Ancora un breve brano di G. K. Chesterton, datato 1903, dedicato al Natale.

«L’idea che i secoli del passato – e, in particolare, quelli del Medioevo – siano solo un ammasso trascurabile di tenebre, è ormai pressoché scomparsa; anzi, c’è un gran numero di persone che, dal dodicesimo secolo, sono impegnate a raccogliere e a catalogare i reali costumi, le genuine ballate e persino le autentiche e originali padelle per frittura dell’epoca.

La sola cosa, però, che non riuscirò mai a comprendere di queste persone è perché, invece di imitarsi ad ammirare la realtà di quegli anni, semplicemente non provino a farle rivivere.

Se mai fosse esibita una prova valida che quelle antiche usanze continuano nelle attività concrete dei nostri giorni, gli antiquari, al solo vederla, stramazzerebbero in strada.

La maggior parte dei miei amici esteti trascorre insonne intere notti a vagheggiare la restaurazione di alcune bellissime feste pagane; eppure, nessuno di loro – perché l’ho chiesto a tutti! –, quando si parla del pudding di Natale, è in grado di mangiarne quattro porzioni di seguito. Il Natale, con le sue salsicce [elemento tipico, insieme al pudding, del pranzo natalizio inglese (ndr)] e le sue stelle, è la sola cosa di cui parlano che appartiene veramente alla storia, ma ne provano antipatia semplicemente perché è ancora viva».

(G. K. CHESTERTON, Lo spirito del Natale, Crotone, D’Ettoris, 2013, pp. 41-42)

citazione a cura di Luca Fumagalli