di Matteo Marini
Qualcuno camminò su una spiaggia di quella che è ora l’isola greca di Creta, 5,7 milioni di anni fa, e le sue impronte si sono miracolosamente conservate come orme fossili, giungendo fino a noi. Ma qualcosa non quadra sia nella loro forma (troppo simile a quella dell’uomo moderno) e nel luogo in cui sono state lasciate. Insomma si tratta delle orme sbagliate nel momento e nel posto sbagliato. La scoperta fatta da un professore dell’Istituto geologico della Polonia, Gerard D. Gierlinski, potrebbe minare alcuni capisaldi dell’evoluzione della nostra specie.
Troppo simili a un piede umano. Cinque dita e un calcagno, è bastato questo a far trasecolare il paleontologo polacco e il suo collega Grzegorz Niedzwiedzki, seconda firma dello studio, pubblicato su Proceedings of the Geologists’ Association. Le orme rinvenute vicino alla località di Trachilos, nella zona occidentale dell’isola, sembrano più recenti di qualsiasi altra specie vissuta nello stesso periodo e anche molto dopo.
Addirittura “l’Ardipithecus ramidus, 4,4 milioni di anni fa, ritrovato in Etiopia, il più lontano degli ominini (sottofamiglia degli ominidi) conosciuti grazie a fossili abbastanza completi, ha un piede simile a quello di una scimmia”, scrivono i ricercatori. Cioè con quattro dita e un alluce che sporge verso l’esterno. Le orme ritrovate a Creta sembrano quindi essere molto più in avanti nell’evoluzione anche se più antiche di un milione e 300.000 anni. Un’anomalia per la quale gli studiosi non hanno spiegazione.
Le origini dell’uomo in Africa. Quello che sappiamo finora della storia della nostra specie colloca i nostri antenati, gli ominini, solo in Africa almeno fino a 1,8 milioni di anni fa. Non si avevano tracce di fossili prima di questo periodo nel continente europeo. Eppure questo individuo dall’andatura bipede si è fatto una passeggiata lì dove non ce lo saremmo mai aspettato.
All’epoca Creta era unita al continente, ma lo scenario era ancora più diverso. Le tracce di alghe trovate sopra e sotto queste orme hanno infatti permesso di datarle con buona approssimazione. Questo esemplare sarebbe vissuto nel pieno del cosiddetto “evento del Messiniano” o “crisi di salinità del Messiniano”. Avvenne tra i sei e 5,4 milioni di anni fa quando lo stretto di Gibilterra si chiuse e la maggior parte del Mediterraneo evaporò, sparendo. Questo potrebbe spiegare una possibile ‘migrazione’. Ma che dire della loro forma?
Le più antiche orme simili alle nostre sono state ritrovate a Laetoli, in Tanzania, e furono lasciate circa 3,7 milioni di anni fa da Australopitechi. E fino ad almeno un paio di milioni di anni dopo, si pensava, gli ominini non avrebbero mai lasciato l’Africa.
Ma proprio quest’anno un altro gruppo di ricercatori ha ipotizzato che frammenti di mandibola e denti ritrovati in Grecia e in Bulgaria, vecchi di 7,2 milioni di anni, appartenuti a dei primati, fossero da attribuire proprio a degli ominini. Questi elementi insieme potrebbero mettere in discussione buona parte del racconto dell’evoluzione dei nostri antenati, che potrebbero essersi allontanati dall’Africa molto prima di quanto pensassimo. E introduce un altro mistero, le orme di Trachilos sono forse la testimonianza che un’altra linea evolutiva si sia sviluppata lontana dall’Africa?
Fonte: Repubblica.it
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