia”.

Una misericordia che, sorprendentemente, abbiamo trovato solennemente dichiarata (sulla carta) nelle Linee Pastorali per il Biennio 2016/2018, da Lei presentate ufficialmente e con grande risalto anche mediatico, lo scorso 30/9 in Cattedrale.

L’abbiamo ritrovata là dove si dichiara che la scelta del ‘metodo sinodale’ col quale intendete lavorare (p. 14, n°1) comporta di:  “accogliere tutte le posizioni nella vita ordinaria delle nostre comunità, delle nostre parrocchie. Non è lontana la stagione nella quale, nelle nostre comunità, alcuni si sentivano di dichiarare altri meno cattolici. Una forma di delegittimazione che divideva profondamente. Ora puntiamo alla comunione nella molteplicità dei doni senza prevenzioni“.

Dobbiamo, così, dedurre – ci permetta la celia – che nella correzione delle bozze sia saltata una riga dopo la parola “prevenzioni” a seguito della quale si sarebbe dovuto leggere ancora: “eccetto che verso i ‘non allineati’ tradizionalisti che fanno richieste non necessarie e nemmeno opportune”…

A noi sembra chiaro, Eccellenza Reverendissima, che solo una visione prettamente ideologica impedisce, ad una ben definita generazione ecclesiale, di prendere atto che il cambiamento di liturgia, consequenziale al cambiamento di fede operato dal Concilio Vaticano II, ha svuotato le chiese e distrutto le vocazioni…..

E’ accaduto, però, un fatto: in questi pochi giorni, spesso in modo discreto e riservato, ci sono giunti tanti messaggi di apprezzamento e di condivisione da laici e consacrati. In particolare, alcuni di questi ultimi, si sono spinti a dire che loro non capiscono il senso di certi arroccamenti e che personalmente non hanno nessun problema, né col Rito Tridentino, né con la sua celebrazione da parte dei sacerdoti cattolici della FSSPX.

Questo ci ha enormemente consolato e ci ha confermato ancor di più nella buona battaglia la cui prosecuzione affidiamo all’intercessione della Beata Vergine del Fuoco.

Siamo sicuri che, al pari della sua immagine cantata nell’inno, anche la Santa Tradizione risorgerà molto presto nella nostra città.

In Xto Rege

Daniele Casi

Forlì, 3 ottobre 2016