a cura di Andrea Sandri (intro e traduzione: Fonte: VigiliaeAlexandrinae)
Come è stato riportato da molti siti (vedi qui, qui e qui), nel novembre dello scorso anno è stata sottoposta alla riunione dell’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura una proposta da far giungere a Papa Francesco, nella quale si chiede di considerare la possibilità di rimuovere il Monitum della Sacra Congregazione del Sant’Uffizio (1962) sulle opere di P. Pierre Teilhard de Chardin, S.J. La petizione è stata accolta sabato 18 novembre durante i lavori dell’Assemblea riunitasi sul temaIl futuro dell’umanità: nuove sfide all’antropologia. La proposta è così motivata: “Riteniamo che un tale atto non solo riabiliterebbe lo sforzo genuino del pio gesuita nel tentativo di riconciliare la visione scientifica dell’universo con l’escatologia cristiana, ma rappresenterebbe anche un formidabile stimolo per tutti i teologi e scienziati di buona volontà a collaborare nella costruzione di un modello antropologico cristiano che, seguendo le indicazioni dell’Enciclica Laudato Si’, si collochi naturalmente nella meravigliosa trama del cosmo”. Proponiamo qui di seguito, nella nostra traduzione e con l’autorizzazione dell’Autore, le puntuali osservazioni critiche del teologo Manfred Hauke pubblicate l’8 dicembre dal quotidiano tedesco Die Tagepost.
Recentemente il Consiglio Pontificio per la Cultura ha pubblicato sulla sua pagina internet una “proposta” che risale all’ultima riunione plenaria tenutasi a metà di novembre: “Il futuro dell’umanità. Nuove sfide per l’antropologia”. Un professore italiano di astrofisica avrebbe chiesto in una lettera a Papa Francesco “di considerare la possibilità di ritirare il monitum con cui nel 1962 la Congregazione per la Dottrina della Fede – allora Sant’Uffizio – colpiva gli scritti di padre Teilhard de Chardin sj”. Questa proposta non è stata messa ai voti, anche se i presenti, e tra questi Cardinali, Vescovi e laici, l’hanno fatta propria e anche sottoscritta.
Il monito in questione è molto breve: “Alcune opere del Padre Pierre Theilhard de Chardin – anche quelle pubblicate dopo la sua morte – vengono diffuse e trovano non poco favore. A prescindere dal giudizio su ciò che attiene alle scienze positive [le scienze naturali], è sufficientemente evidente che le opere suddette contengono ambiguità ed errori tanto gravi in materia filosofica e teologica da ledere la dottrina cattolica. Pertanto gli Eminentissimi e Reverendissimi Padri della Suprema Sacra Congregazione del Santo Offizio esortano gli Ordinari e i Superiori di Istituti Religiosi, i Rettori dei Seminari e delle Università a proteggere efficacemente le anime, specialmente la gioventù, dai pericoli contenuti nelle opere di Padre Theilhard de Chardin e dei suoi seguaci” (tradotto da AAS 54, 1962, 526). Si tratta qui dunque non soltanto di dati scientifici concernenti la dottrina dell’evoluzione ma dell’ambito della filosofia e della teologia rispetto al quale le opere di Teilhard contengono “ambiguità” e “gravi errori” non conciliabili con la Fede cattolica.
Ne L’Osservatore Romano del 1 luglio 1962, dove il Monitum fu pubblicato per la prima volta, segue immediatamente un commento non firmato dal titolo “Pierre Teilhard de Chardin e il suo pensiero nell’ambito della filosofia e della teologia” il quale prende in considerazione anche il libro di Henri de Lubac su Teilhard. Nel testo, relativamente dettagliato e dotato di precise indicazioni delle fonti, si osserva che il concetto di creazione di Teilhard non corrisponde a quello della dottrina della Chiesa (“unificazione” al posto di creazione dal nulla). E così anche la trascendenza di Dio non è fatta sufficientemente salva. La distinzione tra naturale e sovrannaturale è cancellata. Lo stesso vale per il rapporto tra spirito e materia. Il peccato originale, come inteso dalla Chiesa, è negato. Gli errori qui menzionati non sono di poco conto. Il commento critica anche il libro di de Lubac che, sebbene elenchi numerose mancanze (soprattutto riguardo al peccato originale), loda la concezione complessiva del pensiero di Teilhard sminuendone gli errori.
La proposta del Consiglio Pontificio per la Cultura potrebbe essere convincente se il suo autore, in base a un’analisi dell’opera complessiva di Teilhard, dimostrasse che il Sant’Uffizio incorse in errori di giudizio per non avere studiato con precisione gli scritti di Teilhard. Ma un simile tentativo non è stato intrapreso. Il documento del Consiglio Pontificio, pubblicato in internet senza firme, ammette al contrario che “è chiaro che il tentativo di un’interpretazione filosofico-teologica fatto da Teilhard è in alcuni punti carente e che l’insufficiente precisione del suo linguaggio non favorisce sempre la giusta comprensione”. Non diversamente affermano il Monitum e il relativo commento quando menzionano gravi errori e proposizioni equivoche. Come potrebbe allora il Santo Padre revocare il Monitum?
I redattori del documento sono certi che un siffatto provvedimento sia un “gesto eloquente” per “promuovere il reciproco dialogo tra scienza e fede”? Proprio per gli scienziati è importante un linguaggio chiaro e di quella concettualità ben elaborata che si dissolve nella colata pseudomistica del paleontologo francese. Il biologo evoluzionista Franz M. Wuketits (non credente) osserva, in maniera critica, che la “mistica dell’evoluzione” di Teilhard “è difficilmente digeribile per un uomo più o meno abituato a pensare con chiarezza”.
In Teilhard è senza dubbio apprezzabile lo sforzo di descrivere lo sviluppo del cosmo all’interno di una visione che si orienta a Cristo. In questo senso la concezione theilardiana ha carsicamente condizionato il documento conciliare Gaudium et Spes, e molti Papi, da Paolo VI a Fracesco, hanno considerato positivamente alcuni singoli aspetti dell’impostazione del gesuita (vedi enciclica Laudato si’ 83, nota 53). Lo svolgimento concreto di questa sintesi è tuttavia viziato da gravi problemi interni e dai danni che ne sono le conseguenze. Queste difficoltà emersero già all’inizio della “carriera” di Teilhard quando, nel 1922, pubblicò un saggio sul peccato originale. Teilhard, che non era un teologo di professione e insegnava geologia all’Istituto Cattolico di Parigi, in questo scritto sostiene il passaggio dall’animale all’uomo tramite l’evoluzione. Creazione, caduta nel peccato, incarnazione e redenzione non sono eventi storici ma sono messi sullo stesso piano delle realtà interne al mondo. Il peccato originale è da sempre mescolato all’essere del mondo proprio come la realtà di Dio. Il male – il peccato originale – è equiparato alla molteplicità nel cosmo che deve cedere a una progressiva unificazione. In questa concezione non c’è naturalmente spazio per l’origine divina dell’uomo nel Paradiso.
Come ricorda criticamente Walter Kasper, lo stesso Teilhard ebbe una volta occasione di osservare che la sua spiegazione del male ha un sentore di manicheismo. Non desta perciò meraviglia il fatto che a Teilhard fu proibito dai suoi superiori di pubblicare ulteriori scritti teologici.
I teologi Hans-Eduard Hengstenberg e Leo Scheffczyk hanno hanno confermato il giudizio critico espresso durante il pontificato di Giovanni XXIII: l’intera concezione di Teilhard è problematica. Questa conclusione concerne la confusione fra natura e grazia, che favorisce la secolarizzazione, e le affermazioni sull’operare di Dio nel mondo stando alle quali gli interventi immediato di Dio dileguano lasciando posto all’operare delle cause seconde create. L’opera di Teilhard contiene una forte tendenza al panpsichismo e al panteismo. Il gesuita francese è uno dei “padri” della New Age. Nel libro culto di questo movimento negli anni Ottanta (Marylin Ferguson, The Aquarian Conspiracy) Teilhard è l’autore più citato. Il significato dell’anima spirituale dell’uomo, l’influsso degli angeli, che non procedono da alcuna evoluzione, la realtà del peccato originale e la realtà di Dio trascendente il mondo cadono, in Teilhard, nel vortice di un pensiero che riporta alla gnosi. La sua concezione ebbe la sua maggior fortuna negli anni Sessanta del secolo passato, trascinati dal fascino del “progresso”, ma nella riflessione teologica ha trovato un ulteriore sviluppo. Il dialogo tra le scienze naturali, la filosofia e la teologia è certamente un importante compito, ma a ciò non può essere utile la proposta di lavare le macchie nere di Teilhard de Chardin.
Davvero intrigante questa contrapposizione fra Teoria dell’ Evoluzione e Teoria della Creazione, o forse, come molti vorranno prontamente correggermi, fra una “mera ipotesi di lavoro” o evoluzionismo, in opposizione ad una “granitica certezza ampiamente suffragata da prove” o creazionismo.
Intrigante, dicevo, per i punti fermi che consente di mettere :
o é vero l’ evoluzionismo e di conseguenza sono un mito tutte le religioni,
o é vero il creazionismo e di conseguenza vale la proposizione opposta.
Poco lo spazio per altre ipotesi.
dopo che hanno rimosso tutto, entrano tutti, s’accomodino!
Questo gesuita, millantatore e falsificatore senza pudore, come tutti i suoi simili che per avere ragione ti vendono lucciole per lanterne, e guai a te se dici che sono lucciole ( o nemmeno quelle sono) chissà mai da quale specie animale e prima minerale e prima ???…discendono!
ah già, dall’ homo pekinensis! Contento lui, una accozzaglia di pezzi…
Questi vogliono rimuovere una cosa di cui non dispongono, della quale non hanno possesso: e come fanno a rimuovere, a togliere di mezzo, quello che non gli appartiene? Quel ‘monitum’ è proprietà di qualcun altro: sarebbe come chiedere a qualcuno di rimuovere il balcone di casa sua perché ci stanno sopra fiori non di proprio gradimento! Ma che andassero a morì ammazzati, ridicoli che sono!…Hanno già rimosso il Nuovo e il Vecchio Testamento e non gli basta? No, c’è quel Monitum’ che li infastidisce (il Testo Sacro infatti non lo legge più nessuno), e vogliono tiglierlo di mezzo, con la finta autorità di Chiesa che non hanno, per darla da bere ancora una volta ai Boccaloni, che quel che passa da bere quel Fattucchiere di gesuita ha la ‘benedizione’ della (Nuova) Chiesa, e bevete a gargarozzo, il piscio del pekinese, come acqua fosse di sorgente pura! E crepate pure!
delicatissimo
E’ inquietante scoprire che l’ ONU è un’istituzione permeata da un esoterismo di non chiara natura e che a orientarne le politiche figurerebbe, tra gli altri, l’ex Assistente del Segretario Generale, Robert Muller, che fu un teosofo baileyiano, definito “Profeta di Speranza” e “Filosofo dell’ONU”, secondo i principi teosofici che prevedono in sintesi:
1) Superamento e unificazione delle razze in un’unica razza globale;
2) Superamento e unificazione delle nazioni in un unico governo mondiale;
3) Superamento e unificazione delle religioni entro un’unica religione o chiesa mondiale.
Tali punti sono condivisi e propagati anche dall’associazione Lucis Trust, inserita all’interno del sistema delle NU e fondata dalla teosofa Alice Bailey, discepola dell’occultista Helena Blavantsky, membro della Società Teosofica, moglie di Foster Bailey, massone di 33° Grado, e… maestra di Robert Muller.
L’associazione pare abbia espresso compiacimento per i successi di movimenti come i Cinque Stelle e Podemos che si inserirebbero perfettamente in una strategia gobale di dispersione del dissenso, che è poi ciò che constatiamo quotidianamente.
“Potremmo dire che multiculturalismo, immigrazionismo, europeismo, globalismo e sincretismo religioso sono tutte ideologie essoteriche, ovvero per la massa, generate dalla stessa matrice esoterica, della quale però solo gli “iniziati” o gli “illuminati” sono consapevoli”, scrive Paolo Carcano sul Blog di Maurizio Blondet.
Del resto per scoprire lo scopo occulto delle NU basterebbe analizzare gli scritti dei suoi ispiratori.
Nel libro The World’s Last Dictator (L’Ultimo Dittatore del Mondo) di Dwight L. Kinman, Muller afferma:
“Dobbiamo muoverci il più rapidamente possibile verso un unico governo mondiale, un’unica religione mondiale e un capo unico del mondo.”
In altri scritti Muller sostiene di essere stato profondamente influenzato dal padre gesuita Teilhard de Chardin, affermando: “Io stesso sono stato profondamente influenzato da de Chardin e dal suo pensiero globale a lungo termine.”
Muller dichiarò inoltre che de Chardin, ritenuto il padre del Movimento New Age, vide sempre le Nazioni Unite “come l’incarnazione istituzionale progressiva della sua filosofia” (filosofia dei Gesuiti).
Nel 1955 de Chardin scrisse: “Anche se la forma non è ancora visibile, l’umanità si risveglierà un giorno in un ‘mondo pan organizzato'”.
Se un tempo denunciare l’esistenza di un progetto dell’élite finanziaria, così come ufficialmente si presenta ed agisce, per imporre il NWO (New World Order = nuovo ordine mondiale) era ritenuto roba da cospirazionisti ora gli oligarchi sono usciti allo scoperto, proponendo la sua creazione come l’unica soluzione per la crisi finanziaria internazionale.
Ciò necessita di un nuovo organismo internazionale a cui conferire poteri di governo globale, come asserisce, tra gli altri, George Brock Chisolm, ex direttore dell’OMS…
Siamo messi bene!
grazie delle puntualizzazioni, Stefano: perfette.
Vorrei aggiungere, a conferma, a proposito della volontà di annientamento delle nazioni e dei popoli, attraverso anche la frammentazione del dissenso interno ad esse, e della certezza del raggiungimento dell’obiettivo (certezza relativa al tempo che veniva pianificato; ora ormai raggiunto):
– “La caduta degli Stati-nazione non è che una questione di tempo”.
Ridurremo i popoli a “ organismi senza patria, sanza colore, senza religione, senza appartenenza politica (= astensionismo)”, ultimo passo e strumento del nostro Nuovo Ordine Mondiale”.
Dobbiamo accelerare il declino dei nazionalisti , isolarli e opporli gli uni agli altri in lotte intestine, così da completare definitivamente la rovina di queste nazioni”. (cfr ‘L’ aurore rouge’)
Sempre, quando si fa una mitizzazione della Scrittura, perchè l’uomo moderno avrebbe, illuminato non si sa da cosa, compreso meglio degli autori sacri la verità sulle origini del mondo e dell’uomo, si passa da un quadro razionale, teologico, ad una serie di asserzioni fantasiose, senza alcun fondamento, né scientifico né scritturistico, ma puramente volontaristtiche e pretenziose, ricche di contraddizioni e distruttive di ogni verità di fede, corroborate non solo dalla Parola di Dio, dalla Tradizione, ma anche dall’esperienze dei santi, dei mistici di ogni epoca. La superbia primo dei vizi capitali, assaggiato dai Proto genitori, è lo stesso frutto avvelenato offerto dal diavolo a chi non ha l’umiltà di aver fiducia in Dio.