di Cristiano Lugli
Sono passati pochi giorni da quando abbiamo espresso alcune considerazioni (clicca qui) sul Comunicato rilasciato dalla Casa Generalizia di Menzingen, a seguito delle “concessioni” di Papa Francesco circa i Matrimoni celebrati dai sacerdoti della Fraternità Sacerdotale San Pio X. Al pessimo Comunicato (purtroppo non vengono in mente altri termini per definirlo ), datato 4 aprile, si è aggiunto, in data 10 aprile, un ulteriore comunicato: una sorta di analisi della Lettera della Commissione Ecclesia Dei, tramite la quale Bergoglio ha nuovamente concesso un “di più” alla Fraternità.
In effetti qualcuno avrebbe potuto dire, anche comprensibilmente, che tutti coloro che hanno commentato prima sono stati avventati, temerari nel giudizio e poi smentiti dal Commento ufficiale della FSSPX, la cui lettura è certamente consigliabile e che riportiamo interamente in calce, tratto dal sito della Fraternità (http://www.sanpiox.it/83-pre-seminario/documenti/1957-commento-ufficiale-della-fsspx-ai-recenti-provvedimenti-della-santa-sede).
Eppure occorre dire che la questione non cambia di una virgola, specialmente riguardo ai modi che sono stati adottati come risposta ad una così storica concessione. Non è temerario, quanto invece lecito, pensare che un’analisi un po’ più dettagliata della Letterona sia quasi “obbligata”, visto lo sconcerto creato dal primo Comunicato ove si stendeva il tappeto rosso a Bergoglio e lo si ringraziava filialmente per il dono dei “matrimoni validi”.
Pare che tanti sacerdoti, tanti superiori di distretto e priori abbiano fatto pressione per chiedere un chiarimento ai vertici circa le concessioni provenienti da Roma, e questo lo si può facilmente intuire: altrimenti che necessità c’era di fare uscire due differenti comunicati, il secondo a completamento del primo? È lecito pensare che qualcosa sia ribollito in pentola dopo un così superficiale e sconcertante pronunciamento.
Nell’analisi si è parlato di validità del Matrimonio, in virtù ovviamente dello stato di necessità. Ma sembra quasi che, se si fosse potuto, non sarebbe stato male evitare l’argomento per non turbare i sacri palazzi di Santa Marta e Bergoglio: non sia mai che qualcuno gli ricordi che lo stato di necessità sempre più vistoso ed evidente man mano che il tempo passa è stato creato proprio da lui e da tanti dei suoi predecessori.
Che senso avrebbe però calcare un po’ troppo la mano contro chi sta concedendo tutto quello che (tutto sommato) nessuno prima aveva concesso? Sarebbe in effetti controproducente; ed ecco perché alcune indiscrezioni rivelano pure che dall’alto dei vertici sia stato dato ordine di non sparare contro Bergoglio ad ogni occasione buona (cioè tutti i giorni, sostanzialmente), di non organizzare ogni tre per due eventi o funzioni in riparazione dei gravi atti che vengono perpetrati dalle stesse autorità romane, poiché questo incrinerebbe i buoni rapporti venutisi a creare dal 2013 fino ad oggi tramite gli incontri tra Superiore Generale della Fraternità San Pio X e Bergoglio (o chi per lui: Mons. Pozzo, Card, Müller et sodales ).
L’anima dell’Opera fondata da Mons. Marcel Lefebvre sembra ormai essere divisa in due parti, la prima delle quali attaccata al suo mandato apostolico – che, non dimentichiamolo, è la formazione di santi sacerdoti – e la seconda oramai avvelenata da quell’infame boccone che vuole corroderla, come un vero e proprio tarlo, dal “di dentro”. Questa seconda parte pare ormai aver preso il sopravvento e lo si intuisce dal “dico non dico” che continuamente si continua a fare, destando grande turbamento specie nei sacerdoti che alla Fraternità hanno fatto i propri voti. In tutto il mondo, anche in Italia, esistono diversi sacerdoti che dalla propria diocesi sono fuggiti per entrare nella San Pio X, e questi più di tutti si ritrovano turbati da un’immagine non troppo incoraggiante: fuggire da una porta che appariva blindata per essere ricatapultati dentro da un’altra: della serie “oltre al danno anche la beffa”.
Certo ogni pronostico è inutile e questo dibattito è aperto da tantissimi anni con buona pace dei detrattori da una parte e dei cosiddetti “accordisti” dall’altra, ma la questione si sta facendo sempre più intricata perché di fatto la Fraternità pare aver già perso lo spirito originario che aveva. La soluzione sarà Mons. Williamson – si chiede qualcuno? Francamente penso di no, per quanto apparentemente possa risultare la via d’uscita più facile. Purtroppo, però, anche in quella linea si denota un po’ (tanta) confusione, come comunemente accade in ogni epoca di crisi e, in particolare, in una crisi come l’attuale, senza precedenti storici. Per i sacerdoti della Fraternità che vorranno resistere ad un ipotetico accordo non sarà certo la linea di Williamson ad attrarre verso i portoni della “resistenza”, ma con tutta presumibilità un altro lido dovrà costituirsi. Al momento non vi è ancora nessuna ufficiale (forse ufficiosa sì) prelatura, e questo rimanda a data da destinarsi ogni ragionamento pratico. Tuttavia il pensiero rimane ben vivo e acceso e, alla luce degli ultimi fatti, poi, più che mai.
Lasciamo queste brevi ed ulteriori note con una domanda-ragionamento che per ora rimane irrisolta ad ogni comprensione logica e razionale.
Sappiamo senza dubbio che a separare Roma dalla Fraternità è tutta la questione del Concilio Vaticano II (non certo solo il 5% di esso) e ciò che da esso sostanzialmente deriva: il Novus Ordo Missæ, tutti i Sacramenti, la Dottrina, il Catechismo, il Codice di Diritto Canonico e via discorrendo. Ora, se vale la pena chiedersi come potrà diventare tutto conciliabile con una neo chiesa volta al delirio suicida e priva di Cattolicesimo, ci sono tante altre piccole sfumature su cui interrogarsi.
Ne pensavo ad esempio una: tutti i sacerdoti della Fraternità hanno una linea comune (essendo di fatto la linea generale) che induce a consigliare ai fedeli di non comunicarsi mai alle Messe Tradizionali cosiddette diocesane, celebrate insomma da sacerdoti o parroci incardinati in diocesi e che celebrano in virtù del Motu Proprio Summorum Pontificum. Uno dei motivi principali per cui lo sconsigliano è che, come spesso accade, questi sacerdoti utilizzano particole già presenti nel Tabernacolo, ma consacrate nel Nuovo Rito, essendo essi “biritualisti”. L’aspetto della possibile invalidità della Nuova Messa, e quindi della Consacrazione dubbia, è in realtà accidentale rispetto alla sostanza per cui esortano a non fare la Comunione: infatti, secondo la Fraternità, la Comunione non può essere qualcosa di “staccato” dalla Messa, e non si può non tener conto del fatto che quelle particole sono consacrate di fatto in un altro rito, che non rende Gloria a Dio, ma che anzi Lo offende grandemente.
Senza entrare nei contenuti di queste affermazioni, su cui ognuno avrà una sua opinione, è però un altro il tema centrale. E cioè, come può essere possibile entrare nei portoni romani scolpiti da Bergoglio con queste posizioni così nette e, mi si consenta, pure ben comprensibili? Cosa si dirà agli ordinari che concederanno le parrocchie post-prelatura personale? Che le loro particole sono invalide? Che i Tabernacoli devono essere svuotati prima dell’arrivo dei sacerdoti della Fraternità i quali riconsacreranno le ostie nella Messa di sempre perché non si può scindere la Comunione dalla Messa? La cosa appare quanto mai intricata, sia consentito dirlo!
Queste domande faticano a trovare una risposta reale, e perciò i casi rimangono solo due: o tutto questo rimane e rimarrà un sogno accarezzato da Mons. Bernard Fellay, oppure qualcosa di grosso bolle in pentola, e grossi cambiamenti di regia e di registro saranno presto varati nella linea comune della Fraternità.
Se così fosse o sarà, è ovvio che tutto il sostegno dovrà andare a quei santi sacerdoti che non accetteranno un salto nel vuoto, o per meglio dire un tuffo nel baratro ove risiedono i fautori della dissoluzione.
Prepariamoci a vederne delle belle. Intanto chi dalla Fraternità si prende la libertà (come il fedele è giusto che abbia) di passare ad altri lidi per assistere al Sacrificio della Santa Messa, senza nessun attaccamento di qualsivoglia appartenenza, potrà essere difficilmente rimproverato giacché la risposta sarà rapida e semplice: veramente presto la Fraternità San Pio X perderà la sua identità e la sua stessa ragion d’essere?
A.A.A. Cercasi sacerdote ordinato con il rito anteriore al Pontificalis Romani del1968-Paolo VI, che celebri messa secondo il messale romano di San Pio V, nella sua forma originale ( quindi anteriore al 1962)… e ovviamente che non sia una-cum.
Il resto è nulla.
Si sta delineando il caos.
Se poi leggo le quattro righe scarne sulla ” Partenza di Don Pierpaolo Petrucci dal Distretto italiano” ( la meta?) e l’insipido ringraziamento, nella penultima pagina de “La Tradizione cattolica”, “per tutto quanto ha fatto nel Distretto durante questi anni”, mi viene da pensare che Gnocchi, criticato per il suo “incazzarticolo” (così definito) al riguardo, sia stato tutto sommato soft.
Non è che abbia capito un granché, non avendo mai approfondito però dico: ringraziare per cosa?
Oggi le cose stanno così; il Signore ha voluto questo,pertanto si deve vivere appieno quello che la Grazia ha concesso.
Noi uomini capaci di confusione: Dio Padre no!
Forse lei, gentile Maria, potrebbe meglio scrivere :”Quello che uomini hanno deciso”. Almeno un tempo si allontanavano gli elementi di spessore, per la ‘politica’ del momento considerati inadatti /sgraditi, seguendo l’aurea regola del “Promoveatur ut amoveatur”. Ora neanche questo, non sia mai!
Se a tre mesi ( dalla partenza…) leggendo la rivista de qua, n. 1 del 2017, appena arrivata, mi dolgo ancora è perché l’ho conosciuto e ne ho apprezzato il valore; ma ormai – giusto per seguire l’andazzo: il buonismo del cavolfiore e del tempo presente – si copre tutto, tutto è giustificabile, e niente ha rilevanza. Kaputt e via.
Ha ragione da vendere, un cinismo vergognoso di superiori e fedeli. Alcuni per ignavia, altri per un arrivismo da miserabili. Lieto che qualcun altro abbia compreso la questione.
È comprensibilissimo il disagio ma,visto da fuori, la situazione grava si, all ‘inverosimile su chi non ha potere decisionale ma, probabilmente il Signore starà impostando un percorso diverso proprio per errori umani commessi.
Certo,lo si può sentire e viverlo il tradimento nel peggior dei modi ma,la speranza di un qualcosa di nuovo che possa nascere, no di certo per capacità umane, ma per volere Divino, dovrebbe allentare,la sofferenza che si sta provano.
Non più rabbia,ma un soffrire silenzioso nella propria intimità’ dell’anima. Credo che Gesù si sentirebbe un po’ sollevato dal portare questa Sua Croce sempre più pesante…..
Tengo a dire che nella vita sono una persona molto concreta,e realista.