di Isidoro D’Anna
Due siti internet cattolici hanno pubblicato, di recente, un paio di articoli sul piacere sensuale nella vita matrimoniale. Entrambi gli articoli sottolineano, giustamente, come il piacere tra i coniugi sia lecito, sempre che non vada contro il bene della famiglia e dei figli.
Nulla di nuovo in questo, perché già San Paolo parla di come gli sposi possono unirsi quando in loro arde il desiderio sensuale (1 Cor 7, 1-8). Aggiunge tuttavia: «Questo però vi dico per concessione, non per comando» (v. 6). Quindi riguardo al matrimonio non dovremmo mai parlare solo del piacere sensuale, che è una concessione, ma anche e soprattutto di una via più elevata nell’amore tra gli sposi. Altrimenti, rischiamo di presentare una visione a senso unico e incompleta.
Per esempio, in uno dei due articoli si legge: «La castità prematrimoniale è la capacità di rimaner fedeli al proprio marito e alla propria moglie ancor prima di conoscerli».
In realtà, prima del fidanzato o della fidanzata, che saranno lo sposo o la sposa, viene Dio, che ha creato entrambi ed è il loro Fine supremo. La castità prematrimoniale è quindi la capacità di rimanere fedeli innanzitutto a Dio, adorandolo, pregandolo e servendolo in ogni momento insieme alla persona umana che si ha accanto.
Dio ha per i fidanzati un progetto meraviglioso, proteso verso l’eternità e l’infinito, e questo progetto non si limita quindi al solo aspetto umano. Ciò può essere scontato per i cari autori dell’articolo, ma è bene metterlo in evidenza. Dobbiamo sempre mettere in evidenza Dio per primo, perché solo così possiamo prenderci veramente cura di noi stessi e degli altri. È nel Signore che troviamo il nostro Sommo Bene e l’ispirazione per ogni premura. Proprio partendo da Dio e non dall’uomo, gli sposi possono riuscire a elevarsi nell’amore, anche al di sopra del piacere sensuale, che rimane comunque lecito tra di loro.
Più grande di un amore che non sa fare a meno della sensualità, c’è un amore che la supera con la finezza dei sentimenti verso Dio e tra gli sposi. Come insegna San Filippo Neri (1515-1595), il grande sacerdote educatore dei giovani, «la devozione al Santissimo Sacramento e la devozione alla Vergine sono, non il migliore, ma l’unico mezzo per conservare la purezza». Quindi la purezza si assicura, si fortifica e cresce di pari passo con la devozione al Santissimo Sacramento e alla Vergine Maria, nostra Madre, anche onorata con il titolo di Madre della purezza.
E con la devozione verso il Signore sacramentato e la Madre di Dio e nostra, nasce una devozione più pura e più bella dello sposo verso la sposa, e viceversa. Una devozione fatta di sentimenti e atteggiamenti come il rispetto, l’ammirazione, la tenerezza, la delicatezza, l’innocente allegria, la dedizione senza limiti e non ultimo un profondo senso di riverenza. Anche la procreazione e il bene dei figli, in particolare la loro innocenza e la loro santificazione, vengono allora visti in una luce nuova.
Il modello più esemplare che conosciamo per un amore così grande e fine sono i genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino, Louis e Marie-Azélie Martin, di cui la Santa carmelitana diceva che erano «più degni del Cielo che della terra». E non è un caso che da santi genitori nascano figli che si faranno santi!
Comunque, questo livello diremmo soprannaturale dell’amore tra gli sposi è una raccomandazione tradizionale della Chiesa. Possiamo per esempio leggere ciò che scrive San Francesco di Sales nella sua celebre opera Filotea:
Non è mai permesso prendere piaceri impudichi dai nostri corpi, poco importa in che modo. Li legittima soltanto il Matrimonio che, con la sua santità, compensa il discredito insito nel piacere. Anche nel Matrimonio bisogna avere cura che l’intenzione sia onesta, perché se ci dovesse essere qualche sconvenienza nel piacere che si prende, ci sia sempre l’onestà nell’intenzione che lo ha cercato.
Il cuore casto è come la madreperla, che può ricevere soltanto le gocce d’acqua che scendono dal cielo, giacché può accogliere soltanto i piaceri del Matrimonio, che viene dal cielo. Fuori da ciò non deve nemmeno tollerare il pensiero voluttuoso, volontario e prolungato.
Come primo grado in questa virtù, Filotea, guarda di non accogliere in te alcun genere di piacere inammissibile e proibito, quali sono tutti quelli che si prendono fuori del Matrimonio, o anche nel Matrimonio, se si prendono contro le regole del Matrimonio.
Come secondo grado, taglia, per quanto ti sarà possibile, anche i piaceri inutili e superflui, benché permessi e leciti.
Per il terzo, non legare il tuo affetto ai piaceri e alle soddisfazioni che sono comandati e prescritti; è vero che bisogna prendere i piaceri necessari, ossia quelli che sono legati al fine e alla natura stessa del santo Matrimonio, ma non per questo devi impegnare in essi il cuore e lo spirito.
Il primo grado di cui parla il Santo citato, di cui era nota la grande dolcezza, è la vita degli sposi che non sanno fare a meno della sensualità, ma la vivono in modo lecito. Cioè secondo natura e rispettando la loro vocazione alla procreazione. Il secondo grado nella purezza coniugale già ci mostra gli sposi che non prendono piaceri sensuali se non per la stretta utilità della procreazione. Nel grado più elevato, marito e moglie sono così puri e amorevoli che non danno importanza nemmeno a quei piaceri che possono ottenere dall’atto coniugale rivolto alla procreazione. Questo è una meraviglia e un trionfo dell’amore, di un amore che evoca l’adorazione di Dio e l’innocenza prima di ogni altra cosa.
Speriamo insomma con questa riflessione di far cosa gradita non solo ai lettori, ma anche agli autori degli articoli citati all’inizio.
Restiamo uniti e avanti sempre con Maria, nostra Madre, Regina e Condottiera!
Fonte: lucechesorge.org
Pienamente d’accordo sulla castità prematrimoniale con la persona che s’intende portare all’Altare ; se invece si è liberi da impegni e si hanno degli scivoloni con persone che s’intende portare altrove, non ne faccio un dramma, la Confessione esiste per questo.
“Il primo grado di cui parla il Santo citato, di cui era nota la grande dolcezza, è la vita degli sposi che non sanno fare a meno della sensualità, ma la vivono in modo lecito.”
Ecco, va bene così. Gli altri due “gradi” li lascio molto volentieri ad altri, da parte mia li trovo del tutto privi di senso. Con rispetto parlando.
Quanto alla “leicità” dei rapporti tra coniugi, non so bene da cosa sia determinata, ma se con questo s’intende qualcosa tipo :-Pronti, via! Hai a disposizioni dieci minuti in posizione regolamentare, con attenzione alle zone verdi, zone gialle e zone rosse.- allora metto questo concetto vicino ai due “gradi” sopra citati. Con lo stesso rispetto parlando.
Alessio, se nella lussuria / fornicazione vi sono le condizioni del peccato *capitale* (1. gravità, sempre, 2. consapevolezza, probabilissimo, 3. deliberato consenso, probabilissimo), e tu (tu generico, non tu Alessio) riconosci di aver peccato di lussuria / fornicazione, ottieni il perdono del Signore solo se è certa e salda la tua volontà di non ricaderci *mai più*, e se ti comporti in modo da evitare ogni ulteriore tentazione, non certo con un atteggiamento del tipo “se risuccede, poco male, mi riconfesso”. Altro che “non ne faccio un dramma”: È un dramma morale! Se sei in peccato mortale (e se non c’è pentimento autentico il peccato ti rimane addosso) vai dritto all’inferno.
Bubbole! La Confessione è valida anche “solo” con l’intenzione di crescere nella virtù, a prescindere poi dal risultato effettivo.
Posso pentirmi sinceramente della stessa cosa per mille volte e mille volte essere perdonato.
Alessio, non hai capito o mi sono spiegato male: non mi riferisco al risultato effettivo di non ricadere nel peccato. La confessione è valida se c’è intenzione *autentica* di non cadere mai più nell’odioso peccato che priva l’anima della visione eterna di Dio, e non vi può essere intenzione *autentica* se lo si considera “poca cosa” (evidentemente non si è consci della gravità di un peccato CAPITALE / MORTALE) e se non si è orripilati alla sola idea che ciò possa accadere di nuovo, rischiando ancora una volta di offendere Dio e di venire privati del Paradiso per l’eternità.
Senti Bunt… in casi come quello descritto uno si confessa con il pensiero :-Dio perdonami per non essere stato in grado, nella mia umana debolezza, di seguire la tua Legge. M’impegnerò, in futuro, di riuscire meglio-. Basta.
A dir il vero in questo caso come in parecchi altri.
E’ del tutto evidente che non posso avere il cuore spezzato per una cosa del genere, come se avessi investito un bambino sulle strisce.
Il pentimento è verso l’infrazione, non verso l’atto in sè, ed il dispiacere è ovviamente commisurato alla circostanza.
Dio non è una specie di vigile nascosto con l’autovelox dietro un cespuglio, pronto a massacrare chiunque con il minimo pretesto.
Senza contare, Bunt, che esiste anche il pentimento imperfetto, o attrizione, che anche se non cancella totalmente il peccato libera comunque dal pericolo dell’Inferno.
Questa circostanza può verificarsi sia per il timore dei castighi divini che per un senso di disgusto verso il peccato commesso, e questo è un classico caso salvifico per i non credenti.
Riassumendo, per andare all’inferno si deve :
– Per i credenti, commettere peccati mortali rifiutando ogni pentimento e non temendo alcuna conseguenza. In poche parole, sapere di commettere peccati mortali e fregarsene totalmente.
– Per i non credenti, agire in modo deliberato e continuativo contro la legge naturale, senza alcun ravvedimento.
In caso di qualche inesattezza, che la Redazione mi corregga.
Spero che il mio commento non sia stato censurato in quanto SOLAMENTE in disaccordo verso “i tre gradi”, soprattutto verso il secondo il il terzo (che a mio parere non hanno senso) e perchè critico verso il discorso della “leicità” dei rapporti.
nessuna censura, carissimo.
per il resto, è naturale che non tutti abbiano una medesima vocazione, anche all’interno delle “vocazioni” al matrimonio. sicuramente voler bene al coniuge al di là della possibilità di espressione fisica è una cosa preziosa, che è stata propria della coppia “per eccellenza”, ossia della Beata Vergine e di San Giuseppe. Sposi eccezionali in tutto, ma che gli sposi “più normali” si spera non cessino mai di prendere a modello.
Spiacente, ma la Coppia per Eccellenza può essere presa a modello solo in parte, dato che le Sue peculiari ed uniche caratteristiche non possono minimamente essere messe a confronto con quelle di nessun’altra coppia della Storia.
Quanto al voler bene al coniuge, ci si aspetta che sia un qualcosa che va al di là del semplice affetto, il quale si può benissimo nutrire anche per un fratello od una sorella.
Ci si aspetta che vi sia della passione, la quale se da un lato si estrinseca nel romanticismo comunemente inteso nell’altro si estrinseca fisicamente, senza troppi regolamenti di mezzo.
Il secondo “grado”, quello dei “piaceri sensuali se non per la stretta utilità della procreazione” è del tutto privo di senso, sia logico che pratico.
Il terzo (nonchè più elevato) secondo cui “marito e moglie sono così puri e amorevoli che non danno importanza nemmeno a quei piaceri che possono ottenere dall’atto coniugale rivolto alla procreazione”, perdonatemi, è davvero ridicolo.
Per il resto, nulla da eccepire all’edificante articolo.
pensiamo che il Sales intenda con “non dare importanza” quella che è l’indifferenza ignaziana nei confronti delle creature e delle cose sensibili. il che ovviamente non rende né le creature né le sensazioni una cosa cattiva o da evitare (in sé). semplicemente non bisogna, come si suol dire, “metterci il cuore sopra”, perché lo spirito occupa comunque un rango più alto rispetto alla materia (motivo per cui, venendo all’arcinoto esempio, gli angeli non sono sessuati).
ma comunque, ripetiamo, non vi è nessun obbligo di vivere il matrimonio a questo modo, se la coppia non se la sente, però al contempo non sono da ridicolizzare le coppie che lo vivono così.
Alla Redazione,
se si tratta solo di un semplice e bislacco (mi sia concesso, per favore) invito, allora non ho nulla da ribattere. Ma se si cerca di farlo passare per giusto invece sì.
E dall’articolo sembra più il secondo caso.
Immaginiamo che la Redazione di RS fosse tutta seduta ad un tavolo, con due uomini rispettivamente del “secondo” e “terzo tipo”, entrambi sposatisi a 25 anni, entrambi di 55 anni, entrambi con due figli.
Il primo direbbe :-In 30 anni di Matrimonio ho avuto “intimità” con mia moglie solo due volte.-, e il secondo :-Anch’io, e tutt’è due le volte ho fatto il possibile per non accorgermene.-.
Cosa risponderebbe a costoro, la Redazione? Che hanno fatto bene? Qualcosa tipo :-Bel colpo, avanti così!-.
Se per puro caso fossi seduto a quel tavolo anch’io, temo che interverrei con dell’ironia piuttosto pungente.
penso che ci siamo capiti. de hoc satis
“…sicuramente voler bene al coniuge al di là della possibilità di espressione fisica è una cosa preziosa…”
Sarà “cosa preziosa” ma serve a poco affinché un Matrimonio duri. L’etimo della parola “Matrimonio” ed il valore che ne dà il Santo coincidono, per cui “la donna si deve sposare non per altro motivo che per diventare madre” ma statene certi: se, per questo, si spengono i sensi tra i due coniugi, questi cercheranno di riaccenderli con altro partner ed, allora, addio Matrimonio.
Sarà che, da giovane, sono stato un birichino, ma io mi son sempre posto un dubbio: Platone, che consigliava il suo tipo di “amore”, parlava sul serio o per celia?
O un po’ “per non morir al primo incontro”, come la Madame di pucciniana memoria?
Sì, ed al pari della Butterfly, tutti ‘sti benpensanti la risolvono così:
“Mi metto là sul ciglio del colle e aspetto, aspetto…”
il giorno del Matrimonio, poi alla moglie diranno:
” io con sicura fede lo aspetto”
un figlio e poi…poi basta: ci attaccano un cartellino con su scritto: S.S.P.P (!!!)
quelli erano i càtari.
Esattamente!
E, considerato che quella dottrina fu anatemizzata, non anatemizziamo l’amore coniugale fine a se stesso…
era per dire che qui c’era scritto altro. perlomeno, io sono madrelingua italiana e non ho letto di “anatemi”.
A conferma che anch’io sono “di madrelingua italiana” desidero chiarire che la mia era una diafora in cui il secondo riferimento all’anatema è usato per marcare il concetto espresso dall’Autore, là dove ricorda i tre gradi esposti a Filotea: era un’esortazione rivolta sia all’Autore, sia ai commentatori “benpensanti”.
Signor Isidoro
Il suo libro ” La via della Purezza….” che,con molto piacere ho letto,mi e’ stata data possibilità di approfondimento per quanto riguarda il sacramento del matrimonio.
Io sono sposata da 49 anni.Sono tanti? Può farsi.Hanno pesato? Per niente.Questo per dire, che credo di non avere un granché di merito agli occhi di Dio.Ci è stato tutto abbastanza facilitato.
Penso però a quelle tante copie,che dentro al loro matrimonio vivono l’inferno,il perché non lo sappiamo.lo si potrebbe anche immaginare ma sicuramentete si sbaglierebbe sempre,nell’esprimere giudizi, spesso negativi.
Grazie ” Avanti sempre com Maria ”
MF
Ottimo articolo, la sessualità vissuta in modo solitario o allo stato brado fine a sé medesima nulla ha di attraente se non uno scarico di istintualità animale che non soddisfa neppure il soggetto ma lo rende schiavo di un piacere sterile pulsionale fino a ricercare sempr e nuove fonti , con passaggio da eterosessualità a omo a pedo a bestialità, purtroppo con caduta rapida dell’uomo a livello di bruto, killer o altro. Il mettere Dio al primo posto ed avere delle idee chiare in merito ai miraggi proposti socialmente è ciò che manca ai giovani che preferiscono una dose di droga ad un rapporto sessuale se devono scegliere, tanto il secondo non li soddisfa comunque. La castità è fonte di una vita realizzata e armoniosa nelle sue varie forme, prematrimoniale , matrimoniale , post matrimoniale per vedovanza oppure verginità che è il massimo per chi è chiamato. Comunque anche l’insegnamento della chiesa antichiesa conciliare sulla programmazione basata sui metodi naturali è da cancellare. La felicità, quel tanto che si può avere sulla terra, in questo mondo attuale, è di rispettare i comandamenti ed essere in 2 a farlo è tanto anche solo al punto 1, ma chi riesce a raggiungere il 2 o il 3 è arrivato molto più in alto nella scalata della montagna.
Buona scalata, allora! Bon voyage, numeri due e tre.
Alessio
per come sei cavaliere d’altri tempi,non avrai più bisogno di un cavallo che corre veloce; a scalare l’alta montagna, ti servono solamente un paio di scarpe, un piccone e tanta passione per le scalate… Questi i tempi moderni caro mio!
“l’insegnamento della chiesa antichiesa conciliare sulla programmazione basata sui metodi naturali è da cancellare.”
Ho idea di mettere su una Clinica per la castrazione di coppie che non vogliono avere più figli…
Con questi qui, farei un sacco di soldi!!
Hai visto che è saltato fuori anche “Bunt”, il tribuno dei pederasti, a cercare di dire la sua riguardo alla Confessione?
Sì, ogni tanto “riciccia” con le sue bubbole. 😀
Credo che tutti noi,un po’,per paura o pe vergogna troviamo difficolta’ nell’affrontare il discorso nella sua concretezza.
Portare avanti un matrimonio al giorno d’oggi,con tante problematiche, e’ cosa assai ardua.
Se anche venissero accettati dei compromessi pur di mantenere la legalità famigliare,sopratutto per il bene dei figli, credo che il Signore ne terrebbe conto.
Poi ci sono i santi.
Fare i birichini dentro,o fuori al matrimonio, pensando poi,che c’è l’atto penitenziale, a cancellare ogni traccia di peccatucci o paccatacci, sarebbe una presa in giro,per non aver capito la Misericordia che il nostro Signore ha per noi.
Isidoro D’Anna: “In realtà, prima del fidanzato e della fidanzata, […], viene Dio, che ha
………………………creato entrambi ed è il loro Fine supremo”…………………………………….
…………………….”…già San Paolo parla di come gli sposi possono unirsi quando in loro
……………………..arde il desiderio sensuale. Aggiunge tuttavia: ‘Questo però vi dico per
……………………..concessione, non per comando’ “………………………………………………….
…………………….”Il primo grado di cui parla il Santo citato, […] è la vita degli sposi che
……………………..non sanno fare a meno della sensualità, ma la vivono in modo lecito.
……………………..Cioè secondo natura e rispettando la loro vocazione alla procreazione”.
Vorrei, dr. D’Anna, – se mai ci riuscirò – fare una riflessione partendo da una premessa che vuole addossarsi il peso di quanto di seguito articolato, unitamente alla conclusione della riflessione stessa.
Non c’è dubbio alcuno che, prima di ogni cosa o persona, c’è Dio nella vita di ognuno di noi, non soltanto perché ci ha creati alla Vita, ma anche – e soprattutto – perché è la sola Realtà esistente nell’intero Universo che conosce nei più tortuosi particolari la Legge su cui siamo stati modellati. Bene è, intendiamoci, amare Dio, e pregarLo e onorarLo e supplicarLo e venerarLo e servirLo e ringraziarLo…ma a che vale tutto ciò, mi domando, se noi, al contempo, manchiamo di osservare le Sue Leggi, in particolare quella relativa alla nostra stessa felicità?
C’è una curiosa convinzione in molti di noi che qualsiasi cosa buona o cattiva ci capita nella vita sia un dono o un castigo di Dio, mai e poi mai a pensare che possa essere, invece, il risultato della nostra osservanza o violazione delle Sue Leggi. Ed entro subito nella questione della sensualità che ci ha accompagnati sin da quei lontani giorni vissuti in Eden dove dell’albero della ‘conoscenza del bene e del male – Dio ci aveva ammonito – di non mangiarne, pena la morte.
Eva ne mangiò, e ne mangiò anche Adamo. E dove li troviamo entrambi subito dopo? Sotto un albero di fico, non per mangiarne i frutti ma per raccoglierne le foglie con cui coprirsi. E perché mai coprirsi se sin dalla loro creazione erano sempre stati nudi? Si coprivano quelle parti del Corpo di cui si vergognavano. Pensiamo allora che si coprissero le mani con cui avevano raccolto il frutto proibito, oppure la bocca con cui l’avevano mangiato. Nessuna delle due! Si coprivano i genitali!
I genitali!? Strano, ma non troppo: perché quel frutto proibito – che, qualche tempo dopo, fuori dall’Eden, avremmo chiamato ‘afrodisiaco’ – avrebbe appunto infiammato gli organi genitali che avrebbero violato la Legge di Dio, stravolgendola: non più l’Amore di un uomo e una donna che – avvinti dal desiderio della procreazione – avrebbe attivato i genitali, ma – al contrario! – la libidine animale dei genitali che avrebbe dettato la generazione di Caino, figlio, appunto, della libidine invece dell’Amore!!!
È la doppia tragedia che viviamo ancora ai nostri giorni, di gran lunga più esasperata: due processi biologici paralleli, l’uno all’altro diabolicamente avvinghiati, entrambi pervertiti, entrambi figli della violazione della Legge di Dio: quello dell’alimentazione che non risponde più alla naturale chiamata della ‘fame’, ma alla chiamata perversa dell’ ‘appetito’, e quello della sessualità che non risponde più alla chiamata dell’Amore, ma alla chiamata perversa della libidine.
Dubito fortemente che noi abbiamo fin quì, fino a questi nostri giorni, compreso che il miglioramento del nostro percorso terreno dipende primariamente dall’osservanza rigorosa delle Leggi di Dio. Dubito che noi abbiamo capito che l’Amore di Dio per noi, Suoi figli, possa avere una valenza tangibile senza la nostra piena consapevolezza che le Sue Leggi sono necessariamente inflessibili, su di esse dipendente l’Armonia dell’Universo. E quando leggo che San Paolo parla di “concessione”, – e la Chiesa ‘concede’ anch’Essa il piacere sensuale coniugale nei giorni naturalmente non produttivi – non trovo scampo dall’osservare che entrambi non hanno compreso che concessione equivale, di fatto, a violazione.
E se è corretta la Sua interpretazione, dr. D’Anna, del pensiero di San Francesco di Sales relativo al primo grado, non posso non domandarLe se “gli sposi che non sanno fare a meno della sensualità” non siano la moderna versione di Adamo ed Eva: anche loro non seppero fare a meno della sensualità, ed anche loro “rispettarono la vocazione della procreazione”, ma furono loro che generarono Caino, il figlio del peccato originale e NON il figlio di Dio!
” “concessione”, – e la Chiesa ‘concede’ anch’Essa il piacere sensuale coniugale nei giorni naturalmente non produttivi – non trovo scampo dall’osservare che entrambi non hanno compreso che concessione equivale, di fatto, a violazione.
“gli sposi che non sanno fare a meno della sensualità” non siano la moderna versione di Adamo ed Eva: anche loro non seppero fare a meno della sensualità, ed anche loro “rispettarono la vocazione della procreazione”, ma furono loro che generarono Caino, il figlio del peccato originale e NON il figlio di Dio!”
Non farmi ridere, ho le labbra screpolate!
Potrebbe essere uno dei clienti della mia Clinica… 😀
Caro Alessio del 17/2 u.s.non ci sarebbe nulla da ridere sull’interpretazione del peccato originale esposta da jb Mirabile-caruso;a mio parere il p.o.fu un atto sessuale dettato non dall’Amore,ma causato dalla libidine di senso.La Valtorta nella sua opera(Il Vangelo come mi e’ stato rivelato),dice che il peccato o.dei progenitori fu causato perché non si attennero a quanto Dio aveva loro ordinato:”Quando la mia Carita’circolera’in voi(Adamo ed Eva),senza libidine di senso,suscitera’i novelli Adamo.Ed Eva ascoltando il serpente si scopri’femmina e volle provare,seducendo Adamo.
Infatti non c’è proprio niente da dire, al massimo da sorridere.
Me lo sono dovuto leggere due volte, per essere sicuro di aver capito bene !
Don Bortoluzzi dice di aver avuto delle visioni che in tal caos attuale mancando una gerarchia guidata da Dio uno non sa se preter o sopranaturali, però l’bridazione animale spiega bene la pulsione istitntuale irresistibile maschia e femmina, che nell’animale homo non è regolata alla sola ri-produzione come nel regno animale ma si soddisfa fine a sé medesima… e che un atale ibridazione sia avvenuta è certo,pur accettando come frutto di un albero il peccato originale,perchè cap.6 genesi parla di figli di Dio (maschi si dice) che si prendono pe r mogli quante ne vollero le belle figlie degli uomini (femmine si dice). Certe cose che fanno screpolare la bocca dal ridere verrano di là? Che poi da dove vengano ste figlie degli uomini belle nun so e nun capisco. Adamo è figlio di Dio nell’albero geneaologico descritto nel Vangelo. E le altre?
sto seguendo questo tema, sia pure con ritardo.
Giona, si rende conto che il suo commento è indecifrabile causa lingua italiana bis-trattata (ordine sintattico senza capo nè coda)? Può correggerlo, per favore ?
Personalmente ritengo l’idea di don Bortoluzzi semplicemente ORRIPILANTE, e da rigettare sia nel senso scientifico, sia soprattutto nel sensus fidei della Dottrina cattolica, per svariati motivi, anche intuitivi.
Del resto, se lui stesso disse: -…non si sa se “preter o sopranNaturali” ecc.-, ma che cosa ? se questi aggettivi si riferiscono alle visioni (mi corregga se sbaglio), beh io propendo per la prima ipotesi, quindi del tutto INATTENDIBILI.
(la Valtorta poi….è un’altra “fonte” da prendere con le pinze….e poi forse da accantonare tra i veggenti non-classificabili di cui diffidare, visto che le autorità competenti e rigorose di allora, non confuse e confusionarie come oggi, la bollarono come creatrice di un romanzo, frutto di fantasia umana)
Eh, nicla, ce n’è di gente, in tutto il Web, che bistratta e strapazza la povera Lingua Italiana…
Se ne leggono di sfondoni!
Ci vorrebbe una nuova serie televisiva, tipo “Non è mai troppo tardi”: quella insegnava l’abc agli Italiani, questa dovrebbe insegnare la Grammatica, la Sintassi, l’Ortografia, la Punteggiatura.
Quanto alla Valtorta, non è da “prendere con le pinze”: non è proprio “da prendere”, a meno che non piaccia leggere storielle romanzate.