« Il Signore ha trovato un uomo a cui affidare
il segreto più sacro del Suo Cuore [le persone di Gesù e Maria, ndt]»
(San Bernardo di Chiaravalle)
Inizia un breve ciclo di pubblicazioni su Radio Spada: ogni mercoledì di marzo uscirà un pezzo in onore di San Giuseppe. [RS]
di Moreana
L’autorità di San Giuseppe su Gesù è frutto della volontà divina e ci incita a porci sotto la Sua amorevole protezione : non facciamo altro, per questo mezzo, che imitare Cristo.
Marzo è il mese dedicato a San Giuseppe. I fedeli più devoti alla Sua santa persona, per testimoniare la loro filiale fiducia, moltiplicano le devozioni in onore del padre putativo di Gesù. L’intercessione di San Giuseppe, infatti, è, per un immutabile decreto divino, particolarmente potente presso la Trinità. Tutti i santi e tutti gli angeli non hanno amato Nostro Signore Gesù Cristo nella stessa misura in cui Egli fu amato dalla Beatissima Vergine Maria e dal Suo Castissimo Sposo ; ed è in virtù di questo legame di carità perfetto e insondabile che San Giuseppe gode di credito senza limiti presso la Maestà Divina. I primi baci di Gesù, tutte le sue tenerezze – che avrebbero potuto riscaldare i cuori più induriti – sono stati per Maria e Giuseppe. L’umile carpentiere di stirpe regale fu il ricettacolo di grazie e doni divini straordinari. Vorremmo, dunque, incoraggiare i nostri cari lettori ad avvicinarsi al culto giuseppino, non certo per eccesso di devozionismo – che ricordiamolo, può essere un grande nemico dello spirito, distraendolo dalla sola cosa necessaria, ovvero l’amore di Dio – , ma per condividere con loro la necessità di una devozione fedele e sincera verso questo grande santo (“Il più santo fra i santi” come sostiente tutta la tradizione dei santi e come decreta la parola infallibile dei papi da Leone XIII a Pio XII) ; rispetto, infatti, alla venerazione ordinaria dovuta a tutti gli altri esponenti della corte celeste, la devozione a San Giuseppe si distingue per due motivi principali. Anzitutto, egli fu davvero padre di Nostro Signore in terra, seppur non secondo la carne, e Gesù volle sottomettersi a Lui come a Maria, in secondo luogo San Giuseppe è patrono universale delle Chiesa, la quale volentieri si sottomette al Suo patrocinio : così ogni fedele deve onorare San Giuseppe sia per imitare l’esempio di Cristo figlio obbediente in terra sia per impetrare, in virtù del battesimo, i favori divini per l’esaltazione della santa Chiesa dal suo celeste patrono. San Giuseppe fu per Gesù in terra, quello che era per lui Dio padre in Cielo. Il Salvatore lì chiamava entrambi ‘Abbà’ (‘papà’ o, più affettuosamente e precisamente ‘babbo’ in italiano). Questo riconoscimento dell’autorità paterna di Giuseppe è reperibile negli stessi Vangeli. Si potrebbe, certo, obiettare allegando il celebre episodio del ritrovamento di Gesù al tempio (Luca 2, 41-50), quando il Bambino divino impegnato nella disputa coi dottori afferma : “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Tuttavia, nell’economia dell’episodio evangelico la Vergine, interrogando il Figlio sui motivi del Suo allontanamento, esclama “Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”. Maria riconosce in Giuseppe l’autorità paterna (da notare la delicatezza della Madre di Dio nella disposizione del discorso, citando prima Giuseppe e poi se stessa – “tuo padre e io” – segno di una gerarchia a cui Ella stessa si sottomette amorevolmente).
Sant’Agostino e san Tommaso d’Aquino pongono come fondamento del matrimonio l’indivisibile unione spirituale, nell’unione dei cuori e nel pieno consenso. Queste caratteristiche si sono manifestate nel più alto grado possibile nello sposalizio fra Giuseppe e Maria. Secondo sant’Agostino (De nuptiis et concupiscentia 1, 12.) Maria appartiene a Giuseppe e Giuseppe a Maria, in quanto si consegnarono l’uno all’altro. Essi, in particolare, si sono consegnati mutualmente la loro verginità e il diritto di conservarla l’uno all’atro. Maria aveva il diritto di conservare la verginità di Giuseppe e Giuseppe aveva il diritto di custodire la verginità di Maria. Nessuno dei due può disporre dell’altro e tutta la fedeltà di questo matrimonio consiste nel conservare la verginità e nel consumarsi nell’amore per l’Amore, ovvero, l’Uomo-Dio che essi custodivano. L’umanità di Gesù, che Gli proviene tutta da Maria, è anche il frutto delle amorevoli cure di Giuseppe, che con la Sua autorità e con il Suo esempio conduce Gesù ai tre anni di vita pubblica e alla Sua dolorosa Passione. Seppur assente nella salita al Calvario, l’azione meritoria di Giuseppe consiste nell’aver custodito, allevato e preservato il Salvatore e averlo donato, in unione con i sentimenti della Vergine Maria, all’umanità affinché questa fosse, infine, riscattata.
Il Figlio di Maria è anche figlio di Giuseppe a causa del vincolo matrimoniale che li unisce. Tale vincolo fu reale e perfetto sul piano della Grazia. Giuseppe è sempre presente – seppur sempre silenzioso – nei momenti principali della vita di Gesù fanciullo : dalla nascita alla circoncisione (cfr. Lc 2, 21), momento in cui Giuseppe impone al bambino il nome di Gesù (il solo nel quale si trova la salvezza, At 4, 12); è, infatti, a Giuseppe che ne era stato rivelato il significato nel momento in cui l’angelo gli appare in sogno : «E tu lo chiamerai Gesù [che significa “Dio salva”]: egli, infatti, salverà il suo popolo dai i suoi peccati» (Mt 1, 21). Nell’imporre il nome Giuseppe dichiara la propria paternità legale su Gesù e, pronunciando il nome nel Tempio proclama pubblicamente la Sua divina missione redentrice. Sebbene i Vangeli non riportino le parole di Giuseppe, ci è forse lecito immaginare nella meditazione questa scena : San Giuseppe che annuncia al Tempio e, dunque, al popolo di Israele, la venuta del Salvatore.
Come avvicinarci a San Giuseppe? Come conoscerlo meglio nella preghiera? Il Sacro Manto
Come poter dubitare, allora, in virtù di questi eccelsi privilegi, dell’insigne dignità di San Giuseppe? E come non ricorrere a Lui per venerarlo, dal momento che lo stesso Salvatore gli ha reso i più grandi onori durante la Sua vita?
Ma veniamo alle modalità. I secoli e i santi non hanno mancato di manifestare particolari devozioni nei confronti del padre verginale di Gesù. Santa Teresa d’Avila ne è, forse, l’esempio più immediato (nei Carmeli che ella fondò, le immagini di San Giuseppe erano sempre presenti). Tuttavia, la pietà popolare non ha mancato di munirsi di mezzi propri per ricorrere a questo eccezionale protettore. San Giuseppe è, in effetti, invocato per ogni tipo di necessità : Dio Padre non può rifiutare nulla a colui che fu Sua immagine durante gli anni della vita terrena di Nostro Signore Gesù ; così, mentre tutti gli altri santi sono invocati per necessità precise e circonstanziate (si pensi ai quattordici santi ausiliatori a cui ci si rivolge contro determinate malattie), San Giuseppe ha meritato di godere di sterminati, se non infiniti, privilegi che estendono ad ogni necessità il potere della Sua intercessione.
La pietà popolare ha generalmente riconosciuto in Lui un prontissimo e potentissimo soccorso per questioni urgenti in campo familiare, economico, lavorativo. Custode di Gesù e della Vergine, lavoratore instancabile sempre provvido nell’assicurare alla Sua celeste famiglia tutti i mezzi necessari, San Giuseppe ha conosciuto durante la Sua vita terrena il peso, la durezza, la necessità del lavoro. Con slancio generoso del cuore non ha risparmiato alcuna fatica per Gesù e Maria, che ne hanno ricambiato l’affetto con numerosi privilegi, fra cui, su tutti, il Loro amore incondizionato. Tuttavia, san Giuseppe è anche insigne maestro dello spirito e, come sappiamo, patrono della buona morte : per trent’anni Egli ha contemplato nella quotidianità il mistero dell’Incarnazione nel persone di Gesù e di Maria.
È per tali motivi che vorremmo consigliare ai nostri lettori due pratiche devozionali che sono da sempre altamente reputate nella Tradizione della Chiesa. Il Sacro Manto e lo Scapolare di San Giuseppe. Ma sarebbe cosa altamente santificante quella di recitare una semplice preghiera quotidiana in Suo onore. Ci occuperemo in modo particolare in questa sessione del Sacro Manto nella speranza che molti fedeli lo reciteranno nel mese di Marzo, in cui, peraltro, ha inizio il periodo quaresimale.
L’origine della devozione al SACRO MANTO di San Giuseppe risale al 22 Agosto 1882, data in cui l’Arcivescovo di Lanciano Mons. F.M. Petrarca ha approvato la devozione a questa pratica, invitando i fedeli a farne uso frequente. Si tratta di un florilegio di preghiere e litanie che condensano tutta la storia del nostro amato santo. Esse onorano la Sua persona e ci ottengono, secondo le testimonianze degli stessi fedeli grazie senza numero. Il Sacro Manto va recitato per trenta giorni consecutivi – in memorai dei trent’anni di vita vissuti da San Giuseppe con Gesù) e, oltre –OVVIAMENTE- al proposito sincero di accostarsi ai sacramenti della Confessione e dell’Eucarestia in spirito di riparazione, penitenza e adorazione, si consiglia solitamente di accompagnare la recita del Sacro Manto ad una promessa (sia essa una donazione per opere pie, una più intensa preghiera per la conversione delle anime, o di un’anima in particolare etc… ciascuno saprà trovare nel segreto del proprio cuore l’offerta più gradita al grande patriarca)
Per il testo rinviamo al link dl sito www.preghiamo.org (è possibile anche scaricare una versione stampabile in pdf)
http://www.preghiamo.org/sacro-manto-san-giuseppe-preghiera-grazie.php
Un’ultima parola per concludere. Il Sacro Manto potrà rivelarsi per i più sprovvisti una pratica altamente impegnativa, soprattutto se protratta per trenta giorni. Essa susciterà, forse, lo sdegno degli spiriti più intrisi di cattolicesimo adulto “Una devozione per bigotti, che consiste nella ripetizione ossessiva delle stesse parole!!!”, diranno probabilmente alcuni. Cosa possiamo, dunque, rispondere a queste menti pregiate, che vivono solo di ‘puro spirito’? Beh che siamo uomini, fatti anche di materia e che la fatica della preghiera (perché la preghiera è anche penitenza) non è solo gradita a Dio, ma è anche nostra grande maestra. Nella misura in cui essa ci impone di dover ricorrere a gesti e parole semplici e ripetitivi, essa ci insegna l’umiltà. Punto primo. Punto secondo : se, davvero, codesti insigni premi Nobel MEDITASSERO sul valore dell’orazione vocale, essi ne dovrebbero trarre le seguenti conclusioni : la parola e l’uso del linguaggio sono voluti da Dio stesso, che non creò il mondo compiendo un numero di magia, ma attraverso il Suo Verbo (“E Dio disse : «Sia la luce». E la luce fu”, Genesi 1,3) ; allo stesso modo, il più grande miracolo che possa esistere (la Santissima Eucarestia) si riproduce in terra nel momento in cui, durante la Messa il sacerdote ripete le parole di Nostro Signore durante l’Ultima Cena (“Questo è il Mio corpo/Questo è il Mio sangue”). La preghiera rettamente recitata produce, per i meriti infiniti di Gesù Cristo, frutti di santità. E relativamente alla pratica devozionale del Sacro Manto c’è ancor di più da aggiungere : sotto il manto di Giuseppe Gesù Bambino si è protetto, si è nascosto, ha giocato. Ha santificato questo umile oggetto. Ma bisogna anche immaginarLo nel momento in cui, ormai giovinetto e poi uomo, lo tende con tutta la tenerezza possibile al Suo padre putativo in segno di rispetto e di amore. La distrubuzione di queste preghiere su un lasso di tempo di trenta giorni, non è, dunque, priva di senso. Essa non è una formula magica. L’intensità e la costanza nella preghiera ci aiutano nella nostra crescita spirituale, che altro non è che l’amare Dio ardentemente : se, infatti, nei primi giorni, come Gesù Bambino nei primi anni di vita, ricorrermo a San Giuseppe angosciati e impauriti dalle tribolazioni affinchè Egli ci aiuti e ci protegga, col progredire riusciremo, forse, a imitare, seppur maldestramente, i modi e le tenerezze di Gesù e reciteremo il Sacro Manto come preghiera di abbandono e pegno di amore filiale. Giuseppe, figlio di Davide non mancherà di concederci la Sua amicizia e volentieri iscriverà i nostri nomi, e quelli delle persone che gli affidiamo, nel Suo Cuore Castissimo.
Bellissimo. Grazie!