Nota di RS: con questo articolo continua la rubrica “Thesaurus Linguae Latinae” in Radio Spada con articoli e componimenti esclusivamente in lingua latina. Ringraziamo Simone Petrus Basileus I.G. che la cura con assiduità, alternandosi ad altri impegni all’interno della casa editrice. Ci sembra assolutamente logico e naturale che un blog cattolico romano integrale ospiti scritti nella lingua universale della Roma dei Papi, di quella Roma “onde Cristo è romano”. Dopo le recenti e infauste notizie inerenti il film Disney la bella e la bestia, proponiamo a tutti gli innamorati (maschio e femmina) la traduzione in latino della Poesia d’amore di Pablo Neruda.
“Pulchra sunt quae videntur, pulchriora quae sciuntur, longe pulcherrima quae ignorantur”
Non te diligo sicut esses rosa salis, topazius
vel sagitta florum qui ignem propagant:
Non te diligo, sicut amantur quaedam obscura,
clam, intra umbram et animam.
Non te diligo sicut planta quae floret et donat,
intra se, occultam, lucem florum illorum;
propter amorem tuum vivit tenebrosus in corpore meo odor intensus, qui a terra ascendit.
Diligo te nesciens quomodo, nec quando, nec unde
Diligo te directe sine difficultatibus nec superbia:
ita diligo te, quia non scio aliter quam hoc modo diligere.
In quomodo ego non sum et non es tu,
ita prope, ut manus tua in meum pectus mea sit,
ita prope, ut oculi tui cum somnio meo claudantur.
Simone Petrus Basileus I.G.
Bella iniziativa questa di Radio Spada. Nel nostro piccolo, cerchiamo di riappropriarci dei tesori della lingua latina. La Chiesa -quella vera, non quella di (P) paglia- è romana. Con Remy Brague diciamo che è secondaria, la secondarietà essendo la consapevolezza di venire dopo. Romano è chi sa di avere dietro di sé un Greco (una più raffinata cultura che ci ha trasmesso tanti tesori) e davanti a sé un barbaro da civilizzare. Ora, l’atteggiamento veramente cattolico (universale) è quella della civilizzazione, non l’annullamento delle identità in nome della globalizzazione (scimmia del Dio unico, universale, dunque cattolico). Come romani (in senso spirituale, non dei romanacci…sia detto con simpatia) cerchiamo di prosciugare le paludi dentro la nostra anima. Civilizziamo le barberie dentro e fuori di noi. Anche con un po’ di latino, ciascuno secondo i propri talenti. Personalmente, ho preso l’impegno di spegnare la maledetta TV e con il tempo guadagnato ogni settimana assimilo e gusto una massina latina. Credetemi, certi insegnamenti di pagani latini sono più cattolici (universali, il contrario dei settari) di tanti predicozzi. Poi, quando avrò 50 anni, a Dio piacendo, imparerò, con umiltà, anche il greco. P.s.: non conosco l’inglese, ho vissuto bene senza, ma voglio imparare anche l’idioma di Chesterton, di Benson, di Lewis. Se Dio vuole, quando avrò 60 anni. Forse, a quell’epoca, la massonica “chiesa” anglicana sarà scomparsa dalla faccia della terra, e i britannici mi saranno ancora più simpatici. OREMUS ET PRO PERFIDIS BRITANNICIS MAGNACCIONIBUS.
Si ma potreste aggiungere che la frase di apertura è di Niccolo Stenone di veneranda memoria!
Certo è di S.E, Nicolaus Steno e l’ho usata anche per il titolo, omaggiando una sincera e onesta redattrice di RS di nome Giovanna Marta B. a cui va tutta la mia stima per avermi involontariamente suggerito il titolo.