stasi

 

di M.F.

 

A chi si chieda dove siano spariti gli ex-agenti della Stasi, di cui subito dopo il crollo del Muro di Berlino non si è più saputo alcunché, ecco la risposta.

Si chiama Anetta Kahane. Un nome, che a molti non dice alcunché. Ma a qualcuno – pochi – dice anche troppo. Oggi è, in Germania, fondatrice ed amministratrice delegata della Fondazione Amadeu Antonio: ha fatto recentemente parlare di sé per aver dichiarato pubblicamente di militare nelle fila di coloro che chiedono l’apertura totale delle frontiere ed un’accoglienza incondizionata degli immigrati. Ora è stata incaricata dal ministro federale di Giustizia, Heiko Maas, di sorvegliare, curare ed assicurare la censura su Internet e sui social network. Ad esempio, segnalando quanti critichino l’«invasione silenziosa» di stranieri, giunti in Europa anche da Paesi non in guerra e non affamati, per rimescolare le carte, annientare il concetto di Patria, nazione, identità e rimpiazzare con i propri figli i bimbi italiani mai concepiti oppure abortiti. Operazione, che comporta evidenti ripercussioni sul piano demografico, sociale, spirituale, valoriale e culturale.

Indubbiamente, il curriculum vitae della prescelta offre abbondanti garanzie: la sua famiglia partecipò alla guerra civile spagnola, schierandosi con i comunisti. Tornata in patria, si adattò molto bene al regime comunista instaurato nella Germania dell’Est dopo la guerra. Gli archivi provano come lei stessa, col nome in codice di “Vittoria”, fosse un’agente della Stasi e, per tale organizzazione, avesse predisposto dei rapporti alquanto scrupolosi sulle persone poste “in osservazione”, sui loro amici e su quanti facessero parte del loro entourage. Chi riceveva le sue note era giunto a definirla molto collaborativa: aveva denunciato anche quanti avessero deplorato la repressione della Primavera di Praga e quanti fossero tentati dall’idea di fuggire dalla Germania dell’Est.

Dopo la caduta del Muro di Berlino, Anetta Kahane si è ben guardata dal parlare delle proprie attività pregresse, svolte per conto della Stasi. Ancor più choccante, però, è constatare come il governo Merkel, sicuramente informato, non abbia avuto ciò nonostante alcuna esitazione ad affidarle un settore tanto delicato quale la sorveglianza degli internauti tedeschi.

 

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