Nota di Radio Spada: riportiamo integralmente quest’articolo di segnalazione libraria di Luca Gallesi apparsa su “Avvenire” del 3 dicembre 2016 che recensisce, tra gli altri, il libro del nostro Luigi Copertino “L’idolatria finanziaria o del culto di Mammona”, pubblicato dalla nostra casa editrice e comprabile qui. Ringraziamo l’autore per questa recensione tanto inattesa e sorprendente quanto gradita.
Economia. Le grandi menzogne della propaganda globalizzatrice
di Luca Gallesi
Colpiti, ma forse sarebbe meglio dire storditi, dal frenetico avvicendarsi di notizie riguardanti gli indici di borsa e l’andamento dei mercati internazionali, ci siamo assuefatti a una terminologia che, per quanto diventata familiare, non è certamente sempre comprensibile.
Il flusso quotidiano di dati sullo spread, sulla borsa valori e sui giudizi delle agenzie di rating ci ha ormai convinto che il destino delle nazioni e il benessere dei cittadini non dipendano più dalla produzione di beni o dalle scelte della politica, ma siano
in balia di quelle forze misteriose che condizionano il mercato, giudice ultimo e inappellabile del nostro futuro. Purtroppo, il tramonto delle ideologie che insanguinarono il secolo scorso ha trascinato con sé anche gli ideali di giustizia sociale e i modelli di una società naturale che erano riusciti a opporsi efficacemente al mito vorace di una crescita illimitata e al dogma spietato della legge del mercato.
Con il perdurare e l’aggravarsi della crisi, però, sono sempre più frequenti
anche le voci decise a mettere in dubbio le virtù benefiche del modello cosiddetto “liberale”: il politologo Giorgio Galli, ad esempio, in collaborazione col giurista Francesco Bochicchio, ha pubblicato un’efficace analisi della crisi che non è solo economica ma anche e soprattutto politica, suggerendo pure una via per superarla: in Scacco alla superclass (Mimesis, pp. 302, euro 26) esamina, come recita il sottotitolo, la nuova oligarchia che governa il mondo e i metodi per limitarne lo strapotere. In sintesi, considerato il potere che hanno acquisito le multinazionali, ormai superiore a quello governativo, Galli propone di sottoporre al giudizio democratico gli amministratori delegati delle grandi corporazioni, in modo che essi non vengano semplicemente nominati dal consiglio di amministrazione, ma rispondano anche al cittadino elettore, dato che le loro decisioni influiscono sul nostro destino più di quanto non faccia la politica dei governi.
Altrettanto critico verso l’astrattezza del modello liberale, che pretende di premiare il migliore senza accertarsi che non sia già il più forte all’inizio della competizione, è l’agile pamphlet Contro i liberali di Armin Mohler (Antaios, pp. 94, euro 13) che
smonta le buone intenzioni di chi si considera “liberale”, che notoriamente forniscono la pavimentazione dell’Inferno, e che purtroppo sono il cavallo di Troia di tendenze e fenomeni che hanno innescato l’autodistruzione della civiltà occidentale, privata della capacità di distinguere il vero dal falso e il giusto dall’ingiusto.
Sempre in tema di confusione dei termini, è prezioso l’aiuto fornito dall’esauriente La natura della moneta, (Fazi, pp. 378, euro 20) di Geoffrey Ingham, un sociologo britannico che non ha avuto timore di addentrarsi in quello che resta il più impenetrabile mistero della nostra civiltà: il denaro. Tutti lo usiamo, molti ne fanno lo scopo della vita, nessuno ha chiaro da dove venga o chi decida la quantità che deve circolare. Partendo dalla definizione della moneta come “promessa di pagamento”, Ingham ci accompagna lungo la storia del denaro, svelandone i meccanismi che ne regolano il funzionamento, responsabile della vita e della morte di popoli interi.
Dedicato alla critica del “culto di Mammona”, come recita il sottotitolo, è anche L’idolatria finanziaria, di Luigi Copertino (Edizioni Radio Spada, pagine 680, euro 19,90), una dotta analisi dei meccanismi economici e dei tecnicismi finanziari, quasi
sempre volutamente complicati, che regolano l’economia mondiale. Per svelare l’inconsistenza della politica economica nell’epoca della globalizzazione, l’autore, cultore del pensiero filosofico-giuridico, ci conduce, con argomentazioni fondate e stile avvincente, lungo i sentieri della storia economica, dove incontriamo essenzialmente due
categorie di personaggi: i generosi costruttori del bene comune e gli avidi accaparratori. Inutile dire quale, dei due tipi umani, comandi oggi. Altrettanto chiaro, nella spietata critica al “dominio incontrastato del pensiero neoliberista e mercantilista”, è Gli inganni della finanza, (Donzelli, pp. 186, euro 19) scritto dal magistrato Paolo Maddalena, che fino al 2011 è stato giudice della Corte costituzionale.
L’autore svela e condanna le regole del sistema economico-finanziario nel quale viviamo, dove tutto sembra ridotto o riducibile al denaro. Dove gli effetti devastanti della disoccupazione, della distruzione delle risorse naturali, della riduzione a livelli infimi del livello culturale della generalità dei cittadini e dell’asservimento della
politica all’intoccabile principio della libertà dei mercati stanno riducendo il mondo intero a un mucchio di rovine popolate da disperati.
Come nel caso dei libri citati in precedenza, l’obiettivo contro cui anche Maddalena indirizza la sua polemica è la propaganda, che negli ultimi tre decenni ha incensato due concetti chiave: la globalizzazione e la privatizzazione, trasformando queste
due «grandi menzogne» in panacee universali che avrebbero sconfitto la crisi ed eliminato le ingiustizie. Il risultato della loro azione è sotto gli occhi di tutti: pochi ricchi dominano su una fascia sempre crescente di poveri, e le risorse naturali della
Terra sono rapacemente violate dallo sfruttamento indiscriminato della natura. Non è troppo tardi per reagire, ma solo se ci rendiamo rapidamente conto della realtà.
Avvenire, 3 dicembre 2016
Sarebbe il caso che i poveri ci dessero un taglio con la loro disposizione a farsi sottomettere, sia per ignoranza, stupidità o ignavia.
Tanto per fare un esempio italiano, che l’economia vada malissimo e le tasse siano esorbitanti lo sanno anche i sassi, ma di contromisure da parte della popolazione colpita nemmeno l’ombra.
Visto che una delle causa più evidenti è l’Euro e l’asservimento dell’Italia alla Banca Centrale, se i “poveri” avessero un po’ di spina dorsale farebbero scioperi tali da bloccare il Paese fino al recupero della sovranità politica e monetaria. Ma questo non succede, al massimo fanno gli inutilissimi scioperetti del venerdì pomeriggio (così gli asservitissimi sindacati possono giustificare la loro insulsa esistenza) e poi si torna alle lamentele a vanvera.
Se i poveri provassero ad alzare un po’ la testa, invece di farsela riempire di cavolate, forse inizierebbero ad essere un po’ meno poveri.
confermo,cosa ne pensi di votare lega?
E tu, invece, cosa ne pensi di votare FN?
A Gaspare
Come ha giustamente suggerito l’amico Lister, il partito da votare è Forza Nuova, visto che in linea di massima l’idea migliore è quella di votare più a destra possibile.
Comunque, di questi tempi passi pure la Lega, di sicuro è il male minore.
A Lister
Anche la tua risposta è contenuta in quella a Gaspare. In mancanza di FN, vada pure per la Lega.
La recensione favorevole di Luca Gallesi non stupisce affatto se si legge quel che scrive su Ezra Pound, la Teosofia e l’esoterismo, da me criticamente riportato qui: http://www.sodalitium.biz/ezra-pound-e-la-teosofia/
Sono perfettamente d’accordo con don Francesco ( e non è sarcasmo). Tuttavia vorrei sapere, se per analogia, andare a mangiare in posti del rotary voglia dire appoggiare incondizionatamente le opinioni massoniche del o dei proprietari e se vendere dei santi libri in librerie gestite da modernisti e liberali sia, come sopra detto, appoggiarli incondizionatamente. Un caro saluto a Tutti e Auguri di Buone e Sante Feste natalizie.