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di Cristiano Lugli

 

Nella Somma Teologica San Tommaso ci ricorda che la colpa degli uccisori del Cristo, cioè dei pagani che materialmente lo hanno percosso, deriso, flagellato e infine fatto morire in croce, è meno grave di quella dei giudei, questi ultimi essendo ben coscienti di chi mandavano a morire, come lo stesso Gesù spiega a Pilato nel Vangelo.Avendo avuto i Profeti, la Scrittura ed un gran numero di segni corrispondenti a ciò che i loro Padri dissero, gli ebrei riconobbero il Figlio di Dio e per questo lo odiarono più di chiunque altro.

 

Ben per questo oggi sarebbe quanto mai necessario pregare “pro perfidis Judaeis” (gli infedeli Giudei, per la loro Fede che non è tale), in quella preghiera che a causa della definitiva rimozione ad opera di Roncalli, nel 1959, più non appare nel Messale del 1962 – cosiddetto “roncalliano”, appunto -, oggi comunemente usato da tanti sacerdoti affiliati alla tradizione cattolica.
È doveroso farlo e definire con la giusta definizione i Giudei, giacché possiamo dire con Teodoreto di Ciro che “fino ad oggi continuano a esecrare il Salvatore”.

 

Ché forse qualcosa è cambiato? Forse che i frutti di Nostra Ætate e dell’interreligiosità hanno portato i “fratelli maggiori” a non odiare Cristo o a convertirsi? No, nient’affatto.

Oggi è giorno di strazio e di dolori, giorno in cui ognuno deve fare i conti con se stesso per rammentare quanto il peso delle proprie cadute nel peccato sia costato strazi e dolori, percosse e cadute nella salita al Calvario di Nostro Signore. Padre Pio, che la Passione la viveva identica sulle proprie carni, ripeteva spesso a numerose anime cristiane in cerca di conforto e conversione: “Se sapessi quanto mi costi, figliolo!“. Il carico dei peccati è dolore, è sangue, è Croce di Cristo.