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di Massimo Micaletti

La vicenda del piccolo Charlie Gard si evolve freneticamente in queste ore, sebbene l’ostinazione dei Medici di Londra nel consentire al piccolo di  lasciare l’ospedale per essere curato altrove getti una luce molto tetra sulle reali possibilità di salvare il bambino dalla condanna a morte comminatagli dai giudici inglesi e dalla Corte Europea.

Un profilo che lascia francamente basiti è proprio il comportamento dei medici inglesi, i quali sono ben consapevoli che i verdetti di morte per Charlie si reggono esclusivamente sulla loro valutazione medica e tuttavia non accettano di rivederla e tantomeno di sottoporla all’esame di colleghi comunque molto qualificati quali ad esempio i medici e ricercatori del Bambin Gesù.

Ora, dato che in questa allucinante storia si  è fatto perno sulle categorie della dignità e della qualità della vita e sui diritti umani per decretare la morte di un innocente, è forse il caso di ricordare che il diritto dei genitori di Charlie di chiedere e ottenere una nuova valutazione medica del caso da parte di equipe medica estranea a quella del Great Ormond Street Hospital è un signor diritto umano che attiene alla qualità e dignità della vita del paziente.

La possibilità, infatti, che un giudizio medico sia posto all’attenzione di diversi e magari più qualificati professionisti è un aspetto basilare non solo della tutela della salute che, com’è comprensibile, viene massimamente protetta ove del paziente si interessino più medici per arrivare al miglior giudizio, ma  è anche e soprattutto presidio della dignità del malato. Infatti il malato non può essere ostaggio di un pugno di dottori che non intendono mettersi in discussione ma deve poter scegliere a quale medico affidarsi e soprattutto deve poter accedere a diverse valutazioni sulla propria condizione  proprio perché è un essere umano e non il prigioniero di qualche Solone.

Perché questi medici, che dovrebbero essere dei luminari nel loro campo, hanno tanta paura di sottoporre il proprio operato al vaglio dei colleghi italiani ed americani? Perché ottusamente esigono che l’ospedale Bambin Gesù sia solo e soltanto l’esecutore di verdetti fondati sulle loro valutazioni virgola e non piuttosto, quale è, un centro di eccellenza che può contribuire attivamente a curare Charlie ed a migliorarne le prospettive di vita e di salute? Ci sono solo due possibili risposte a questa domanda.

La prima è che in questa vicenda siamo dinanzi a professionisti magari preparati tecnicamente ma del tutto sprovvisti delle categorie proprie del medico che vive la sofferenza del paziente e accompagna il dolore dei suoi cari e che quindi questi professionisti siano rimasti vittima dell’impazzimento che pervade tutta questa storia, magari anche preoccupati di non essere platealmente sconfessati da colleghi; oppure, l’obiettivo è che Charlie deve morire perché non ci siano più casi come il suo.

Perché Charlie sta mostrando con chiarezza la situazione penosa dell’etica medica attuale, quantomeno in certi contesti, nonché i pericoli agghiaccianti sottesi alla tanto osannata teoria dei diritti umani. Charlie, in definitiva, aggredisce due dei laicissimii dogmi che tengono in piedi questo delirante Occidente: l’affidamento alla scienza medica come sempre intrinsecamente buona e il mantra dei diritti dell’uomo. E li sta aggredendo con la forza devastante del debole e dell’indifeso, dinanzi alla quale i medici inglesi non sanno fare altro che nascondersi dietro verdetti che essi stessi hanno cercato e provocato.