Cardinal Willem Jacobus Eijk, left, of the Netherlands, and US Cardinal Raymond Leo Burke leave at the end of a meeting, at the Vatican, Tuesday, March 5, 2013. The Sistine Chapel closed to visitors on Tuesday and construction work got under way to prepare it for the conclave, but five cardinals remained AWOL from the preparatory meetings to discuss who should run the Catholic Church following Benedict XVI's resignation.The Vatican insisted nothing was amiss and that the five cardinals would be arriving in the coming days. (AP Photo/Andrew Medichini)

di Gabriele Colosimo

Dopo l’elezione di Donald Trump, molti aspetti che davamo per scontati sembrano “muoversi”: mi riferisco alla seconda guerra fredda tra USA e Russia (così probabilmente verrà ricordata, se non ci saranno evoluzioni negative), con un probabile riavvicinamento tra i due paesi; mi riferisco al liberismo globale, con il TPP rimesso in discussione; mi riferisco al taglio dei finanziamenti ad alcuni gruppi di terroristi islamici da parte del Dipartimento di Stato americano, nella fattispecie al fronte Al-Nusra, fino a poco fa definito pubblicamente un sodalizio “moderato”, con grasse risate dagli analisti politici di tutto il mondo.

C’è stata poi una sorpresa: Burke prende in considerazione la monizione canonica contro Bergoglio per le (volute?) ambiguità dottrinali contenute nella Amoris Laetitia. Francamente fatico a considerare una coincidenza la correlazione tra il tempismo dell’intervista del cardinale e l’elezione di Trump, se pensiamo che l’esortazione apostolica è di aprile. E poi storicamente molti uomini di Chiesa hanno atteso il favore della politica per risolvere alcune questioni complesse.

La domanda che ci dovremmo porre è: che resistenza può fare chi per 50 anni di preghiere ecumeniche, di eresie, di amicizie neocon e filo-Israele, ha dormito?

Un moderato pessimismo è d’obbligo, a mio avviso, sempre ricordando che Dio tutto può.

In verità abbiamo dei vescovi e sacerdoti che parlano chiaro, basta confrontare la produzione scritta della FSSPX sull’argomento con la letterina di salamelecchi e le minacce velate dei cardinali, per non parlare di conferenze, omelie et cetera. Come dar torto, dunque, a chi accusa i porporati di adagiarsi nella loro “comfort zone”? Questa espressione anglofona descrive al meglio le attività di chi dice e non dice, di chi condanna e concilia, di chi cambia il discorso in base a chi ha davanti. La denuncia degli errori dev’essere ferma e non può dipendere dalle logiche del mondo, ce lo ha detto Nostro Signore e ce lo ricorda il martirologio.

Abbiamo abbastanza materiale per non essere poi così entusiasti di questo recente accadimento, che probabilmente sarà l’ennesimo scontro tra modernisti radicali e modernisti moderati, con un nulla di fatto alla fine dei giochi. Ma cosa succede fuori dai giri del Vaticano? C’è sì una resistenza postconciliare, ma spiace infinitamente notare che parte di chi possiede gli strumenti per non cadere negli errori diffusi dalla attuale gerarchia ecclesiastica passi le proprie giornate tra sterili comunicati, onanismi “teologici” e dileggio di sacerdoti e fedeli, proprio della FSSPX molto spesso. Nell’attesa di trovare un hobby duraturo a chi ritiene che il problema di oggi siano i “lefebvriani”, non possiamo che auspicare che la Fede, quella vera, quella definita da Santa Madre Chiesa, possa unire chi la professa  nelle azioni che siamo chiamati a compiere in tempi di apostasia generale.

Colgo quest’occasione per dissociarmi fermamente da ogni articolo apparso su Radio Spada che vada in questa direzione, in particolare l’ultimo, di cui appare ignoto lo scopo. Con Bergoglio che accoglie i luterani con una statua del porcus Saxoniae (quale scelta infelice…), non sarebbe il caso di puntare più sulla trave che sulle pagliuzze?