di Luca Fumagalli
La storia infinita, film tratto dalla prima parte del romanzo omonimo di Michael Ende, pubblicato nel 1979, narra la storia del piccolo Bastian, un ragazzo che ha da poco perso la mamma e a cui il padre, ancora vittima del dolore, non sembra porre le dovute attenzioni. Una mattina, sulla strada per scuola, il ragazzo incontra un gruppo di giovani bulli e per seminarli si rifugia in una libreria. Qui Bastian, appassionato lettore, vede uno strano volume che il padrone del negozio tiene in mano: La storia infinita. Appena il libro resta incustodito, Bastian lo afferra e scappa via rifugiandosi nella soffitta della scuola dove inizia avidamente a leggerlo. Il racconto parla del lontano regno di Fantasia, minacciato dall’espansione del Nulla che tutto distrugge al suo passaggio. L’imperatrice, gravemente ammalata, ordina allora ad un giovane guerriero, Atreyu, di trovare un modo per fermare l’imminente catastrofe. Il regno di Fantàsia infatti non ha confini ben delimitati, è costituito dai sogni di tutte le persone e si sta distruggendo proprio perché gli adulti non sognano più. Dopo varie peripezie, aiutato da molti amici tra cui il fortunadrago Falkor, Atreyu ritorna sconsolato alla Torre d’avorio, residenza dell’imperatrice, credendo di aver fallito la sua missione. Ormai del loro mondo non è rimasto che qualche zolla di terra e la torre è l’unico edificio sopravvissuto. Proprio quando la situazione sembra disperata, toccherà a Bastian intervenire …
La storia infinita (1984), per la regia di Wolfgang Petersen, con Barret Oliver, Noah Hathaway e Tami Stronach nei panni dei protagonisti, è un film che mette in guardia lo spettatore dallo smettere di sognare: l’uomo che non ha idee, valori e obiettivi è quello che prima di tutti viene fatto prigioniero dal Nulla, cioè dalla noia e dalla tristezza che precedono la solitudine. Al contrario, colui che ha il coraggio di immergersi nella realtà con tutto quello che di bello – ma anche di brutto – può dare, sarà sempre e comunque libero, perché sarà un vero uomo.
La pellicola, dunque, è tutt’altro che una stupida fiaba per bambini, piena di banalità e buoni sentimenti, ma è un prodotto maturo, che fa divertire e riflettere. È adatta a tutti e sicuramente si tratta di uno di quei film che, almeno una volta nella vita, bisogna aver visto. La questione del Nulla, per esempio, offre uno squarcio impressionante sul tempo presente e su quella tentazione nichilistica di cui sembra essere caduta vittima l’Occidente moderno, privo di religioni e riferimenti.
Il tema dell’umanità vittima di una vita insipida è stato trattato da Ende anche nel bellissimo romanzo Momo, pubblicato nel 1984.
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