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Pierluigi Ghiggini, editorialista di ReggioReport, non è noto per essere un “baciapile” e al Comitato B.G.S. non ha risparmiato dure critiche, pungendo gli organizzatori con l’accusa di “settarismo”.

Essendo però un osservatore qualificato ha compreso una cosa che ad altri (sempre meno in verità, anche tra i paladini del gay pride) è sfuggita: il Comitato B.G.S. ha già “vinto” la sua battaglia.

Ghiggini parla del piano mediatico (aggiungiamo noi: ha già “vinto” anche in quello soprannaturale) e lo fa a ragion veduta. Nel suo articolo di oggi lo scrive a chiare lettere:

Che piaccia o no  gli anti-gay pride per il solo fatto di esserci hanno già vinto la loro battaglia. Se non altro ciò farà  riflettere i sindaci che hanno patrocinato il Remilia Pride e  hanno firmato il protocollo “contro la omo-trans-negatività”: dovrebbero ricordarsi che sono i sindaci di tutti, non di una sola parte della società.

L’articolo è intitolato “Quella processione pietra di scandalo” e il senso lo spiega lo stesso autore del pezzo:

Certamente nessuno si aspettava una contestazione così dirompente alle aperture pastorali verso le persone omosessuali e transgender, pur disapprovandone il “disordine” della vita sessuale e predicando loro l’astinenza.

E che soprattutto dà voce a tutti coloro che non condividono l’aggressività culturale del mondo Lbgti, ormai trasformata in un dogma del “politically correct” al quale tutti dovrebbero piegare la testa, pena l’accusa di oscurantismo, clericofascismo e persino di razzismo. E a conferma di quanto sia “pietra di scandalo” – in senso evangelico – la processione riparatrice, lo dimostra la querelle legale sull’uso del nome della Beata Giovanna Scopelli (carmelitana di Reggio Emilia che visse nel XV secolo)

Una posizione bel lontana dall’aderire alla Processione, quella di Ghiggini, ma intellettualmente onesta.