di Luca Fumagalli

Purtroppo, con grande sofferenza, affranto più che altro dalla noia del dover mettere da parte per qualche istante la bellezza della vita vera, mi trovo costretto a rispondere ad alcune accuse che sono state rivolte alla pagina culturale di Radio Spada, e quindi indirettamente a me, da don Francesco Ricossa durante due prediche domenicali tenute a Modena e Ferrara il 28 maggio 2017. Per sintetizzare, il sito di Radio Spada è accusato di prestare un po’ troppa attenzione agli scrittori cattolici del cosiddetto Decadentismo, autori che presentano una parabola biografica tutt’altro che encomiabile, contraddistinta anzi, nella maggioranza dei casi, da vizi indicibili. Sono citati alcuni aforismi considerati eterodossi e si fa esplicita menzione del mio saggio dedicato alla scrittore inglese Frederick Rolfe “Baron Corvo” e pubblicato per le Edizioni Radio Spada (Baron Corvo. Il viaggio sentimentale di Frederick Rolfe, 2017).

Premetto che mi sarei astenuto più che volentieri dallo scrivere alcunché. Torno ora dal lavoro grato per aver trascorso l’ennesima mattinata entusiasmante a scuola con i miei alunni, con il cuore gonfio di gioia per i loro sorrisi, le loro domande e per la passione con cui affrontano ogni sfida. A casa ho ritrovato gli sguardi benevoli della mia famiglia, e la telefonata di un amico mi ha ricordato quanto sono fortunato ad avere accanto persone come lui, pronte a ogni cosa per il mio bene. Non ho dunque bisogno d’altro. Dio mi ha dato tutto questo – anche troppo – e mi basta, certamente non me lo merito. Poco importa quindi di quello che viene detto contro i miei scritti pubblici, me ne laverei volentieri le mani (e per una volta sarebbe la soluzione migliore). La vita è troppo breve per perderla in sciocchezze. Tocca però scomodarmi per spendere un paio di parole almeno in difesa di Radio Spada e dell’onorabilità delle persone con cui ho voluto dare il via a questo progetto.

So benissimo che tutto quello che scriverò non servirà a nulla; contro il preconcetto dei lapidatori farisaici non vale argomento, ma almeno mi sia concesso un tentativo.

Parto, per rispondere, da quello che è forse il più grande fraintendimento da parte di don Ricossa e che rivela la natura fortemente pregiudiziale della sua intera argomentazione. A un certo punto si fa riferimento a una frase di mons. Benson: «La luce si nasconde di preferenza fra le tenebre». Il reverendo vede in questo aforisma non so quale elucubrazione eterodossa, quando Benson, in realtà, intende parlare della Provvidenza divina: l’uomo il più delle volte trova Cristo, la luce, solo quando nella sua vita si addensano le tenebre, quando diviene improvvisamente consapevole della sua debolezza e della sua fragilità.

Viene citato a sproposito per confondere le acque anche William Golding, «L’uomo produce il male come le api il miele», autore di cui mi sono occupato in un altro saggio (L’ombra delle mosche. Introduzione alla narrativa di William Golding, 2015). Golding era agnostico e pertanto con il cattolicesimo non ha mai avuto nulla a che spartire.

Andiamo ora alla questione principale. Il Decadentismo, cosa risaputa, è un’epoca letteraria piena di contraddizioni. Per quanto riguarda la storia della Chiesa inglese è stato però un momento decisivo, certamente una “falsa partenza”, come lo definisce lo studioso Richard Griffiths, ma quelli furono anni in cui si convertirono a Roma un numero sorprendente di intellettuali. Quando ho parlato delle vite di questi scrittori, Baron Corvo in testa, non ho mai mancato di mettere in evidenza i molti errori commessi da ciascuno di loro. Quello che mi ha sempre colpito delle loro biografie, e che mi ha spinto a scriverne, è che a un certo punto, anche in vite tanto disordinate, è accaduto qualcosa di più forte e vero che ha permesso loro di compiere il passo decisivo verso il battesimo e la Chiesa di Roma. A volte si è trattato di un fuoco fatuo, a volte, come nel caso di Gray e dell’amico Raffalovich, è stato un cammino spirituale solido e duraturo.

Per quanto concerne John Gray, in gioventù amante di Wilde, se i superiori lo hanno valutato a suo tempo degno del sacerdozio, chi siamo noi per giudicare? Che poi, divenuto parroco, avesse dei rapporti impropri con Raffalovich, come don Ricossa sembra suggerire, è cosa assolutamente falsa.

Su Baron Corvo mi limito in questa sede a ribadire, come ho già avuto modo di fare nel saggio a lui dedicato e in alcuni brevi interventi pubblicati su YouTube, che in numerosi brani della sua brillante letteratura è testimoniata una fede cattolica integrale. Saltuariamente essa convive con trovate meno condivisibili, ma è comunque presente. Il suo saggio sui Borgia è solo una delle numerose prove che si potrebbero addurre a tal proposito.

Ambiguità? Semplicemente omnia munda mundis. Non amo crocifiggere le persone ai loro peccati. Se gli errori degli uomini divengono criterio esclusivo con cui giudicare la realtà allora è la fine per tutto e tutti.

Mi sono occupato a lungo del Decadentismo e, a Dio piacendo, continuerò a farlo, perché, volente o nolente, esso costituisce un passaggio fondamentale nella storia letteraria del cattolicesimo inglese (ambito di studi a cui dedico le mie energie ormai da anni). Ho approfondito e continuerò ad approfondire anche altri autori appartenenti a epoche diverse (Newman, Tolkien, Chesterton, Greene, Waugh, Belloc, Marshall, Burgess, Leslie, Wiseman ecc.) Preciso per i più scrupolosi che nessuna opera dei decadenti inglesi è mai stata messa all’Indice e che studiosi cattolici del passato hanno ottenuto spesso l’imprimatur quando trattavano simili questioni.

Credo che il pentimento e il riscatto siano cose reali e non solo belle storie da leggere nei libri. Quando si affrontato tali temi, chi ha il vezzo di puntare l’indice contro il prossimo, pronto a coglierlo in fallo solo per far quadrare i suoi perversi e poco cristiani “teoremi” contro Radio Spada, mostra invece uno scetticismo alquanto strano. Pare quel buffo personaggio del romanzo Il miracolo di Padre Malachia che, pur credendo formalmente nei miracoli di Cristo narrati nei Vangeli, quando ne vedo uno con i propri occhi si fa vincere facilmente dall’incredulità più ottusa.

Molto ancora potrei scrivere, ma mi fermo qui. Alzo le mani in segno di resa e taccio. Sono già stato giudicato e trovato colpevole: a che varrebbe sprecare altro tempo?

PS – Non volendo limitare queste mie righe a una triste cronaca dell’ora presente, colgo l’occasione per ringraziare i tanti sacerdoti che mi sono vicini e che stimano il mio lavoro. Per tutti i figlioli prodighi che si aggirano su questa terra morta è consolante sapere che c’è sempre un padre che li aspetta a casa a braccia aperte, pronto a correggere, ma anche e soprattutto a perdonare.