don minutella

 

di Cristiano Lugli

 

In genere i “tormentoni” sono estivi, ma abbiamo un anticipo primaverile. Impazza da due giorni [questo articolo è del 27 marzo] il video-appello alla “resistenza cattolica” lanciato da don Minutella, prete palermitano che gestisce un canale Facebook chiamato Radio Domina Nostra.

Fino alla comparsa in rete di questo video, don Minutella era, almeno per chi scrive, uno sconosciuto, ma interessandosene si scopre che il personaggio in questione ha un grande seguito ed è chiamato in più località italiane a parlare, a tenere conferenze. L’interesse per il don Minutella rimane ad ogni modo lo stesso che precedeva la scoperta di questo video tormentone, con una piccola variante però: l’urgenza di un approfondimento critico, visto il fenomeno che si è creato

I fatti. Con un video del 24 Marzo il sacerdote ha comunicato che il giorno seguente, in occasione della Solennità dell’Annunciazione, avrebbe fatto un importantissimo annuncio in diretta (qui il video di venerdì 24 https://m.youtube.com/watch?v=vH8T8qr3Dgg ).
Il giorno seguente infatti, come promesso, è andata in onda la diretta dell’ “importantissimo”annuncio, che consiste nell’invitare tutti i cattolici disgustati dalla neo-chiesa a Verona il 22 aprile, per fare cosa di preciso ancora non ci è dato saperlo; si sa solo che bisogna portarsi appresso la Corona del Rosario.

Questo annuncio ha prodotto un effetto davvero inaspettato.
Tanti “tradizionalisti” si stavano già facendo attrarre, non da oggi, dalla figura di questo sacerdote, seguendo le numerose catechesi e, sopratutto, il programma “I sabati del Concilio”, sempre trasmessi sul canale di Radio Domina Nostra. L’ultimo appello ha però suscitato grandi entusiasmi, anche tra coloro che fanno i puristi, frequentando solo e rigorosamente la Fraternità Sacerdotale San Pio X (la quale, ci mancherebbe, è certamente una grande Grazia).

Davanti al solenne annuncio di chiamata a raccolta però, tutti si sono sciolti. Pochi sono gli esclusi e più precisamente pochi sono quelli che hanno compreso il pericolo di questo nuovo fenomeno.
Non è bello passare sempre per guastafeste, né tanto meno essere considerati come quelli che fanno le pulci a tutto,  ma forse sarà meglio scuotere un attimo gli animi nel tentativo di far comprendere che in questo particolare momento storico non vince nessuno, né tantomeno potrà mai vincere chi grida più forte, ma al massimo chi dice la Verità, ma la dice tutta intera.
Qualsiasi persona dotata di buon senso potrà capire come nel fenomeno don Minutella  si insinui una sorta di reazione di pancia, istintiva, che coinvolge le tante pecore trovatesi disperse e senza pastori, smarrite in un caos e nel marasma dilagante. Non vi è nulla di meglio da fare in un momento di scoraggiamento collettivo che urlare forte, sguainare paroloni e neologismi che colpiscano e montino le coscienze e gli istinti delle persone già fragili, pronte a tutto pur di reagire a qualcosa di cui, spesso, non si comprende la portata. Poco importa poi se per fare teoremi escatologici o per parlare della Santa Vergine Maria si citano personaggi come Hans Urs von Balthasar, il “teologo” eretico, neo-modernista e filo protestante messo al bando dalla Chiesa pre-conciliare e riabilitato da quella post-conciliare, che gli attribuì onori teologici e glorie al cardinalato. Don Minutella, prete mariano di Palermo, lo cita, eccome se lo cita, forse dimenticando che Balthasar asseriva pubblicamente che l’Inferno è vuoto.

Ma don Minutella di fatto agisce così; carisma e coraggio non gli mancano e gli portano gli applausi. Ma cerchiamo di andare alla sostanza.
E il punto importante è questo: cos’ha fatto in fondo di così straordinario don Minutella? Qualcuno dice che “nessuno aveva parlato così forte e chiaro prima di lui”. In realtà, opineremmo, vi è stato un Vescovo, diversi anni fa, che parlò molto più forte di lui, e con molta più chiarezza e il paragone, scusate la cattiveria, è quasi offensivo (per il Vescovo…).

Il problema essenziale nel sacerdote palermitano è infatti proprio questo: la mancanza totale di chiarezza, la contraddizione clamorosa, l’avversione verso qualcosa che chiama “frange estremiste dei super-tradizionalisti” , tutte componenti di una battaglia che parte dal desiderio di far risplendere il frutto marcio senza rendersi conto che sono le radici a dover essere potate. Diciamo questo perché la visione di don Minutella è totalmente sballata (seppur vogliamo sperare e tutto sommato possiamo star certi che sia in buona fede), giacché critica il risultato malato proteggendo la causa che lo ha prodotto facendolo confluire, ora, nel suo più terminale stadio.

Criticando Bergoglio, don Minutella rimpiange la “chiarezza” dei precedenti pontificati, ragion per cui la Chiesa, di fatto, sarebbe crollata da quattro anni a questa parte, rompendo a suon di bergogliate con il Magistero bimillenario… il che è letteralmente assurdo, rischiando di proporre la Chiesa come qualcosa che può essere mutilato nel giro di così poco tempo. Le fenditure nella muraglia cattolica non avrebbero mai potuto aprirsi in un lasso di tempo così limitato; questo dovrebbe essere chiaro a chiunque abbia un’idea chiara di ciò che è la Chiesa, e soprattutto del modo con cui viene iniettato il veleno modernista-progressista che don Minutella rimprovera a Bergoglio. Ma il prete palermitano dimostra di non avere assolutamente le idee chiare su ciò che è successo nella Chiesa negli ultimi 50 (e più) anni.

A proposito di questi 50 anni che hanno devastato la Chiesa, cosa dice don Alessandro Maria Minutella nel famoso video (https://m.youtube.com/watch?v=KUS5aKfeQtQ)? Citiamo.

Tutto sarebbe iniziato dalle misteriosa rinuncia al pontificato di Ratzinger “fino al quale la dittatura di questo relativismo morale, di questo relativismo dottrinale, di questo imperante relativismo pastorale aveva trovato, nonostante i tentativi di boicottaggio, un argine di resistenza cattolica: sana, chiara nella dottrina, ferma nella morale, decisa nella corretta interpretazione dello straordinario dono del Concilio Vaticano II”.

Ecco, già questo accenno potrebbe bastare per descrivere la confusione e la maldestra visione a proposito di crisi nella Chiesa. Ma andiamo avanti.

“(…) L’ecumenismo è un tradimento di ciò che il Concilio Vaticano II ha detto”.

Anche in questo accenno la contraddizione è palese dal momento che è stato proprio il Vaticano II, con il novello linguaggio di ambiguità, a dare slancio all’ecumenismo e al sincretismo – due facce della medesima medaglia – attraverso Nostra ætate e Unitatis Redintegratio, rompendo de facto con ciò che diceva infallibilmente Mortalium Animos e con quello che è l’insegnamento di sempre a proposito delle altre religioni e degli scismatici. Non mancano nemmeno le varie citazioni di Lumen Gentium, dove si trovano i germi del cambiamento e dell’ambiguità dottrinale su cui ora, per ovvie ragioni di spazio, non possiamo soffermarci.

Sempre secondo don Minutella quelli che patiscono di più in questo momento unico nella storia sono “i poveri cattolici, quelli di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, i cattolici innamorati del Concilio Vaticano II nella sua continuità con la tradizione”.

Eppure forse ancora sfugge al Nostro che il più grave degli atti blasfemi è stato voluto proprio da Giovanni Paolo II nel 1986, in quel di Assisi, dove l’ecumenismo conciliare che Minutella esalta si manifestava in tutta la sua devastante dimensione. Quella sì, apocalittica.

“Noi rimaniamo fermi nella dottrina cattolica ed all’autentico spirito del Concilio” – prosegue, rimarcando ancora una volta la totale devozione ad un Vaticano II che ha al suo interno ben 16 documenti ambigui, di rottura con il Magistero di sempre. “La corretta interpretazione del Concilio”, tanto decantata da Benedetto XVI, è una chimera alla quale è impossibile credere, visto che di frutti (buoni) non ne ha mai portati e lo sfacelo è sempre più evidente, con silenzioso imprimatur di Ratzinger.

La cosiddetta “ermeneutica della continuità” non è che un altro aspetto del modernismo, ancor più pericoloso e nel quale tanti ancora cascano. È il tentativo grottesco di insegnare la tradizione alla luce del modernismo, infarcendola di Nouvelle Théologie: ciò che vi è di peggio.

La chiamata alle armi di don Minutella è – piaccia o meno – un veleno perfetto. Grida contro i disastri odierni ammonendo che solo con un ritorno alla “corretta interpretazione” della grande eresia del XX secolo si potrà ristabilire un ordine. Il metodo è simile a quello dei Dubia, ma in certi aspetti anche peggiore, proprio per la capacità di coinvolgimento e la verve del prete che peraltro, è bene ricordarlo almeno per poter ampliare le conoscenze, dice di parlare con la Madonna. [1]

Non vogliamo, sia ancora chiaro, giudicare le intenzioni del Minutella che certamente, come dicevamo, agisce in buona fede, ma è essenziale avvertirne il pericolo generato da questa confusione di idee la quale, se non corretta (ma forse è già tardi), diffonderà ulteriore caos ideologico e dottrinale. In questo caso tutti i meriti che possono esservi per quanto il sacerdote palermitano ha capito e denunciato, sono ipso facto cancellati dal principio dottrinale per il quale la mescolanza fra merito e torto peggiora il torto e non aumenta il merito. Come qualcuno diceva giustamente in questi giorni, Satana ha intelligenza alta e gran conoscenza dei Misteri di Dio, ma questo va a suo maggior torto.

Esaltare ciò che ha detto di buono don Minutella non ha senso, per il semplice fatto che il resto delle cose che dice evidenziano l’incapacità di affrontare realmente il problema e di comprenderlo, e quindi l’impossibilità di risolverlo. Siamo tutti d’accordo nell’affermare che Bergoglio sia la sfacciataggine del modernismo imperante, ma non avrebbe mai potuto esserlo senza i battistrada precedenti e soprattutto senza le radici conciliari dove, per la prima volta, si è parlato in modo ambiguo e si è lasciato spazio all’interpretazione. Questo, come è ovvio che sia, non è il linguaggio di Gesù, non è il linguaggio che la Chiesa ha avuto per quasi due millenni.

Di preti come don Minutella ve ne sono molti, tutti pronti a condannare l’ultimo errore senza chiedersi da dove provenga il male. È come accontentarsi di prendere il magrebino dei giardini pubblici che spaccia la droga ai ragazzini, senza chiedersi da chi e da dove provenga quella droga.

Questo è l’aspetto più pericoloso del “conservatorismo conciliare” i cui membri venivano così definiti da don Giorgio Maffei, sacerdote zelante e di uno spessore inimitabile: “I conservatori sono i cattolici postconciliari. Si direbbe che essi occupino una posizione di mezzo, in cui si vuole restare fedeli alla tradizione, ma senza mettersi apertamente contro il Concilio. Dal Concilio è stata interrotta la continuità della tradizione con il trionfo della rivoluzione modernista, che ha stravolto molte verità della nostra fede, provocando la spaventosa crisi dottrinale e spirituale che da più di quarant’anni (don Giorgio diceva questo nel 2009 – NDR) deturpa senza posa l’ormai irriconoscibile volto divino della Chiesa Cattolica”.

Ognuno è libero di seguire chi crede, don Minutella, Tizio, Caio e Sempronio, ma deve essere chiaro che è l’identità cattolica ad essere qui messa in discussione. Ci ricorda il Rev. Don Maffei che “il vero cattolico non può stare a metà strada. Non si possono servire due padroni contrari tra loro, ossia non si può essere fedeli alla tradizione e allo stesso tempo conformarsi a chi la tradizione la rinnega”.

La critica a Lutero ed alla sua esaltazione perde effetto dal momento che si continua a celebrare una Messa voluta e fatta per Lutero e i suoi eretici seguaci. Come si può criticare Lutero quando si continua ad incoraggiare un rito che stravolge la Fede cattolica? Come si può avere il coraggio di dire e di far dire “non sono degno di partecipare alla Tua mensa“ (per citare la più lampante), o di adattarsi a delle preghiere di Offertorio inventate di sana pianta? Suvvia, non prendiamoci in giro. La coerenza deve stare alla base di tutto. Non vi è più tempo per compromessi e per ghirigori privi di efficacia. La Fede oggi è dura e costa tanto, e volerne salvare l’integrità facendo parlare i documenti del Concilio è semplicemente un  suicidio.

Piuttosto che organizzare grandi parate piene di suggestione collettiva, incapace perlopiù di andare alla sostanza del disastro e del male, sarebbe meglio ripartire dai focolari domestici: quella è la battaglia che ogni cattolico deve intraprendere in un momento come l’attuale. La speranza deve ripartire da lì e il seme si conserva attorno al fuoco, non con le leadership ideate sui social. Dare spazio, e seguire, certi fenomeni mediatici può creare, nel migliore dei casi, solo perdite di tempo; più realisticamente, crea ulteriore confusione.

A don Minutella e a chi vorrà seguirlo vanno i migliori auguri, ma sia chiaro che il Cattolicesimo, quello vero, faticoso e che ha come fondamento la Verità, è tutta un’altra cosa.

 

Fonte: riscossacristiana.it

 


[1] http://palermo.gds.it/2015/09/16/il-sacerdote-che-ha-detto-di-parlare-con-la-madonna-si-difende-non-sono-pazzo_410441/