Le donne polacche che decideranno di partorire bambini gravemente malati o con malformazioni riceveranno dallo stato un bonus di 4000 zloty (pari a circa 930 euro). Lo ha deciso oggi il parlamento di Varsavia con la maggioranza assoluta del partito Diritto e giustizia (Pis). A favore della legge hanno votato 267 deputati, contrari 140, 21 astenuti. La legge, chiamata eloquentemente “Pro life”, parla di provvedimenti a favore della vita e contro l’aborto. La norma è stata proposta dal Pis per venire incontro agli ambienti antiabortisti dopo che, sotto la pressione dell’ondata di proteste delle “donne in nero”, gli stessi deputati del Pis avevano fatto marcia indietro respingendo la proposta di legge contenente il divieto totale di aborto.
«Si tratta di primo soccorso alle famiglie in difficoltà» ha detto, dopo il voto, Elzbieta Witek del Pis. La legge in vigore in Polonia dal 1993 permette di abortire in caso di stupro, minaccia per la vita della madre e appunto nel caso di malformazione del feto; il maggiore accesso alle analisi prenatali ha fatto negli ultimi anni crescere il numero di aborti proprio per questo motivo. Con la nuova legge, Pis spera di far ridimensionare il fenomeno.
Intanto, il governo ungherese guidato da Viktor Orban attraverso un’attenta strategia di aiuti economici e sociali alle famiglie e, soprattutto, alle madri in difficoltà, nonché attraverso un lungimirante programma di adozioni, tra il 2010 ed il 2015 è riuscito a diminuire drasticamente il numero degli aborti, segnando un incoraggiante -23%. Anche nel primo semestre del 2016 si è già registrato un ulteriore, deciso calo, -4%, confermando così un trend già notato nel primo trimestre, secondo quanto dichiarato dal Segretario di Stato e portavoce governativo, Zoltan Kovacs, al giornale Magyar Hirlap.
Un risultato conquistato anche mediante una massiccia campagna di sensibilizzazione pro-life, promossa nonostante la feroce opposizione di alcune forze politiche interne, ma anche e soprattutto esercitata con violenza dall’Unione Europea. Perché? Per motivi ideologici, prima di tutto. Come ha fatto sapere Viviane Reding, all’epoca (due anni fa) Commissario per i Diritti Fondamentali dell’Ue, «tale campagna va contro i valori europei». Dal che si deduce come, per l’Unione, ammazzar figli sia un «valore»… Ergo «chiediamo che i fondi europei per essa utilizzati vengano restituiti al più presto». Questa l’assurda minaccia pronunciata dalla Reding, che peraltro, si badi bene, è un’esponente del Partito Popolare Cristiano Sociale ovvero l’equivalente della Democrazia Cristiana italiana e, come questa, non ha evidentemente perso il vizio di apporre la propria firma per l’aborto! La tutela della vita non figura, dunque, tra i capitoli di bilancio dell’Ue, l’aborto sì.
Fonti: ilmessaggero.it e corrispondenzaromana.it
Segnalo a tutti gli amici del blog un’articolo imperdibile del prof. Luciano Pranzetti, oggi apparso su due testate cattolice on line. Ecco i link:
https://apostatisidiventa.blogspot.it/2016/11/con-deferenza-e-rispetto.html
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV1699_Pranzetti_Lettera_al_Papa_nov-2016.html
Come da tempo sappiamo benissimo, il male in senso politico, ideologico e morale ormai viene solo da ovest, dall’est dobbiamo solo imparare.
Lasciando perdere l’incentivo economico (930 Euro, irrisorio), quel che è da apprezzare è la mentalità che da quelle parti sta prendendo piede, e che ovviamente è in contrasto con le infezioni demo(no)cratiche alla base dei presunti “valori europei”.
La domanda che mi pongo è cosa succederebbe se davanti alle patetiche minacce di quell’altra svergognata, la risposta fosse una grossa pernacchia. Cosa farebbe mai, la UE, che non ha alcun potere reale oltre a quello che Renzi locali le concedono?
“Restituite i soldi al più presto”… perchè, se no?
Sì, l’incentivo è decisamente modesto, anche se bisogna considerare che probabilmente il costo della vita in Polonia è minore. Piuttosto, mi pare molto interessante la legge polacca, per così dire, già di partenza. Praticamente, è già quasi come se non avessero l’aborto, in quanto mi pare relegato in casi molto tassativi. Mentre, in Italia, nei primi mesi è a pura discrezione. Sinceramente, non credevo che nel 2016 ci fossero Paesi dell’Unione con una simile legislazione.
Tom
Caro Catholicus,
solo a leggere che gli si rivolge con: “A Sua Santità Papa…”, mi son venute le bolle…
Sì, però, nella vita bisogna pure essere conseguenti. Non ha senso scrivere quello che scrive -tutto bello, giusto, anche ben scritto…e altrettanto scontato: ma ripetere l’ovvio di questi tempi è rivoluzionario-, e, allo stesso tempo, rivolgersi a Bergoglio chiamandolo Santità, e concludere con filiale devozione.
A questo punto, infatti, delle due l’una: o sei un ipocrita, e scrivi cose in cui non credi, oppure manchi di coerenza interna, non sei d’accordo con te stesso. In entrambi i casi, fai parte del problema, e non della soluzione.
Per di più, io a Bergoglio non scriverei neanche chiamandolo col suo nome e senza “filiale devozione”, perché scrivergli significa riconoscerlo come interlocutore. Ora, io sono ben lieto di interloquire anche con chi ha idee opposte alle mie, ma dev’essere in buona fede. Bergoglio non è in buona fede, altrimenti, credendo quello che lui crede, non avrebbe mai dovuto diventare prete, vescovo, né, tanto meno, accettare la elezione a romano pontefice. Se fosse stato in buona fede, avrebbe dovuto fare come ogni buon americano che si alza una mattina e si crea una sua bella religione protestante, a sua immagine e somiglianza.
Tom
Perfetto, Tom, perfetto.
In effetti il perito chimico, la sua religione, se l’è già fatta e Pranzetti, così come tutto il popolo bue, ancora non l’ha capito.
Caro Lister, non credo sia molto importante l’incipt ella lettera del prof Pranzetti (il fatto che si rivolga a Bergoglio chiamandolo Sua Santità, in un altro commento infatti lo chiama semplicemente don Bergoglio); l’importante è invece la “lectio magistralis” costituita dalle ragioni che contrappone alle blasfemie dell’uomo biancovestito di Santa Marta. Partendo con gli insulti non avrebbe che suscitato demonizazione, insulti a sua volta e condanna della lettera senza nemmeno sognarsi di “rispondere punto s punto” (ricordo il famoso scritto di San Pio X con questo titolo). Così, non rispondendo, il Vaticano si porrà dalla parte della colpa, evidentissima per chiunque abbia un minimo d infarinatura cattolica (non protestantizzata, né comuunistizzata, né tantomeno ecumenistizzata). Pranzetti ha fato sfoggio di una cultura cattolica invidiabilissima, ha dato una lezione agli eretici vaticani ed ai loro lacché, seminatori di falsità, menzogne e faziosità, il che non è cosa da poco.
Caro Catholicus,
premesso che conosco da tempo ed apprezzo moltissimo la cultura cattolica, e non, del Prof. Pranzetti, volevo chiarirti che la mia era solo una boutade, usata per sottolineare la non “santità” dell’oggetto.
Se, poi, ha appurato o non, la pseudoreligione del perito chimico, non so.
Grazie della precisazione, caro Lister, le tue descrizioni (possiamo darci del tu?) di Bergoglio & Co. sono comunque sempre molto azzeccate e precise in ogni dettaglio.
Uelah! Grazie a te! 🙂
Io già ti davo del tu… 🙂
Quindi bisogna essere falsi per sperare in una risposta. Anzi, bisogna essere falsi così, quando ovviamente non si otterrà risposta, si potrà sostenere che la mancata risposta costituisca una omissione colpevole.
Ma davvero davvero?
Partiamo dall’inizio. Appunto dall’ovvio così rivoluzionario in questi tempi di confusione mentale, di cui riferivo già nel commento precedente.
L’ovvio punto di partenza è il seguente: non bisogna essere falsi. Mai. Neppure per tentare di lucrare vantaggi tattici…e tanto meno quando questi presunti vantaggi si riducono a niente di concreto.
Quindi delle due l’una: o l’autore ha realmente devozione filiale nei confronti di Bergoglio, e allora non è in grado di essere conseguente; oppure è un falso (come ventili tu, non io, che non mi permetterei mai), e quindi non può difendere la verità… figuriamoci la Verità.
Il merito è condivisibile quanto vuoi. Anche molto ben scritto. Ma quando il metodo è viziato il merito non conta, in quanto il metodo vitiatur et vitiat.
Rimango in attesa di comprendere, poi, come non ci sia la possibilità di rivolgersi in maniera neutra, né offensiva, né devota, visto che evidentemente esisterebbero solo questi due eccessi.
Tom
Beh, non esageriamo, Tom.
“Bisogna essere falsi…” Falsi no, diciamo “diplomatici”
Quante volte ti sei rivolto, ad uno che ti stava antipatico, con le parole: “Mio caro…”?
Che poi, a leggere l’appellativo rivolto al destinatario, “vengano le bolle” è del tutto normale… 😀