di Martino Mora
Vi fu un tempo in cui l’antirazzismo era una passione nobile. Era il rifiuto di stigmatizzare qualcuno per il colore della pelle o il popolo di appartenenza. Era il rifiuto di giudicare non umane o comunque inferiori delle persone per le loro caratteristiche biologiche o anche etniche (il concetto di “etnia”, a differenza di quello di “razza”, ha anche un significato culturale). Oggi invece l’antirazzismo è divenuto un’ideologia intollerante ed estrema, che è parte integrante del pensiero unico politicamente corretto, ovvero dell’ideologia dominante. Come l’omosessualismo, del resto. Come il femminismo. Come le teorie gender. Alain Finkielkraut ha definito l’antirazzismo “il totalitarismo del XXI secolo”. Oggi il nuovo antirazzismo non si prefigge più la sacrosanta battaglia in difesa della dignità umana, ma la sostituzione dei popoli europei in nome dell’egualitarismo estremo e dell’assoluta intercambiabilità degli uomini (in perfetta sintonia con il pensiero economico del capitalismo trionfante). Coincide quindi con l’immigrazionismo.
Oggi l’antirazzista del nuovo tipo è un conformista dominato dal risentimento. Il risentimento verso coloro non accettano l’idea della mescolanza dei popoli, verso coloro che non ritengono l’uomo solo un essere universale e quindi intercambiabile, ma lo pensano anche particolare, provvisto di un’identità collettiva sempre specifica. Con un atto di furfanteria intellettuale, il nuovo antirazzista definisce tutti costoro dei “razzisti”. Ma l’antirazzista del nuovo tipo, soprattutto, è dominato dal risentimento verso le proprie appartenenze. Odia la propria cultura, la propria storia, la propria religione, la propria tradizione, la propria identità. Quindi se stesso. Sbandierando il “rispetto delle diffferenze”, l’antirazzista ideologico parla con lingua biforcuta, perché le vuole annullare tutte nel “melting pot”, nel grande crogiolo della società a razza unica. E’ un globalista allo stato puro. E’ perfettamente in linea con la massificazione capitalista e l’omogeneizzazione tecnico-economica operata dalla globalizzazione. E’ il profeta dello sradicamento planetario e del nomadismo felice. Il suo è un sogno etnocida, e innanzitutto etnomasochista. Perché naturalmente i primi che dovrebbero sparire nel grande crogiuolo sono i popoli europei. Non a caso l’antirazzista tipico è oggi anche abortista e denatalista. Questo nuovo antirazzista è quindi un nichilista. Sostiene un progetto che si nutre continuamente dell’odio di se stessi. Al progetto assurdo del dominio dell’uomo bianco su tutti i popoli, tipico della modernità, si sostituisce quello altrettanto assurdo dell’estinzione dell’uomo bianco e della sua cultura, partorito dallo stesso uomo bianco decadente della postmodernità. Così il nuovo antirazzismo si trasforma nel suo apparente contrario: il razzismo. Poiché volere il popolo unico, la razza unica, l’etnia unica, la lingua unica, la cultura unica significa odiare i popoli concreti, le differenze biologiche e quelle culturali. A cominciare dalle nostre.
Hitler nel suo folle sogno voleva la “razza ariana” pura. L’antirazzista ideologico vuole la razza unica meticcia. Nichi Vendola ha avuto almeno il coraggio di teorizzarlo apertamente: “Il progresso passa dalla mescolanza delle razze”, ha detto. Gli altri progressisti politicamente corretti lo pensano, ma non sempre lo dicono. Spesso sono gli stessi che si battono per la “biodiversità” naturale e che si scandalizzano per l’estinzione del panda. Si impegnano per la salvaguardia del panda, ma vedono di buon occhio l’estinzione dei popoli europei. In entrambi casi, nel razzismo e nell’antirazzismo ideologico, è palese l’odio per la diversità, per le identità, per le differenze, per la molteplicità, per la pluralità.
Anche la Chiesa cattolica – che sempre nella sua storia ha combattuto l’idea che esistessero razze inferiori – ha sposato dopo il Concilio Vaticano II questo egualitarismo etnocida. Con Bergoglio siamo all’estremo di questo processo, che è poi la ricaduta sociopolitica di quell’ecumenismo interreligioso che ha appiattito le specificità del cristianesimo sugli altri monoteismi, ebraico ed islamico, strizzando l’occhio persino al paganesimo politeista.
Se il razzismo è una forma di etnocentrismo che assolutizza il particolare a scapito dell’universale, l’antirazzismo ideologico assolutizza l’universale a scapito del particolare. Ma l’uomo, come diceva anche Ernst Nolte, è al contempo un essere particolare e un essere universale, perché è solo a partire dalla sua particolarità che può aprirsi all’universalità. Senza la sua particolarità, non sarebbe nessuno. Se il particolarismo senza apertura all’universalità può divenire disumano, l’universalità senza rispetto del particolare è sempre inumana. Viviamo nell’epoca dell’inumano.
Come noialtri abbiamo sempre detto da anni, l’antirazzista è in realtà un razzista al contrario ed oggi coincide anche con l’immigrazionista suicida.
Insomma, un nemico dell’Europa.
All’autore dell’articolo, sostenitore dell’antirazzismo “vecchio stile” e dell’uguaglianza tra le razze (nel senso che sarebbero tutte sullo stesso piano), chiedo se abbia mai avuto per esempio contatti con gli africani in situazioni reali, non in villaggi turistici, per ragioni serie e per tempi prolungati.
Tanto per sapere se tale affermazione sia frutto dell’esperienza diretta o di teorie che ha scelto di adottare a distanza.
Di questo posso parlare abbondantemente e con cognizione di causa.
Alessio
credi che il Signore veda ci sia differenza fra te e un africano?
Fatelo dire, e poi vieni a riferircelo.Se poi scopri con tuo stupore che Lui essendo un antirazzista e’ un razzista al contrario, ben venga questo suo essere “razzista al contrario ” anche se molto contrariato…
Se Dio stesso ha diviso l’umanità in Camiti, Semiti, e Jafesiti, ci sarà un motivo, no?
Questa divisione ha creato differenze, no?
Queste differenze sono state individuate ed utilizzate da alcuni, al contrario di altri, no?
Ergo…
Ma Lister!!! Ma stai pure a rispondere???
No,no, Alessio,
era una conferma al tuo commento. 😀
Ottimo articolo.
Colgó l ‘ occasione per fare I miei auguri a tutta la Redazione di Radio Spada e ai suoi lettori per la festivita del Nativita di Cristo e per questo nuovo anno che sia l ‘ inizio della riscossa cristiana.
1917 /2017.
Un saludo desde aquí .
In alto i cuori.
grazie di cuore!
che geniale quel cartello! Avanti che diventerai grande, ne(g)ro! Se questo è l’avanzamento della gente un tempo creduta arretrata…
Comunque, articolo perfetto, perfetta disanima di uno stato collettivo folle. Ma una chiesa che si accoda a questo stato e lo benedice, per favore non chiamatela la Chiesa: Bergoglio è un puro Lestofante, un prezzolato Farabutto!
Brave New World, a forza di odiare la ‘diversità’., presto ti ritroverai uniformato nell’identica faccia scimmiesca da cui dici di provenire…Sursum Corda! E chi ti avrà condotto a questo punto godrà del tuo ritrovato stato bestiale.
In più ti dico una cosa, caro Bruno!
I “diversamente bianchi” hanno una diffusissima propensione a copiare i bianchi nei loro lati peggiori e ad assumerne i difetti più beceri. Non tutti, certo, ma di sicuro una parte abbondante.
Il contatto tra le due etnie è deleterio per entrambe : i “diversamente bianchi” tendono a peggiorarsi in un grottesco tentativo d’emancipazione, ed i bianchi si fanno tirare verso il basso per stare al passo con i tempi.
Guarda per esempio la foto, il Malcom X dei poveri con il cartello in mano, trasformatosi in una sorta di ridicolo contestatore compagnoide ; quanto sarebbe più dignitoso e rispettabile se fosse vestito con i suoi abiti tipici, intento a portare il suo raccolto in una capanna di terra rossa con in tetto di paglia, nel villaggio della sua tribù?
Ripeto il commento.Siano rispettate, se vedete sia cosa buona, le diverse sensibilità cristiane……
bbruno
di quanta povertà e’ ricco il suo cuore…..
cara (come sempre)….
Le razze, così come tutti i popoli e gli individui, sono uguali quanto alla loro origine e dignità, ma questo non toglie che abbiano anche una natura particolare, che li rende diversi e disuguali. Questo non significa che esistano gerarchie di diritto tra i popoli o tra le razze, ma delle gerarchie di fatto, le quali, quando non violano apertamento il principio della giustizia generale, non hanno alcunché di negativo. Pio XI, in un discorso del 6 settembre 1938, dichiarò che esistono “razze più o meno dotate, come avviene tra i figli di una stessa famiglia; ma quando una razza più riccamente dotata dalla Divina Provvidenza viene in contatto con una razza meno dotata, quando si tratta di paesi che hanno e che vogliono avere colonie, è evidente che il paese colonizzatore deve proporsi anzitutto lo scopo di civilizzare, ossia di comunicare ai paesi da colonizzare i benefici della sua civiltà”. Da ciò si comprende come da una superiorità di fatto di una razza sull’altra derivi un dovere di carità e giustizia nei confronti verso quella più debole. Come scrisse Gustave Thibon in “Ritorno al reale”, al diritto del più forte corrisponde il dovere del più forte. Credo che in questo modo si risolva la questione: c’è un “sano razzismo”, che riconosce sia le diversità che le disuguaglianze tra nazioni e razze senza disconoscere l’unità sostanziale del genere umano causato dalla figliolanza divina e la dignità della persona umana (salvo le debite coordinazioni e subordinazioni all’autorità politica, sociale e famigliare), e c’è un “razzismo esagerato”, che considera le razze e i popoli così diseguali tra loro da non avere origine comune e da non possedere una propria dignità. Un antirazzismo legittimo sarà quello che si oppone al secondo, un antirazzismo illegittimo sarà quello che si oppone al primo. In qualsiasi caso è da respingere l’universalismo cosmopolitico, che è una contraffazione diabolica e sovversiva dell’universalismo cristiano cattolico, il quale riconosce ed integra il particolare nell’unità del Corpo Mistico di Nostro Signore Gesù Cristo e, di conseguenza, della Fede cattolica integralmente professata.
Perfetto!
Comunque non c’era bisogno di un intervento papale per avere una chiara visione dell’ovvio.
Non ho avuto la risposta che avevo richiesto all’autore, quindi parlerò alla luce dell’esperienza diretta, aspettando che qualcuno possa darmi torto.
Della feccia che vuole invaderci non mi spreco neppure a parlare, nè di come i “diversamente bianchi” si comportino nei lembi d’Europa che hanno già invaso.
Altrettanto trovo futile fare notare come in un solo quartiere di Roma ci sia più arte che in tutto il continente africano.
L’Africa non è uno dei posti che conosco meglio, ma lo conosco abbastanza bene per poter parlare. Finora ci sono stato 7 volte per attività private, in 4 Paesi differenti, sempre e solo con gente del luogo, sempre senza alcuna assistenza europea, rimanendoci ogni volta diverse settimane.
Ho un paio di buoni amici, ma per il resto all’80% gli africani si comportano bene solo fintanto che non si trovano in una posizione di potere, se no se ne approfittano alla grande, vedendo il bianco solo come un pollo da spennare. Nella stessa percentuale sono incapaci ed inaffidabili, percentuale che scende avvicinandosi al Sud Africa (Angola, Namibia, Tanzania…) e sale avvicinandosi al Golfo di Guinea (Sierra Leone, Guinea, Liberia…). In Nigeria non ci sono mai stato nè ho alcuna ragione per andarci, ma credo che sia il luogo più fraudolento del mondo, oltre che uno dei peggiori in genere.
In America Latina, che invece conosco come conosco l’Italia, i “diversamente bianchi” costituiscono semplicemente lo strato più basso della società dei Paesi nei quali sono presenti, non sempre ma quasi.
Il che mi porta a ritenere che di differenze tra le razze ne esistano eccome. Qualcuno non è d’accordo? Che mi dia delle dimostrazioni contrarie, basandosi su esperienze di vita vissuta.
In ogni caso, sono 1000 volte meglio i “diversamente bianchi” dei bianchi immigrazionisti e rinnegati, siano questi di matrice sinistrosa o bergogliosa (le cui differenze si fanno sempre più lievi).
Carissimi,
come non ricordare al proposito il caso di Watson?…l’inventore della moderna genetica (scopritore della “doppia elica” del DNA) che, a seguito della sua esternazione “i negri sono meno intelligenti dei bianchi”, venne rovinato, anche economicamente, tanto che dovette vendersi la medaglia del nobel (per circa 4 milioni di euro: vorrei tanto essere rovinato pure io così).
Qui una sintesi dell’interessante vicenda, dalla quale risulterebbe che il vegliardo insiste (insisteva?), sostenendo che riuscirà a dimostrarlo geneticamente (ma sarà ultranovantenne, e dunque il tempo non gioca certo a suo favore), nonché che la frase sia legata alla curva del QI per razze che vedrebbe i negri molto meno intelligenti dei bianchi (ma, ovviamente, sulla validità del QI si discute):
http://www.veja.it/2016/02/21/james-dewey-watson-premio-nobel-da-shock-i-neri-africani-sono-meno-intelligenti/
Comunque, ciò che più importa è che “la befana” è passata. Che i quattro dell’oca selvaggia abbiano trovato il carbone nella calza e ci abbiano ripensato? Oppure andranno davvero avanti? E quindi, visto che -come tutti sappiamo- Bergoglio NON risponderà loro neppure questa volta, che faranno? A quel punto, coerenza vorrebbe che non lo riconoscessero più come papa.
Vederemo.
Io starò seduto a guardare lo spettacolo, con tanto di popcorn.
Tom
Tutto quello che mi viene da dire riguardo alla dichiarzione del premio Nobel è :-Elementare, Watson!.-
Credo di essere chiaro nell’articolo. Il sano antirazzismo è quello che riconosce in ogni uomo la persona umana (che non sono gli immaginari diritti umani del giusnaturalismo moderno, ma questo ci porterebbe troppo lontano) Il nuovo antarzzismo ideologico invece misconosce le differenze nel suo folle progetto etnocida ed egualitario.
Spiacente, non sei chiaro.
“Vi fu un tempo in cui l’antirazzismo era una passione nobile. Era il rifiuto di stigmatizzare qualcuno per il colore della pelle o il popolo di appartenenza. Era il rifiuto di giudicare non umane o comunque inferiori delle persone per le loro caratteristiche biologiche o anche etniche… che sempre nella sua storia ha combattuto l’idea che esistessero razze inferiori…”
Nessuno mette in dubbio che si parli sempre di esseri umani (anche se alle volte non sembra proprio), ma le differenze riguardo alle capacità ed all’intelligenza media sono notevoli ed evidenti, e posso personalmente aggiungere che queste differenze riguardino in molti casi anche il senso dell’etica e della correttezza.
Non ti piace definirle “razze inferiori”? Va bene, allora definiscile pure “razze eticamente, intellettualmente e praticamente inferiori (ed è INNEGABILE) che pur tuttavia non vogliamo dichiarare inferiori perchè è una definizione che non mi piace e non la uso”.
Il nostro essere inferiore sta nel limite, del non comprendere che siamo stati creati, tutti indistintamente, a immagine e somiglianza di Dio.Quindi se un ” negro” fosse pieno di soldi stiamone certi, che sarebbe bello ed intelligente.
Se sotto un certo aspetto potrebbero essere inferiori per sottosviluppo culturale ed economico, i bianchi dotati intellettualmente, ricchi, e per lo più cristiani….. mah, come dovrebbero comportarsi secondo Parola?
Chiuderebbero il tutto affermandone l’inferiorita’? E nulla piu’? Se così fosse, e’ proprio da non crederci……più limitati di così…..
Organizzate un “Bergay pride” in un centro d’accoglienza : ospiti speciali l’accoppiata Galantino&Bonino.
Caro Martino,
la tua mancanza di chiarezza è tutta nell’incipit.
“Vi fu un tempo”: ma davvero davvero?
A questo punto, tanto valeva iniziare con c’era una volta.
“Vi fu un tempo”, infatti, non offre alcuna indicazione.
Tutto l’articolo si basa sulla contrapposizione tra due antirazzismi: uno positivo e un’altro negativo.
Peccato, però, che se quello per te negativo è contestualizzato almeno temporalmente (“oggi”), il suo termine di paragone, l’antirazzismo per te positivo, è invece del tutto privo di riferimenti.
Così, però, la tua affermazione -e la tesi principale dell’articolo-, oltre a non essere chiara, non è verificabile (e quindi falsificabile).
Perché, vedi, tu non hai scritto che esiste un modo di essere antirazzisti, per come tu soggettivamente concepisci l’antirazzismo (appunto, alla tua maniera), che è positivo, e quello attualmente dominante, che invece è negativo.
No, tu hai scritto che vi fu un tempo in cui l’antirazzismo -quindi, come corrente di pensiero- era positivo.
E allora potresti dirci di che tempo si tratta? E magari di che luogo?
Insomma, di quale antirazzismo storicamente esistito stai parlando?
Quello di Malcolm X? Quello di MLK? Quello di Mandela? O magari ti riferisci a qualcosa di ottocentesco o di ancora precedente?
Se si tratta di un antirazzismo storico, realmente esistito come corrente di pensiero, ce lo devi contestualizzare: solo così potremo verificare se davvero è stato così positivo come tu pretendi; oppure no.
Altrimenti, avresti fatto meglio e prima ha scrivere che per te l’antirazzismo sarebbe una cosa positiva se fosse inteso come lo intendi tu, ma purtroppo devi constatare che la corrente dominante di pensiero lo intende diversamente, in modo che tu non condividi affatto: il che, tuttavia, potrebbe pure apparire solo come un modo per poter parlare contro l’antirazzismo contemporaneo, senza correre il rischio, però, di essere stigmatizzato come razzista (la Boldrini ce ne scampi e liberi!). Insomma, qualcosa di troppo vicino ad un escamotage: ma sono certo che così non è.
Conseguentemente, resto in attesa di una tua contestualizzazione, preferibilmente precisa, perché, se l’antirazzismo contemporaneo è piuttosto omogeneo (l’antirazzismo “alla Boldrini”, ad es., non mi pare diverso da quello “all’Obama”), per quanto riguarda quello storico, invece, anche il tempo e il luogo possono non bastare: ad es., X e MLK agirono nello stesso paese e nello stesso momento, eppure il loro antirazzismo era affatto differente.
Tom
Caro Tom,
intervento azzeccato, al quale difficilmente l’autore potrà dare una risposta.
Rimaniamo comunque in attesa, come rimango io in attesa che mi si dimostri, sulla base di esperienze dirette, vissute e prolungate. che la superiorità di una razza nei confronti di un’altra non sia il dato di fatto che io invece affermo che sia.
Fermo restando un punto : la razza inferiore in assoluto sono i bianchi che in nome del politicamente corretto calano le braghe all’invasione.
L’altro “coraggioso” come Vendola, che proclama il meticciato ogni tre per due, è il cardinale Scola. Non perde occasione.
Scola, quello delle benedizioni natalizie con il Corano per le famiglie islamiche!
Ma del resto il pesce marcio puzza dalla testa, e se Scola è un eretico cosa può mai essere il suo capo?
L’enciclica “Mit Brennender Sorge” di Pio Xi del 193, in cui viene condannato il razzismo biologico hitleriano, è ad esempio un magnifico esempio, forse il più alto, di antirazzismo sano.
Ciò non significa minimamente che le capacità cognitive e realizzative siano le stesse in tutte le razze, nè quelle di differenziare il bene ed il male dal mero tornaconto momentaneo
Quindi la non superiorità (o la non inferiorità) della quale si parla nell’articolo in cosa si manifesterebbe?
distruggiamo le differenze, distruggiuamo le culture in nome delle quali si dice che il meticciamento è meraviglioso perché consente l’incontro delle culture, quando in realtà è voluto per distruggerle, perché le culture nascono dalla diversità e dallo scambio nella diversità, distruggiamo la ricchezza della ‘diversità culturale umana’ , mentre sosteniamo la bellezza e combattiamo per la salvezza della biodiversità naturale, e avremo per risultato la Poltiglia Umana quindi l’ Annullamento Umano. Quello che vogliono i Soros i Zucherberg, gli ebrei che conoscono solo un popolo, il loro, e che gli altri siano sterco sotto i loro piedi, e i Vendola coi loro protettori ‘consacrati’ gli Scola e i Bergoglio, allo squadrone giudaico ammanettati… che Dio provveda presto a fulminarli…
1937
Credo che l’autore dell’articolo, quando parla di un “antirazzismo sano”, si riferisca alla nota battaglia di uomini e religiosi cattolici – come Bartolomeo Las Casas e Francisco de Vitoria – in favore degli indigeni del Nuovo Mondo, che alcuni teologi minori dell’epoca non consideravano esseri umani “pleno sensu”. Oppure alla bolla pontificia di Papa Paolo III “Veritas ipsa”, in cui l’allora Pontefice dichiarò, con un atto del Magistero infallibile, che gli indios, in quanto uomini veri, erano (e sono) pienamente capaci di accogliere la Fede cristiana e che tutte le nuove stirpi che i cristiani avrebbero conosciuto od incontrato in seguito sarebbero state tutte da considerare in grado di convertirsi e godere del riconoscimento dei diritti personali e sociali che scaturiscono dalla legge naturale e divina. Un altro esempio potrebbe essere la condanna dell’idolatria della razza e della nazione, che avvenne nell’Enciclica “Mit Brennender sorge” contro gli errori e le deviazioni del nazionalsocialismo tedesco. In tal senso, si può dire che, senza contraddirsi, in ambito cattolico un antirazzismo sano si affianca in modo complementare e consequenziale proprio ad un sano razzismo, che considera tanto la dignità ontologica di ogni essere umano in quanto figlio di Dio (da perfezionarsi, ovviamente, con il retto esercizio delle virtù cardinali e teologali) quanto la naturale ed armonica disuguaglianza degli individui, delle famiglie, delle nazioni e delle razze. In qualsiasi caso, ci si ricordi che l’inferiorità razziale è comunque un’inferiorità di carattere accidentale e relativo, che non compromette né la possibilità della salvezza eterna né l’uso dell’intelletto né l’esercizio della volontà.
La salvezza eterna non dipende dalle capacità, ed anche una persona con un grave ritardo mentale può aspirarvi.
Quanto all’uso dell’intelletto e della volontà, sono alla portata praticamente di chiunque non sia affetto da malattie invalidanti. Il punto è come e quanto si riesca ad utilizzarli, e qua ritorna in ballo la differenza tra razza e razza.
Di arte ho già parlato, adesso parliamo d’ntelletto puro, con la lista dei teoremi : https://it.wikipedia.org/wiki/Categoria:Teoremi
ce n’è forse uno dimostrato da un diversamente bianco???
un piccolo appunto: su Bartolomeo las Casas le cose non stanno esattamente così, non è lui l’eroe della difesa degli Indi….vedere le pagine di Jean Dumont in ‘L’Eglise au risque de l’ Histoire’ ( Nelle edizioni Effedieffe ci sono libri suoi tradotti in italiano). Ben prima di Las Casaa la regina Isabella fece imprigionare Colombo per averle portato in omaggio come schiavi degli Indi dalle Americhe)
e poi come la mettiamo con gli Angeli Custodi delle nazioni di cui parla la Bibbia se le nazioni non devono esistere? Come la mettiamo con Santa Giovanna d’ Arco che combatte prer cacciare gli Inglesi, per la ragione che ogni popolo deve avere la sua terra, che nemmeno può essere alienata per diritti ereditari? Certo, i popoli europei sono arrivati a tal punto di intontimento da rimanere incantati davanti ai bei discorsi della “società aperta” di Soros, e da quella apertura nemmeno s’accorgono di essere loro buttati fuori a calci nel c-lo! Davvero, il tradimemto della fede diventa stordimento dello spirito, e cancellazione di sé.
e allora provvedo io a entrare nel merito, per comodità di chi legge, rifacendomi all’ opera citata:
Las Casas, storico della evangelizzazione degli Indi ?
“nessuno storico che si rispetti prende ancora sul serio le denunce drammatiche di Las Casas, come non facevano nemmeno i suoi confratelli religiosi che operavano sul terreno.. Le sue opere, accanto ai nobili richiami alle esigenze cristiane, ci lasciano enormi esagerazioni polemiche , “ numeri incredibili, falsi sotto ogni riguardo”.
Lo specialista J.-B. Avalle-Arce, recensendo le “iperboli” del “protettore degli Indiani”, conclude: l’opera di Las Casas non ha valore storico. Confermando ciò che avevva rilevato già nel 1927 Robert Ricard, il futuro direttore dell’ Institute Hispanique della Sorbona.
Per questi specialisti della questione, il testo equilibrato sui metodi di questa prima evangelizzazione spagnola è il ‘De Procuranda Indorum Salute’ del gesuita José de Acosta (1589), non le opere di Las Casas, dove quegli stessistudiosi arrivano a non vedervi altro che il frutto di una “esaltazione mistica”.
Perché allora tanto credito dato alle opere a Las Casas?
Ce lo spiega Pierre Chaunu, storico specialista della storia dell’ America latina:
“La leggenda antispanica, nella sua versione americana, svolge il ruolo salutare di ‘ascesso di fissazione’. Il preteso massacro degli Indiani nel XVI secolo [a opera degli Spagnoli] copre l’oggettivo massacro della colonizzazione di frontiera nel XIX secolo [a opera degli Americani]: l’ America non iberica e l’ Europa del Nord si liberano dei loro crimini riversandoli sull’ altra America e sull’ altra Europa.”
E continua, Chaunu, facendo rilevare l’ analogia francese nell’uso della stessa leggenda nera lascasiana a copertura dei crimini perpetrati dalla Francia nelle Antille e in Africa. Solita tattica, nella quale purtroppo abboccano troppo spesso i complessati cattolici (non parliamo poi dei neo- cattolici, alla bergoglio, che vedono nei marxisti addirittura i liberatori degli sfruttati di ogni ‘America’ e di ogni Africa, e di tutta l’Asia,… e i loro crimini inesistenti, o sempre giustificati, in nome dell’ alta intenzione progressista…)
Quindi, Las Casas “Protettore degli Indi”, raccontando balle visionarie, e dando il destro ai nemici degli Indi di nascondere il loro massacro reale e pervasivo degli Indi, il loro genocidio degli Indi ?
A proposito, avete mai visto un presidente degli Stati Uniti di ‘pellerossa’, analogo ai tanti presidenti del Sud America di chiari lineamenti indi o meticci, come Chavez Morales o Maduro (vado a occhio), e vi siete mai chiesti quale è la percentuale di Indi o Meticci rispetto alla popolazione, nei due emisferi americani? Esistono, sono mai esistite nell’emisfero meridionale le ‘riserve’??? Sì, esistevano le ‘ encomiendas’, tutte a vantaggio degli Indi – altra cosa dalle successive ‘haciendas’, dove gli Indi erano ridotti a schiavi, ma qui gli Spagnoli non c’entravano più…)
Altro caso quello di Francisco de Vitoria, uno studioso di prim’ordine, uno dei grandi fondatori del Diritto Internazionale, un cattolico, un domenicano (vecchia maniera), non un visionario fanatico.
Caro Martino,
l’enciclica che citi NON è un manifesto dell’antirazzismo, né una condanna del razzismo biologico.
E’ un documento ampio, che parla di tante cose, nel quale, tra le altre, si condanna pure ogni forma di idolatria, sia essa di una razza, di un popolo, di una forma particolare di stato, etc., etc.
Si condanna, cioè, il “superuomismo” hitleriano, e il tentativo di creare una nuova religione, su base nazionale e, già sol per questo, per definizione anticattolica.
Ciò che si condanna è il passaggio della razza dal piano naturale e sociale -in definitiva, terreno- a quello divino. Quindi, nessuna condanna del razzismo ma, al limite, quella del culto della razza: visto che Pio XI il catechismo del suo predecessore lo conosceva, e di certo si ricordava di avervi letto, da qualche parte, un “non avrai altro Dio all’infuori di me”.
Insomma, l’enciclica che citi è (anche, en passant) una condanna del “razzismo mitologico”, più che di quello biologico: cioè, in definitiva, la condanna di una nuova religione neopagana.
Su circa 9.000 parole, non ricorre mai il termine razzismo o antirazzismo, neri o bianchi, colore o pelle. Ricorre la parola razza, cinque volte.
Per fare un esempio, nel discorso di MLK “io ho un sogno”, che è circa un sesto dell’enciclica, le parole in questione ricorrono complessivamente cinque volte tanto: 6×5=30.
Quello è un manifesto dell’antirazzismo!
Nell’enciclica, invece, si afferma perfino che la razza è -assieme a tanti altri- uno degli elementi fondamentali della società, che ha nell’ordine naturale un posto essenziale e degno di rispetto.
Alla faccia dell’antirazzismo! Qui siamo al razzismo più puro: presto, allertate la psicopolizia, chiamate i quattro dell’oca selvaggia, che sollevino i loro dubia sul passato, più che sul presente.
Tom
Non credo proprio che il Padreterno dia tempo infinito ai nostri ” combattimenti ” che a quanto pare aumentano sempre più per avere sempre meno.
Probabilmente si stanno facendo grossi errori d valutazione.
Il progetto di Dio, su noi, va oltre le nostre logiche.Ci si ferma al particolare ed e’ ovvio,la nostra visuale stretta non permette più di tanto.Si pretende di insegnare ad altri, ma cosa? Si agisce d’istinto per proprio interesse e nulla più.
Non facciamo rientrare in questo groviglio confusionale di pretese anche ” la Fede ” che proprio non vedo farne parte.
Stacchiamoci una volta tanto da discorsi politici o altamente culturati,e parliamo nella semplicità come il Signore viene a parlare a noi.Non sembra sia cosa saggia da proporci ?
Ripeto quanto già suggerito.
Organizzate un “Bergay pride” in un centro d’accoglienza : ospiti speciali l’accoppiata Galantino&Bonino.
Possiamo concluderla così : la razza non determina la condizione umana, che sussiste sempre (anche se alle volte si fà fatica a crederlo), ma le razze non possono in alcun modo essere messe tutte sullo stesso piano dal momento che sia oltremodo evidente che abbiano contribuito alla Storia in modo diverso. Alcune molto, alcune per nulla.
Citare alcuni dei possibili innumerevoli esempi è del tutto superfluo.
E chiunque abbia un minimo d’esperienza reale riguardo ai “diversamente bianchi” non può che aggiungere la propria testimonianza a quella già resa dagli ultimi tre millenni.
Se poi qualcun’altro vuol negare dei fatti lampanti perdipiù senza avere alcuna esperienza diretta a riguardo, basando le sue affermazioni solo su di un sentito dire politicamente corretto di quarantesima mano, allora è solo un’altro ciarlatano liberale ed ipocrita.
Ricordiamo una volta in più quale sia la più infima e perniciosa delle razze : i bianchi rinnegati, i Suicidi che aprono le porte all’invasione afroislamica.
Non esiste nessun’altra razza che sia inferiore a questa.
Signori,
quando parlate di ” razza/e”, le vostre opinioni non hanno nessun valore, perché non poggiano su alcun fondamento scientifico.
“Chi non sa di Scienza stia zitto!!! “
Scusate gli errori introdotti nella fretta: questa la versione emendata della risposta.
La scienza – recentemente – evita di parlare di razza, cosa che faceva tranquillamente fino a qualche decennio fa.
Per paura di finire a parlare di differenze da un punto di vista psichico, nega anche l’esistenza di razze che si differenzino somaticamente.
Poi si arrampica sui vetri per spiegare perché gli africani sono neri o i cinesi hanno gli occhi a mandorla, o perché difficilmente un nero primeggi nel nuoto, mentre un etiope è bravissimo nel fondo e mezzofondo: questo per limitarci alle caratteristiche fisiche.
Una seria indagine sul DNA potrebbe facilmente dar ragione di molte di queste differenze, ma non mi risulta che nulla del genere sia in corso.
Per quanto riguarda differenze non solo fisiche, attendo sempre che qualcuno mi spieghi perché i tedeschi sono tedeschi e gli africani sono africani (a parte la discutibile teoria che condizioni climatiche avverse avrebbero favorito l’ingegnosità degli individui; teoria che cozza già col fatto che gli stessi tedeschi erano ancora barbari quando fiorivano le civiltà mediterranee).
Differenze anche minime di predisposizioni naturali, con il passare delle generazioni hanno portato a un dislivello macroscopico di condizioni di vita.
Questo sia detto con tutto il possibile rispetto per quegli africani (vedi il cardinal Sarah) che, oggi, danno lezioni di morale e di logica a tanti europei… e sudamericani.
Un’ultima nota riguardo alla “dea scienza”: gli psicologi fino a pochi anni fa erano unanimi nel catalogare l’omosessualità come malattia. Lo facessero oggi finirebbero radiati dall’ordine: ammesso che la psicologia possa definirsi una scienza, era scienza ieri o è scienza oggi? O lo sarà domani, quando anche la zoofilia non sarà più classificata come devianza?
Alberto,
devi essere nuovo da queste parti, altrimenti non sprecheresti tempo con certa “gente”.
Ancora qua??? Il “Bergay” ti aspetta!
Rispondo ad una parte del commento qui sotto:
#Alessio 7 gennaio 2017 at 8:43 pm
La salvezza eterna non dipende dalle capacità, ed anche una persona con un grave ritardo mentale può aspirarvi.
Quanto all’uso dell’intelletto e della volontà, sono alla portata praticamente di chiunque non sia affetto da malattie invalidanti. Il punto è come e quanto si riesca ad utilizzarli, e qua ritorna in ballo la differenza tra razza e razza.
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Non metto in dubbio che le differenze corporee, le quali dipendono anche da fattori razziali trasmessi per via ereditaria, influiscano sulla personalità del singolo individuo. Dico solo che, stando all’insegnamento del Magistero della Chiesa e alla luce della ragione, tanto il negroide quanto l’europoide, tanto il mongolide quanto l’australoide (per fare degli esempi a caso), possono aspirare alla salvezza eterna e raggiungerla in modo totalmente cosciente e consapevole (escludiamo quindi il ritardo mentale) perché pienamente ed ontologicamente umani. Anzi, è proprio in virtù della capacità di ogni essere umano di trascendere se stesso (se no, dal punto di vista morale, non potremmo resistere alle nostre debolezze o, dal punto di vista della conoscenza intellettuale, non saremmo in grado di astrarre l’universale dal particolare) che possiamo affermare che l’eguale possibilità per tutti di salvezza è connessa al fatto stesso di appartenere al genere umano. Si può poi giustamente opinare, anche sulla base di inequivocabili dati di fatto indubbiamente presenti ed in parte già evidenziati, che le disposizioni naturali di un corpo particolare inclinano maggiormente l’individuo a cui appartiene verso certi beni, ma in questo va precisato che non vi è alcun determinismo biologico necessitante e che non esistono razze che sono irrimediabilmente e di per sé immorali ed altre che invece o non lo sono o lo sono meno.
Apprezzo la tua esposizione, ma in pochissime parole i fatti sono questi : tutti gli appartenenti al genere umano possono aspirare alla Salvezza eterna, ma l’africano ha delle capacità mediamente molto inferiori al bianco, e soprattutto in certie parti dell’Africa ha una predisposizione molto più spiccata a seguire l’immediato tornaconto e non un senso morale.
Ribadisco che quello che ho scritto nell’articolo è sufficientemente chiaro. Certo che nella Mit Brennender Sorge Pio XI non usa il termine “antirazzismo”, ma condanna proprio il razzismo biologico o biologista di Hitler. Come la Chiesa ha sempre condannato l’idea che le popolazioni indios o africane fossero prive di anima. L’antirazzismo un tempo era il rifiuto del razzzismo anticristiano ed antiumano. L’attuale antirazzismo è un razzismo capovolto nel suo odio per le differenze.
Invece non è chiaro per niente, perchè nell’articolo usi queste due frasi :
– “…il rifiuto di giudicare non umane o comunque inferiori delle persone per le loro caratteristiche biologiche o anche etniche…”
– “…che sempre nella sua storia ha combattuto l’idea che esistessero razze inferiori…”.
Queste due affermazioni non hanno assolutamente nulla a che vedere con l’avere o non avere l’anima, nè con la Salvezza eterna, ma con la superiorità di una razza rispetto ad un altra.
Ti ripeto la domanda, alla quale non hai ancora risposto :
la non superiorità (o la non inferiorità) della quale si parla nell’articolo in cosa si manifesterebbe, considerando che le capacità cognitive e realizzative come quella di differenziare il bene ed il male dal mero tornaconto momentaneo siano TOTALMENTE diverse tra le razze?
Ti anticipo che se mi metterai in dubbio l’affermazione circa la capacità di differenziare il bene e il male dal tornaconto, la mia risposta sarà un invito ad andare a trattare affari con i “diversamente bianchi” e poi provare a dire che mi sbaglio.
Quanto a contestare il resto, non puoi perchè sono fatti palesi.
Il senso morale è presente in ogni singolo essere umano, negri inclusi, altrimenti metteremmo in discussione l’universalità della legge naturale, che è tale proprio perché Dio ha impresso nel cuore di ciascun uomo delle norme morali oggettive. Si può magari dire che si riscontra in una certa razza una maggior tendenza a violare quelle norme e che su ciò influiscano negativamente anche fattori di natura biopsichica mal direzionati, ma mi sembra non compatibile con la Fede cattolica, la metafisica aristotelico-tomista e la teologia morale asserire che tra due razze appartenenti al genere umano il discernimento morale sia profondamente diverso. Questo lo scrivo non per contestare la sostanza di quanto scrive il sig. Alessio (i costumi morali africani prima dei tentativi di civilizzazione attuati dai missionari cristiani cattolici erano spesso abominevoli, riscontro empirico inconfutabile della realtà della maledizione di Cam di cui ci narra il libro della Genesi), ma solo per inquadrarlo meglio secondo concetti pienamente coerenti con la nostra Fede.
Decisamente mi piace il Suo stile nell’esporre! E quasi mi scuso se per motivi di chiarezza la mia risposta non sarà all’altezza del Suo intervento..
Io so una cosa, e la so per certo : avere a che fare con gli africani per motivi d’affari vuol dire al 70% subire tentativi di raggiro, e per il 25% perdere tempo.
Questo è tanto più vero quanto più queste popolazioni sono lontane dalla Fede Cattolica, ma comunque la predisposizione alla frode è molto più spiccata in Africa che non in Europa.
In alcune zone come l’Africa Occidentale la mancanza d’affidabilità, di correttezza e di senso dell’onore sono così tanto sviluppate che bisogna dare per certo che l’interlocutore sia un imbroglione fino alla cinquantesima prova contraria. Non so quale sia il loro discernimento morale, quello che so è che se ne fregano di tutto e badano (quasi) solo al meschino tornaconto del preciso istante.
Non per niente luoghi come la Sierra Leone (che conosco) e la Nigeria (che non conosco nè voglio conoscere), tanto per fare due esempi, sono in uno stato pietoso nonostante le ricchissime risorse del territorio : perchè gli abitanti sono dei (quasi) totali disonesti e ciò impedisce che degli investitori stranieri possano apportare lo sviluppo che loro non sono in grado di generare.
Se vuoLe degli aneddoti ne ho a decine, risalenti agli ultimi sei anni, tutti vissuti personalmente.
Ho anche un paio d’amici africani, due persone decisamente in gamba oltre che cattolici, uno angolano ed uno tanzaniano, più qualche buon conoscente, ma sono delle pecore nere (!) che non costituiscono la media nella maniera più assoluta. Perchè la media è quella che ho descritto : gente di scarse capacità e scarsa moralità, che tanto più riesce a salire in alto e tanto peggio si comporta.
Anche tra i bianchi si possono riscontrare queste caratteristiche, eccome, ma con delle percentuali notevolmente inferiori.
Questa non è una questione di Fede, di metafisica aristotelico-tomista, di la teologia morale o altro, sono solo dei semplicissimi fatti. Provare per credere!
Le ho risposto, citando fatti concretissimi e personalmente vissuti che in buona parte smentivano il Suo pur bellissimo intervento.
Spero che la Redazione non voglia occultare dei FATTI solo perchè in contrasto con una teoria bella ed edificante.
…e invece no, Martino. E vedi che non è mica una mia opinione, è un dato di fatto.
Questo è quello che sta scritto nell’enciclica:
“Se la razza o il popolo, se lo Stato o una sua determinata forma, se i rappresentanti del potere statale o altri elementi fondamentali della società umana hanno nell’ordine naturale un posto essenziale e degno di rispetto; chi peraltro li distacca da questa scala di valori terreni, elevandoli a suprema norma di tutto, anche dei valori religiosi e, divinizzandoli con culto idolatrico, perverte e falsifica l’ordine, da Dio creato e imposto, è lontano dalla vera fede in Dio e da una concezione della vita ad essa conforme.”.
Se non vuoi fare un torto alla lingua italiana, dovrai ammette che ciò significa condannare non il razzismo biologico (cioè il razzismo tout court, ché per quanto mi ricordi l’unico che farneticava di un razzismo dello spirito, in contrapposizione a quello biologico, era il “buon vecchio” Julius), ma quello “mitologico”, cioè il razzismo che si distacca dall’ordine naturale e sociale -di cui, per l’enciclica, è uno degli elementi fondamentali, degno di rispetto-, che si distacca cioè dal piano terreno, per essere assolutizzato e divinizzato.
Quindi, il tuo “c’era una volta l’antirazzismo positivo”, riferito al presunto antirazzismo di Pio XI, potrebbe solo voler dire che, per te, l’unico antirazzismo positivo è quello che non c’è: attento, che lo dico alla Boldrini!
Con il tuo ultimo commento, però, hai aggiunto un altro riferimento.
L’antirazzismo positivo era quello della Chiesa che riconosceva l’anima agli indios.
Ma vedi che neppure questo è antirazzismo. Si può benissimo ritenere che gli indios abbiano l’anima ed essere razzisti: non c’è contraddizione alcuna.
Allora, però, sempre per non fare un torto alla lingua italiana, forse è il caso di ricorrere ad una definizione da vocabolario di razzismo:
“Ideologia, teoria e prassi politica e sociale fondata sull’arbitrario presupposto dell’esistenza di razze umane biologicamente e storicamente «superiori», destinate al comando, e di altre «inferiori», destinate alla sottomissione.”.
Quindi, l’anima e la religione non hanno attinenza.
D’altronde, nella società razzista per antonomasia -forse l’unica in cui il razzismo si sia effettivamente realizzato pienamente (in occidente, un pallido riflesso può apprezzarsi nella società spartana), cioè quella dell’india vedica, non si è mai immaginato di escludere le caste inferiori dalla religione, quasi che fossero animali invece che uomini (giusto gli occidentali moderni potevano arrivare ad una tale grossolanità, strumentale solo a giustificare lo schiavismo, che però è cosa diversa dal razzismo: si può essere razzisti e non schiavisti; e pure schiavisti e non razzisti, come gli antichi romani). Soltanto che, nell’india vedica, si riteneva che razze (di uomini) superiori dovessero svolgere funzioni superiori, e razze (sempre di uomini, mica di bestie) via via inferiori dovessero svolgere funzioni…. via via inferiori….il che, poi, rappresenta il paradigma del razzismo.
Ma ora basta, passo e chiudo: il discorso è stato sviscerato in modo sufficiente da risultare evidente a chiunque voglia comprenderlo, mentre, per chi non vuole ammettere l’evidenza, non ho tempo.
Tom
Nessuno vuole mettere in dubbio che Iddio abbia voluto imprimere nel cuore dell’Uomo ogni regola morale oggettiva: che ci sia differenza nelle capacità da parte delle razze di acquisire quelle regole e di utilizzarle è consequenziale al fatto stesso che c’è differenza tra loro.
E, ribadisco, se Dio ha diviso l’umanità in Camiti, Semiti, e Jafesiti, ci sarà un motivo, no?
Per metterli in concorrenza? per migliorarsi l’un l’altro ed arrivare, così, alla consapevolezza del Bene, annullando il Male?
Ecco: si diano da fare i Camiti…
Io intanto aspetto sempre che l’autore risponda alla mia domanda.
Il problema è che confutare la mia esperienza diretta con della teoria indiretta è come cercare di bucare un muro con una carota.
Si può fare tutta la filosofia che si vuole, il fatto è che quelli là si comportano così.
Tanto per capire, noi individui,veniamo per vari motivi pratici,a suddividere piccole realtà sociali per meglio identificarle; a volte,purtroppo,marchiandole con appellativi non sempre simpatici.Un tempo nei paesi di campagna ( forse anche oggi ), ogni famiglia a sua insaputa, le se dava un nome a seconda la principale caratteristica che la rappresentava .Quindi, potrebbe essere più che normale una suddivisione di entità; no di certo avendo stabilire in origine una migliore dell’altra.Se così fosse, sarebbe un giudizio personale, e guarda caso, a proprio favore.
Se Dio avesse suddiviso l’umanità come detto sopra da Lister,a mio parere, sarebbe stato crudele nei confronti delle sue creature.
Potrebbe essere più accettabile pensare che possa dare a noi cristiani la responsabilita’,per cosi dire,di diffondere nel mondo la Sua Parola di Amore. Ma la scelta di seguire il Cristo non è stata imposta ma voluta.
Dio ha creato l’uomo libero per amore, senza nessuna distinzione: sia nero, biancho o giallo Non saremo certo noi a voler cambiar le regole: almeno si spera……
Ma ceeeerto! Adesso torna a dormire che è tardi, e metti la sveglia per poi prendere le tue gocce.
Essì: infatti il dio di Maria si è divertito ad affibbiare dei soprannomi alle genti così come era usanza nella campagna in cui vive Maria!! 😀 😀 😀
Riguardo all’intervento del sig. Alessio: nulla da ridire sui fatti, anzi. Credo solo che la causa determinante di quei comportamenti dipenda principalmente da una deficienza della volontà, divenuta habitus, e non da una innata predisposizione biologica, che tutt’al più può limitarsi a favorirla. Sarà una sottigliezza, ma credo che sia importante tenerne conto.
Riguardo invece all’intervento di #Bombadillo, ricordo però che un razzismo biologico di carattere deterministico, secondo cui tutta la personalità dell’uomo è necessitata dall’appartenenza razziale, è stato effettivamente condannato dalla Sacra Congregazione dei Seminari e delle Università degli studi durante il Pontificato di Pio XI il 13 aprile 1938. Nel documento in questione erano elencate otto proposizioni che il Papa aveva giudicato incompatibili con la religione cattolica: “1) Le stirpi umane per loro natura, originaria e immutabile, differiscono talmente tra di loro che la più piccola di esse è più lontana dalla più alta stirpe umana che dalla più alta specie dei bruti; 2) Il vigore della razza e la purezza del sangue devono essere conservati e favoriti con qualsiasi mezzo; tutto ciò quindi che porti a questo fine perciò stesso è onesto e lecito; 3) Tutte le qualità intellettuali e morali dell’uomo sgorgano come dalla fonte più genuina, dal sangue in cui è racchiusa la natura stessa della stirpe; 4) Il fine precipuo dell’educazione è quello di coltivare la natura della razza e di infiammare la spirito di un grandissimo amore per questa stessa razza come supremo bene; 5) La Religione deve sottostare alla legge della razza e ad essa deve adattarsi; 6) La fonte prima e la suprema regola dell’intero sistema giuridico è l’istinto della razza; 7) Non esiste altro se non il cosmo, cioè l’universo, ente vivo; tutte le cose, insieme allo stesso uomo, non sono altro che forme varie evolventisi attraverso le epoche, dell’Universo vivente; 8) I singoli uomini non sono se non per lo “Stato” ed a causa dello “Stato”; tutto ciò che ad essi appartiene di diritto deriva unicamente da una concessione dello Stato”.
Queste proposizioni sono riportate nella Documentation catholique, 1938, pp. 579-580.
Non mi metto a sottilizzare sui motivi, so che quellì di quel colore là si comportano nel modo descritto molto più spesso che noialtri di questo colore quì.
A parte le diversissime capacità, fatto indiscutibile.
Questo è quanto, e per questa ragione non mi sogno neppure lontanamente di mettere loro e noi sullo stesso piano. Anima sì, anima no.
I CONFINI sono una maledizione? Difendere i confini è comportamento da razzista? I Buoni sono quelli che vogliono l’abbattimento dei muri – i confini; e i Cattivi quelli che che i confini – i limiti tra i popoli – li difendono?
La Bibbia parla diversamente, esattamente al contrario. Quando la Bibbia descrive come i discendenti di Noè si distribuirono sulle diverse “ parti del globo che era stato sommerso”, dice che esse , “per fare CESSARE LE LOTTE tra le diverse famiglie che a mano a mano le occupavano, erano state RECINTATE”, e che solo in seguito “CATTIVI hanno abbattuto le separazioni messe all’inizio, usando l’INGANNO. (Gen.10)
Quindi per la Bibbia le BARRIERE tra le diverse famiglie umane sono a salvaguardia della pace, la loro abolizione è opera di MALVAGI, che allo scopo usano l’ INGANNO (appunto, l’inganno buonista). Col risultato, ovvio, di fare riesplodere quelle lotte
Oppure dobbiamo concludere che la Bibbia promuove il razzismo, perché chiama addirittura buoni i recinti – le “separazioni, i limiti”, diciamo i CONFINI, diciamo i MURI, e disastroso il loro abbattimento?
E che quindi Bergoglio ha ragione a cancellare la Bibbia, a smentire ancora una volta l’ AUTORE del LIBRO SACRO, lui, il dio della nuova Bibbia mondialista? E allora gridiamo: evviva Bergoglio il salvatore dell’ umanità, l’abbattitore dei muri, pardon, dei recinti!
E intanto si salvi chi può. La nuova pace si è distesa sulla terra e tra le sue famiglie, e se ne vedono gli effetti…GRANDIOSO!
Bbruno
Ma di che confini sta parlando?Quelli che il Signore intenda per confini non sono quelli che intende lei, ( muri recinti ) a salvaguardia della propria incolumità famigliare ma, sono ben altri quelli da abbattere, di modo che Lui, possa averene libero accesso…….Non penserete mica di lasciarlo fuori dalla vostra vita?
Non c’è bisogno che ti agiti per convincerci, lo sappiamo benissimo che siete voi rinnegati la razza peggiore.
La ricchezza di questo dibattito, a mio avviso, sta nel fatto che tra Mora e Alessio c’è – al di là delle apparenze e di una superficialità meschina – una sostanziale convergenza sul piano ontologico (tutti gli uomini sono uguali in quanto creature di Dio, tutti possono aspirare all’eterna Salvezza, etc.), che è il tesoro del cristianesimo a questo proposito.
Le forme di un “razzismo” culturale e storico evidenziate da Alessio non sono in contrasto con l’uguaglianza degli uomini, come tali, dinnanzi a Dio.
Ergo, come ammette alla fin fine anche Mora, esistono diseguaglianze anche valoriali: le particolarità, le identità, etc. prederebbero ogni valore e le porte dell'”antirazzismo” ideologico si aprirebbero facendo passare attraverso la stessa via i razzismi di tipo biologico, condannati (aggiungo: ovviamente) dalla Chiesa, e il razzismo à la page che vuole negare l’uomo, espungere Dio dalle menti e dalle società, globalizzare roboticamente (e ciberneticamente) e quindi allearsi senza scampo con satana. ATTENZIONE: NULLA DI PIU’ LONTANO dal mio pensiero (per quel che vale, ovviamente, ma ognuno ha le sue idee, difendibili o meno però) dall’idea moderna e borghese di una “via di mezzo”. I principii, ontologici e naturali, sono quelli che sono indipendentemente dalla nostra volontà o dai nostri giudizi parziali, magari deterministici, e comunque sempre imperfetti. La Verità est et stat, e dev’essere la nostra fonte unica.
Ciò doverosamente detto, la convergenza tra natura e storia, tutte opere di Dio o comunque seguite dalla Divina Provvidenza, si applica alle provvide differenze proprio perché esiste un’unità di base, la quale a sua volta non è meccanicismo spirituale, ma accoglienza delle diversità stabilite e “messe in ruolo” da Dio nella Sua potenza creatrice e – nella Persona di Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo – Redentrice. Con Gesù tout se tient nelle società e nelle culture (vere ricchezze ove considerate secondo quanto Mora e Alessio mostrano d’aver ben compreso), perché la misura di Dio è l’assoluto. Se il nazionalsocialismo avesse capito questo, tutto sarebbe stato diverso, e avrebbe potuto trionfare quella visione ruralistica suadente e “antica” che ispirava i Tedeschi, privata tuttavia della sua cifra profonda e assoluta, Dio. Nei villaggi ideali della Baviera o della Slesia hitleriane mancava la chiesa con il campanile, assenza fatale e perniciosa.
Gesù il Cristo ama le persone semplici e Paolo scrive: “Ogni uomo è mio fratello”. I confini sono necessità dovute e imposte dall’egoismo umano P.s il buono e il malvagio appartengono a tutti i popoli. Io sono contro quelli che hanno comportamenti asociali, come tanti immigrati che fanno concorrenza alla malavita italiana. E sono una minoranza più che cospicua purtroppo. Non me ne importa un bel niente del colore della pelle. Quelli che lavorano onestamente non hanno nulla da spartire con la marmaglia nera e, islamica che vuole africanizzare l’Europa e soppiantare il cristianesimo.