Sull’ultimo numero (marzo 2017) del Courrier de Rome, l’Autore riassume un lungo saggio del Prof. Giovanni Turco, in cui sono delineati con singolare chiarezza i presupposti e le conseguenze filosofiche del pontificato di Francesco. Aggiunge poi, in calce alla sintesi, alcune conclusioni che – in questi giorni di confusione maggiorata ad arte da personaggi fintamente “tradizionalisti” – può essere assai utile leggere. Traduzione redazionale [RS]
Non è semplice formulare un giudizio su un pensiero [quello di Bergoglio] da poco esplicitato, ammesso che abbiamo davvero finito di scoprirlo.
[…] Dalla Pascendi, sappiamo che la Chiesa di Cristo, la Chiesa cattolica, deve difendersi da uno “spirito” che svuota dogma e morale di tutta la loro sostanza, mantenendone solo (in apparenza) la scorza esteriore. Ciò che oggi si realizza non stupisce certo più di tanto, essendo il compimento di un processo che trova la sua fonte nel Concilio. Anche se vedere crollare le ultime pareti ci atterrisce, non dobbiamo dimenticare gli scandali degli ultimi decenni, che sono stati altrettanto scioccanti per i cattolici “illuminati” di quegli anni. Tuttavia, mai si era visto un relativismo così arrogante prendere possesso del corpo conciliare fin dal suo capo: c’è davvero di che preoccuparsi, anche se per il momento non siamo in grado di misurarne tutte le disastrose conseguenze. La nostra consapevolezza può aiutarci a prevederle, a preparare contromosse e rimedi, ma la triste realtà s’impone, freddamente, brutalmente, inevitabilmente…
Il pontificato di Francesco ha dunque un significato storico particolare, dobbiamo in effetti riconoscerlo. Non è questa la sede per tracciare una tavola sintetica della degradazione successiva alla chiusura del Concilio, ma si direbbe che, se le cose si aggraveranno, si vedrà sparire anche quella “scorza” vuota; la “dottrina” conciliare giunge oggi a completa maturazione, del cattolicesimo non resta che un scheletro di società gerarchica, svuotato di vita e di sostanza sia per quanto riguarda il dogma e la morale, sia per quanto concerne il culto e la vita sacramentale.
La prossima tappa, se malauguratamente ve ne sarà una, sarà l’abbandono di questo o di quell’elemento, che ancora conferiscono al corpo conciliare una “forma” [aristotelica] di organizzazione sotto un’autorità. Da quel momento, non sarà più possibile l’equivoco.
La situazione odierna dell’umanità e della Chiesa ci pone di fronte ad una sfida: piuttosto che abbandonarsi al relativismo e accettare lo scetticismo, piuttosto che aderire ad una filosofia eraclitea – della quale si dimentica troppo spesso l’essenza caotica e l’intrinseca violenza -, bisogna oggi più che mai pensare a risposte e a soluzioni per il male attuale dell’umanità. A questo fine, bisogna volerla tirar fuori dal pozzo e non seguirla nella sua caduta.
parlarne per esecrarlo,e soprattutto per smascherare il Grande Imbroglio. Questo ì l’unico modo per parlarne.
Considerazioni sul PONTIFICATO di Bergoglio????? Ma stiamo scherzando?
Non pontifica chi non è pontefice. Punto.