di Alberto Di Janni
Vi era un uomo bianco che ogni giorno dava splendidi conviti con cardinali, vescovi, politici, infedeli, eretici, e teneva magnifici discorsi. Vi era pure un povero bambino, chiamato Charlie, che era malato e che un giudice iniquo voleva per questo uccidere. Il bambino aspettava bramoso che qualche parola in suo favore cadesse dalla bocca dell’uomo bianco.
Ora avvenne che il bambino morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì pure l’uomo bianco e gli fu data sepoltura. Ora, trovandosi nell’inferno, alzò gli occhi e, mentre era in preda ai tormenti, vide da lontano Abramo e Charlie nel suo seno, ed esclamò: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Charlie, che intinga la punta del suo dito nell’acqua, per refrigerarmi la lingua, perché spasimo dal dolore in questa fiamma”. Abramo rispose: “Figliuolo, ricorda che tu durante la vita hai ricevuto la tua parte di beni e Charlie la sua parte di mali, durante la propria; ora egli è qui consolato, mentre tu sei tormentato; e per di più fra noi e voi è stato fissato un grande abisso, di modo che quelli i quali volessero di qui passare a voi, non possono e neppure quelli, che di costì volessero venire fino a noi”.
Allora soggiunse: “Ti prego dunque, o padre, di mandarlo alla mia chiesa, perché ho cardinali e vescovi e teologi, per attestar loro il mio stato, affinché non vengano anch’essi in questo luogo di tormenti”: Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti: li ascoltino!”. Ma egli insisté: “No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà a loro, faranno penitenza”.
Gli oppose Abramo: “Non ascoltano Mosè né i Profeti e non credono neanche a Uno che è risuscitato dai morti: crederanno forse a un bambino?”