Terzo comunicato stampa ufficiale del Comitato “Beata Giovanna Scopelli”
Alla Cortese Attenzione delle Redazioni interessate
Visto il susseguirsi di notizie in merito alla Processione del 29 luglio, pare opportuno fornire qualche precisazione:
1. Il Comitato “Beata Giovanna Scopelli” non smette di far parlare di sé praticamente dal 3 giugno scorso, a motivo della sua mobilitazione nazionale.
Oggi sul Corriere di Rimini è apparsa un’intervista esclusiva rilasciata da un nostro portavoce. Un video [1] è stato da poco diffuso in rete, a promozione dell’evento di sabato. Tutto ciò ha senza dubbio prodotto anche una serie di informazioni distorte che meritano di essere corrette.
Da giorni, in seguito ad un comunicato emesso dagli organizzatori del “Summer Pride”, si parla di “uomini vestiti da preti” a proposito della Processione reggiana e coinvolgendo anche quella ormai prossima di Rimini, generando le più becere e tristi battute su cui è preferibile sorvolare. Questo dimostra una poca conoscenza della materia trattata; e ci pare doveroso spiegare perché: a Reggio-Emilia i preti erano cinque. Il resto erano uomini laici che prestavano servizio ad un atto liturgico quale è una Processione. Ogni atto liturgico, in quanto tale, richiede un servizio che può essere fatto dai cosiddetti “chierichetti” o dai ministranti ( dal latino ministrare, ovvero servire, la Messa o altri atti liturgici). L’abbigliamento dei chierichetti può essere quello della talare (veste nera) e della cotta (veste più corta bianca che va sopra la talare), senza bisogno di essere sacerdoti. Basterebbe guardare le tante cerimonie in San Pietro per comprendere questo semplice dato. Anche molti seminari richiedono la veste talare ai loro seminaristi, specialmente nelle Messe solenni e nell’incontro con il Papa o il Vescovo, senza bisogno di essere diaconi o sacerdoti.2. Sempre da alcuni esponenti del “Summer Pride” emergono ulteriori imprecisioni, riportate purtroppo anche da alcuni media. Secondo gli organizzatori della parata LGBT chi sostiene la Processione sosterrebbe Forza Nuova. Ebbene, oltre alla solita monotonia, è interessante capire da quale fonte provenga questa certezza. Anche in questo caso, basta guardare tutti i video della Processione a Reggio-Emilia per comprendere che Forza Nuova non c’entra con il suddetto Comitato. E non è tutto: chiunque, dotato di buona vista, può leggere che nella locandina della Processione riminese – così come in quella di Reggio – sta scritto “No sigle, striscioni, slogan…”.
3. Cogliamo perciò l’occasione per ribadire che il nostro è un Comitato religioso e non politico, lontano da qualsivoglia fine di partito o militanza politica. È fondato prettamente sui valori e sulla dottrina bimillenaria della Santa Chiesa, animato da una piena adesione al Cattolicesimo. Ecco perché la Processione è aperta a tutti, senza che però nessuno si voglia identificare con il proprio gruppo politico, o con la propria associazione. Le uniche cose ammesse saranno gli stendardi di carattere religioso e/o votivo.
4. Invitiamo sin d’ora tutti i fedeli a prendere parte a questo atto di pubblica riparazione, e particolarmente quelli dell’Emilia-Romagna. Guardando ai fatti di Reggio-Emilia si può scorgere un silenzio ed un raccoglimento che soli hanno alimentato le migliori intenzioni di tutti. Come fedeli laici e come liberi cittadini abbiamo non solo il diritto ma anche il dovere di pregare pubblicamente per qualcosa che offende Dio e che soprattuto, come già detto più volte, scandalizza le anime innocenti aldilà di quello che vogliono far credere i demagoghi del diktat omosessualista. “È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!” (Mt. 18, 7)
5. Oltre ai fedeli abbiamo un occhio di riguardo ancora maggiore verso i sacerdoti, i religiosi e religiose, invitandoli particolarmente a prendere parte alla Processione per testimoniare la Fede cattolica, oggi troppo spesso insabbiata a causa di un comun pensiero che massacra tutto ciò che non si adatta agli standard libertinisti.
Sono ben voluti tutti i sacerdoti che vorranno partecipare e guidare la Processione, così come i religiosi e religiose, simbolo vivo della nostra amata Chiesa.
Ulteriori dettagli in merito a questo punto saranno eventualmente forniti nel prossimo Comunicato.6. Ha invece colpito particolarmente la notizia che stamattina è stata riportata su qualche quotidiano locale, a proposito del parroco della chiesa di San Giuliano. Il Rev. Parroco, nell’omelia della Messa di ieri mattina, avrebbe preso le distanze dalla Processione e dal Comitato, ribadendo di non voler nemmeno “incentivare” la cosa. Non sappiamo se tutto questo corrisponda a verità, e nonostante i tentativi di parlare con lui per chiedere ragioni, non siamo riusciti a trovarlo, ma in tal caso ne saremmo al quanto dispiaciuti. Probabilmente don Christian Squadrani avrà ricevuto delle pressioni visto che la Processione partirà da via San Giuliano. Noi abbiamo però parlato di concentramento che partirà da lì, davanti alla chiesa ma non nella chiesa, perciò non “invadendo” nessuno spazio facente parte della chiesa di San Giuliano. Il nostro proposito è ulteriormente incentivato da ciò che è scritto nel Codice di Diritto Canonico a proposito degli obblighi e dei diritti dei fedeli laici: Can. 225 – §1. “I laici, dal momento che, come tutti i fedeli, sono deputati da Dio all’apostolato mediante il battesimo e la confermazione, sono tenuti all’obbligo generale e hanno il diritto di impegnarsi, sia come singoli sia riuniti in associazioni, perché l’annuncio della salvezza venga conosciuto e accolto da ogni uomo in ogni luogo”. La vicenda appare ancor più triste giacché queste dichiarazioni vengono da un prete il quale, seppur vada assolutamente rispettato, ha parlato di suo pugno ancor prima di Sua Eccellenza Mons. Lambiasi. Il Comitato si è infatti premurato di informare il Vescovo a proposito della Processione con una lettera inviata mercoledì 19 luglio. Abbiamo ricevuto risposta dal segretario, il quale ci ha fatto sapere che ha girato il nostro cortese messaggio al Vescovo, e per ora attendiamo ulteriori ed eventuali sviluppi. Dispiace che un prete con cui peraltro non abbiamo avuto contatti abbia sentenziato ciò che è riportato sui giornali. Ecco perché, per quanto ci riguarda, prendiamo le sue affermazioni – che se fossero smentite ci farebbe grande piacere – come un’opinione personale.
7. Come ultima cosa ricordiamo che la “battaglia” del Comitato “Beata Giovanna Scopelli” non si fonda sui numeri proprio perché la Verità non si fonda su criteri numerici o soggettivi, ma su valori assoluti ed immutabili, non soggetti ad interpretazioni relativiste o socialmente intercambiabili. A pensare questo non sono, come si vorrebbe far credere, i soliti quattro disagiati, ma è una moltitudine di persone dotata ancora, grazie al Cielo, di quel minimo buon senso comune. Con noi alla Processione, se ancora fossero vivi su questa terra, ci sarebbero anche fini pensatori che hanno fatto la storia dell’Italia e dell’Europa. Potremmo mettere una mano sul fuoco che G.K. Chesterton, J.R.R. Tolkien, Giovannino Guareschi e perché no, anche don Camillo, sarebbero al nostro fianco nella preghiera e nella perseveranza.
Rimini, 24 luglio 2017
Il Comitato “Beata Giovanna Scopelli”
[1] https://m.youtube.com/watch?v=XqJlnrJhp9I
Pubblichiamo poi la lettera che il comitato “Beata Giovanni Scopelli” ha inviato a Francesco Lambiasi dopo la pubblicazione della sua intervista che potete trovare qui.
Eccellenza Reverendissima,
Dopo aver letto il comunicato da Lei emesso a proposito del prossimo 29 luglio, ci siamo sentiti chiamati, come figli, a scriverLe questa lettera aperta.
Anzitutto non possiamo negare che ci ha rattristato molto ricevere una risposta tramite la stampa e non direttamente da Lei. Come Sua Eccellenza sa, in data 19 luglio abbiamo inviato una prima lettera per farLe presente questa iniziativa chiedendo udienza, così da esplicitare meglio la nostra volontà e i nostri intenti. Il suo segretario ci ha cortesemente riferito che S.E. sarebbe stato assente fino al 30 luglio, dovendo così rinunciare alla programmazione di un incontro con noi.
Ora, comprendiamo benissimo gli impegni che Le hanno impedito di riceverci, tuttavia ci sarebbe piaciuto avere una risposta diretta da Lei senza la mediazione della stampa, come di fatto anche noi, fino a prima di questa lettera, abbiamo fatto per correttezza ed intimità. Solo a motivo di ciò ci siamo permessi di dire che le posizioni di un prete parevano di natura prettamente personale, proprio perché ci saremmo aspettati una risposta privata dopo che il segretario le aveva inoltrato il nostro cortese messaggio.
Apprezziamo e La ringraziamo comunque per l’aver ricevuto una risposta, pur pubblica e non privata che sia.
Nel medesimo modo apprezziamo e ci conforta sapere che S.E. abbia preso le distanze dal “Summer Pride” parlando di “ostentazione fin troppo esibita che vuole far passare il messaggio che ogni tendenza sessuale è uguale all’altra e che ogni desiderio è fonte di diritti (ad esempio cavalcando lo slogan: “stesso amore, stessi diritti”)”.
Ed è proprio a riguardo di questa ostentazione se ci siamo voluti muovere parlando di riparazione. Il nostro non è certo un accanimento contro il singolo, od una guerra alla contrapposizione con questa o con quell’altra persona, quanto piuttosto una presa di coscienza verso uno stile di vita che è oggettivamente sbagliato e manifestato pubblicamente con orgoglio. Il “Summer Pride” costituisce una vera e propria tendenza libertinista che brama “diritti” in forza dell’orgoglio omosessuale. Brama figli come fossero un “diritto” od un bene di cui tutti, indistintamente, possono disporre. Persino pagando o sfruttando l’utero di una donna. Ce lo ricordano le immagini del gay pride di Reggio Emilia, dove coppie di uomini e di donne hanno sfilato con dei bambini dentro ai carrelli, segno inconscio ( o forse nemmeno troppo ) di un’ideale predisposto alla mercificazione e alla fabbricazione dei bambini.
Tutto questo è inaccettabile e ce lo insegna il Catechismo, la Dottrina della Chiesa e certamente ce lo insegna anche Lei. Ecco perché ci troviamo qui in pieno accordo con S.E., epperò ribadendo che la contrapposizione si pone anzitutto dalla parte opposta, volendo scardinare la semplice legge naturale. Papa Francesco nella famosa frase, ha detto “chi sono io per giudicare un gay che cerca Dio con il cuore?” Orbene, difficile sarebbe pensare ad un “gay che cerca Dio con il cuore” immerso nei colori arcobaleno di un gay pride esaltatore delle immodestie e del vanto di essere omosessuale convivente. Ecco dove a nostro avviso si situa la contrapposizione.
L’accompagnamento nella vita di ogni persona è certamente importante, l’unico accompagnamento possibile però, nel caso di un omosessuale o di un qualsiasi peccatore che ha il vizio di peccare in modo abitudinario e grave, è quello di far smettere il peccato. La contrapposizione in certi casi deve esistere, e laddove vi è il peccato si deve contrapporre la Grazia, ottenibile solo attraverso un sincero pentimento e al proposito di non peccare più.
Certo è che nella Processione di sabato si vorrà chiedere perdono per un’offesa recata a Dio Padre, a Gesù e alla Santa Vergine: questo è un fatto oggettivo su cui non si possono chiudere gli occhi e su cui, come si può intendere dalle Sue parole, non ha soprasseduto nemmeno Lei; nel medesimo tempo pensiamo che ognuno dei fedeli presenti pregherà per la conversione di chi si dice orgoglioso di vivere nel peccato che va contro natura, e questo, aldilà di come lo si voglia strumentalizzare, è per il cristiano un atto di carità per la ricerca della Pace. In questo particolare anno del Centenario delle apparizioni a Fatima, vengono alla mente le attualissime parole di Suor Lucia dos Santos: “Manca la pace perché manca la fede, manca la penitenza, manca la preghiera pubblica, collettiva”.
In questa semplice e breve frase, pura come l’anima di colei che l’ha espressa, s’imperniano i nostri intenti e si animano le nostre speranze. Tutto il resto certamente non proviene da noi, ma da libere interpretazioni fatte da terzi. Il termine “riparazione” tanto caro a queste anime sante a cui penitenza, preghiera e riparazione sono state espressamente richieste dalla Madonna a Fatima, pare oggi creare squilibri, timori, dubbi. Timori che possono essere comprensibili in una civiltà che non vuole permettere di parlare il linguaggio della Fede, ma nel medesimo tempo, a questi dubbi, va contrapposta una cosa fondamentale di cui spesso si parla senza cogliere l’aspetto fondamentale: Gesù Cristo è veramente una Persona, e come tale viene offesa. Come vero Dio e vero Uomo Egli viene schernito. Avremmo noi il coraggio di dire che non viene offeso davanti a chi lo rifiuta investendosi di un vizio quanto mai grave e che calpesta il Sacrificio di Gesù che per riscattare l’essere umano è morto sulla Croce? Potremmo noi avere il coraggio di nascondere questo dato di fatto?
In’merito a queste questioni è sempre Suor Lucia, la pastorella di Cova da Iria, a ricordarci che “per il peccato di un singolo individuo paga la persona che ne è responsabile, ma per il peccato di una Nazione paga tutto il popolo”. Forse che questo non sia un apostolato da farsi? Un messaggio forte e chiaro, anche dal punto di vista teologico, da portare a tutti? In quanto fedeli laici, ci sentiamo in dovere di dovere farlo, come sancito dal CIC.
Nemmeno crediamo che qualcuno avrebbe il coraggio di negare lo scandalo pubblico generato dal “Summer Pride” o da eventi analoghi, principalmente nei confronti dei piccoli, costretti a vedere cose che il decoro e il buon senso comune dovrebbero vietare. Anche qui prende corpo il senso della riparazione da noi sentita come particolarmente importante.
Uno dei più comuni Dizionari di teologia morale ( Roberti, Roma 1957) dice così: “Se lo scandalo è dato pubblicamente, generalmente è richiesto anche un atto pubblico per ripararlo”.
E ancora lo Stelzenberger, (Guida alla teologia morale, Casale 1968) dice che “uno scandalo pubblico esige una riparazione pubblica”.
Non sarebbe forse scandaloso se si organizzasse uno specifico corteo di nudisti che invocano il loro “diritto” ad andare in giro completamente nudi con l’esigenza di consumare rapporti in virtù della propria nudità? Come non può esserlo allora per chi propone un rapporto contro natura come normalità.
Tutta qui sta, Eccellenza Reverendissima, la nostra presa di posizione di fedeli cattolici innamorati della Santa Chiesa.
Oltre a a voler precisare alcuni punti, la nostra lettera voleva essere un segno visibile delle nostre più trasparenti intenzioni, in forza delle quali La invitiamo a non vederci come quelli che vogliono scatenare inutili polemiche. Il nostro mezzo è la preghiera, il nostro fine la consolazione del Sacro Cuore di Gesù.
Tutto il resto lo disporrà la Provvidenza a seconda di ciò che la volontà di Dio vuole per noi.
Con filiare riverenza, invochiamo nuovamente sopra di noi e sopra le nostre famiglie la Sua paterna benedizione, garantendo in vivo ricordo nella preghiera.
Il Comitato “Beata Giovanna Scopelli”
Segnaliamo infine che il blog Messa in latino ha segnalato largamente l’iniziativa a questo link: http://blog.messainlatino.it/2017/07/processione-di-riparazione-al-gay-pride.html