E’ di due ore fa l’aggiornamento postato sulla pagina Facebook Radio Domina Nostra, principale canale social di don Alessandro M. Minutella:

 

 

Pare quindi al capolinea la “resistenza” tanto proclamata da don Minutella nei numerosi video, resistenza – lo ricordiamo – radicalmente monca e inefficace, poiché rivolta ad un nebuloso “post-concilio” che avrebbe “tradito” il Concilio Vaticano II (“dono” meraviglioso, secondo don Minutella) e non rivolta alle cause autentiche dello sfacelo odierno e della odierna crisi. Cause che, come mostrano decenni di pubblicazioni, di fatti e di dichiarazioni degli stessi modernisti – mai sottovalutare le confessioni degli imputati -, sono inscindibili dalla usurpazione liberale avvenuta a monte, nel mentre (e ovviamente a valle) dell’assise conciliare.

Non è peraltro questa la sede per sviscerare gli errori che hanno contraddistinto la predicazione di don Minutella e in generale il “fenomeno Minutella”: potete trovare un’analisi approfondita qui e qui.

Poteva andare a finire diversamente? E’ vero che nella chiesa-supermercato che oggi ha preso il posto della Chiesa cattolica, don Minutella poteva anche continuare a coltivare il suo entusiasta popolo “conservatore”, con la prosopopea del condottiero profeta. La “misericordina” – lo sappiamo – si abbatte però con maggiore (pre)potenza sui “tiepidi” e sugli “intermedi”, su chi non ha nemmeno, per la gerarchia modernista e conciliare, lo spessore del “nemico” (da rispettare, da allisciare, da corrompere), ma si presenta come un fastidioso intoppo alla gioiosa macchina da guerra del Vaticano agnosticizzato e liberale.

Chi rimane nell’obbedienza alle autorità moderniste che pretende di combattere, perirà sotto di esse. (Ricordate i poveri, e ben più seri, FFI?)

La resistenza di don Minutella è, come diceva giustamente Cristiano Lugli nel video realizzato due settimane fa, una “resistenza con permesso”. Degno ossimoro per un “antisistema funzionale al sistema”, come don Minutella e come, con lui, tutti i conservatori che pretendono di curare gli errori/orrori modernisti “recuperando la lettera originaria” della… sentina di tutti questi errori (il C. V. II). Fa quindi sorridere l’artificiosa precisazione di oggi, “obbedienza, ma non sudditanza”. Se l’ordine di mons. Lorefice è contrario alla fede, don Minutella, perché lei non disobbedisce?

L’autoproclamato martirio, i toni epico-apocalittici, possono funzionare in questa era di “like” e di “share”, ma devono reggere alla prova dei fatti. Auguriamo a don Minutella, la cui disagevole situazione umana non vogliamo negare, di riflettere sulla “lotta” farlocca portata avanti finora, e auspichiamo una sua presa di coscienza finalmente oggettiva e non ideologica.

***

Postilla: la “rivisitazione” della Messa in chiave protestante, che don Minutella ha paventato al suo Vescovo come armageddonica novità degli ultimi tempi, è già avvenuta quasi cinquant’anni fa. Sarebbe meglio riflettere anche su questo.