Il 17 dicembre 1876 muore S.E.R. il cardinale Costantino Patrizi Naro, nato nel 1798, sacerdote nel 1819, vescovo nel 1828, cardinale dal 1834 creato da Papa Gregorio XVI, segretario del Supremo Sacro Collegio per la Romana e Universale Inquisizione dal 1860 alla morte, figura di spicco al Concilio Vaticano, decano del Sacro Collegio dall’8 ottobre 1870.
Da un discorso da lui tenuto al Concilio Vaticano il 14 maggio 1870
[…] Giustamente voi sapete, eminentissimi e reverendissimi padri, quali e quanti mali e quanti danni vennero dalle dottrine e dai falsi commenti contro la Sede Apostolica fatti da Marsilio, Richerio, Giansenio, Febronio e altri uomini di tal fatta. Deve esservi chiaro che molti mali di questa natura troverebbero incremento nei giorni a venire, se, durante il Concilio Vaticano, mentre nelle menti dei fedeli si raccoglie una tale congerie di dubbi, si mantenesse il silenzio
su questioni di tal fatta e non si procurasse adeguato rimedio per eludere i sotterfugi di quegli scrittori, per svelarne l’ipocrisia, per condannarne gli errori.
Eppure mi si presentano alcuni che continuano a dire che alcune verità debbono essere asserite solo in un tempo opportuno, affinchè la Chiesa non ne patisca mali ulteriori.
Ma Cristo stesso che aveva dato agli apostoli il mandato di insegnare, li ammonì pubblicamente che la Verità andava predicata non di nascosto ma avanti a tutti, non in un orecchio ma sui tetti.
Obbedendo a questo divino precetto, la Chiesa mai mancò di condannare pubblicamente gli errori sin dalla sua origine.
[…]Se la Chiesa mai tacque quando si trattò di difendere la purezza della Fede, in che potrebbe tacere in questi nostri tempi, quando per una sfrenata libertà di scrivere e per una smodata libertà di parole e di pensieri, non vi è alcun argomento della dottrina cattolica che platealmente e in mezzo al popolo non venga impugnato e negato con una audacia pari solo all’empietà.[…]
Chi non vede che i pessimi nemici della Chiesa da molti anni hanno raccolto pietre per abbattere la Sede Apostolica, per calpestare e vilipendere la Cattedra del Divo Pietro, gettare in spregio i diritti e le prerogative dei Romani Pontefici?
[…] Chi dubita di vivere in tempi temibili e pericolosi per la Chiesa, nei quali è necessario che i pastori della Chiesa debbano rivestirsi di nuova virtù (ricevuta dall’alto) per combattere le battaglie di Dio?
Non senza un arcano disegno della divina provvidenza, ci siamo radunati qui in un sol luogo; affinchè, aggiunte nuove forze, procuriamo pubblicamente nuova forza al nostro supremo Duce e Pastore, e perchò noi stessi, ricreati e rafforzati da questa stessa Verità, avanziamo come esercito schierato per abbattere le macchinazioni dei nostri nemici, dissipare gli errori, insegnare la verità, ricondurre tutti, con l’aiuto di Dio, al retto sentiero della salvezza. Nel modo in cui Cristo volle che i popoli udissero le parole di Dio per bocca di Pietro e credessero, così affidò a noi il compito di rafforzare sempre e sempre di più la solidità di questa pietra e di difendere e propagare pubblicamente gli oracoli del supremo pastore e supremo maestro dei fedeli.[…]
a cura di Piergiorgio Seveso
Chissà cos’avrebbe mai potuto dire il cardinale se avesse potuto dare una sbirciatina ai nostri tempi…!