di Alessandro Gnocchi
Ho letto l’articolo con cui don Angelo Citati risponde dal sito della Fraternità Sacerdotale San Pio X alle mie recenti considerazioni sull’istituto di cui è divenuto da poco sacerdote (per leggere l’articolo clicca qui). Confesso che, se non fossi venuto a conoscenza dei retroscena riguardanti la pubblicazione dell’articolo, non avrei risposto. Non ve ne sarebbero state le condizioni perché la naturale simpatia che nutro per lo zelo di giovani virgulti come don Citati è inversamente proporzionale alla considerazione di cui dispongo per la loro produzione. Come si fa a non trovare simpatico un giovane sacerdote che, a nome della Fraternità San Pio X, arriva persino a perdonare volentieri la mia irruenza di incipiente sessantenne? “Perciò le perdoniamo volentieri questi ultimi articoli intempestivi”, mi dice così il giovane don Angelo Citati. Piccolino, ma chi cacchio credi essere, tu e i tuoi mandanti? Lo sai quanto me ne importa del perdono tuo e della FSSPX circa i miei articoli intempestivi? Guarda, lo passo a Paolo Deotto, che pubblica i miei scritti, caso mai ne senta il bisogno lui.
Raramente ho visto toccare vertici del ridicolo così alti e con simile facilità. Per riuscire a tanto Bergoglio, che è Bergoglio, si deve mettere il naso da clown e fare due capriole in piazza San Pietro, don Citati e chi per lui ci sono invece riusciti benissimo rimanendo seri. Non è un bel segno.
Adesso le solite anime belle si scandalizzeranno per il modo in cui tratto un sacerdote mostrando poco rispetto per la veste. Ma il sacerdote, se vuole tenere il suo sacerdozio al riparo da simili pericoli, dovrebbe avere la prudenza di non immischiarlo in pubbliche diatribe. Dal momento in cui lo fa, deve avere la virilità di togliersi la talare ed entrare nella mischia. Questo è il motivo per cui gli scritti di un religioso portano come firma solo il nome e il cognome senza il titolo dovuto alla consacrazione. Bisogna stare accorti, caro reverendo, e non mettere a repentaglio il “don” con questioni troppo spinose anche per il semplice Angelo Citati. Primo errore.
Ma torniamo al perdono concessomi “volentieri” a nome della FSSPX. Forse il povero don Citati non si rende conto della mostruosità che ha graziosamente enunciato: chi la pensa diversamente da lui e dalla Fraternità San Pio X ha bisogno di essere perdonato. Ma lei e la FSSPX, don Citati, chi cacchio credete di essere? La quarta persona della quaternità? Guardi che, come tutti gli uomini, anche io ho bisogno di essere perdonato solo se la penso diversamente da Nostro Signore: non se dissento da lei, da don Marco Nely, da monsignor Bernard Fellay e tanto meno da Bergoglio che vi attende a braccia aperte. Forse non se ne rende conto, ma lei ha trasformato in peccato una legittima differenza di opinione rispetto alla sua. Ne provo pena, e non ne sono per nulla felice, perché non si trova sulla soglia dell’attitudine totalitaria, ma c’è già dentro con tutti e due i piedi. Evidentemente, il morbo della misericordia bergogliana, checché ne dica nel suo articolo, ha già fatto il lavoro che doveva.
Ma, a beneficio dei lettori, torniamo all’inizio illustrando brevemente l’iter tribolato dell’articolo di don Citati: prima pubblicato sul sito della FSSPX, poi tolto dal sito della FSSPX perché aveva fatto imbufalire alcuni membri della FSSPX, e poi rimesso sul sito della FSSPX per esplicito imprimatur di don Marco Nely, proconsole di monsignor Fellay nel distretto italiano fino ad accordo ratificato. Dunque, pur redatta da un giovane virgulto così sprovveduto e neanche tanto simpatico, l’opinione di don Citati è quella della Fraternità. E, per questo, merita qualche puntualizzazione che, altrimenti, mi sarei risparmiato.
Per completezza di informazione, ritengo di non violare privacy alcuna, se dico che alle 16.47 di sabato 21 gennaio ho ricevuto una e-mail nella quale il succitato don Citati mi avvisava di aver pubblicato l’articolo in questione assicurandomi comunque tutta la sua stima, la totale assenza di intento polemico, eccetera eccetera. Secondo errore.
Non c’è atteggiamento capace di dare i conati al mio stomaco di vecchio professionista come quello di chi ti tira una sassata e poi ti avvisa. Il solito malcostume dell’attacco pubblico e delle scuse private. Quando si inizia una polemica, le persone perbene hanno una duplice possibilità: chiamano l’interessato prima di scrivere con l’intento di chiarirsi, oppure non dicono nulla, qualsiasi cosa possa avvenire in seguito. Chi scrive giustificandosi dopo aver lanciato il sasso lo fa per due possibili motivi: è scarsamente dotato di virilità e cerca di mettersi in qualche modo al riparo da eventuali reazioni, oppure è il solito furbetto del quartierino, in questo caso del distrettino, che pensa di averla fatta franca con un assegno postdatato sperando nessuno si accorga che è scoperto.
E adesso alcune considerazioni sull’articolo di don Citati, che rispecchia il pensiero ufficiale della Fraternità Sacerdotale San Pio X. Ma non prima di aver precisato che non ho nulla da rettificare nei passaggi del mio scritto precedente, così urticanti per tanti palati fini: non mi sono espresso male, non sono stato frainteso e non volevo dire altro. In un mondo dove tutti si affrettano a ritrattare anche l’opinione su un gol in fuorigioco, si apprezzi almeno questa franchezza.
Dunque, secondo don Citati e secondo la FSSPX, quello che si appresta ad andare in scena, non sarebbe un “accordo”, ma un riconoscimento canonico unilaterale senza controparte dottrinale. Ho spiegato più volte che è proprio questo “senza controparte dottrinale” a sancire definitivamente l’irrilevanza della dottrina con la complicità della FSSPX.
Ma non è questo il punto: ci stiamo prendendo per il sedere, don Citati? Terzo errore. Quando mai un atto “unilaterale” di simile portata viene compiuto senza l’accordo della parte destinataria del provvedimento? Bergoglio, spietato ed efficientissimo uomo di potere, e la macchina curiale plasmata a sua immagine e somiglianza rischierebbero di sentirsi dire da monsignor Fellay “Grazie preferisco di no, non ballo l’accordo col casquè” e di rimanere con le pive nel sacco? Tant’è vero che mai come di questi tempi le profane stanze di Santa Marta sono frequentate, in chiaro e in criptato, dai vertici e dagli emissari della FSSPX. Mi dica don Citati: lo hanno fatto per bere un fernandito in compagnia o per concordare le mosse prossime venture?
Veniamo poi all’elenco delle gentili dichiarazioni di monsignor Lefebvre su Roma redatto dal solerte don Citati in nome e per conto della FSSPX. Quarto errore. Come molti hanno già notato, il nostro baldo scrittore mostra di essere poco preparato o di avere una mente preoccupantemente selettiva per un giovane della sua età. Forse questo sacerdote conosce male la storia dell’istituto di cui fa parte perché, a proposito dei rapporti della Fraternità di monsignor Lefebvre con Roma, mostra decine di lacune e una vera e propria voragine. Eppure, per evitare figuracce, bastava consultare Wikipedia, che recita così: “Nonostante un’ammonizione formale (17 giugno), il 30 giugno 1988 Lefebvre ordinava quattro vescovi (uno in più di quanto aveva annunciato in precedenza) e compiva così un atto scismatico (a norma del canone 751 del Codex iuris canonici), avendo egli apertamente rifiutato la sottomissione al Pontefice e la comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti. Di conseguenza sia Lefebvre, sia i vescovi da lui consacrati incorrevano ipso facto (cioè con lo stesso porre in essere l’atto) nella scomunica latae sententiae (“sentenza già data”, ovvero vi si incorre per lo stesso fatto di porre il gesto) il cui scioglimento è riservato alla Sede Apostolica”.
Non male come atto di ossequio alla Roma apostata e modernista. E si badi bene che non sono certo io a ritenerlo un atto da biasimare. Anzi, penso che sia una di quelle scelte che, nel corso della storia, hanno contribuito a salvare la Chiesa e di cui a monsignor Lefebvre sarà reso merito. Ma tutto questo don Citati non lo sa. O, se lo sa, mostra di aver fatto propria l’attitudine totalitaria di modificare il passato per deformare a proprio piacimento il presente e il futuro, così ben descritta da George Orwell nel suo 1984. Ciò mi induce a pensare che l’opera di reinterpretazione del pensiero del fondatore sia già in atto anche nella FSSPX e dunque urga la rieducazione degli eventuali dissidenti. Perché è evidente che il povero don Citati non è stato mandato a convincere me, visto che non me ne può fregare di meno di quanto dice, ma i suoi confratelli poco convinti della piega presa in questi ultimi tempi dall’istituto. Con quale risultato, lo vedremo.
Per concludere, una considerazione sull’equivalenza truffaldina con cui si fa coincidere la Tradizione con la FSSPX, alimentata con sempre maggior vigore dalla Fraternità stessa. Quinto errore. In questo caso serve una breve ma intensa lezione di giornalismo, che potrebbe servire al baldo don Citati se mai dovesse tornare a imbracciare la penna, ma da vecchio professionista gli consiglierei di no.
Il 10 gennaio 1987, Leonardo Sciascia, uno dei maggiori galantuomini tra gli intellettuali italiani del Novecento, scrisse per il Corriere della Sera un articolo che si intitolava “I professionisti dell’antimafia”. Andando in perfetta solitudine contro il malcostume di un potere politico fondato su veri e presunti meriti nella lotta alla mafia diceva: “Sicché se ne può concludere che l’antimafia è stata allora strumento di una fazione, internamente al fascismo, per il raggiungimento di un potere incontrastato e incontrastabile. E incontrastabile non perché assiomaticamente incontrastabile era il regime o non solo: ma perché talmente innegabile appariva la restituzione all’ordine pubblico che il dissenso, per qualsiasi ragione e sotto qualsiasi forma, poteva essere facilmente etichettato come ‘mafioso’. Morale che possiamo estrarre, per così dire, dalla favola (documentatissima) che Duggan ci racconta. E da tener presente: l’antimafia come strumento di potere. Che può benissimo accadere anche in un sistema democratico, retorica aiutando e spirito critico mancando. E ne abbiamo qualche sintomo, qualche avvisaglia. Prendiamo, per esempio, un sindaco che per sentimento o per calcolo cominci ad esibirsi in interviste televisive e scolastiche, in convegni, conferenze e cortei come antimafioso: anche se dedicherà tutto il suo tempo a queste esibizioni e non ne troverà mai per occuparsi dei problemi del paese o della città che amministra (che sono tanti, in ogni paese, in ogni città: dall’acqua che manca all’immondizia che abbonda), si può considerare come in una botte di ferro. Magari qualcuno, molto timidamente, oserà rimproverargli lo scarso impegno amministrativo: e dal di fuori. Ma dal di dentro, nel consiglio comunale e nel suo partito, chi mai oserà promuovere un voto di sfiducia, un’azione che lo metta in minoranza e ne provochi la sostituzione? Può darsi che, alla fine, qualcuno ci sia: ma correndo il rischio di essere marchiato come mafioso, e con lui tutti quelli che lo seguiranno”.
La FSSPX ormai vive, anzi sopravvive, grazie a un meccanismo simile. Si è autoidentificata con la Tradizione e, di conseguenza, chiunque la critichi viene bollato come eresiarca antitradizionale. È vero che tale identificazione è avvenuta anche per oggettivi meriti storici, ma ciò non toglie che l’equivalenza sia falsa e sia sempre stata falsa. Chi critica la FSSPX critica soltanto la FSSPX e non attacca la Tradizione o la Chiesa cattolica. Per questo non ci si deve scandalizzare se qualcuno dice che non gliene può fregare di meno di quale strada prenda questa singola istituzione. Anzi, il concetto andrebbe ribadito per togliere alla FSSPX un monopolio che si è arrogata indebitamente trasformandolo in puro strumento di potere.
Ora, presentandosi come depositari unici del marchio tradizionale, Fellay&C trovano in Bergoglio l’interlocutore perfetto per far fruttare una tale rendita. Omaggiano il sovrano, ne riconoscono la perfida signoria e lui concede un feudo persino ai bislacchi nostalgici della Messa in latino con la possibilità di farci quello che vogliono. Basta che gli garantiscano l’ordine, la disciplina e il riconoscimento della supremazia. Dal canto loro, i bislacchi nostalgici della Messa in latino spacceranno l’obiettivo raggiunto come la dimostrazione che la Chiesa sta finalmente guarendo, anzi è ormai guarita perché ha accolto anche loro. Quindi, basta mugugni perché il sovrano va lasciato in pace. Diranno che ci si può rilassare, che non è più necessario mettere le sentinelle a difesa della fede e, in pochi anni, finiranno a celebrare la messa nuova in sostituzione dei parroci in vacanza alle Maldive: meglio noi, spiegheranno con sussiego agli eventuali dubbiosi, piuttosto che le ministre straordinarie dell’Eucaristia.
Alcuni osservatori sostengono che, tempo tre mesi dall’accordo o riconoscimento unilaterale che dir si voglia, anche la FSSPX verrà commissariata, come è accaduto ad altri istituti. Ma si sbagliano, la FSSPX è già commissariata dal più inflessibile dei kommissari: il suo superiore generale, chiunque sia, se non si inverte la rotta.
Sia lodato Gesù Cristo
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Ringrazio l’amico Alessandro che, in fondo al primo capoverso, mi passa il perdono che gli è stato concesso. Il pensiero è cortese, però – e così chiudiamo il giro – prendo il perdono e lo rispedisco al perdonante; neanch’io ne sento il bisogno, avendo pubblicato articoli che esprimono legittime opinioni che, tra l’altro, condivido pienamente.
Paolo Deotto
Capisco l’incazzatura del Dott. Gnocchi dopo un “attacco” del genere, ma conoscendo di persona Don Angelo Citati mi creda che non è la persona “altezzosa” che lei descrive, l’articolo pare evidente sia stato “commissionato” dai piani alti al più giovane ed inesperto appena entrato ad Albano per far capire e preparare i fedeli che sono vicini all’accordo e chi è contrario è bollato come sedevacantista ed eretico (e quindi merita l’inferno…).
Perché l’articolo non l’ha scritto come di solito Don Mauro Tranquillo, Don Chad Kinney o Don Luigi Moncalero?
Forse dopo la “brutta esperienza” con Socci hanno preferito farsi i fatti loro?….Vedremo….
Io sto pensando un’altra cosa,al di là’ delle nostre diatribe,utili a comprendere il Dramma che stiamo vivendo come Cristiani e cioe’ l’astuzia bergogliana,che sta riuscendo a seminare lo scompiglio nel campo dei suoi avversari!
Una buona riflessione, finalmente
@ Lucius
Astuzia bergogliana? Ma se stanno facendo tutto da soli! E’ anzi oggettivamente encomiabile e da incentivare il loro sforzo di arrivare ad ottenere un riconoscimento formale da parte del loro papa, non adoperarsi in tal senso significherebbe essere scismatici ed eretici a pochi dall’apostasia, ammesso che Magistero, Dottrina e Tradizione bimillenari della Chiesa abbiano ancora valore, si intende!
Alessandro,nel senso che quello ha buttato l’amo con l’esca appetitosa,aspettando che il pesce abbocchi;speriamo che sappia vendere cara la sua ,come dire? p e l l e.C’e’ da sperare questo,ma soprattutto che lo SPIRITO SANTO illumini le nostre menti.
caro sig. Lucius,
cerchiamo di ragionare: se il papa, nonostante i tuoi(tu generico) capricci, si mostra disponibile a tenderti la mano e tu non l’afferri, stai rifiutando il papa e sei di fatto scismatico così come 2+2=4. La vera questione è: Bergoglio e i suoi predecessori conciliari, almeno fino a Montini compreso, sono mai stati papi? Può una retta coscienza portare un cattolico a rifiutare di sottomettersi di fatto all’autorità del Vicario di Cristo?
L’ultima spina nel fianco dei modernisti era la FSSPX, la comunità tradizionalista più grossa al mondo, distrutta quella non sentiranno più parlare di “critiche al Concilio e al Papa” visto che le piccole realtà sede-privazioniste-vacantiste non contano nulla nel contesto comune..
Lucius: “Io sto pensando […] all’astuzia bergogliana che sta riuscendo a
………….seminare lo scompiglio nel campo dei suoi avversari!”…………….
E allora?
Il male è – per sua natura e scopo – funzionalmente SELETTIVO: ci sarà, purtroppo, chi cederà alle sue lusinghe, come cedettero Eva ed Adamo. Al di là del gridare l’avvertimento che il personaggio con cui la FSSPX sta trattando è il vicario di satana – e NON il Vicario di Cristo! – cosa posso io fare per salvare i miei confratelli?
Cosa può fare Lei, fratello Lucius? Vorrebbe forse che il male si convertisse al Bene? O vorrebbe, forse, che il male smettesse di fare il suo mestiere, annullando, in tal modo, il nostro Libero Arbitrio grazie al quale possiamo accedere al Paradiso?
Noi abbiamo il preciso DOVERE di gridare la Verità: lo stesso dovere che ha la Chiesa che – ahinoi! – preferisce ignorare con il Suo VILE silenzio di tomba. Oltre a questo dovere, a noi NON è dato andare!
Al di la di tutto, bel modo di rivolgersi a un Sacerdote…complimenti, anche a chi gli da eco!!
Pur concordando sui toni inopportuni, non ce la sentiamo ci prenderci i suoi “complimenti” per aver messo online l’articolo. La questione è dal primo giorno online su Radio Spada, non riprendere la replica di Gnocchi sarebbe stato scorretto. Riprendere non significa appoggiare e vale ancora di più nel contesto eterogeneo delle posizioni presenti in RS.
bene, ottimo, finalmente chiaro chiaro alla FSSPX quello che è della FSSPX, con buona pace degli arrampicatori sugli specchi, dei ‘resistenti’, cioè, che nello stesso tempo ‘riconoscono’…e vogliono ‘essere riconosciuti’!
“La forma è sempre sostanza” (Alessandro Gnocchi)
Povero don Citati… Però Gnocchi ha ragione (anche se poteva essere un filino più morbido).
Per chi interessa, qui è una playlist di interessanti audio conferenze (e anche qualche video) del giornalista Gnocchi https://www.youtube.com/playlist?list=PL1jRS0SxL361tvwbOB6d0lnfRGsr7sd80
Gnocchi rinfaccia alla Fraternità di essersi identificata con la Tradizione e, al contempo, non vuol sentire parlare del Tradizione fuori della Fraternità (Schneider, Burke e gli altri). Se c’è una ragione al mondo per pensare, non dico: l’accordo, ma almeno la possibilità dell’accordo è proprio il fatto che dopo il SP la circonferenza della Tradizione ha iniziato a eccedere quella della FSSPX. Diceva uno Machiavelli che le repubbliche si fanno con gli amici (e in questo caso l’antimachiavellismo non è un argomento!).
Ora il vecchio Giornalista dovrebbe fornire ai suoi vecchi e nuovi lettori le coordinate precise della sua Chiesa, del suo Monastro, della sua Grotta, della sua Montagnola, o almeno della spoglia radura dell’attesa senza opere indicata nella sua precedente lettera “Fuori Moda”. Se non lo farà, sarà meglio non parlarne più.
E salute che risposta….Ottima ovviamente….
Concordo in toto con chi ha criticato il tono delle critiche di Gnocchi. Persona che stimavo moltissimo, ma che con questa risposta -così fuori dai toni di una normale controversia tra persone civili da obbligare a porsi delle domande – mi ha realmente deluso.
Tanta è la disparità di forma con lo scritto di Don Citati (che non conosco affatto) – che tra l’altro nella sua risposta aveva già smorzato i toni maggiormente polemici del primo intervento di Gnocchi – che si ha spontaneamente voglia di dargli ragione anche al di là del merito. Cosa che sarebbe senz’altro sbagliata, ma che è quanto meno significativa dalle differente abilità argomentativa.
Quello che Alberto definisce “toni smorzati” è in realtà ipocrisia clericale: un classico, di cui il povero Citati, essendo uno sprovveduto, non può essere ritenuto responsabile, o almeno molto meno dei suoi mandanti: che sono spregevoli, visto che non hanno neanche avuto il coraggio di firmare essi stessi questa lettera. Ma, d’altra parte, cosa ci vogliamo aspettare da chi sta per firmare, se non lo ha già fatto, l’accordo con Bergoglio?
Piena solidarietá al dott. Gnocchi.
I vertici della FSSPX sono caduti nel tranello così ben descritto da Solovev nel suo Anticristo.
Peggio per loro.
Enorme dispiacere per quei fedeli “renitenti” e neo scismatici e sedevacantisti – a giudizo del Kommisario Mons. Fellay – che dovranno cercare altrove la sana dottrina… Grandissima stima, solidarietà e vicinanza anche materiale, per quel che sarà possibile, verso quei sacerdoti che pur di non tradire lo spirito e l’opera del loro fondatore lasceranno la Neo-Fraternità della Casa Comune della Neo Chiesa del tiranno argentino.
Secondo me, è bene che ci sia un laico che dia un bel scossone ai capoccia della Fsspx. Gnocchi ha fatto bene, sono in pericolo i “resistenti” … accordati loro, rimarranno i sedevacantisti e gli accordisti, i quali non criticano il Vaticano. Se fate caso, anche il sito Fsspx ultimamente non espone più da qualche mese, argomenti critici contro la gerarchia Ecclesiale. Sembra più un sito di parrocchia. Questo modo di scrivere di Gnocchi è schietto e privo dei minuetti e giri di danza che vengono usati quando ci si rivolge a dei consacrati. In questo frangente pericoloso per i “resistenti” (la Fsspx non incarnerà la Tradizione della Chiesa, ma i Resistenti sì!… Penso siano gli unici, e unici ad essere preparatissimi da 40 anni di carisma così specifico e speciale) un pò di “virilità” come lui la definisce, secondo me, può aiutare a provocare più reazione da parte dei sacerdoti della Fraternità stessa, che al contrario, dei vertici, non sono propensi all’accordo … e comunque Gnocchi è pur sempre un giornalista. Anche l’articolo di risposta di don Citati (o chi per lui) non era molto delicato…Gnocchi fa il suo lavoro anche in questo. Come lui giustamente descrive all’inizio.
Mentre noi litighiamo,la barca di Pietro(per modo di dire),va a fondo e satana se la ride.Secondo me,si deve,usare la testa,ma anche pregare e tanto perché’ Dio raddrizzi chi sta al timone di essa(non può Egli fare tutto è solo il bene?).Nel caso contrario,poiche’rispetta la nostra libertà,per non fare affondarla,non potra’Egli dare un calcio in quella parte dove si fanno le punture e buttarlo fuori?Si,proprio a lui,a F1.Cristo regni!
Al dott. Gnocchi consiglierei oltre ad un notevole bagno di umiltà (l’essere un giornalista sulla soglia dei “sessanta” non lo rende depositario di alcunchè che non sia un orgoglio evidentemente spropositato) anche una rilettura del Catechismo Maggiore di San Pio X a riguardo del tono che un fedele deve avere nei confronti di un sacerdote (ed anticipo che no, non ci sono postille riguardo una presunta discrezionalità da applicarsi caso per caso). Est modus in rebus.
Caro Francesco, proprio Bergoglio e i suoi predecessori (a partire da Roncalli….) hanno voluto questo rapporto “easy” tra preti e fedeli….lei entra in una chiesa sente ancora dare qualcuno del “lei” dai parrocchiani al reverendo hippie-radical chic?
Riguardo il “bagno d’umiltà” dovrebbero farlo anche certi presunti preti tradizionalisti (non parlo di Don Citati) che si divertono a postare la sfilata dei loro paramenti preziosi su facebook e sfilano davanti al fotografo durante le celebrazioni….poi sputano sulla FSSPX e parlano bene dell’Amoris Laetizia….viva la coerenza!
un grandissimo mah su questo Incazzarticolo di Alessandro Gnocchi … boh 🙂
Scusate la lunghezza ma visto che ho postato questo stesso post sul blog Vigiliae Alexandrinae dove con lo stesso stile di don Citati si affibbiano epiteti di malinconici e nemici della Chiesa a chi non concorda col nuovo corso della fsspx, e il cui autore, Sandri, ha scritto qui e altri commentatori più o meno sulla stessa falsa riga volevo dare risposta a certe esternazioni. Don Angelo si è meritato la risposta che ha cercato, un insulto educato e mieloso ammantato di saccenza rimane sempre un insulto, e Gnocchi ha risposto difendendo la sua dignità come in un normale agone dialettico riducendo alla realtà chi umile non è stato. Per il resto ha perfettamente ragione Gnocchi, non esistevano presupposti nel 1988 per dire che si stesse tornando alla normalità né tantomeno ora, poiché un ritorno alla Tradizione deve venire dalla testa non da gruppi ecclesiali seppur numerosi, e dalla testa discende la dottrina non dalla prassi. Gli unici malinconici sono coloro che vorrebbero l’abbraccio di Roma che denigrano chi usa argomenti contrari senza entrare nel merito e senza fornire argomenti teologici e magisteriali , senza parlare dello snaturamento dell’opera di Mons. Lefebvre (questa sì opera della Provvidenza). Malinconici perché stanchi di lottare sentirsi fuori dal giro che conta e finalmente dopo anni di esilio sentirsi accolti e accettati e così appuntarsi una medaglia al petto a scapito della integrità della verità e della salvezza per le anime che ne consegue. Malinconici quindi che non credono più nello stato di necessità, oggi ancora più pressante, che non credono più di non essere mai stati fuori da nulla e che non debbano rientrare in nulla, stante il perdurante stato si necessità, che non credono più che i sacramenti siano e sono sempre stati validi senza alcun bisogno di autorizzazioni o concessioni . Malinconici che avrebbero voluto, fatte le dovute distinzioni storiche , che un Sant’Atanasio (un altro malinconico secondo costoro) avesse preferito accettare l’abbraccio anche qui pratico e misericordioso della satanica ambiguità semiariana (e la messa e i sacramenti neanche erano cambiati! ) piuttosto che prendere 5 esilii e quasi altrettante scomuniche per salvare la fede (e chi lo invitava a “rientrare” al suo diniego lo insultavano dicendogli che non aveva fede e fiducia nella Provvidenza) dicendo “voi avete le Chiese ma noi la fede”, che malinconico vero? E che malinconici I preti refrattari e i vandeani durante il terrore, bastava una formale accettazione di una costituzione!
Una volta Mons. Fellay ebbe a dire metaforicamente che la Fraternità andava paragonata alla fiamma pilota di un fornello..apparentemente è fuori dal fornello e dal fuoco che ne dovrebbe uscire perché non è essa stessa né il fuoco né il fornello ma sta lì apparentemente fuori pronta a conservare a costo di tutto la fiammella che accenderà il gas dal fornello che farà divampare il fuoco e il calore della fede dal fornello che rappresenta Roma:solo da lì verrà il gas. Quale pseudo ottimistica e irrealistica visione fa pensare che lo stato di necessità si sia attenuato e ora si possa entrare nel “fornello” senza aspettare il gas (ritorno del papà alla tradizione)? Con tutta la stima per lei ma la fsspx pensa che all’interno riuscirà a fare la controrivoluzione senza che la testa e la dottrina siano cambiatate e dopochè quella dottrina l’ha di fatto relegata in secondo piano in nome di un rientro che rientro non è?
Vorrei invitare Mons. Fellay a rileggere la lettera che Mons. Lefebvre scrisse ai futuri 4 vescovi, e quindi anche a lui, alla vigilia delle consacrazioni del 1988 di cui una copia è appesa nel priorato di Albano: in essa tra le bellissime e illuminanti righe di dottrina e fede campeggia proprio all’inizio questa frase ” Essendo che la sede di Pietro è occupata da degli anticristi..” che malinconico Mons. Lefebvre. Come direbbero i francesi à bon entendeur, salut !
Purtroppo per lui Gnocchi si limita a fare l’offeso e ad insultare.
Non vuole ( non può? ) entrare in merito alle argomentazioni della FSSPX …. la realtà è che Lefebvre DA BUON CATTOLICO non ha mai voluto la separazione ufficiale da Roma, ha sempre cercato con tutte le sue forze di evitare il distacco, non ha mai voluto creare una sua “chiesa” di puri e duri, la scomunica l’ha subita non certo cercata per se stessa, si sforzava di bloccare le tendenze scismatiche sapendo che inevitabilmente vengono fuori quando si è sulla linea di confine …
Mi dispiace molto che Gnocchi e Riscossa Cristiana abbiano preso questa deriva … francamente non si capisce da dove nasca tutto questo astio … e cecità alle osservazioni critiche portate razionalmente … provate a fare commenti favorevoli alla FSSPX o critici per Gnocchi e poi vedrete che fine fanno …
peccato …
Di nuovo con questa storia?
Lefebvre disse chiaramente che sarebbe tornato in comunione con Roma solo quando sarebbe tornata alla Tradizione e il Papa avesse rigettato gli errori conciliari, ci sono migliaia di video e interviste che lo dimostrano. Non aveva nessuna fretta e sotterfugio di fare “prelature personali” invenzione del Concilio Vaticano II!!!
Aridaje! Ancora con questa storia di chi vuol essere più lefebvreriano di Lefebvre!
X Alessandro: capisco che talvolta è facile non farsi capire … ma non ho il minimo dubbio che ci si salva essendo cattolici! La religione lefebvreriana non esiste. La mia era solo una replica per l’intervento di”mah”.
Qui si parla cosa aveva in mente Lefebvre per la sua Fraternità e il futuro della Chiesa, le sue dichiarazioni parlano chiaro, non ho tirato io fuori la storia di essere “puri e tradizionalisti al 100%”. Forse qualche altro reverendo sta “tirando per la tonaca” (cit.) Monsignore.
Se la casa brucia, non si sussurra ma si suona la sirena. Pazienza se qualcuno di sveglia di soprassalto o cade dal letto. Un nodoso vincastro laicale può servire a far capire che non ci sono (e ci saranno più) zone franche. 😉
É sempre una soddisfazione essere ripresi dal Reverendo Bellarmino e rispondere col proprio nome. Generalmente Vigiliae Alexandrinae non si produce in attacchi personali e anche in questo caso nessuno ha scritto che Alessandro Gnocchi è un “nemico della Chiesa”, anche se a molti potrebbe ormai sembrarlo. Il lungo post del Reverendo Bellarmino ha già avuto una risposta nel suddetto sito. É un pensiero ancora da sviluppare, ma dovrebbe essere espresso in maniera sufficientemente comprensibile: “Questo lungo intervento che ha il pregio della cortesia, si fonda su un semplice assunto: con l’uomo del peccato non si fanno accordi. Naturalmente Sant’Atanasio non fece accordi con ariani e semiariani e preferì la fede ai mattoni delle chiese, ma non cessò di orientarsi e di rivolgersi a Roma anche mentre vacillava e confondeva credi semiariani con Credi cattolici. Qualcuno contesta quest’ultimo punto, ma non è, in fondo, la cosa più importante, fondamentale è che Sant’Atanasio non cessò di orientarsi a Roma, come fece Monsignor Lefebvre e fa Monsignor Fellay. L’argomento dell'”uomo del peccato” su cui si fonda la Chiesa di Roma risale a Lutero che chiedeva ad Ambrosio Catarino “di ammettere che il Papa, che egli chiam[a] pietra, e coloro che, a lui soggetti nell’amministrazione visibile [sic!], sono edificati su questa pietra e sono chiamati Chiesa, peccano e hanno in qualche modo peccato” (WA 7, 709) oppure di dimostrare il contrario, “perché altrimenti saremo liberi di rifiutare e di giudicare gli statuti, i canoni e tutte le cose del Papa in quanto si sospetterà che esse provengano da Satana piuttosto che dallo Spirito Santo” (WA, 7, 713). É quasi banale chiosare che se si confonde la “pietra” con Bergoglio, si deve concludere che seguire il Papa può in alcuni casi portare all’inferno (per Lutero ciò accadeva da 1500 anni, ma la quantità non fa qui la differenza). Gnocchi definendo la chiesa guidata da Francesco “anticristica” accede alla logica di Lutero: la chiesa romana si fonda sull’uomo del peccato. La chiusura della precedente lettera “fuori moda” conferma la consequenzialità del ragionamento. Se la “pietra” non può essere il Papa, dobbiamo attendere la vera “pietra”: Cristo? La Grazia? La Provvidenza? Certamente la Chiesa cattolica è uscita dall’orizzonte”.
Veramente chi disubbidisce al Vicario di Cristo e dice che un Concilio e Magistero (encicliche successive a questo..) della Chiesa possono “emettere errori” perché “pastorali” (sic.) sono di fatto protestanti.
Accettare un Pontefice ed essere “una cum”, ma di fatto è come se non esistesse qual è il senso? Come qual è il senso di questo accordo con una persona che porta la statua di Lutero in Vaticano e accetta un libro di “Tesi” donato dalla comunità eretica luterana ed emette un francobollo in suo onore rivalutandolo e dimenticando l’anniversario di Fatima?
Chi dice che il Papa non è cattolico e quindi “ipso facto” smette di esserlo ha un’alta considerazione della Chiesa e del Papato, perché li considera PERFETTI da errori ed eresie perché fondati da Cristo stesso.
Molte volte con tutto il rispetto avete il prosciutto sugli e sulle orecchie…o fate finta di averli per non accettare la realtà.
Fatti in qua, ribalda Chiesa, fatti in qua ed ascolta quello che il Signore ti dice: Io ti avevo dato le belle vestimenta, e tu ne hai fatto idolo. I vasi desti alla superbia; i sacramenti alla simonia; nella lussuria sei fatta meretrice sfacciata; tu sei peggio che bestia; tu sei un mostro abominevole. Una volta ti vergognavi dei tuoi peccati, ma ora non più.
Così scriveva il domenicano Girolamo Savonarola, rivolgendosi ai Principi e al Papa.
http://opportuneimportune.blogspot.it/2017/01/non-voglio-cappelli-non-voglio-mitrie.html
E con ciò a cosa vuol alludere? Non mi risulta gli abbia mai dato dell’eretica, ad esempio, visto che lo Spirito di Verità continuamente l’assiste! Infallibilità non è impeccabilità!
“Il papa è ferro rotto e non si è tenuti ad obbedirgli, anatema a chi comanda contro la carità. […] Ogni cosa fanno contro la carità, si elegga al più presto il suo Successore che la barca di Pietro non può attendere”.
(sempre Savonarola)
Carissimo Alessandro,
non riesco a capirti: sei il più bergogliano degli antibergogliani… boh?!
Buonasera ma se questo accordo verra fatto, a chi rimarranno tutti i beni della “Fraternità”??? I sacerdoti che hanno dato la loro vita a questa istituzione e sobo contrari all’accordo, rimarranno in mezzo alla strada??? Se Fellay e company vogliono andare da El papa vadano pure ma lascino il malloppo… Altrimenti sarebbe un furto a tutti iniziando dai benefattori. Ora secondo me il tema è questo, vogliono andare ? Lo facciano ma si spoglino di ciò che non è loro.
Essere orientati a Roma non vuol dire accettare di contribuire indirettamente allo sfacelo. Ancora una volta Sandri et similia non hanno colto l’essenziale,siamo d’accordo che si deve stare orientati a Roma (cosa che nessuno ha mai discusso) ma che non si può obbedire per il momento, fino a che Roma non torna sinceramente sui suoi passi. E per Roma si intende il papa non qualche cardinale o comunità diocesane disperse seppur numerose (la Tradizione che si sarebbe estesa in questi anni ma rifiutata dall’Autorità, l’unica deputata a questo, la Pietra.. Mah che ingenuità) . La fondazione della fsspx È una posizione pratica che ha basi dottrinali, perché dottrinale è il problema, e dottrinale dovrebbe essere la risposta dei qualunquuisti alla Sandri per i quali no accordo=sede vacante. E nessun principio dottrinale né magisteriali né nessun esempio di Santità da Attanasio (ORIENTATO A ROMA SÌ MA SENZA CEDERE E ASPETTANDO LA CONVERSIONE DI ROMA) in giù dimostra la legittimità Questa era la posizione di monsignore, se non si accetta tutto il magistero precedente siamo di fronte a due religioni differenti (conferenza di Mons. Lefebvre “nuovo CJC =NUOVA RELIGIONE) e non si può stare con chi pur avendo piena autorità consapevolente o meno lavora contro Cristo. Senza garanzie di un sincero ritorno non si può fare niente ma aspettare e pregare. Ripeto: le consacrazioni del 1988 sono state inutili? A che pro dunque tutto il sacrificio di Mons. Lefebvre se addirittura il protocollo del 1988 era più accettabile di quello de El Papa? E la lettera ai futuri vescovi? Lo stato di necessità si è attenuato? Dove sono le garanzie dottrinali di un vero ritorno alla Tradizione?
“Non possiamo negare la realtà in nome della fede” (Mons. Fellay)
Ma chi è caspita è lei per giudicare la prima Sede, dovrebbe avvenire il contrario! Guardi che non è il Vicario di Cristo ad aver bisogno di lei bensì lei ad aver bisogno del Vicario di Cristo. Queste amenità possono fuoriuscire soltanto da chi ha perso la bussola oltre che la Fede! E’ il “riconoscere & resistere, bellezza!
Alessandro,
ci vuol spiegare una volta per tutte qual è la sua posizione?
Gli altri partecipanti al dibattito forse la conoscono, ma io no; e dai suoi interventi, sempre contro tutto e tutti, e spesso – almeno in apparenza – contradditori gli uni con gli altri, non riesco a immaginarla.
Qui, per esempio, sostiene, come farebbe un qualsiasi vescovo o prete o fedele bergoliano (e, aggiungo, buon cattolico preconciliare) che la prima Sede non può essere giudicata.
Ma siccome non mi pare che lei sia un bergogliano di ferro, qual è la sua posizione? Che Bergoglio (e prima di lui tutti i papi conciliari) non sono papi? E non le sembra che questo sia un modo di giudicare la prima sede?
La situazione in cui si dibatte la Chiesa cattolica è tragica ed estremamente complessa, proprio perché sembra (e sottolineo sembra) essere venuta meno la promessa di Cristo. Non mi pare che si possa risolvere con opinioni tranchant.
Detto questo, totalmente d’accordo con Lucius quando sottolinea che tutto questo fa solo il gioco di Bergoglio. Che sia o meno stato Bergoglio così intelligente da provocarlo (un po’ ne dubito) o gli altri così ingenui da cadere nella trappola, o da scavarsela da soli.
Mi son posto la stessa domanda più su…
Si può sostenere che 2+2 uguale a 4, anche dicendo 2+2 NON uguale a 5!
Intelligenti pauca, sig. Alberto….
O ancora meglio: anche dicendo che 2+2 NON uguale a NON 4!
“Non possiamo negare la realtà in nome della fede” (Mons. Fellay)”
ma in in che fantomatico mondo le esigenze della Fede entrerebbero in contrasto con la realtà, di che “fede” si sta parlando, o meglio ancora: si può dire che abbia ancora la Fede chi si esprime in tal modo?
Il Reverendo Bellarmino confonde le carte o interlocutore. Non ricordo di avere mai scritto che “no accordo = sede vacante”. Semmai ho contestato che “accordo = sequela dell’anticristo” come il Reverendo et similia ripetono con cinquecentesca ostinazione. Il qualunquismo poi è tutto suo, nonostante la maschera purpurea.
Postilla: se non fosse per l’amico Corrado Grassi e me, sembrerebbe un carnevale barocco con tanto di Baronio, Bellarmino e perfino un Ulisse!
E chi più esperto di Lei, quando si parla di carnevale?
C’è di peggio.
Gira e rigira parla e riparla scrivi e riscrivi, ma siamo sempre lì: Bergoglio ( e suoi consimili) è papa o non è papa?
-Se sì, battiamogli le mani: dio è in progress e ora ha la faccia imbergogliata…
-Se no, mandiamolo a c.re e smettiamola di parlare ed arrabbiarci per causa sua.
-Se sì, ma però…siamo noi stessi in torto: non si può essere e non essere allo stesso tempo, e quindi siamo fuori (ortodossia) anche noi….
Detto in quattro parole.
Non fanno piacere i toni con cui si rivolge ad un sacerdote, almeno non fanno piacere a me.
Ma le osservazioni di Gnocchi, sono condivisibili.
Soprattutto quando si riferisce alla Fraternità al suo non essere la unica depositaria della Tradizione.
Ad Alesandro Gnocchi.
Caro Alessandro Gnocchi, rilegendo la sua contro risposta a don Citati, ho scorto l’ombra di quel laicismo che lei combatte da tempo, specialmente quando dice a don Citati di togliersi la talare per poter entrare in una discussione, come se lei non sapesse meglio di me che un sacerdote è tale in eterno con talare o senza talare. Don Citati è e rimane sacerdote anche se si toglie la talare. Poi altra avvisaglia di pensiero laicista è quando lei dice che non gliene frega nulla di cosa dice don Citati e nel suo primo scritto quando dice che se ne fraga della fine che farà la FSSPX, probabilmente sbaglio, ma mi par di leggere fra le righe: io non hoi bisogno di buoni sacerdoti, faccio da me! Oppure lei ha la fortuna di frequentare gli unici bravi sacerdoti che hanno tagliato i ponti con Roma, che non cedono a “compromessi”, che non accettano nulla delle devianze moderniste, tanto meno la nuova liturgia, che non prendono stipendio, che se chiamati dal Papa non odono, che se commissariati se ne fregano e vanno avanti per la loro retta strada intrepidi. Perchè vede Alessandro, io posso capire che uno è arrabbiato per come va la Chiesa oggi, ma non è che se la può prendere con quelli che da 46 anni sono ai margini della strada a beccarsi scomuniche, sospensioni a divinis, porte in faccia, che non sono stipendiati, che corrono a destra e manca per portare i sacramenti, che si sorbiscono da decenni le lamentele dei nemici e quelle degli amici, qualsiasi cosa facciano. Non si fanno processi alle intenzioni, perchè io che frequento la FSSPX da 25 anni non ho mai sentito dire da nessun sacerdote che la FSSPX è la Chiesa o è l’unica depositaria della tradizione, anzi ho sempre sentito il contrario, che la FSSPX non è la Chiesa, semai è al servizio della Chiesa e del buon Dio. Allora uno può benissimo disinteressarsi alla FSSPX (ma questo non mi pare il suo caso visto che chi è disinteressato non ne parla), ma non mi si faccia credere che ci siano in giro chissà quanti e quali altri baldi guerrieri che lottano per il bene delle anime e la gloria di Dio, perchè io non ne vedo molti, al massimo vedo dei confusi, che in ossequio ad un obbedienza che ritengo piuttosto trinaricciutica, hanno ridotto la tradizione a qualche orpello vintage e poi nel concreto accettano tutto, anche la messa nuova. Oppure dei deboli (il coraggio non si da da se), che fanno ciò che possono per il bene della nime, ,ma non hanno il coraggio di fare quel passo in più (rifiutarsi di dare alle anime una messa che non è più il sacrificio).Allora se lei è convinto che la FSSPX, oggi come oggi, non sia quel salvagente lanciato da Dio nella nostra nefasta epoca, mi può elencare gli altri gruppi o singoli che più convenientemente è meglio frequentare? I FFI? quelli dell’Ecclesia Dei? Qualche singolo sacerdote nascosto? i sedevacantisti? Mi vien da pensare che per alcuni arrabbiati (in generale) sia intollerabile vedere mons Fellay (che non è a capo dei sedevacantisti) recarsi a Roma, perchè chiamato, mentre sia tollerabilissimo vedere gruppi sacerdotali o religiosi che o non sono mai entrati in guerra o hanno abbandonato il campo di battaglia da anni, vivere al calduccio facendo quello che l’autorità comanda ( o addirittuara che nemmeno comanda) anche ciò che è dannoso alle anime (messa nuova). Mons. fellay non può parlare con il Papa e prendere in considerazione le sue proposte, mentre gli altri sono bravi ed obbedienti proprio perchè fanno questo da sempre? I 4 cardinali e vescovi che hanno messo i loro dubbia per iscritto sono eroi (come se l’unico problema fosse Amoris Letitia), mentre mons. Fellay che dirige la FSSPX da 17 anni è un trufaldino e chi lo ha eletto un fesso? Oppure mi vien da pensare che il laicismo ci ha tutti un po’ infettati, e ci fa pensare che si può combattere anche senza buoni sacerdoti al fianco, senza ricevere i sacramenti, la buona dottrina, una buona direzione spirituale. Io caro Alessandro la leggo da sempre con grande gusto e stima, e l’ho conosciuta proprio tramite le conferenze indette dalla FSSPX, anch’io sono una fans di Guarreschi quanto lei, sono stata tentata di capire in un certo senso la sua arrabiatura, perchè la sittuazione nella Chiesa è talmente grave e drammatica che credo ci confonda tutti e ci faccia traballare ogni qualvolta ci pare che il Nemico stia sferzando un altro copo mortale alla Fede, alle anime. La capisco, ma mi rammarico dei toni da lei usati, perchè, non me ne voglia, a volte mi sono parsi gridi sessantottini: la Fede è mia e me la gestisco io, i sacerdoti faccian quel che vogliono e dican quel che vogliono, io me ne frego! la saluto e affidiamoci al buon Dio e…..ai buoni sacerdoti ovunque essi siano, inestimabile tesoro da custodire piuttosto che da criticare (nonostante i limiti umani di cui tutti siamo portatori).
Concordo senza riserve sul fatto che Gnocchi non avrebbe mai dovuto impiegare questi toni inaccettabili.
Si argomenta e si resta nei limiti della continenza.
Ciò detto, con molta maggior raffinatezza – checché se ne dica – e con una supponenza di assoluta levatura, a dispetto dell’età e della sua presunta inesperienza, don Citati si è impancato non solo al di sopra di Gnocchi, e passi, ma anche dei suoi confratelli italiani.
Gnocchi è uscito dai gangheri e, che gli piaccia o meno, proprio per questa ragione ne esce con le ossa rotte.
I confratelli lefebvriani, invece, sono stati in tutta evidenza superati dal giovane reverendo, nello zelo e nel web, con l’appoggio di superiori che coltivano un senso machiavellico della gerarchia, e che anziché seguire le vie “canoniche” hanno benedetto lo zelante ed ambizioso Carneade-don Citati, lanciandolo all’attacco.
A volte capita – non di rado in effetti – che gli ultimi arrivati (o giù di lì) vogliano dimostrare di avere diritto al primo posto in prima linea e che i capi, volendo godersi le retrovie, mandino avanti gli ultimi (che, fra parentesi, difficilmente saranno mai i primi, non essendo gli ultimi in senso evangelico).
Se Gnocchi avesse risposto con più testa e meno rabbia, anziché come ha fatto, sarebbe tutto un altro paio di maniche.
Ma ormai la frittata è fatta e don Citati salirà nelle quotazioni accordiste, mentre i superiori non avranno affatto bisogno di fare un passo indietro. Anzi.
Resta, venendo brevissimamente agli argomenti con cui don Citati ha mutilato mons. Lefebvre, evocando, ma al contempo omettendo – e snaturandone, con la sua sintesi, il senso – passi durissimi del vescovo ribelle, che questi stessi passi, appunto, non sono per nulla al di sotto della soglia di virulenza del primo articolo di Gnocchi.
Mentre i travisamenti di don Citati, di contro, sono la cartina tornasole di un senso deformante delle cose, che Mons. Lefebvre, nonostante le sue indubbie oscillazioni, non coltivò mai.
Il Mons. Lefebvre della storia non è quello di cui parla don Citati.
Ci sarà tempo per riparlarne.
Intanto prosegue la politica di Mons. Fellay, di don Nelly e dei vari don Citati…
Citati ma non citandi.