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di Massimo Micaletti

 

Neil Gorsuch, Giudice della Corte d’appello di Denver, è stato indicato da Donald Trump quale decimo giudice della Corte Suprema, a coprire il seggio lasciato vacante da Antonin Scalia. Vale la pena ricordare che Giudici della Corte Suprema USA restano in carica a vita, pertanto con Gorsuch si compone un tassello molto importante che andrà a segnare l’ordinamento statunitense negli anni a venire in materie come la vita e la famiglia. Va precisato anche che il Presidente indica il nome del Giudice ma questo deve essere poi confermato dal Senato, nel quale i Repubblicani non hanno i numeri per contrastare adeguatamente il blocco che sicuramente i Democratici andranno ad alzare. Staremo a vedere.

 

Al netto di queste considerazioni, Neil Gorsuch è persona dalla parte della Vita che darà non pochi grattacapi ai liberal tutti aborto, eutanasia e LGBT.
Di area da sempre repubblicana conservatrice, è figlio di Anne Gorsuch Burford, direttore dell’Agenzia di protezione dell’ambiente sotto Reagan dal 1981 al 1983; laureato in legge presso la Columbia University, Oxford ed Harvard, a soli 38 anni è nominato da George W. Bush Giudice del Decimo Distretto di Corte d’appello, che comprende diversi Stati Occidentali, tra i quali il Colorado; a 49, Trump lo indica come Giudice della Corte Suprema. Gorsuch non ha mai fatto mistero delle sue vedute pro life che gli vengono anche dalla sua fede religiosa Episcopaliana (contrariamente a quel che si sente e si legge in queste ore, Gorsuch non è un cattolico).

 

Sul fine vita, ad esempio, in un suo testo del 2009, The Future of Assisted Suicide and Euthanasia (1), in cui demolisce le tesi pro morte, Gorsuch scrive: “Cerchiamo di proteggere e difendere la vita umana in ogni sede, dalle nostre più basilari leggi sull’omicidio alle norme sulla circolazione stradale fino ai nostri più estesi programmi governativi per la salute e la sicurezza sociale. Per giunta, tutti noi abbiamo conosciuto famiglie, amici, operatori sanitari che hanno scelto di dare anni di amorevoli attenzioni per persone che soffrivano di Alzheimer o altre malattie debilitanti proprio perché questi malati erano persone e non perché facendo così avrebbero raggiunto chissà quali obiettivi nascosti. Questo non significa che tutti sarebbero capaci di fare una scelta simile, ma il fatto che ci sono persone che hanno fatto questa scelta è una prova che vita per se stessa è un bene fondamentale”.
Sempre nel medesimo libro del 2009, dinanzi alla marea montante del movimento pro eutanasia che era sfociato nella legalizzazione in cinque stati (tra i quali lo stesso Oregon, ove Gorsuch opera) ed alle pronunce dell’epoca della Suprema Corte – tutte di segno liberal – conclude: “Ben lungi dal risolvere definitivamente la questione suicidio assistito, le decisioni della Corte sembrano all’opposto garantire che il dibattito sul suicidio assistito e sull’eutanasia non è ancora concluso”, riflettendo così la mentalità tipicamente statunitense sulla sempre possibile riapertura di ogni questione giuridica, anche la più delicata.
Pure in The Future of Assisted Suicide and Euthanasia si legge la frase che forse più di tutte sintetizza il suo pensiero “Tutti gli esseri umani hanno un valore per sé stessi, e privare intenzionalmente una persona della vita è sempre sbagliato”.

 

Pure sul fronte della vita nascente non mancano evidenze delle posizioni di Gorsuch. Da Giudice del Decimo distretto, si era trovato a valutare il caso del Governatore dello Utah, Gary Herbert, che aveva ordinato alle agenzie per i servizi sociali del proprio Stato di non essere più intermediarie dei finanziamenti di Planned Parenthood, privando così l’organizzazione abortista di una buona fetta dei suoi ricavi, alla luce dello scandalo del commercio di parti di feti umani che stava emergendo nell’estate del 2016 (2). Su azione di Planned Parenthood Utah, e ribaltando la decisione di primo grado, il Decimo distretto di Corte d’appello aveva stabilito che Planned Parenthood aveva diritto di chiedere che il Governatore fosse obbligato a ripristinare immediatamente i finanziamenti mediante provvedimento cautelare, poiché Herbert “sembrava aver agito per colpire Planned Parenthood nella sua attività”: in verità Herbert non aveva mosso un dito contro PP nei precedenti sei anni di governatorato, essendosi attivato per bloccare i fondi solo dopo che era emerso il commercio macellaio. Gorsuch aveva dissentito dalla decisione del Decimo distretto, come pure aveva richiesto una nuova considerazione del caso mediante l’inusuale procedura sua sponte, che dà la possibilità ad un Giudice di Corte d’appello di richiedere che un caso venga riesaminato anche se nessuno degli interessati ne fa richiesta o se tale richiesta, avanzata, viene rigettata (3): l’iniziativa di Gorsuch non fu accolta, ma testimonia l’impegno del giurista nel cercare una valutazione serena ed oggettiva della fondatezza dell’ordine di sospensione emanato da Herbert.

 

Pure, Gorsuch ha giocato un ruolo chiave nella pronuncia Hobby Lobby vs Sebelius, un caso in cui si discuteva della possibilità per organizzazioni religiose o non profit di sfuggire all’obbligo di comprendere nei propri piani di copertura sanitaria per dipendenti farmaci o altri dispositivi o preparati in grado di distruggere un ovulo fecondato, obbligo previsto dall’Obamacare. Nella sentenza, Neil Gorsuch ritiene non solo che le organizzazioni religiose e non profit possano negare la copertura di questi preparati abortivi, ma che a suo avviso tale facoltà spetti anche ai privati o alle imprese commerciali. (4)

 

Quanto alle sue vedute in tema di pretese LGBT, Gorsuch non ha mai deciso casi in materia: tuttavia, in un articolo del 2005 ha denunciato chiaramente la prassi della lobby gay di fare affidamento su Corti “amiche” piuttosto che affrontare il confronto colla politica e colla pubblica opinione, che solitamente ne rigetta le istanze (5). A proposito di tale strategia – purtroppo praticata anche qui in Italia – egli scrive: “Questa arrogante propensione per il ricorso ai tribunali quale luogo per trattare di questioni sociali è male per il Paese ed è male anche per i tribunali. Nell’arena legislativa, specialmente se un Paese è spaccato in due, si cerca quotidianamente un accordo. Ma quando tocca ai giudici decidere se questa o quella iniziativa sia incostituzionale, il compromesso trova pochissimo spazio: una parte vince, l’altra perde. Quel che più conta, nelle controversie su diritti costituzionali non sono possibili esperimenti o iniziative pilota, una sorta di laboratori sulla vita reale in cui le idee possono essere giudicate in base ai risultati che producono. In tribunale, le idee vengono mese alla prova solo nel mondo astratto dei testi di legge e delle tesi degli avvocati. Come società, perdiamo il beneficio del processo politico di contrapposizione ma anche la valutazione in base agli effetti sulla società, che solo certe branche (dello Stato) possono formulare”.

 

Neil Gorsuch, pertanto, ha tutti i requisiti per dare più di un grattacapo al fronte pro choice ma anche agli attivisti omosessualisti: se il Senato confermerà il suo seggio nella Corte Suprema, vedremo se i timori di chi vede Trump quale regista di un’operazione mediatico-giudiziaria, per condurre fino alla suprema Corte un caso in grado di ribaltare la sciagurata sentenza Roe vs Wade, sono fondati.
Io, per quel che conta, mi auguro che Gorsuch faccia la sua parte per ricacciare nell’affollato limbo delle vergogne del diritto l’aborto, l’eutanasia e le loro sciagurate gemmazioni.

 

 


(1) http://press.princeton.edu/titles/8317.html
(2) Si osservi che, dopo la scoperta della vergognosa pratica della vendita di pezzi di esseri umani abortiti, già quattro Stati avevano sospeso i fondi a PP: New Hampshire, Arkansas, Alabama e Louisiana.
(3) http://cases.justia.com/federal/appellate-courts/ca10/15-4189/15-4189-2016-10-28.pdf?ts=1477674406
(4) http://www.vox.com/identities/2017/1/31/14461468/neil-gorsuch-supreme-court-trump-nominee-abortion
(5) http://www.nationalreview.com/article/213590/liberalsnlawsuits-joseph-6