di Marco Tosatti (Fonte: MarcoTosatti.com)
La Pontificia Accademia per la Vita ha da ieri quarantacinque nuovi membri ordinari. La cosa straordinaria è che uno di questi, il professore Nigel Biggar, è abortista. Secondo quanto riporta il Catholic Herald insegna ad Oxford, dove è Regius Professor of Moral and Pastoral Theology. In dialogo con il filosofo Peter Singer, nel 2011, secondo quanto ha scritto la rivista Standpoint, Biggar ha detto: “Sarei propenso a tracciare una linea per l’aborto a diciotto settimane dopo il concepimento, che è più o meno il primo periodo in cui c’è qualche evidenza di attività cerebrale, e quindi di coscienza. In termini di mantenere un forte impegno sociale a conservare la vita umana in forme limitate, e in termini di non diventare troppo casual per ciò che riguarda la vita umana, abbiamo bisogno di tracciare una linea in maniera molto conservative”.
Per giustificare quella che comunque sembra una palese contraddizione, fra difendere la vita umana, e decidere di eliminarla, Biggar ha detto: “Non è chiaro che un feto umano sia dello stesso tipo di cosa come un adulto o un essere umano maturo, e quindi meriti lo stesso trattamento. Allora diventa un problema di dove tracciare la linea, e non c’è nessuna ragione assolutamente cogente di tracciarla in un posto piuttosto che in un altro”.
Personalmente trovo che per essere qualcuno che insegna ad Oxford questa dichiarazione non sia uno sfoggio eccezionale né di semplice logica, né di scienza. Ma ciascuno è libero di non essere consequenziale in quello che dice e fa.
Non si capisce però che cosa ci faccia nella Pontificia Accademia per la Vita una persona che propone l’aborto alla diciottesima settimana, che corrisponde al quinto mese; potete trovare alcuni dettagli sulla situazione dell’essere umano al quinto mese su questo sito, che non è un sito pro-life, ma uno dei soliti di informazione generale frequentato da chi sta per avere un bambino.
Quella di Biggar è certamente una scelta che pone dei problemi, e soprattutto, ancora una volta, come spesso accade in questo regno, questioni importanti. Chi ha consigliato la sua nomina? Perché il responsabile della Pontificia Accademia, mons. Paglia, l’ha scelto, se era al corrente della sua posizione? Il Pontefice ne è stato informato?
La nomina del prof. Nigel Biggar come menbro della Pontificia Accademia per la Vita è l’ennesima dimostrazione, se ancora ne avessimo bisogno, della zizzania che il “nemico” sta spargendo sul terreno buono. E tutto questo avviene con il beneplacito di uomini che dovrebbero appartenere a Dio prima che ai loro “padroni” terreni, che invece temono di scontentare, mentre non si preoccupano di scontentare Dio.
Scusate, ma se un obbrobrio come “Amoris Laetitia” non è stato mai sconfessato, di che cosa ci si stupisce? Quanto più si verificano certe cose, tanto più noi cattolici “duri e puri” dobbiamo lottare per creare un’alternativa. D’altronde, non possiamo passare la nostra vita a lamentarci che le cose non vanno. Olio di gomito, maniche rimboccate, iniziative che contrastano certi abomini, coesione tra noi, dialogo con quei pochi politici che hanno voglia di ascoltarci. Difficile? Certo! Impossibile? Nient’affatto.