
di Cristiano Lugli
“Un bel tacer non fu mai scritto”
Così dice il famoso detto, spesso attribuito al poeta italiano Iacopo Badoer. Fatto sta che il motto è facilmente applicabile a chi non perde occasione per tacere, piuttosto che gettare scandalo.
Non può infatti non venire scandalizzato un cattolico che dopo giorni, mesi di attesa per un pronunciamento del Papa su una vicenda tragica come quella di Charlie Gard, si vede arrivare un tweet (!!!) dal profilo social di “Pontifex”, peraltro a due giorni dalla sua soppressione:
«Difendere la vita umana, soprattutto quando è ferita dalla malattia, è un impegno d’amore che Dio affida ad ogni uomo».
Cioè, fermi tutti. Ricapitoliamo. In Inghilterra stanno per sopprimere un bambino con modus coercitivi e colui che dovrebbe tuonare da ogni angolo della terra se ne esce con un tweet di due righe? Per altro senza manco nominare il nome – chissà per quale astruso motivo, poi.
A pensar male si fa peccato, è vero; eppure molto spesso purtroppo ci si prende: non sarà che le linee intasate di Santa Marta iniziavano a dare un po’ fastidio e si è deciso di gettare in pasto il contentino? È noto come la stragrande maggioranza dei cattolici, sui social, si sia mobilitata per chiedere un intervento di Bergoglio ( finora mai arrivato prima ), anche a seguito delle atrocità trapelate dalla PAV di Vincenzo Paglia. Ed ecco che, casualmente, arriva il cinguettio imbarazzante. Così imbarazzante che anche il quotidiano Libero ha tuonato un titolo non proprio dalle tinte a pastello chiaro.

Ora, questo non esclude che un simile e misero pronunciamento possa avere pure peso nell’economia di questa tragica vicenda, ma tuttavia, anche se così fosse, rimarrebbero scabrose le modalità e l’insufficienza, mai e poi mai riservata ai migranti o alle razze di vermi in via d’estinzione. Nonostante questo però c’è pure qualcuno – fra le fila cattoliche – che tenta di elogiare l’intervento in questione, facendolo passare come un segno di speranza sulla vita del piccolo Charlie.
Nel mentre è intervenuto anche il Card. Caffarra, con un pronunciamento decisamente forte:
“Siamo arrivati al capolinea della cultura della morte. Sono le istituzioni pubbliche, i tribunali, a decidere se un bambino ha o non ha il diritto di vivere. Anche contro la volontà dei genitori. Abbiamo toccato il fondo delle barbarie”, aggiunge Caffarra, che continua: “Siamo figli delle istituzioni, e dobbiamo la vita ad esse? Povero Occidente: ha rifiutato Dio e la sua paternità e si ritrova affidato alla burocrazia! L’ angelo di Charlie vede sempre il volto del Padre. Fermatevi, in nome di Dio. Altrimenti vi dico con Gesù: ” Sarebbe meglio che vi legaste al collo una macina da mulino e vi gettaste nel più profondo del mare”.
L’Arcivescovo emerito di Bologna è probabilmente uno di quelli che non ha più nulla da perdere, e che purtroppo rimane ancora attaccato alla speranza dei ‘dubia’. Evidentemente non gli risulta un problema gridare forte anche per contrapporsi all’unica voce specifica arrivata per ora dalle fila vaticane: quella della Pontificia Accademia per la Vita.
Chissà che forse la sua berretta non rischi di saltare: mai rompere gli equilibri con il mondo. I medici hanno deciso, le Corti hanno deciso.
Cali il silenzio per carità.
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