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di Massimo Micaletti

 

E’ stato da poco pubblicato un interessante – e desolante – articolo della Associazione Amici del Bambini [1] che lancia l’allarme adozioni: in quindici anni c’è stato un vero e proprio crollo del numero delle coppie disponibili all’adozione, calate del 70% quanto all’adizione internazionale e del 36% quanto alla nazionale. Denuncia l’associazione:

“(…) i dati ufficiali sulle adozioni in Italia parlano di un crollo verticale: tra il 2001 e il 2016 si sono ‘perse’ nel nulla 2.335 procedure di adozione internazionale (-60%); non va meglio sul fronte delle adozioni nazionali, che rispetto al 2001 registrano, nel 2016, 391 adozioni annue in meno (da 1.290 a 899), con un calo del 31%.

In realtà, quelle che sono precipitate nei quindici anni trascorsi sono le domande di disponibilità e idoneità all’adozione, sia sul fronte internazionale (da 7.887 a 3.190, -60% circa) che nazionale (da 12.901 a 8.305, un calo del 36%). Pesantemente ridimensionata anche la cifra dei decreti di idoneità all’adozione internazionale: senza voler andare troppo indietro nel tempo, dal 2014 ha fatto registrare una diminuzione del 26%. Meno coppie disponibili e idonee vuol dire anche meno opportunità per tanti minori che sono rimasti soli”.

L’articolo si fonda sul rapporto adozioni 2001 – 2016 recentemente presentato dal Dipartimento per Giustizia minorile e di comunità del Ministero della Giustizia[2]

Ora, le ragioni possono essere le più diverse, primi tra tutti i costi delle adozioni internazionali, lo stallo inaccettabile in cui da troppo tempo versa la relativa Commissione Nazionale[3], presieduta ora dal premier Gentiloni e, prima di lui, da Maria Elena Boschi e, quanto alle adozioni nazionali, la lunghezza e l’enorme carico burocratico della procedura.

Però c’è un dato che pochi considerano.

Se leggiamo il rapporto adozioni 2001 – 2016, notiamo che il grosso del crollo delle coppie disponibili ad accogliere minori italiani si verifica tra il 2006 ed il 2016, quando da 16.538 passano ad 8.305; trend quasi analogo per gli aspiranti genitori di bambini stranieri, che dal 2004 al 2016 passano da 8.774 a 3.190. Resta invece costante il dato relativo alle coppie disposte ad adottare un bambino con patologie, che conosce un lieve decremento dall’anno di picco massimo (il 2010, con 793 famiglie) al 2016, che registra 767 famiglie disponibili.

Ora, andiamo a vedere gli analoghi dati sulla fecondazione artificiale in Italia nello stesso lasso di tempo, a partire dal 2004 quando la Legge 40 / 2004 l’ha posta a carico del SSN. Se esaminiamo l’arco di tempo tra il 2005 ed il 2015, in cui la tecnica è stata sempre più liberalizzata fino all’attuale regime di pressoché totale licenza a spese di tutti, possiamo constatare che, se nel 2005 erano 46.519 le coppie che avevano fatto ricorso alla fecondazione artificiale (per oltre 63.585 cicli iniziati, dai quali sono sortite 9.499 gravidanze per 4.940 nati vivi, nella gran parte dei casi prematuri), nel 2015 le coppie che hanno avuto accesso alla procreazione assistita sono state 71.830 (per 92.310 cicli, che hanno portato a 16.077 gravidanze, da cui sono nati 12.235 bambini)[4].

In definitiva, tra il 2005 ed il 2015 le coppie per l’adozione di minori italiani sono crollate del 50% e quelle per gli stranieri addirittura del 64%, le coppie che hanno fatto ricorso alla fecondazione artificiale sono aumentate del 54%. Impossibile non cogliere un esso tra i due fenomeni: è chiaro che la produzione di esseri umani in laboratorio si pone come principale alternativa al percorso tortuoso e costo dell’adozione.

Certo anche le tecniche di fecondazione artificiale non sono esenti da rischi, anche molto gravi, per la donna, ma presentano parecchie complicazioni in meno rispetto all’adozione: non devi farti assistere da un avvocato, non devi aspettare in bilico tra tribunali e assistenti sociali, non ti fanno la radiografia della famiglia, del reddito e del patrimonio. La coppia prova l’emozione di avere un figlio che sente proprio, non pensa alle decine di embrioni – figli quanto quello – che sono andati perduti nei laboratori, non considera le implicazioni morali di quel che fa e tutto la tiene al riparo da questa consapevolezza. Siamo in un Paese in cui se vuoi adottare un bambino devi mettere a nudo la tua vita, spendere una montagna di soldi, attendere incrociando le dita e sopportare di essere costantemente sotto osservazione, tutto a tutela legittima e sacrosanta del bambino; in cui persino se vuoi prendere in casa un gattino dalle associazioni animaliste devi fare i colloqui preaffido, firmare moduli e garantire di avere una casa in sicurezza; ma se cerchi un figlio in provetta, in nulla lo Stato si cura di ciò che ne sarà di quell’indifeso, e delle decine di suoi fratelli che non vedranno la luce, utilizzati come materiale biologico di supporto per aumentare le chance di riuscita.

Il risultato è quello che ho sintetizzato prima: -50% di coppie disponibili ad adottare bambini italiani, -64% coppie disposte ad adottare bambini stranieri, +54% coppie che hanno richiesto il figlio in provetta.

La fecondazione artificiale perciò rivela questo ennesimo grave profilo di immoralità, peraltro evidente sin dall’inizio. Essa non solo separa l’atto unitivo dalla procreazione, non solo distrugge migliaia e migliaia di vite umane, non solo comporta il bombardamento delle donne con massicce dosi di ormoni, non solo porta un gravissimo vissuto di fallimento per la coppia che non riesce a concepire (e sono la grande maggioranza), non solo genera bambini che sono esperimenti viventi e sono più esposti a tutta una serie di gravi patologie, per giunta fa sì che l’adozione sia vista come usa scelta secondaria e residuale ed allontana gli aspiranti genitori dai bimbi che aspettano nelle case protette.

Per questo, quando, a sostegno della fecondazione artificiale, vi chiederanno “Perché ci sono genitori senza bambini?”, ricordate che ci sono bambini senza genitori. E per questi ultimi, i più indifesi, l’industria milionaria delle tecniche riproduttive non può fare nulla e, ovviamente, manco se ne cura.

 


[1] https://www.aibi.it/ita/italia-adozioni-crollate-nel-2016/
[2] http://www.centrostudinisida.it/Statistica/Analisi/adozione_serie_storiche.pdf
[3] http://www.commissioneadozioni.it/it/gli-attori-istituzionali/la-commissione.aspx
[4] Relazione sulla PMA 2017, tabella pag. 11 http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2617_allegato.pdf