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di Ilaria

 

Il titolo di questo breve commento voleva essere “BREAKING NEWS / PAPA FRANCESCO HA SALVATO CHARLIE!”, ma sarebbe suonato troppo provocatorio e il fine qui non è di attizzare la polemica, ma di segnare pacatamente un confine.

Un confine tra chi cerca di essere cattolico || e chi non ha alcun interesse alla materia.

Appartengono alla prima categoria quanti non hanno abdicato a quei princìpi logici che sono il presupposto di ogni approccio, seppur minimo, al tema teologico. “Farsi come bambini” per avere la Fede non significa infatti diventare alienati mentali da tenere sedati, né dadaisti, anzi come tutti possono testimoniare la logica dei semplici è spesso estremamente stringente.

Appartengono alla seconda categoria diversi individui, i più pericolosi dei quali non sono i miscredenti o i nemici del Cattolicesimo, ma quelli che – al contrario – credono di esserne i più fedeli alfieri. Coloro che da alcuni, con terminologia che non amo, vengono definiti papolatri. Non amo questo lemma perché ai tempi di un Leone X forse sarei stata papolatra anch’io, perché lui era un gran figo. A differenza di molti altri figuri biancovestiti, era pure cattolico.

Ma questi fedelissimi sono un fenomeno ideologico, tipicamente modernista o postmodernista, ergo non cattolico: è necessario precisarlo subito, per non incorrere in equivoci. 

Qual è dunque il profilo psico(pato)logico di questi fedelissimi, di queste anime belle, di questi precious snowflakes (ecco, li chiamerò così)?

Ai leggiadri fiocchi di neve non importano assolutamente né le parole né gli atti del Romano Pontefice (o di chi ne fa malamente le veci): lo trovano meraviglioso a prescindere, il che andrebbe bene se fossimo al tempo di San Francesco di Sales. Hanno introiettato l’esaltazione dei Papaboys, per esperienza diretta (chi è negli “anta”) o indiretta (i figli di costoro), per cui il Papa è una star non perché Vicario di Cristo (e IN QUANTO faccia il Vicario), ma perché c’era bisogno di un VascoRossi non drogato, o di un Osho senza turbante, per esaltare le masse senza risultare troppo trasgressivi. Per dare attuazione ad una rivoluzione bon ton, in giacca e cravatta, come Rahner e Ratzinger in quelle foto vintage, ricordate?

Del resto, il modernismo ha espugnato Roma perché era azzimato. Ad un Rahner col piercing al labbro nessuno avrebbe dato retta.

La Chiesa, per questi signori, non è dunque una società soprannaturale fondata sulla Verità indefettibile che è Cristo, ma è un festoso raduno di gente affettuosa, che ride non si sa bene perché. Tutto quello che mina l’atmosfera patinata e stucchevole da mulinobianco è bollato come satanico. Tutto ciò che può introdurre un discrimine, aiutare a sceverare, a distinguere il bene dal male, a vagliare le cose, ad esprimere – anche solo in foro interno – un giudizio, è rigettato come diabolico. Dimentichi di Mt 10, 21 ss.

E per essere parte di questa falange oplitica del sorriso plastificato bisogna chiaramente essere “un sol uomo” con il modernista biancovestito. Il compito era più facile quando il modernista si teneva un po’ insieme, quando aveva un po’ di stile, cosa in cui per esempio Benedetto XVI era maestro. Non dico certo che fossero “pose” – non lo credo – ma erano stili diversi, che rendevano più digeribili anche una dottrina taciuta o mutilata, anche una liturgia atrocemente riformata. Il compito è adesso ben più ingrato, quasi uno sport estremo, ora che sul Soglio siede Lo Sbraco.

Ma i fiocchi di neve sono fortissimi in questo. Se fossi in Bergoglio avrei quasi un’ebbrezza di onnipotenza nel pensare che posso dire o fare qualsiasi cosa – e ripeto, qualsiasi cosa: posso fare o dire enormità, non importa quanto grandi; posso bestemmiare; posso tacere di fronte alle più immani catastrofi; posso propinare stupidaggini insulse spacciandole per magistero – ed avrò SEMPRE una claque esagitata di fan pronti a tutto, pronti a giustificare le frasi più anticattoliche, gli errori più marchiani, le incoerenze più colossali, quelle che anche un cane vedrebbe.

I fiocchi di neve però non si limitano alla difesa d’ufficio, impregnata di uno zelo che fa apparire il partito comunista sovietico un club di dilettanti allo sbaraglio. In nome di quello che credono essere il cattolicesimo e il sensus ecclesiae, ma che in realtà è pura ideologia umana, molto spesso si scagliano con ferocia inaudita contro quanti minacciano il loro sogno rosato di una Chiesa trionfante (senza alcuno sforzo) e di un Papa santo (in vita). Le cose stanno come dicono loro, perché sì, e se i fatti contraddicono, tanto peggio per i fatti. La loro violenza verbale è irripetibile, la loro acredine degna delle peggiori faide tribali. Non discutono con l’avversario, essendo del resto privi di argomenti razionali: la loro ideologia impone di annullarne l’umanità, espungendolo dall’orizzonte ottico degli esseri pensanti.

Ho scritto “molto spesso” perché poi c’è anche la variante cotton candy. Quelli che con vocina querula (si sente la vocina anche se scrivono sui social) dicono che sei un poverino annebbiato dall’errore, ma che ti amano tanto e che pregheranno per te. Sono i più astuti, perché fanno apparire se stessi come santini oleografici, e chi vuole ragionare come un infame. Come fai a litigare con uno che prega per te? Chi o che cosa preghi non si sa, però ti mette comunque a disagio.

Analogo lo stile di chi non denuncerà mai un pubblico scandalo, nemmeno se glielo compissero sotto il naso, perché ha scambiato la chiesa per una sorta di sodalizio mafioso, in cui bisogna solo “tacere e pregare”. La loquacità con cui impongono il silenzio al prossimo stordisce quasi.

Capito come operano i fiocchi di neve, gli khmer bianchi del totalitarismo modernista? Poiché la gerarchia ha abdicato al ruolo di tutelare e di trasmettere la Verità, questa non è più criterio valido per giudicare alcunché. La Verità, cioè Nostro Signore Gesù Cristo, cessa di esistere e viene rimpiazzata da un Führerprinzip zuccheroso che fa leva solo sulla “pancia”, sulla risposta emozionale e irrazionale, sul bisogno di “sentirsi gruppo”, di sentirsi forti, galvanizzati da una allucinazione collettiva di cui i fiocchi di neve sono insieme vittime e carnefici, senza la scusante della buona fede.

Perché chi è in buona fede può ricredersi. || Chi soffre di allucinazione no.