di Luca Fumagalli
In un Giappone distopico, per disciplinare i giovani studenti – troppo agitati – viene emanato il “Battle Royale Act”: ogni anno una scolaresca viene estratta a sorte e catapultata su un’isola deserta. Sorvegliati da un nucleo militare e dal prof. Takeshi (interpretato da uno straordinario Takeshi Kitano), gli studenti tentano la sorte in quella che sarà una battaglia all’ultimo sangue. Ognuno, infatti, riceve un’arma diversa e si dà alla macchia. Scopo del sadico gioco è quello di eliminare tutti gli altri “concorrenti” entro tre giorni in un death match senza regole.
Un soggetto assurdo e grottesco – tratto dal romanzo di Koushun Takami – dà il via ad uno tra i film più agghiaccianti mai realizzati, in cui timidi ragazzi diventano improvvisamente spietati assassini, mentre gli insegnanti assistono impassibili al massacro, rivelandosi persino più disumani di loro.
Battle Royale (2000), ultimo film di Kinji Fukasaku, è dunque un Signore delle mosche splatter e kitsch che, nei toni sarcastici, cinici e violenti ricorda Arancia meccanica e, in generale, la poetica distopica di romanzieri quali Aldous Huxley ed Anthony Burgess. È un Hunger Games del disincanto, un raccapricciante quadro rosso sangue di un mondo incapace di fare i conti con l’uomo, con i suoi desideri e i suoi limiti. Si preferiscono evitare le sottigliezze: tutto si risolve spettacolarmente e sbrigativamente.
Fukasaku dà dunque vita a un incubo che, quantunque eccessivo ed enfatico, non appare al fondo così assurdo. Il culto post-moderno dell’uomo – quello a-religioso, che R. H. Benson, nel suo capolavoro Il Padrone del mondo, aveva chiamato “umanismo” – emerge qui in tutto il suo candore violento. Le contraddizioni insanabili di un’esistenza priva di riferimenti generano una schizofrenia collettiva che diventa mattanza di stato e, chissà, in un futuro forse pure mattanza globale. Quando il politicamente corretto fallisce, esso rivela, alla lunga, il proprio volto luciferino, condannando tutti, vinti e presunti vincitori, a una sconfitta certa (sulla falsariga di quanto accade anche in La notte del giudizio).
Basterà l’amore tra due ragazzi – un sentimento vero e imprevisto – a salvare il pianeta dal baratro? Difficile dare una risposta.
NB A causa dei contenuti violenti si consiglia la visione del film solo a un pubblico adulto.