web-bishop-fellay-st-pius-x-c2a9-fabrice-coffrini-afp

 

Il 29 gennaio u. s. abbiamo riportato sul nostro sito il video dell’intervista di Mons. Fellay a TVLibertés, molto eloquente sullo “stato di avanzamento lavori” nei rapporti FSSPX-Vaticano, assai prossimi ad un accordo a cui mancherebbe “solo il timbro” (“un coup de tampon“). Il giorno 2 febbraio è poi apparso, sul sito del distretto statunitense della Fraternità, l’estratto di un’altra (precedente) intervista a Mons. Fellay, di sapore un po’ diverso, che qui proponiamo ai nostri lettori nella traduzione approntata da sanpiox.it, con le grassettature originali. Il dibattito prosegue [RS]

 

Estratto dell’intervista di mons. Fellay con don Alain Lorans a Radio Courtoisie, il 26 gennaio 2017.

 

Don Lorans: Parlando di un rientro della Fraternità, naturalmente non possiamo evitare di pensare alle offerte canoniche che sono state fatte; si parlava di una prelatura e recentemente Mons. Schneider diceva che la aveva invitata ad accettare rapidamente le proposte canoniche e di non pretendere troppo, o in ogni caso di non aspettare che tutto fosse perfetto. A che punto siamo? Ha davvero ricevuto un tale invito? E in tal caso, l’unità dottrinale sarebbe un aspetto secondario? Qual è esattamente la posizione della Fraternità?

Mons. Fellay: Per quel che riguarda Mons. Schneider, mi ha scritto, ma molto tempo fa, direi circa un anno fa. Non ho nessuna comunicazione recente da lui. In ogni caso, voglio dire, di recente no, non ho ricevuto niente da lui.  Al di là di questo, il problema non è la struttura. La struttura, mi pare, è ben stabilita; c’è magari qualche punto, direi qualche dettaglio da rifinire. Essenzialmente è adatta, adeguata ai nostri bisogni. Per questo sono soddisfatto. Ripeto, ci sono dettagli che hanno bisogno di miglioramenti e questioni che devono essere ancora discusse. Il problema non è la struttura che ci offrono. Se quello fosse il solo problema, diremmo “sì” in un batter d’occhio. Ma il problema non è questo.

Il problema è, ancora una volta, questa battaglia dei princìpi. Una Chiesa che per quarant’anni ha imposto un modo di pensare, questo modo modernista di pensare contro il quale noi combattiamo, contro il quale, o a causa del quale, siamo anche stati dichiarati scismatici e molto peggio, e definiti fuori dalla Chiesa; una Chiesa così è pronta o no a lasciarci continuare il nostro lavoro?».

Mons. Lefebvre era solito parlare del «lasciarci fare l’esperienza della Tradizione». Ce la lascerebbero fare, o no? O ci aspetterebbero al varco, per dirci un domani che dobbiamo “rientrare nei ranghi”? Che dobbiamo accettare ciò che abbiamo combattuto per quarant’anni? In questo non intendiamo cedere.

Dunque è tutto qui, qui sta tutto il problema. Con questi nuovi atteggiamenti, più aperti, quando ci dicono che alcune cose non sono criteri richiesti per essere considerati cattolici, sembra che si apra una strada. Ora, è solo un’apertura, o è realmente un passaggio? E’ un passaggio sicuro? Voglio dire, potremo veramente continuare come siamo? Per noi ovviamente non sarebbe questa la fine della battaglia.

L’errore rimane errore. Così noi rimaniamo oggi, esattamente come prima, sempre convinti che ci sono errori che sono stati diffusi nella Chiesa e che stanno uccidendo la Chiesa.

E naturalmente, siamo coscienti che ci vuole tempo per purificare e rimuovere questi errori, lo capiamo. Gli uomini non cambiano di punto in bianco; ogni genere di cattive abitudini si è ormai introdotto; anche solo riportare indietro la santa liturgia, capiamo che non si può fare in un giorno. Che le cose richiedano tempo, è chiaro; ma c’è almeno l’intenzione? Esiste una qualche intenzione di abbandonare il modo di pensare che fu imposto al Concilio?

E noi vediamo, almeno per quel che riguarda le voci autorevoli (all’interno della gerarchia attuale, n.d.t.), diremmo le voci di chi guida, che ripetono: “No, no! noi continueremo sulla stessa linea!”. Così rimaniamo fuorilegge. Beh, fuorilegge tollerati, e potremmo anche dire, in modo sorprendente, che con Papa Francesco siamo anche più tollerati, ma rimaniamo ai margini.

Dunque le cose resteranno come sono? Andranno avanti? O domani saremo inghiottiti da questo movimento che, lo ripeto, sta uccidendo la Chiesa? Questo è il problema. E fino a che non avremo una risposta abbastanza chiara, non possiamo procedere oltre.