Sarà il titolo, o forse l’aroma di salsedine che si respira sfogliando le pagine, che porta ad accumunare Carte nautiche e del cielo a ingegnosi esperimenti letterari come Una ballata del mare salato di Pratt e Cloud Atlas di Mitchell. Da Pratt e dalla sua graphic novel l’opera di Pietro Stellini prende in prestito la coscienza omerica di una difficile missione da compiere negli oceani della vita; da Mitchell, invece, la consapevolezza dell’esistenza di un filo rosso che collega esperienze apparentemente frammentarie e prive di significato. Cosa ha di diverso – e in più – il libro di Pietro Stellini è l’anima profondamente cattolica, un prisma attraverso il quale guardare la realtà, descritta dall’autore con fulminanti aforismi, spruzzatine di gergo matematico-scientifico e passaggi di puro lirismo.
Carte nautiche e del cielo, pubblicato a inizio 2017 dalla case editrice “Gallica 1689” di Bolzano, è un libro inusuale, una collezione di 61 brevi brani, in poesia e in prosa. Chi legge è preso per mano, come un moderno Ulisse, e condotto in un viaggio alla scoperta del senso della vita, tra memorie private e ansie collettive. A intervalli regolari, a togliere dalle secche e a indicare l’orizzonte, affiorano componimenti religiosi che si stagliano con la sicurezza di un faro tra il fluire degli eventi.
Difficile restituire in una manciata di righe la profonda impressione che si ricava dalla lettura del volume. Si è sbattuti nel fango dei vizi umani per poi essere lanciati tra il candore delle nuvole. La via della redenzione è presentata con tale forza e bellezza da rimanere stupefatti.
Leggere Carte nautiche e del cielo è quindi come imbarcarsi in un’avventura straordinaria. È necessario, però, avere coraggio, perché l’itinerario è innanzitutto un tuffo nel proprio io; e quando ci immergiamo in noi stessi, il contraccolpo – raramente piacevole – è dietro l’angolo.
Il libro: Pietro Stellini, Carte nautiche e del cielo, Bolzano, Gallica 1689, 2017, pp. 148, Euro 20.
Luca Fumagalli
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