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di Cristiano Lugli

 

Qualche tempo fa si rifletteva sulla prima uscita che Bergoglio fece sulla vicenda di Charlie Gard, tramite una “cinguettata” Twitter senza arte né parte. La seconda, dopo una pressione fortissima fatta da migliaia di cattolici, è stata un po’ meglio: diciamo che ha permesso all’Ospedale Bambin Gesù di Roma di mettersi in moto, così da giungere alla situazione attuale che molta speranza parrebbe donarci.

Ora, è chiaro come tutta la questione non sia affrontata nella sua essenza ma solo da un punto di vista puramente sentimentale, tanto caro agli ambienti vaticani di oggi; è pur vero però che ora risulta doveroso pensare alle urgenze e ai consequenziali risultati da ottenere nel minor tempo possibile, quanto meno per “rapire” il piccolo bambino inglese da quei medici e quei giudici che ne avevano già sentenziato la condanna a morte. Ragion per cui, ogni intervento volto a “fare brodo” mettendo spalle al muro medici e giudici, va bene e può essere tollerato per il miglior bene del piccolo. I conti, caso mai, in una vicenda che ci spiega i nuovi passi fatti all’interno di uno stagno di follie risucchiante, necrocultrici e quel che vi è di peggio, si faranno non appena l’indifeso da difendere sarà messo in sicurezza.
Parimenti vi sono cose che toccano talmente tanto il basso da non poter essere soprassedute come fossero fuliggine.
Come è il caso de L’Osservatore Romano, quotidiano del Vaticano che ha dedicato un lungo articolo al caso Charlie nell’edizione di ieri, domenica 9 Luglio. All’interno della suddetta testata si poteva infatti ritrovare un pezzo a firma di Gianpaolo Dotto titolato “Charlie e Gesù”. Risulta già dal titolo strano l’accostamento fra Charlie e Gesù, accostamento al quale Dotto ben subito non si sottrae dal dare una definizione:  «davanti a questa tragedia umana come a tante altre simili, Gesù non direbbe niente, semplicemente si chinerebbe a disegnare per terra e aspetterebbe che si faccia silenzio. Non pronuncerebbe alcun giudizio, ma inviterebbe tutti ad andare oltre e a “non peccare più”, come si legge nel vangelo di Giovanni (8, 11)».

 

Oltre all’inspiegabile ed assurdo rifacimento all’episodio dell’adultera, travisandone l’essenza dell’ammonimento che invece Cristo fa esprimendosi contro i lapidatori, l’articolista tuona contro tutti coloro i quali hanno preso una posizione senza invece stare zitti. Già, perché il silenzio sarebbe stata la miglior soluzione secondo codesti osservatori romani. Silenzio minimalista però, che altro non avrebbe fatto se non lasciare agire i medici nel loro folle intento. Un silenzio che, come minimo, avrebbe vista staccata quella spina il 30 Giugno scorso. Ma la colpa, suggerisce Dotto, è vieppiù da imputarsi  ai «giornalisti affamati di notizie ed esperti di vario tipo». «I commenti di costoro – continua – possono essere come tante pietre lanciate contro un bambino senza difesa e i suoi genitori allo sbaraglio». Sempre secondo il nostro ci sono «decisioni cliniche inevitabili che devono essere prese come un aut aut davanti a situazioni difficili o impossibili da risolvere»; chi non la pensa così di fatto fa parte di quella categoria di «chi non vede e di chi consiglia e illude malamente». Il Pontifex del “mistico” silenzio, invita a riflettere sulla via d’uscita più nobile, quella in grado di affermare che non peccare più «vorrebbe forse dire ritrovare nel silenzio il mistero della vita e lasciare con fiducia che faccia il suo corso».

 

Eppure, a ben rifletterci, sappiamo che qualsiasi silenzio in questo caso risulterebbe assenso, o perlomeno intrinseca complicità. È la manovra vile del lavarsene le mani, nascosta sotto la pretesa di voler far credere che va lasciata agire la Provvidenza.
Ci sono frangenti però, come questo, dove la mobilitazione non solo è necessaria, ma è assolutamente doverosa.
Se oggi attendiamo il risultato di una nuova sentenza, questo è grazie al gran chiasso alimentato dai cattolici di tutto il mondo e particolarmente da quelli italiani, verso i quali anche la famiglia Gard ha espresso forte gratitudine.

 

Vi è inoltre un ultimo dato a cui già si accennava sopra: non è assolutamente vero che il caso è stato “mercificato”, definendolo addirittura mercificazione di una sciagura familiare masticata da giornalisti affamati di scoop e tuttologi di più svariata estrazione. Anzi, la vicenda di Charlie è stata volontariamente insabbiata dai media per diversi mesi, e se ora è diventata “notoria”, questo è per il semplice fatto che qualcuno – oltre ovviamente ai genitori – si è drasticamente opposto pubblicamente. Solo allora è diventato impossibile metter a tacere una cosa innalzata al suo valore più alto: la difesa integrale della vita donata da Dio e su cui solo Dio può decidere, aldilà di ogni presunta volontà positiva o negativa che sia.
Se dall’Osservatore Romano non hanno tardato a far capire la loro posizione, esaltando la rassegnazione e il silenzio a suon di citazioni un po’ forzate e decontestualizzate, a noi, dal basso delle nostre miserie umane, non ci resta che ricordare solo una cosa: “Se tacerete, lo grideranno le pietre!”.