di Giampaolo Pansa
Mi dispiace per l’onorevole Emanuele Fiano, pezzo grosso del Partito democratico. Ma la sua legge, pensata e fermamente voluta da lui per arginare il rischio di un ritorno del fascismo, è assolutamente inutile. Per il semplice fatto che l’Italia non rischia affatto una replica dell’era mussoliniana, bensì la circostanza opposta. Quella di precipitare non in un nuovo fascismo, ma nel suo esatto contrario: lo sfascismo. Una parola che oggi sembra un po’ ostica, però destinata a diventare sempre più di moda. Fino a quando non verrà sostituita da un termine diverso e dal suono più chiaro e catastrofico.
Che cos’è lo sfascismo? E’ quello che vediamo ogni mattina quando usciamo di casa per andare al lavoro, in ufficio o in fabbrica. Per chi vive a Roma o in un’altra metropoli italica, lo spettacolo che incontra è tragicamente deprimente. Vogliamo dirla alla buona? Non funziona una mazza. I trasporti pubblici ci sono e non ci sono. Il traffico privato è asfissiante e abbandonato a se stesso. Le strade sono piene di buche e di topi. La scortesia del prossimo sta arrivando a livelli omicidi. Tutti sono nemici di tutti. Allo sguardo di un italiano su di età, come il sottoscritto, che cosa è rimasto della nostra antica normalità? Le donne. Quelle di Roma sono stupende, l’ultima testimonianza di una civiltà morta e sepolta. Poi apriamo un giornale e ci rendiamo conto che neppure le donne ci salveranno. Poiché vediamo un Paese in guerra contro sé stesso.
Qualche amico mi ha rimproverato dal momento che, nel salotto televisivo di madama Gruber, ho osato parlare di guerra civile, un rischio che pende sull’Italia. Certo, posso aver sbagliato, ma soltanto per difetto di franchezza. Dal momento che avrei dovuto dire, papale papale, che da noi la guerra interna è già cominciata. Guardatevi attorno, amici dal candore ottimista. L’ultima conferma che siamo in conflitto con noi stessi, e sempre più incarogniti, sta sotto i nostri occhi. La magistratura sembra diventata il ghetto di Varsavia, pronto a combattere contro il mondo. Più o meno siamo tutti indagati o addirittura già condannati. E’ finito sotto inchiesta persino il presidente dell’Associazione nazionale magistrati. Come se il Pontefice fosse stato scomunicato da un vescovo di provincia. Le cronache grondano di pubblici ministeri e di giudici messi alla sbarra da colleghi anch’essi in toga. E temo che tra poco tempo non disporremo più di magistrati in grado di allestire la forca per i delinquenti, poiché saranno tutti impegnati a lavorare in favore dello sfascismo.
Per restare nel cortile degli apparati pubblici, divampa la guerra tra le forze dell’ordine. Poliziotti, carabinieri e guardie di finanza si fanno una concorrenza spietata. Sempre più spesso sono proprio i corpi di sicurezza dello Stato a diventare protagonisti di cronache nere. Le occasioni risultano così tante che per l’uomo della strada è impossibile distinguere il vero dal falso, chi ha ragione da chi ha torto. Per restare alla Benemerita, per fortuna abito in un piccolo comune e dunque conosco e stimo il maresciallo dei caramba. E lui mi fa sentire al sicuro. Però chi vive in città avrà oppure no la sensazione di essere protetto?
Ma il culmine dello sfascismo lo raggiunge la Casta dei politici. Qualche lettore del Bestiario dirà: accidenti!, il Pansa se la prende di nuovo con i partiti e i loro padroni. Però non posso farci niente. Scrivo del Palazzo da quando non avevo ancora 3o anni, ossia da mezzo secolo. Se ci penso, mi viene lo sturbo. Ma che cosa posso fare, se non irritarmi ogni giorno di più? Qualcuno mi accusa di volere l’avvento di un uomo forte, ossia di un leader autoritario. Tuttavia temo che neppure un battaglione di forzuti sarebbe in grado di riportarci alla normalità. […]
Confesso di non riuscire più a leggere i giornali, a parte La Verità e il bisettimanale della mia città, Il Monferrato, la palestra di quando avevo 17 anni. Gli altri li sfoglio, pensando di continuo che sto buttando via i miei soldi. Il risultato è deprimente, almeno per me. Talvolta vorrei essere un riccone come quelli di una volta: assumerei un valletto dotato di laurea per farmi riassumere le notizie più decisive per la mia vita. E nient’altro. Lo sfascismo mi obbliga a guardare con occhi nuovi a certe vecchie questioni. Pensiamo a una che dovrebbe esserci molto cara: la libertà di stampa. In Italia esiste di certo ed è ben tutelata. Ma la parola stampata non fa neppure il solletico al sinedrio dei potenti. Sul loro conto puoi scrivere e pubblicare il peggio possibile, persino che hanno rubato il Duomo di Milano. Ma nessuno della nomenclatura se ne accorgerà. Oppure farà finta che non sia stato scritto e stampato nulla. È l’indifferenza marmorea il sintomo più forte che la nostra Italietta sta vivendo la fine di un ciclo storico che non sappiamo come si concluderà né in che cosa sfocerà. Tutto si sta ribaltando.
Mi ha molto colpito che il Corriere della Sera abbia deciso di fare un supplemento settimanale dedicato alle «buone notizie». Ecco un’assurdità professionale ed editoriale. Un tempo nelle scuole di giornalismo si insegnava che le buone notizie andavano scartate, a vantaggio di quelle cattive. L’esempio classico recitava: è interessante l’uomo che morde il cane, non il cane che morde l’uomo. Voglio dirlo: il buonismo è il brodo di cultura dello sfascismo. Dobbiamo tornare a essere più cattivi, rigorosi, con molte pretese, soprattutto nei confronti dei giovani. Sono costoro i più inclini a disobbedire, a fare i loro maledetti comodi, a infischiarsene delle regole. Bisogna ripristinare un po’ della società patriarcale che un tempo puniva senza troppi riguardi i ragazzi che sgarravano. Per dirla tutta, nei periodi di crisi è più utile una guida maschile che una femminile. Eppure lo stile prevalente è quello della buona mamma, sempre disposta a perdonare. Mi sto meritando il fastidio della tante o poche donne che leggeranno questo Bestiario? Pazienza. Oggi un mondo al femminile sembra essere diventato vincente. È un processo inevitabile? Non lo so. Quello che credo di sapere è ben altro. Ci aspettano tempi duri o durissimi. In molti luoghi del mondo soffiano venti di guerra. Siamo persino alle prese con il pazzo della Corea del Nord che minaccia di far esplodere una bomba atomica nell’Oceano Pacifico. E mi stupisco che il presidente Trump, tanto minaccioso a parole, non sia ancora riuscito ad assassinarlo. Purtroppo la lezione dell’11 settembre e delle Torri gemelle non è servita a niente.
Fonte: La Verità, 24 settembre 2017