nergoglio

Caro papa Francesco,

vorrei innanzitutto ringraziarti dal più profondo del cuore, insieme alla mia attuale compagna, per aver dimostrato misericordia e amore verso di noi e verso tutte quelle coppie che si trovano nella nostra stessa identica situazione.

Io e la mia prima moglie, dopo alcuni anni di matrimonio felice e la nascita di un figlio, abbiamo deciso di comune accordo di separarci, pur restando in ottimi rapporti, tanto che abbiamo avuto ancora occasionalmente degli scambi affettivi quando già convivevamo con i nostri nuovi partners: atti che, essendo noi per la Chiesa ancora marito e moglie, erano senz’altro leciti.

Dopo una seconda sfortunata esperienza matrimoniale, ho trovato la felicità con la mia ultima compagna. Felicità che sarebbe completa se non fosse per il divieto che la Chiesa oppone, o meglio opponeva, al nostro desiderio di accostarci ai sacramenti. Ora infatti che questo anacronistico divieto è caduto, ci sembra veramente che da Santa Marta spiri un’aria nuova che riempie i nostri polmoni e rinfranca i nostri cuori.

C’è un unico problema che ci assilla ancora lievemente: purtroppo il nostro vescovo, vero fariseo d’oggigiorno e intriso di spirito pelagiano, è uno dei pochi che osa disattendere la tua esortazione e che rifiuta di amministrare i sacramenti a noi divorziati risposati.

La cosa in sé non sarebbe particolarmente grave, perché diversi sacerdoti della diocesi sono comunque disponibili ad accoglierci, donandoci l’assoluzione e invitandoci alla mensa eucaristica, ma il rischio di incorrere in una qualche forma di punizione divina ha finito per turbare i nostri sonni.

Certo, noi sappiamo bene che Dio non punisce mai, ma la fede nell’aldilà è talmente irrazionale da prestarsi a questi dubbi che, lo riconosco candidamente, sono di per sé assurdi. Vorrei quindi, caro Francesco, avere da te conferma e approvazione di un’idea che mi è balenata per la mente su come aggirare il problema, in attesa che tu riconduca il nostro vescovo a più miti consigli, o lo sostituisca con un vero pastore d’anime.

I vescovi di tutte le diocesi vicine alla nostra condividono l’interpretazione giusta e caritatevole delle tue parole, anzi fanno a gara nel mostrarsi l’uno più misericordioso e zelante dell’altro. Ora, caro papa, ammesso e non concesso che restando nella nostra città corriamo un qualche rischio per la nostra salvezza eterna, traslocando in una delle diocesi vicine avremo la matematica certezza del paradiso?

Fiduciosi nella tua risposta, che non potrà che essere positiva, io e la mia compagna ti siamo e ti saremo eternamente grati per aver dimostrato coi fatti di essere veramente uno di noi e ti stringiamo nel nostro stesso dolce abbraccio.

Tuo fedele

        Cristian Adulto