Nota: Radio Spada da sempre interessata alla riscoperta dell’inesauribile giacimento di tesori politico-culturali dell’intransigentismo, dell’integrismo e del clericalismo di lingua italiana, vi ripropone oggi questo mirabile sonetto satirico pubblicato con altri due componimenti a conclusione del saggio sulla guerra occulta “Lega filosofico giansenistico massonica contro l’Altare e il Trono, svelata e combattuta”. Il sonetto, composto secondo i canoni del più lirico purismo linguistico dell’epoca, non ha perso il suo fascino, che in tempi meno iniqui gli meriterebbe un posto nelle antologie scolastiche. (Piergiorgio Seveso)
Un giorno volli prendermi diletto
Con far di molti vizj un sol costrutto.
Presi da ogni ceto il più frabutto[1]
Un birro[2], un Vafro[3], ed un Ebreo di ghetto,
Un fiero latron, un micheletto[4],
Un Goto, un Saracen, un Moro brutto
Un Tartaro, uno Scita, un Turco, e tutto
Quanto possa uom di mal chiuder in petto.
Poi feci che tal misto fosse cotto
In un lambicco e distillato affatto,
Volli veder qual fosse il suo prodotto.
Or quando mi credea che un tale
Esser dovesse un gran birbone ut otto[5]
Ecco che n’ esce un vil Masson a un tratto.
Tratto da: “Lega filosofico giansenistico massonica contro l’Altare e il Trono, svelata e combattuta. Parte seconda”, Napoli, Tipografia De Dominicis, 1824.
Note
[1] Variabile più raro ma non per questa meno diffusa di farabutto.
[2] Sgherro, guardia (in senso spregiativo).
[3] Astuto, malandrino, furfante.
[4] Soldato spagnolo arruolato nelle milizie della Corona, feroce e temuto guerrigliero.
[5] Antico modo di esprimere il superlativo, potremmo dire un gran birbone all’ennesima potenza