Come rileva LifeSiteNews, in ambito canonistico le affermazioni di Burke sul fatto che il Papa, se professasse formalmente un’eresia, cesserebbe per ciò stesso di essere Romano Pontefice – cioè sarebbe già deposto, depositus, e non da deporre, deponendus – trovano ampio sostegno: qui un link [in lingua inglese] al blog dello studioso Ed Peters, che ha recentemente riassunto i termini della questione “papa eretico” e le varie ipotesi teologiche formulate sul tema. In particolare, viene citato come autorevole e probabile il parere di Franz Wernz, canonista e Superiore Generale dei Gesuiti nel 1906, contenuto in Ius Canonicum II, Wernz-Vidal, 1928.
Si offre di seguito la traduzione, a cura della Redazione, dell’integrale intervista rilasciata dal Cardinale a Catholic World Report.
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Raymond Leo Burke è stato consacrato vescovo da Giovanni Paolo II nel 1994 e Cardinale nel 2010 da Benedetto XVI. Divenuto presto Prefetto della Segnatura Apostolica, viene rimosso nel 2014 e nominato cappellano dell’Ordine di Malta. Durante il Sinodo straordinario del 2014, egli critica aspramente la Relatio post disceptationem come mancante di solide basi scritturali e magisteriali, e tendente piuttosto a dare un nuovo, rivoluzionario insegnamento sul matrimonio e sulla famiglia. Già allora reputava necessario un chiarimento pubblico da parte di Francesco.
A settembre 2016, con gli altri tre cardinali Carlo Caffarra, Walter Brandmüller e Joachim Meisner, invia una richiesta di chiarimento a Francesco in merito al capitolo VIII dell’Esortazione Apostolica post sinodale Amoris Laetitia, affermando che i dubbi espressi non appartengono solo ai firmatari, ma riflettono perplessità di Vescovi, sacerdoti e di molti fedeli, di ogni estrazione sociale. A Bergoglio viene richiesto, in qualità di supremo docente della fede, di risolvere questi dubbi e di portare chiarezza, in ottemperanza al compito di Pietro: confermare i fratelli nella fede.
Il 15 novembre 2016, in un’intervista al National Catholic Register Burke spiega che, in assenza di risposta ai cinque dubia, che concernono princìpi morali irreformabili, si renderebbe necessaria una formale azione di correzione.
L’8 dicembre, Catholic World Report ha effettuato una nuova intervista al Cardinale.
CWR: Agli inizi del 2004, quando Kerry – allora senatore del Massachusetts – era in lizza per le presidenziali e lei era al principio del suo ministero come arcivescovo di St. Louis, Missouri, affermò che non era lecito dare la Comunione a John Kerry, a motivo delle sue posizioni abortiste. Disse anche che si mette sempre nei guai. Anche adesso si mette nei guai?
Burke: Immagino di sì, ma si tratta di guai “positivi”.
CWR: A quando risale l’ultima volta in cui il Papa si è “preso una ramanzina”?
Burke: Non sono un esperto, ma direi Giovanni XXII, che fu corretto in merito al suo errore teologico sulla visione di Dio da parte dei Beati.
CWR: E chi lo corresse?
Burke: Un Vescovo e alcuni padri Domenicani…
CWR: La correzione a un Pontefice ha basi nelle Sacre Scritture?
Cardinal Burke: Il fondamento classico viene ritrovato in Gal 2, 11 ss., quando San Paolo rimproverò San Pietro per la sua condiscendenza verso le tendenze giudaizzanti nella Chiesa dei primi anni. San Pietro era d’accordo con San Paolo che non fosse necessario imporre ai Gentili requisiti che non avevano niente a che vedere con la fede cattolica, ma per debolezza nei confronti dei giudaizzanti non teneva ferma questa posizione. Così, Paolo lo corresse pubblicamente.
CWR: Perché il cap. VIII di Amoris Laetitia è così ambiguo?
Burke: Principalmente, perché si dà spazio ad una pratica mai ammessa dalla Chiesa, ossia ammettere ai Sacramenti persone che vivono pubblicamente in uno stato di peccato grave.
CWR: Sembra che lei sia diventato il campione del canone 915, se ripensiamo anche alla vicenda di Kerry e, prima di lui, di certi politici di La Crosse (Wisconsin), dove lei è stato Vescovo dal 1994 al 2003.
Burke: E’ senz’altro bello esserne i campioni.
CWR: Per quale motivo lei ha sottoposto i dubia a Francesco?
Burke: Le questioni sollevate sono state prima sottoposte a Francesco privatamente per la loro gravità. Ma la confusione nella Chiesa è crescente, e preti e laici hanno implorato che i cardinali, che sono i primi consiglieri del Papa, rispondessero al loro mandato cercando chiarimento a dubbi che causano non soltanto confusione, ma anche un potenziale danno spirituale alla Chiesa.
CWR: C’è chi dice che l’ambiguità di Amoris Laetitia deriva dalle situazioni dei “divorziati risposati”, che sono esse stesse ambigue.
Burke: Per i divorziati che vivono “matrimoni” irregolari, se davvero comprendono la fede cattolica, la soluzione è tutto men che confusa: la verità sul matrimonio è che esso è indissolubile, e chi sa questo deve vivere in accordo con ciò. E’ questo l’unico approccio che può portare alla pace con Dio e con la Chiesa, e non costituisce nessuna novità. Situazioni simili sono sempre esistite nella storia della Chiesa. I casi della vita sono sempre complessi, ma l’unico modo di affrontarli è riconoscere e vivere la verità delle cose.
CWR: Perché la Comunione ai “divorziati risposati” non può essere considerata una soluzione meramente pastorale?
Burke: Perché non rispetta la verità, e non è pensabile che una soluzione pastorale non onori la verità insegnata da Cristo stesso nei Vangeli. Se vivo in adulterio, la cura pastorale deve aiutarmi ad abbandonare il peccato di adulterio, non confermarmi nel mio errore: questo non mi aiuta, anzi mi fa del male.
CWR: Se una coppia dove almeno uno dei due proviene da un precedente matrimonio per il quale non vi è stata declaratoria di nullità, si recasse da lei e dicesse: siamo sposati da vent’anni, siamo in una relazione stabile, abbiamo quattro figli e stiamo vivendo “bene”: frequentiamo ogni Domenica la Messa, i bambini studiano in istituti cattolici. Perché l’assoluzione e la Comunione ci vengono negate? Lei che cosa risponderebbe?
Burke: Perché il legame del precedente matrimonio persiste, e perciò nessuno di loro è autorizzato a sposarsi di nuovo o a vivere more uxorio con un altro partner. Se c’è bisogno, ad esempio per le esigenze dei bambini, di vivere sotto lo stesso tetto, è ovvio che la coppia è chiamata a vivere castamente, come fratello e sorella.
CWR: Oltre a voi quattro Cardinali, ci sono altri che vi appoggiano?
Burke: Sì.
CWR: E perché non si esprimono pubblicamente?
Burke: Per vari motivi, inclusa la tendenza dei media a distorcere le informazioni relative a queste cose, dipingendo chi solleva questioni su Amoris Laetitia come disobbediente al Papa, nemico del Papa e così via.
CWR: Così tengono “giù la testa”.
Burke: Direi di sì.
CWR: Un prelato ha accusato lei e gli altri cardinali di eresia. Come ribatte?
Burke: Come si può cadere in eresia chiedendo onestamente qualcosa? E’ irrazionale quest’accusa. Stiamo domandando chiarimenti su punti fondamentali, basandoci sulla costante tradizione dell’insegnamento morale della Chiesa. Niente di eretico, decisamente.
CWR: Altri affermano che stiate implicitamente accusando di eresia il Papa.
Burke: Per nulla. Abbiamo semplicemente chiesto al Supremo Pastore della Chiesa di chiarire cinque punti molto importanti, su cui adesso c’è confusione.
CWR: Porre queste domande vi è costato le accuse (implicite) del Papa e (esplicite) di altri di legalismo, di fariseismo, di essere come sadducei. [Burke sorride] Lei sorride perché non è la prima volta che le capita. Come mai non si tratta di legalismo?
Burke: Per il semplice fatto che porre queste domande non è un mero esercizio formale, né riguarda la legge ecclesiastica positiva, ossia norme che la Chiesa ha creato e si è data da sola. Tali domande concernono piuttosto la legge morale naturale e gli insegnamenti fondamentali del Vangelo. Difficile tacciare l’attenzione per questi ultimi come legalismo: si tratta invece della via di perfezione indicataci da Nostro Signore stesso, che ha dichiarato di non essere venuto ad abolire la legge, ma a completarla (Mt 5, 17).
CWR: Monsignor Athanasius Schneider, che ha espresso sostegno agli estensori dei dubia, ha altresì detto che la Chiesa si trova de facto in uno scisma. Lei è d’accordo?
Burke: C’è una severa divisione nella Chiesa, da aggiustare con urgenza perché riguarda, come ho detto, la dogmatica e la morale fondamentale. Se non chiarita presto, questa divisione potrebbe condurre ad uno scisma formale.
CWR: Alcuni sostengono che il Papa stesso possa uscire dalla comunione con la Chiesa. Può il Pontefice essere legittimamente dichiarato scismatico o eretico?
Burke: Se un Papa professasse formalmente l’eresia, cesserebbe per ciò solo di essere Papa. Sarebbe automatico. Quindi sì, potrebbe accadere.
CWR: Potrebbe accadere.
Burke: Sì.
CWR: E’ una prospettiva angosciante.
Burke: E’ una prospettiva angosciante, e mi auguro che non dovremo fronteggiarla in un futuro prossimo.
CWR: Guardando indietro, vista tutta la polemica che ha circondato la vicenda, pensa che avrebbe dovuto tenere per sé tutto e semplicemente aspettare che Francesco rispondesse ai suoi dubia?
Burke: Nient’affatto, perché i fedeli, i preti, i vescovi, hanno il diritto di ricevere risposta a queste domande. Nel momento in cui il Papa ha reso chiaro che non avrebbe risposto, era nostro dovere, in quanto cardinali, render pubblici i dubia, così che tutti coloro che li condividevano sapessero che i loro interrogativi erano legittimi e meritavano di essere accolti.
CWR: Alcuni la vedono come un nemico di Francesco. Lei come si sente nei suoi confronti?
Burke: Sono un Cardinale della Chiesa cattolica, e uno dei principali coadiutori del Pontefice. Per l’ufficio petrino nutro il massimo rispetto. Se me ne infischiassi, starei semplicemente zitto e lascerei che tutto andasse come deve andare; ma siccome in coscienza sono convinto di avere un obbligo di chiarire queste materie a pro della Chiesa, l’ho reso noto al Papa, e non solo in questa occasione. La pubblicazione dei dubia è stata fatta in assoluto rispetto verso la carica del Papa, di cui non sono nemico.
CWR: Ancora sul tema del “papa eretico”. Che cosa succede quindi se un Papa cade nell’eresia e cessa di essere Papa? Si tiene un nuovo conclave? Chi regge la Chiesa nel mentre? O forse è meglio non immaginare nemmeno questo scenario?
Burke: E’ già in uso la disciplina da seguire quando il Papa cessa dal suo ufficio, com’è accaduto quando Benedetto XVI ha abdicato. Ad interim la Chiesa ha continuato ad esser governata, finché non è stato inaugurato il ministero di Francesco.
CWR: Di chi è la competenza della declaratoria di eresia del Papa?
Burke: Dei membri del Collegio cardinalizio.
CWR: Giusto per chiarirsi definitivamente: sta dicendo che Francesco è caduto in eresia, o è prossimo all’eresia?
Burke: No, non ho mai detto nessuna delle due cose.
CWR: Non siamo protetti dallo Spirito Santo contro una simile evenienza?
Burke: Lo Spirito Santo abita la Chiesa, continuamente la vigila, l’ispira, le dà forza. Ma i membri della Chiesa, e soprattutto la gerarchia, devono cooperare con Lui. Una cosa è che lo Spirito Santo sia vicino a noi, altra cosa è che noi effettivamente Gli obbediamo.
accusando implicitamente di eresia il papa …? per nulla….. ma che dice card.Burke, se lei non le vede le eresie da questo angolo si vedono meglio, si sposti che non vede bene allora dove si trova…. ahi ahi la diplomazia che dice e dis-dice…. speriamo in bene
CWR: A quando risale l’ultima volta in cui il Papa si è “preso una ramanzina”?
ma il mondo e le loro Eminenze, si son dimenticati di un certo Lefebvre e di un certo Des Lauriers? Non facciano i Defensor Fidei loro che fino a ieri dicevano W San Giovanni Paolo II e sodali che già allora permettevano che si dessero “comunioni vere o presunte tali” a divorziati e affini. O se ne sono accorti solo ora?
allora abbiamo un papa che genera lui stesso dubia e gli si intima da parte dei sottoposti di chiarirli. Nella storia abbiamo sempre avuto papi, invece , che risolvevano i dubia sorti nella comunità, che i vescovi sottoponevano al giudizio definitivo del Vescovo di Roma, cioè del papa della Chiesa di Dio. Mi viene in mente il caso di San Cipriano che chiede al vescovo di Roma come comportarsi nei confronti dei ‘lapsi’, di coloro, cioè, che , cristiani, avevano, per paura della morte, sacrificato agli dei pagani (altro che tutti ‘i dio’ sono uguali, nel Pantheon conciliar/marrano!): se riammetterli, pentiti, nella Chiesa o no.
-Il caso di Giovanni XXII è già stato spiegato mille volte e non rientra certo nellafattispecie del papa eretico…. e poi il detto papa, aveva dichiarato espressamente di volere esprimere un parere suo personale… Questi qui ti sommergono di scariche verbali se osi dissentire dalle loro dottrine che dicono UFFICIALI della (nova) chiesa (ricordiamo lo recente affermazione del bell’ IMBUSTO in BIANCO qui in questione, che arrogantemente si è giustificato dicendo che lui sta col CONCILIO – un CONCILIO espone opinioni PERSONALI o UFFICIALI???-dica Burke).
Come dicevo più sopra: che quel papa, abbia, seppure in punto di morte, riconosciuto il suo errore – non sanzionato fino ad allora da nessun pronunciamento definitorio – e fatta la sua professione di fede cattolica, ha solamente giovato alla chiarificazione della fede cattolica.
Ma su Unicità e Trinità di Dio su Libertà Religiosa, su Invilabilità del Vincolo matrimoniale, su peccato di sodomia, su Santa Messa rinnovamento del sacrificio di Cristo, e non semplice memoria o tavola, su Presenza Reale…non ci sono opinioni personali ma …che stiamo ancora a dire???
-Il caso di san Paolo che richiama san Pietro a sostegno della corregginilità del papa è proprio da manicomio puro. Anche questo detto molte volte, ma ripetere bisogna, sperando una buona volta che le orecchie si aprano o piuttosto la testa. San Paolo fa un richiamo a San Pietro di ordine prudenziale, per evitare il RISCHIO di malintesi dottrinali, NON un richiamo di tipo dottrinale, tanto è vero che lui stesso sottoporrà il suo discepolo e collaboratore Timoteo alla CIRCONCISIONE. Se era errore ‘dottrinale’ quello che ha rimproverato a Pietro, perché commetterlo poi lui stesso, su un suo così imporatnte collaboratore e vescovo???
Allora Burke, ripassi un po’ la storia e non continuiamo a ciurlare.
E poi, se vedrai che Bergoglio se ne infischierà di darti/vi una risposta, ti deciderai, vi deciderete a restituirgli quella ‘porpora’ , che almeno allora, si dimostrerà che non potrai-non potrete più indossare, in quanto venuta a mancare la fiducia reciproca tra te, tra voi, e il ‘papa’???
lungi da noi accodarci a Burke laddove egli sostiene errori, ma il richiamo fatto a Giovanni XXII non sembra indicare che Burke lo ritenga eretico formale, ma che piuttosto lo citi come esempio di correzione formale.
sì, jeannedarc, diciamola come vogliamo, ma di qui non se ne esce: tra il caso di quel Giovanni e questo papai marrani c’è un abisso… Come si fa a ricorrere a quell’esempio??? Si può dire che Papa Giovanni XXII (non dimentichiamo che in questa ottica di preteso papa eretico, Roncalli si è preso quel suo nome da ‘pap’…), per quella sua UNICA affermazione personale -dettom da lui chiaramente- e poi ritrattata, non sia stato di fede cattolica??? Questi marrani qui non hanno UNA che sia una affermazione cristiana, figurarsi poi se cattolica… Devo ancora ripetere? Su Dio su Libertà Religiosa, su Vincolo matrimoniale, su peccato di sodomia, su Santa Messa …questi esprimono opinioni personali? Che opinioni personali sono possibili quando tutto è chiaro e definito e da credere di fede cattolica??? Ma che stiamo a girarcela….
e poi, jeannedarc, nella ‘materia papale’ precedente l’ A.L. di questo detto papa Bergoglio, in quella di Ratzinger Woitila Paolo VI…. nessun punto di ‘dubbio’ da sottoporre a interrogazione papale? Solo sul matrimonio si sono svegliati? ma il matrimonio cristiano non si fonda sulla fede cristiana? Nessun appunto alla fede di questi papi, tutto in ordine, tutto secondo tradizione cattolica? Ah, già, l’ermeneutica della continuità… Ma andiamo! Meglio tardi che mai, certo, ma adesso rinuncinio alla loro falsa porpora, data loro da falsi papi, che tenendola si rendono davvero pagliacci avvolti in… red!
è chiaro che è un risveglio parziale e tardivo!!
Vorrei spendere qualche parola sulle reazioni di Bergoglio, incluso il commissariamento (notizia di oggi) dell’Ordine di Malta.
Qui non ci troviamo di fronte ad uno sprovveduto che butta lì una frase senza averne ben chiara in mente la portata. Tutte le esternazioni di Bergoglio – interviste, indiscrezioni, frasi de relato, discorsi informali, accuse generiche, censure, pronunciamenti ufficiali (ancorché non magisteriali) – sono perfettamente coerenti tra loro, e confermate dai suoi atti: commissariamenti, nomine, rimozioni, sponsorizzazioni dirette ed indirette, impunità per i rei e viceversa implacabile ira verso chi difende la giustizia e la verità.
Ma com’è proprio dell’operare dei novatori – e dei modernisti in ispecie, smascherati da San Pio X nella sua immortale Enciclica Pascendi – egli gioca proprio sul non detto, sul lasciato intendere, su quanto affermato a suo nome dai suoi cortigiani. Ma talvolta egli si lascia prender la mano, e se ne esce con proposizioni tali, da non dare adito alcuno all’equivoco. Proposizioni che si trovano poi puntualmente palesate dalle intemperanze verbali cui sempre più spesso indulge.
Ciò che lo rende furibondo, non è l’aggressione violenta o l’insulto – cose cui egli saprebbe ben rispondere con pari se non superiore virulenza -, ma la fermezza coraggiosa e composta di chi gli mostra l’errore e gliene chiede conto, affinché chiarisca – se può – l’eventuale fraintendimento. Dinanzi a questo comportamento che ricorda l’austera dignità di Nostro Signore davanti al Sinedrio, egli par volersi strappar le vesti, si adira, lancia accuse che non entrano nel merito, ma mirano solo a suscitare imbarazzo in chi lo ascolta.
Dispiace doverlo affermare, ma questo costante atteggiamento, che va vieppiù inasprendosi negli ultimi giorni, dimostra ch’egli – se non è formalmente eretico, come peraltro può a ragione sembrare – non dispone in ogni caso della gravitas e della compostezza, della dignità e della serenità di giudizio, che si richiedono non tanto nel Vicario di Cristo, ma anche solo in un semplice ecclesiastico. S’egli fosse un seminarista, ne verrebbe aspramente redarguito dal Prefetto, ed allontanato dal Rettore. Se fosse un sacerdote, il suo Vescovo l’avrebbe senza meno costretto ad un periodo sabbatico, allontanandolo dalla cura d’anime. Se fosse un Prelato, la Santa Sede l’avrebbe invitato alle dimissioni o ne avrebbe disposto il trasferimento in partibus. Egli è che, per nostra sventura, costui siede sul Soglio di Pietro, dal quale ogni sua sillaba, lungi dal dissipare i dubbi e confermare il gregge nella verità, sparge viceversa l’errore, la confusione, lo scandalo. Di ciò, converrete, non occorrono ulteriori argomentazioni: sono più che sufficienti le sue parole ed i suoi gesti. Al punto che i suoi stessi sostenitori vanno ormai persuadendosi che anche il loro appoggio è opportuno sia più prudente, se non del tutto latitante.
Rimangono, è vero, alcuni irriducibili – gl’integralisti della rivoluzione, i dogmatisti del Concilio, i fanatici dell’innovazione più ardita, i fautori della demolizione della Chiesa Cattolica ed i teorizzatori della nuova religione – che tuttavia non gli rendono gran servigio, fungendo essi da glossatori del verbo bergogliano. Con la loro stessa presenza, essi confermano e rendono palesi le intenzioni del loro padrone, sicché ci si trova, se non a scandalizzarsi per le loro affermazioni, quantomeno a commiserarli per l’imprudenza.
Oggi abbiamo la grazia di assistere al compimento delle promesse vagheggiate dai peggiori nemici della Chiesa: il sovvertimento della dottrina, della morale, della liturgia, della spiritualità, dell’ascesi, della disciplina, del decoro e della civiltà. Vediamo la neo-chiesa per ciò che è, senza gl’infingimenti e le simulazioni del primo postconcilio. Il paradosso dell’eresia è che, nel delirio ch’essa porta con sé, la sua colpa diventa anche la propria condanna. Siamo ben oltre i sottili distinguo scolastici tra eresia formale ed eresia materiale: qui siamo al farneticamento, alla vertigine.
Bene fanno le Loro Eminenze a mantenersi dignitosamente composte. Le reazioni che suscita la verità nei suoi negatori sono le stesse che si riscontrano durante gli esorcismi, quando si mostra il Crocifisso all’energumeno. Né si è mai visto un esorcista che scenda al livello dei demoni ch’egli scaccia per l’autorità della Chiesa. Quelli imprecano, schiumano di rabbia, bestemmiano; questo prega, ripete con autorità le formule del Rituale, invoca il nome di Cristo. E sappiamo che, prima o poi, vince sempre il ministro di Dio.
Bel discorso Baronio, ma troppo garbo e troppa concessione. Costui non siede sul Soglio di Pietro; la nostra sventura è: primo, che su quel Soglio non siede nessuno; secondo, che troppi confondono quel Soglio con il Contro-Soglio, e l’ ivi sedente lo prendono per papa…
carissimo bruno non è che se attendessimo color che lo chiamano controsoglio staremmo a friggere nell’olio bollente in eterno? almeno la linea materiale sembra far così…..
VINCE IL PREMIO SVEGLIONE(l’aggettivo più appropriato ognuno se lo figuri personalmente perché altrimenti sarebbe stato censurato!) DELL’ANNO (e già che ci siamo anche quello mai attribuito degli ultimi 3 anni)……. IL SIGNOR RAYMOND LEO BURKE! CONGRATULAZIONI VIVISSIME! E ora non sia ingordo e torni pure a dormire altrimenti non ci sarebbe partita nemmeno per il 2017!
Cesare Baronio: “Il paradosso dell’eresia è che, ne delirio ch’essa porta con sé,
……………………….la sua colpa diventa anche la propria condanna”………………….
Un gran bel commento il Suo, signor Baronio. Desidero esprimerLe i miei più sinceri complimenti.
Bergoglio è – parafrasando quanto da Lei di sopra affermato – un uomo che, senza nemmeno accorgersene, sta friggendosi nel suo stesso olio. Ciò certamente dispiace da un punto di vista Umano, ma da questo medesimo punto di vista – in considerazione del male che sta arrecando al Popolo di Dio vestendo, parlando ed agendo come Vicario di Gesù Cristo – diventa dovere imperativo di tutti coloro a cui è dato preservare la necessaria lucidità per oggettivamente valutare il disastro del suo quotidiano operato, quello di assicurarsi che l’olio rimanga sempre bollente.
Perché è di estrema importanza che il calvario della Chiesa NON sia più lungo di quanto strettamente necessario.
Il perito-chimico-buttafuori dice, vantandosene:
“Non è escluso che io passerò alla storia come colui che ha separato la Chiesa Cattolica”.
Su Der Spiegel, corrispondenza di Walter Mayr.
Da parte di un infiltrato della Massoneria quale è, mi sembra del tutto normale.
Anche se, da ignorante qual’è, usa il termine “separato” (da chi?) invece di “diviso”.
Ma da un pampero cosa ti puoi aspettare?!
Mi aspetto che faccia quello per cui è nato, ossia spalare lo sterco degli animali quando i “gauchos” li portano al pascolo.
Invece questo qua sembra avere altre mire…
“Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano». Adesso vi chiedo…chi sono i malati? I peccatori no? Dov’è Gesù adesso? Presente nella Santissima Eucaristia. Il suo compito è cambiato adesso? Non è più qui per chiamare i malati? Di conseguenza, allontanare i malati pentiti e confessati qualsiasi sia il loro peccato(non sta a noi giudicare) dall’Eucaristia è andare contro le parole di Gesù stesso. E quindi come voi sapientoni dovreste sapere, “chi predica un vangelo diverso da quello che abbiamo ricevuto, sia anatema (San Paolo). Lasciate fare a Gesù quello per cui è venuto.
Non capisco: a chi ti riferisci? Chi sono i “voi sapientoni”?
Antonio, evita di sclerare!
In questo sito si è detto decine di volte che i coloro che sono pentiti e confessati possono accostarsi alla Comunione.
Cosa che non possono fare i divorziati adulteri visto che se continuano con l’adulterio il pentimento non c’è e la confessione sarebbe non solo nulla ma sacrilega!
Se per assurdo la comunione potessero farla loro (ma non possono) allora potrebbero farla anche i politici corrotti impenitenti, gli usurai impenitenti e i bestemmiatori impenitenti: e questo che vuoi?
Se non è così spiegati meglio EVITANDO DI INSULTARE GLI ALTRI UTENTI (se ne sei capace)!