renrom0402-papalsymbols

 

 

Come rileva LifeSiteNews, in ambito canonistico le affermazioni di Burke sul fatto che il Papa, se professasse formalmente un’eresia, cesserebbe per ciò stesso di essere Romano Pontefice – cioè sarebbe già deposto, depositus, e non da deporre, deponendus – trovano ampio sostegno: qui un link [in lingua inglese] al blog dello studioso Ed Peters, che ha recentemente riassunto i termini della questione “papa eretico” e le varie ipotesi teologiche formulate sul tema. In particolare, viene citato come autorevole e probabile il parere di Franz Wernz, canonista e Superiore Generale dei Gesuiti nel 1906, contenuto in Ius Canonicum II, Wernz-Vidal, 1928.

Si offre di seguito la traduzione, a cura della Redazione, dell’integrale intervista rilasciata dal Cardinale a Catholic World Report.

 

***

 

Raymond Leo Burke è stato consacrato vescovo da Giovanni Paolo II nel 1994 e Cardinale nel 2010 da Benedetto XVI. Divenuto presto Prefetto della Segnatura Apostolica, viene rimosso nel 2014 e nominato cappellano dell’Ordine di Malta. Durante il Sinodo straordinario del 2014, egli critica aspramente la Relatio post disceptationem come mancante di solide basi scritturali e magisteriali, e tendente piuttosto a dare un nuovo, rivoluzionario insegnamento sul matrimonio e sulla famiglia. Già allora reputava necessario un chiarimento pubblico da parte di Francesco. 

A settembre 2016, con gli altri tre cardinali Carlo Caffarra, Walter Brandmüller e Joachim Meisner, invia una richiesta di chiarimento a Francesco in merito al capitolo VIII dell’Esortazione Apostolica post sinodale Amoris Laetitia, affermando che i dubbi espressi non appartengono solo ai firmatari, ma riflettono perplessità di Vescovi, sacerdoti e di molti fedeli, di ogni estrazione sociale. A Bergoglio viene richiesto, in qualità di supremo docente della fede, di risolvere questi dubbi e di portare chiarezza, in ottemperanza al compito di Pietro: confermare i fratelli nella fede. 

Il 15 novembre 2016, in un’intervista al National Catholic Register Burke spiega che, in assenza di risposta ai cinque dubia, che concernono princìpi morali irreformabili, si renderebbe necessaria una formale azione di correzione. 

L’8 dicembre, Catholic World Report ha effettuato una nuova intervista al Cardinale.

CWR: Agli inizi del 2004, quando Kerry – allora senatore del Massachusetts – era in lizza per le presidenziali e lei era al principio del suo ministero come arcivescovo di St. Louis, Missouri, affermò che non era lecito dare la Comunione a John Kerry, a motivo delle sue posizioni abortiste. Disse anche che si mette sempre nei guai. Anche adesso si mette nei guai?

Burke: Immagino di sì, ma si tratta di guai “positivi”.

CWR: A quando risale l’ultima volta in cui il Papa si è “preso una ramanzina”?

Burke: Non sono un esperto, ma direi Giovanni XXII, che fu corretto in merito al suo errore teologico sulla visione di Dio da parte dei Beati.

CWR: E chi lo corresse?

Burke: Un Vescovo e alcuni padri Domenicani…

CWR: La correzione a un Pontefice ha basi nelle Sacre Scritture?

Cardinal Burke:  Il fondamento classico viene ritrovato in Gal 2, 11 ss., quando San Paolo rimproverò San Pietro per la sua condiscendenza verso le tendenze giudaizzanti nella Chiesa dei primi anni. San Pietro era d’accordo con San Paolo che non fosse necessario imporre ai Gentili requisiti che non avevano niente a che vedere con la fede cattolica, ma per debolezza nei confronti dei giudaizzanti non teneva ferma questa posizione. Così, Paolo lo corresse pubblicamente.

CWR: Perché il cap. VIII di Amoris Laetitia è così ambiguo?

Burke: Principalmente, perché si dà spazio ad una pratica mai ammessa dalla Chiesa, ossia ammettere ai Sacramenti persone che vivono pubblicamente in uno stato di peccato grave.

CWR: Sembra che lei sia diventato il campione del canone 915, se ripensiamo anche alla vicenda di Kerry e, prima di lui, di certi politici di La Crosse (Wisconsin), dove lei è stato Vescovo dal 1994 al 2003.

Burke: E’ senz’altro bello esserne i campioni.

CWR: Per quale motivo lei ha sottoposto i dubia a Francesco?

Burke:  Le questioni sollevate sono state prima sottoposte a Francesco privatamente per la loro gravità. Ma la confusione nella Chiesa è crescente, e preti e laici hanno implorato che i cardinali, che sono i primi consiglieri del Papa, rispondessero al loro mandato cercando chiarimento a dubbi che causano non soltanto confusione, ma anche un potenziale danno spirituale alla Chiesa.

CWR: C’è chi dice che l’ambiguità di Amoris Laetitia deriva dalle situazioni dei “divorziati risposati”, che sono esse stesse ambigue.

Burke: Per i divorziati che vivono “matrimoni” irregolari, se davvero comprendono la fede cattolica, la soluzione è tutto men che confusa: la verità sul matrimonio è che esso è indissolubile, e chi sa questo deve vivere in accordo con ciò. E’ questo l’unico approccio che può portare alla pace con Dio e con la Chiesa, e non costituisce nessuna novità. Situazioni simili sono sempre esistite nella storia della Chiesa. I casi della vita sono sempre complessi, ma l’unico modo di affrontarli è riconoscere e vivere la verità delle cose.

CWR: Perché la Comunione ai “divorziati risposati” non può essere considerata una soluzione meramente pastorale?

Burke: Perché non rispetta la verità, e non è pensabile che una soluzione pastorale non onori la verità insegnata da Cristo stesso nei Vangeli. Se vivo in adulterio, la cura pastorale deve aiutarmi ad abbandonare il peccato di adulterio, non confermarmi nel mio errore: questo non mi aiuta, anzi mi fa del male.

CWR: Se una coppia dove almeno uno dei due proviene da un precedente matrimonio per il quale non vi è stata declaratoria di nullità, si recasse da lei e dicesse: siamo sposati da vent’anni, siamo in una relazione stabile, abbiamo quattro figli e stiamo vivendo “bene”: frequentiamo ogni Domenica la Messa, i bambini studiano in istituti cattolici. Perché l’assoluzione e la Comunione ci vengono negate? Lei che cosa risponderebbe?

Burke: Perché il legame del precedente matrimonio persiste, e perciò nessuno di loro è autorizzato a sposarsi di nuovo o a vivere more uxorio con un altro partner. Se c’è bisogno, ad esempio per le esigenze dei bambini, di vivere sotto lo stesso tetto, è ovvio che la coppia è chiamata a vivere castamente, come fratello e sorella.

CWR: Oltre a voi quattro Cardinali, ci sono altri che vi appoggiano?

Burke: Sì.

CWR: E perché non si esprimono pubblicamente?

Burke: Per vari motivi, inclusa la tendenza dei media a distorcere le informazioni relative a queste cose, dipingendo chi solleva questioni su Amoris Laetitia come disobbediente al Papa, nemico del Papa e così via.

CWR: Così tengono “giù la testa”.

Burke: Direi di sì.

CWR: Un prelato ha accusato lei e gli altri cardinali di eresia. Come ribatte?

Burke: Come si può cadere in eresia chiedendo onestamente qualcosa? E’ irrazionale quest’accusa. Stiamo domandando chiarimenti su punti fondamentali, basandoci sulla costante tradizione dell’insegnamento morale della Chiesa. Niente di eretico, decisamente.

CWR: Altri affermano che stiate implicitamente accusando di eresia il Papa.

Burke: Per nulla. Abbiamo semplicemente chiesto al Supremo Pastore della Chiesa di chiarire cinque punti molto importanti, su cui adesso c’è confusione.

CWR: Porre queste domande vi è costato le accuse (implicite) del Papa e (esplicite) di altri di legalismo, di fariseismo, di essere come sadducei. [Burke sorride] Lei sorride perché non è la prima volta che le capita. Come mai non si tratta di legalismo?

Burke: Per il semplice fatto che porre queste domande non è un mero esercizio formale, né riguarda la legge ecclesiastica positiva, ossia norme che la Chiesa ha creato e si è data da sola. Tali domande concernono piuttosto la legge morale naturale e gli insegnamenti fondamentali del Vangelo. Difficile tacciare l’attenzione per questi ultimi come legalismo: si tratta invece della via di perfezione indicataci da Nostro Signore stesso, che ha dichiarato di non essere venuto ad abolire la legge, ma a completarla (Mt 5, 17).

CWR: Monsignor Athanasius Schneider, che ha espresso sostegno agli estensori dei dubia, ha altresì detto che la Chiesa si trova de facto in uno scisma. Lei è d’accordo?

Burke: C’è una severa divisione nella Chiesa, da aggiustare con urgenza perché riguarda, come ho detto, la dogmatica e la morale fondamentale. Se non chiarita presto, questa divisione potrebbe condurre ad uno scisma formale.

CWR: Alcuni sostengono che il Papa stesso possa uscire dalla comunione con la Chiesa. Può il Pontefice essere legittimamente dichiarato scismatico o eretico?

Burke: Se un Papa professasse formalmente l’eresia, cesserebbe per ciò solo di essere Papa. Sarebbe automatico. Quindi sì, potrebbe accadere.

CWR: Potrebbe accadere.

Burke: Sì.

CWR: E’ una prospettiva angosciante.

Burke: E’ una prospettiva angosciante, e mi auguro che non dovremo fronteggiarla in un futuro prossimo.

CWR: Guardando indietro, vista tutta la polemica che ha circondato la vicenda, pensa che avrebbe dovuto tenere per sé tutto e semplicemente aspettare che Francesco rispondesse ai suoi dubia?

Burke: Nient’affatto, perché i fedeli, i preti, i vescovi, hanno il diritto di ricevere risposta a queste domande. Nel momento in cui il Papa ha reso chiaro che non avrebbe risposto, era nostro dovere, in quanto cardinali, render pubblici i dubia, così che tutti coloro che li condividevano sapessero che i loro interrogativi erano legittimi e meritavano di essere accolti.

CWR: Alcuni la vedono come un nemico di Francesco. Lei come si sente nei suoi confronti?

Burke: Sono un Cardinale della Chiesa cattolica, e uno dei principali coadiutori del Pontefice. Per l’ufficio petrino nutro il massimo rispetto. Se me ne infischiassi, starei semplicemente zitto e lascerei che tutto andasse come deve andare; ma siccome in coscienza sono convinto di avere un obbligo di chiarire queste materie a pro della Chiesa, l’ho reso noto al Papa, e non solo in questa occasione. La pubblicazione dei dubia è stata fatta in assoluto rispetto verso la carica del Papa, di cui non sono nemico.

CWR: Ancora sul tema del “papa eretico”. Che cosa succede quindi se un Papa cade nell’eresia e cessa di essere Papa? Si tiene un nuovo conclave? Chi regge la Chiesa nel mentre? O forse è meglio non immaginare nemmeno questo scenario?

Burke: E’ già in uso la disciplina da seguire quando il Papa cessa dal suo ufficio, com’è accaduto quando Benedetto XVI ha abdicato. Ad interim la Chiesa ha continuato ad esser governata, finché non è stato inaugurato il ministero di Francesco.

CWR: Di chi è la competenza della declaratoria di eresia del Papa?

Burke: Dei membri del Collegio cardinalizio.

CWR: Giusto per chiarirsi definitivamente: sta dicendo che Francesco è caduto in eresia, o è prossimo all’eresia?

Burke: No, non ho mai detto nessuna delle due cose.

CWR: Non siamo protetti dallo Spirito Santo contro una simile evenienza?

Burke: Lo Spirito Santo abita la Chiesa, continuamente la vigila, l’ispira, le dà forza. Ma i membri della Chiesa, e soprattutto la gerarchia, devono cooperare con Lui. Una cosa è che lo Spirito Santo sia vicino a noi, altra cosa è che noi effettivamente Gli obbediamo.

 


Radio Spada segue la vicenda di Amoris Laetitia e dei dubia suscitati da tempo e con attenzione. Abbiamo pubblicato anche: