
Immagine tratta da uno dei “The Pope’s video”, diffusi nell’arco del 2016 per dare spazio alle sconclusionate intenzioni di preghiera made in Vaticano.
Su Avvenire di oggi è possibile leggere l’entusiastico annuncio della pubblicazione, dalla Fondazione Pietro Nenni e dalla Fondazione Bruno Buozzi congiuntamente, del libro La fede nel dialogo, l’Islam di un gesuita scomodo: Paolo Dall’Oglio, a cura di Edoardo Crisafulli (ed. Bibliotheka). Già balza agli occhi che la virtù di fede perde di senso e di mordente agli occhi del modernista, potendosi declinare in un generica “fede in qualche cosa” (il dialogo, la Costituzione, “credo negli esseri umani”, la musica, il sushi, il weekend, perché no).
Partono poi le sbrodolate sul curatore Crisafulli, “profondo conoscitore della realtà mediorientale, [che] ha incontrato personalmente a Damasco il gesuita padre Paolo Dall’Oglio, in Siria dagli anni Ottanta per la sua missione di preghiera e di dialogo interreligioso”. Sì, perché il missionario non evangelizza, dialoga. Tra una ciarla e l’altra è già grasso che cola che preghi.
“Il libro [prosegue l’articolo] nasce quindi proprio dalla profonda stima nei confronti del gesuita – nel frattempo rapito a Raqqa in Siria e poi scomparso nel luglio 2013, e di cui non si conosce ancora il destino (per alcuni trucidato per altri prigioniero) -, con l’intento di collocare la sua figura, testimonianza e opera nell’ambito di una riflessione sui rapporti tra culture e religioni nell’attuale ciclo della modernità”. Al netto del dispiacere umano per un’eventuale infausta sorte del religioso, notiamo che l’interesse per la sua figura deriva più che altro dalle solite supercazzolanti astruserie su “culture e religioni” alla luce del fantasmatico, e per forza positivo, mito della “modernità”. Ciò che viene oggi deve sempre essere meglio di ciò che era ieri, secondo una visione immanentista e gnostica per cui, risolto il marginale inghippo del peccato originale che rende l’uomo costituzionalmente incline al male piuttosto che al bene, sarà possibile restaurare in terra il paradiso. Chissà cosa ne pensa adesso il povero Dall’Oglio, ammesso sia ancora vivo.
“Un capitolo specifico è dedicato al rapporto tra religione e modernità, con ampi riferimenti alle posizioni cattoliche più recenti, e un altro alla spinosa questione della relazione tra integralismo e fondamentalismo”. Tutto evolve, il “cattolicesimo” dell’ultima release (rigorosamente in versione beta) dice così, prima diceva cosà, domani chi lo sa. “Segue il racconto della esperienza in Siria di Paolo Dall’Oglio, «un gesuita fuori dagli schemi», nonché la discussione del suo approccio al dialogo interreligioso, dall’Elogio del sincretismo a Innamorato dell’Islam, credente in Gesù (rispettivamente Jaka Book e Deirmarmusa)”. Dobbiamo commentare gli sproloqui pubblicati da quest’infelice, dobbiamo proprio? Chissà poi perché lo definiscono “scomodo”, essendo con queste premesse a pieno titolo impoltronato fra i tronisti/santini del nostro tempo. “Elogio del sincretismo”? Anche se fosse solo provocatorio il titolo, già getterebbe una luce oltremodo inquietante sull’agnosticismo tipicamente modernista, sull’indifferenza per cui tutto può essere messo tra parentesi, soprattutto Dio; tutto, tranne le fole alla moda di creazione esclusivamente umana. “Innamorato dell’Islam, credente in Gesù”? Come dire “Sposato con mia moglie, però adesso vi racconto di quanto spesso le metto le corna e vado a mignotte”. E giù risate e applausi.
Solo per rispetto (umano) alla ignota sorte di Dall’Oglio, non esplicitiamo con quali epiteti Nostro Signore avrebbe chiamato un religioso (un religioso!) che si faccia vanto di simili sgorbi editoriali. “A questo corpo centrale del volume fanno da contorno una bella introduzione di Giorgio Benvenuto su globalizzazione e dialogo interculturale, e diversi altri contributi di pregio, che spaziano dal Cardinal Martini, a papa Francesco, agli altri Papi dell’ultimo secolo, a storici come Carlo Casula, a testi e documenti firmati dallo stesso Dall’Oglio”. La carrellata di mostri sacri (o di mostri e basta) del neomodernismo rampante non poteva mancare, tanto son sempre gli stessi conditi in salse diverse, dando l’impressione di quei gruppetti di ragazzine che passano il tempo ad intasare Instagram di selfie con cui dicono alle bff che sono le migliori e le più belle e tanti cuoricini. Tanto il livello teologico, oramai, è un gradino sotto Fabio Volo.
Che il Cielo abbia pietà di padre Dall’Oglio, e di tutti noi.