26219667_1177368739060671_8499945900771880200_n

di Cajetanus

Ricordiamo in prossimità delle elezioni, oltre alla perfidia dei partiti liberali di qualsivoglia sfumatura essi siano, anche l’impossibilità e dannosità di un “nazionalismo italiano”, inteso nel vero senso del termine e cioè di una esaltazione e devozione nei confronti di uno Stato nazionale italiano, indipendente dalla Giurisdizione pontifica o anche solo autonomo nel suo essere.
Sebbene sia possibile che altrove vi siano regni e governi autonomi nei loro ordinamenti dalla Sede Apostolica questo non è possibile in Italia e massimamente a Roma, eletta da Dio prima tra tutte le città e come inviolabile sede perenne del Suo sacerdote e vicario sulla terra (cfr: Cajetanus, De Divina Institutione, ed. Lauchert, 1925, cap. XIII, p. 80). In proposito ebbe a dire il Santo Padre Pio VII a Napoleone: «(…) Naboth difese le sue viti anche col suo sangue. Potevamo Noi, qualunque cosa stesse per accaderCi, esimersi dal difendere i diritti e possessi della Santa Romana Chiesa, dal momento che per mantenerli secondo tutte le Nostre possibilità fummo vincolati da un sacro solenne giuramento? O dal difendere la libertà della Sede Apostolica, che è così legata alla libertà e utilità di tutta la Chiesa? Ancorché mancassero altri argomenti, le cose che ora accadono dimostrano fin troppo efficacemente quanta realmente sia la convenienza e la necessità di questo Principato temporale che garantisce al capo supremo della Chiesa il sicuro e libero esercizio di quel potere spirituale che per volontà divina gli fu dato su tutto il mondo» (Papa Pio VII – Lett. Apost. 10 Giugno 1809). Queste attualissime parole, oltre a rivendicare il diritto di impero proprio della Chiesa romana, non possono che evidenziare anche oggi come dalla fine del potere temporale i Papi e il clero si siano visti sempre più gradualmente costretti a scendere a compromessi con il potere civile autonomo e usurpatore “italiano”, fino ai giorni nostri, dove i discorsi del Papa e del clero italiano sono perfettamente intercambiabili con quelli dei governanti della penisola e dello stesso presidente della repubblica. Abbattute infatti le mura che proteggevano il tempio e congedate le guardie che lo presidiavano esso è stato invaso da animali feroci, da briganti e mercanti e tale destino è stato inevitabilmente condiviso da tutta la Chiesa universale.

Dunque chi tra i cattolici non manca mai di sventolare tricolori o patriottismi di vario tipo nei confronti della nazione italiana, si rende inevitabilmente complice di chi viola i diritti della Chiesa e di chi ha gradualmente reso la Cattedra di San Pietro lo scendiletto del tiranno di turno.

Per questo, dice Mons. Gennaro De Vivo vescovo di Pozzuoli, «Iddio volle che Melchisedech fosse gran sacerdote, ma senza lasciare di esser Re; Mosè fu pontefice insieme e condottiero del popolo d’Israele; Samuele era levita e giudice; e gl’invitti Maccabei congiungevano alla spada, che brandivano a difesa del popolo di Giuda, l’incensiere nel quale bruciavano al Dio degli eserciti i sacri timiami» (“Il cattolico a difesa della vera Credenza” – Dissertazioni contro la supposta ortodossia del Gavazzi, pag. 63. Di Gennaro De Vivo del clero di Napoli)