Il “fedele servitore” e “perfetto amico”  di Gesù : il padre Claude de la Colombière (1641-1682, S.J.), confessore e direttore di santa Margherita Maria Alacoque.

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di Moreana

Se sufficientemente nota è la sublime vicenda spirituale della visitandina francese, poi proclamata santa sa Pio XI, Margherita Maria Alacoque, meno noto è il ruolo esercitato dal suo confessore, il gesuita Claude de la Colombière, nelle circostanze legate alle apparizioni del Sacro Cuore a Paray-le- Monial in Borgogna.

Anzitutto, l’arrivo del giovane, ma promettentissimo gesuita nel 1674 presso la Visitazione di Paray fu annunciato alla religiosa da Nostro Signore in persona, e questo con le parole più sconvolgenti e rassicuranti che il Verbo Incarnato potesse profferire : “Io ti invierò il mio fedele servitore e perfetto amico”. I trasporti e le apparizioni di cui beneficò la santa visitandina cominciarono rapidamente a destare scalpore nelle piccola cittadina francese; fu così che le autorità decisero di autenticarne la veridicità, inviando stabilmente, dopo varie visite, il padre gesuita in qualità di superiore della casa canonica di Paray. Il padre La Colombière si era, infatti, recentemente distinto in tutta la Francia per il suo sermone in occasione delle celebrazioni per la canonizzazione di san Francesco di Sales (fondatore dell’ordine della Visitazione con santa Giovanna Francesca di Chantal) tenutesi ad Avignone.

Giovane e brillante studente del prestigioso collegio gesuita di Clermont Ferrand, professore presso l’antica città papale, precettore dei figli del ministro delle finanze del re Luigi XIV Colbert, Claude La Colombière ammette nel suo epistolario e nelle sue memorie di aver vissuto la sua entrata in religione come un’imposizione. Ciò almeno in un primo momento. Col passare degli anni, infatti, sboccia nel suo animo sinceri sentimenti e desideri di perfezione cristiana : farà voto personale di seguire la regola di sant’Ignazio “senza riserva” sotto pena di peccato mortale. Lungi dall’essere un giogo insostenibile, la dura disciplina a cui si sottomette gli è motivo di serenità (“Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero”, Mt 11, 28-30). Dirà

“Dio, che ha inspirato le nostre Regole a sant’Ignazio, ha preteso che essere fossero osservate. Non, dunque, impossibile portarle a compimento. Il voto, lungi dal renderne l’osservanza più ardua, la facilita invece, non solo perché allontana le tentazioni per il timore di commette un peccato mortale, ma perché impegna Dio a fare dono di più grandi soccorsi (della Grazia)…”

Dopo aver riconosciuto in Margherita Maria “un’anima di grazia” (“une âme de grâce”) e aver approvato le visioni e apparizioni del Sacro Cuore dopo lunghi colliqui e direzioni spirituali, il gesuita sarà inviato in Inghilterra (1676) presso la corte di Giocomo II per una missione delicatissima : essere il predicatore e confessore della futura regina d’Inghilterra Maria Beatrice di Modena d’Este[1], duchessa di York. Ma l’odio per i ‘papisti’ si scaglia rapidamente contro lo zelo apostolico di La Colombière, che è vittima delle macchinazione delle perfidia anti-romana. Accusato di aver conspirato contro la corona,  arrestato e gettato in prigione, la sua condanna è convertita in esilio, grazie alla protezione di Luigi XIV. Sebbene la grazia del martirio non gli fu concessa, il suo stato di salute cagionevole si aggraverà (soffriva di lacerazioni e altri gravi problemi polomonari). Al ritorno in Francia apprende da un biglietto fattogli inviare da suor Margherita Maria, che il Signore “vuole che il sacrificio della Vostra vita si consumi qui” (a Paray-Le-Monial). Nasce al Cielo il 15 febbraio 1682.

Riportiamo due preghiere celebri del gesuita francese, che ne condensano e la straordinaria dolcezza caratteriale e la perfetta fermezza dottrinale. Tutta la spiritualità di questo figlio di sant’Ignazio si riassume nella fiducia poiché a suo dire “Non possiamo onorare Dio aspettandoci da Lui grandi cose. La (nostra) fiducia è la virtù che gli rende più grande onore”

La preghiera di “Gesù, vero amico dell’anima”, scritta probabilmente durante i suoi anni di studentato

Gesù, voi siete il Solo e Vero amico. Prendete parte alle mie sventure, ve ne fate carico, possedete il segreto per servirvene per il mio bene. Mi ascoltate con bontà quando vi racconto le mie pene e mai mancate di addolcirmele.

Vi trovo sempre e in ogni luogo, non vi allontanate mai e, se sono obbligato a cambiar dimora, non manco di trovarVi già presente e ad attendermi in qualsiasi luogo io mi rechi.

Mai stanco di ascoltarmi, siete sempre sollecito nel farmi del bene. Sono certo che mi amate e io voglio e desidero amarVi. Non volete quel ch’io possiedo, e non Vi impoverite nell’elargirmi le Vostre ricchezze

Per quanto miserabile io possa essere, un uomo più nobile, più amabile, e anche più santo, non mi toglierà mai la Vostra amicizia; e la morte, che ci strappa a tutti gli altri amici, mi riunirà a Voi. Tutte le prove dell’età e della vita non mi separeranno da Voi; anzi, non godrò mai di Voi così pienamente e voi non mi sarete mai così vicino che quando la vita mi sarà ostile

Sopportate i miei difetti con ammirabile pazienza ; persino le mie infedeltà e le mie ingratitudine non Vi feriscono tanto quanto Voi non siate sempre pronto perdonarmi, purchè io lo voglia.

O Gesù, accordatemi di volerlo, affinchè io sia tutto per Voi, ora e per l’eternità.

 

L’ “Atto di fiducia in Dio”

Mio Dio, io sono così persuaso che Tu vegli su coloro che sperano in te e che non può mancare niente a chi si attende ogni cosa da Te, che ho deciso di vivere d’ora innanzi senza alcuna preoccupazione, e di riversare su di Te ogni mia inquietudine: “…mi addormento in pace, appena vado a riposare, perché tu solo, Signore, mi rendi sicuro” (cfr. Sal 4,9).

Gli uomini possono privarmi dei beni e dell’onore; le malattie possono togliermi le forze e i mezzi per servir­ti; io posso perdere anche la Tua grazia con il peccato, ma non perderò mai la mia speranza, la conserverò fino all’ultimo momento della mia vita, e tutti i demoni del­l’inferno faranno allora vani sforzi per strapparmela: “…mi addormento in pace appena vado a riposare”.

Alcuni possono aspettarsi la felicità dalle loro ric­chezze o dalle loro capacità; altri potranno contare sul­l’innocenza della loro vita o sul rigore delle loro peni­tenze, sul numero delle loro elemosine o sul fervore delle loro preghiere. Quanto a me, o Signore, tutta la mia fiducia è nella stessa mia fiducia: questa fiducia che non ingannò mai alcuno:”Sappiate che mai colui che ha sperato nel Signore non è stato confuso nella sua speranza” (Eccl. II, 11).

Io sono dunque certo che sarò eternamente felice, perché spero fermamente di esserlo, e perché è da Te, o mio Dio, che lo spero: “…presso di te, o Signore, mi rifugio: che non rimanga deluso” (Ps XXX,2).

Ahimé quanto so di essere fragile e incostante, quanto so cosa le tentazioni  possono contro le virtù più salde; ho visto cadere gli astri del cielo e le colonne del firmamento, ma tutto ciò non può spaventarmi: finché spero, sono al riparo da ogni male, e ho fiducia si spe­rare sempre, perché spero ancor più questa invariabile speranza.

Infine, io sono sicuro che non sarà mai troppa la mia speranza in Te, e che non avrò mai meno di quanto avrò sperato da Te. Così spero che Tu mi sosterrai nelle più violente tentazioni, e che farai trionfare la mia debolezza contro i più temibili nemici. Io spero che Tu mi amerai sempre e che io egualmente Ti amerò senza sosta. E, per portare di un sol tratto la mia speranza tanto lontano quanto può andare, io spero Te, Te stesso da Te stesso, o mio Creato­re, ora e per sempre.

 

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[1] Altra figura poco conosciuta, ma insigne del cattolicesimo italiano e inglese : dapprima desiderosa di entrare nella Visitazione, Maria Beatrice (1658-1718), nipote del cardinale Giulio Mazzarino, decide di sacrificare la propria vocazione per la causa del cattolicesimo inglese cedendo a strategie di politica matrimoniale e sposando il re Giacomo II di Inghilterra della casa Stuart. Moglie di un marito fedifrago, odiata dalla corte anglicana, assiste alla morte dei suoi figli (probabilmente avvelenati) e vive in esilio, dopo la “Gloriosa Rivoluzione”, nel castello di Saint Germain en Laye, non lontano da Parigi fino alla sua morte. Consigliamo il libro di Elena Bianchini BRAGLIA, O Regina o santa. L’unica italiana sul trono d’Inghilterra: Maria Beatrice d’Este spodestata per la Fede, Modena, Terra e Identità, 2005. Per la biografia del padre La Colombière si consulti Georges GUITTON,  Saint Claude La Colombière, Apôtre du Sacré-Cœur (1641-1682), NLF, Paris, 1981.