Fonte: panorama.it

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Un contributo appassionato e drammatico al dibattito laicale sulla crisi che viviamo nella Chiesa. [RS]

 

di Alberto Di Janni

 

 

Dopo lo sconquasso postconciliare della Chiesa e il crollo verticale del numero dei fedeli, ho nutrito una prima speranza dimostratasi infondata: che i cattolici tali solo di nome, poco o per niente praticanti e perennemente indifferenti, critici o insofferenti su tutto l’insegnamento del magistero, si mostrassero coerenti con le loro idee e le loro azioni e abbandonassero esplicitamente quella Chiesa che avevano già abbandonato di fatto. Per esempio, Renzi e compagni.

Questa può apparire una bestemmia, perché ogni buon cattolico dovrebbe augurarsi la conversione a Cristo di tutte le genti. Però, come dimostra continuamente la storia del popolo eletto, il ritorno a una fede pura, condizione imprescindibile di ogni apostolato missionario, passa sovente per la riduzione del gregge a un piccolo resto.

Un piccolo numero di veri cattolici, radunato attorno a qualche santo sacerdote e vescovo, fortificato dalla Messa di sempre e spiritualmente guidato dai pochi nuclei rimasti di autentico monachesimo, avrebbe potuto fungere da catalizzatore per la rinascita di una società cristiana, con a capo un pontefice riguadagnato all’integrità della Tradizione.

Non fu così: incoraggiati anche da falsi pastori che li hanno sostenuti e talvolta anticipati nei loro errori e lusingati da una gerarchia miope o collusa, questi sedicenti cattolici sono formalmente rimasti tali, isolando e soffocando con la forza del loro numero e la protervia del loro agire le piccole oasi di fedeltà dottrinale.

Con l’avvento al papato di Benedetto XVI nutrii una seconda speranza, mostratasi anch’essa infondata: che i cosiddetti cattolici adulti, vista l’inconciliabilità del loro pensiero con quello del nuovo pontefice, dessero origine a uno scisma, non importa quanto esteso e numericamente forte. Fossero pure stati la stragrande maggioranza, dalla parte del piccolo gregge sarebbe restato il Pastore, il vicario di Cristo, e questa è l’unica cosa che conta.

Purtroppo, dopo un inizio promettente, Benedetto XVI si è perso tra timori e indecisioni, ricalcando errori, imprudenze e stravaganze dei suoi immediati predecessori e circondandosi di persone infide se non perfide, fino a giungere al tragico evento delle dimissioni.

Un ulteriore fattore ha giocato un ruolo importante: il demonio. Satana, non essendo perfetto neanche nel concepire il male, sbaglia, ma, a differenza di molti ecclesiastici, dai suoi errori passati impara. La riforma protestante, che potrebbe essere considerata, dopo il peccato originale, il suo capolavoro, si è dimostrata in fondo un mezzo errore. È vero che ha distrutto l’unità della Chiesa d’Occidente, lacerando l’Europa e trascinando nell’eresia e nella perdizione masse enormi, ma ha anche contribuito a purificare la Chiesa, che si è potuta liberare di membra infette quali Lutero, Calvino e i loro seguaci. Oggi Satana si guarda bene dal favorire uno scisma che risanerebbe la Chiesa, e si adopera con ogni forza perché gli eretici restino al suo interno: pensate, tanto per fare un nome, al sedicente priore di Bose.

E siamo arrivati a Francesco. Ora lo scisma pare quasi inevitabile, promosso in modo più o meno cosciente dal papa stesso. Non sarà però un esodo dei capri, con le poche pecore rimaste fedeli strette attorno al buon pastore nella sicurezza dell’ovile, ma saranno queste ultime, vincendo anche gli eventuali ostacoli opposti dal diavolo, contrario a che qualcosa della Chiesa possa salvarsi, a doversi allontanare dal pastore malvagio e a abbandonare l’ovile ormai ridotto a postribolo, vagando per le tenebre del mondo.

E bisognerà agire in fretta perché, con la politica di nomine di Bergoglio, a breve potremmo ritrovarci senza più cardinali e vescovi e in un secondo tempo, stanti le purghe staliniane attuate dai suoi fedelissimi, senza più nemmeno sacerdoti.

Vorrei far notare due sostanziali differenze con il cosiddetto “scisma” lefebvriano: innanzitutto quello non fu “scisma” volontario, ma si trattò di un’espulsione (vista senz’altro di buon occhio da Satana, per eliminare la resistenza dei puri all’interno di una Chiesa che non aveva ancora soggiogato ai suoi voleri); in secondo luogo, i “seguaci” di monsignor Lefebvre non disconobbero mai i pontefici regnanti, pur criticandone anche aspramente parole e azioni.

Questo scisma sarà quindi quanto di più tragico si possa immaginare, e costituirà una prova tremenda per la fede dei pii: il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà ancora la fede sulla terra?