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Nota di Radio Spada: riportiamo alcuni estratti di un discorso tenuto da S.E.R. Monsignor Spiridione Maddalena, Arcivescovo di Corfù (1824-1884), al Concilio Vaticano. Era il 20 maggio 1870. Il discorso forte e vibrante di passione romana e di passione per la chiesa d’Oriente andrebbe ripetuto a chi, di fronte allo sfacelo (apparente) del cattolicesimo romano, durante la crisi neomodernistica del Vaticano II, tenta vie di fuga (dalla realtà) andando verso Oriente.   (a cura di Piergiorgio Seveso)

[…]Sono nato in Grecia, ho condotto la maggior parte della mia vita in Grecia e, pur non essendo di rito greco, amo la Chiesa greca e sarei pronto a dare a vita per il suo ritorno al centro dell’Unità. Tuttavia, con grande dolore del mio animo, vi debbo confessare una cosa. Fino ad oggi, finchè non giungerà l’aurora di quel giorno tanto desiderato da me quanto da voi, chi è impaziente si meraviglierà che l’Oriente possa essere risvegliato da quel letargo di morte e di tenebre, nel quale è precipitato da ormai otto secoli, verso una nuova vita e nuova luce, sottomettendosi alla Chiesa romana che è fonte di vera vita e vera luce.
CHe sorte terribile e miseranda quella della Chiesa greca, un tempo tanto grande, tanto illustre, tanto feconda, era il decoro e lo splendore della religione cattolica. Ora è vile, sterile, è diventata oscura e rimane come un monumento terribile della vendetta divina! Peccò la figlia di Gerusalemme e ogni sua bellezza svanì. Con quale pena formidabile Dio umilia la superbia dei popoli!
QUella chiesa che ai tempi dei primi otto concilii, tra le altre per dottrina, erudizione e dottrina primeggiava, a stento ora ha in questo Concilio Ecumenico uno dei suoi che la rappresenti e che versi lagrime dal suo animo per una caduta tanto ignominiosa, per lacerazioni tanto gravi quanto inveterate.
Questa è la situazione, eminentissimi e reverendissimi padri, malgrado io muova i miei occhi attenti in tutta quest’aula conciliare, essi non trovano consolazione di vedere vescovi propriamente greci. Oh pena! In Oriente le dottissime penne dei Nazianzeni, dei Cirilli, dei Gregori di Nissa, giacciono spezzate a terra, le voci un tempo eloquentissmie dei Crisostomi, degli Atanasi, dei Basilii sono ammutolite, ormai persino l’eco di quelle voci si è spenta. Una crassa ignoranza e una turpe simonia dominano oggi il clero scismatico greco.
I presbiteri greci hanno perso anche il nome di predicatori. Se per caso voleste udire un sermone in una chiesa greca, lo potreste a stento ascoltare in poche cospicue città e nei giorni più solenni. Allora, accantonate per un attimo le cure forensi, vedreste un avvocato salire sull’ambone e costui tenterà di spiegarvi il santo vangelo del giorno; o forse, il che accade più di frequente, un farmacista, pulendosi le mani che poco prima confezionavano farmaci, sale sulla tribuna per spiegarvi i santi padri. CHe zelo per le anime si può trovare in un clero che soffre di tanta ignoranza e superbia?
Il presbiterato per loro non è altro che un mezzo per lucrare denari, per portare il pane a moglie e figli.
Per loro la simonia non è solo lecita ma è quasi un diritto ed un officio inerente l’incarico sacerdotale.
Che faranno questi pastori, questi mercenari, se ad esempio un morbo contagioso affliggerà il popolo loro affidato?
Fuggiranno di là e si daranno alla macchia, in una sola parola metteranno in campo ogni zelo per sottrarsi al contagio.
Mentre i loro fedeli infermi e abbandonati dai loro sacerdoti, esaleranno l’ultimo respiro alla maniera dei bruti.
Spesso, e qualche anno fa accadde nella mia diocesi, il governo dà ordine ai militari per salvaguardare la tranquillità pubblica, di andare a recuperare nel circondario i preti fuggitivi e di riportarli, anche con la forza, dai loro fedeli, colpiti da crudeli epidemie. Ragion per cui un clero, privo di ogni dottrina e di ogni coscienza del proprio dovere, un clero infetto da questa labe simoniaca, un clero come questo avrà scienza bastevole e seria volontà di cooperare al ritorno della Chiesa greca al centro dell’Unità?
Se l’effetto di quest’unione non si può sperare dal clero, ancora meno dai laici lo si dovrà attendere.
Il popolo greco oggi, riguardo la religione, è primieramente greco, poi cristiano. I Greci hanno il culto di adorazione per la loro nazionalità come se fosse un idolo, una nazionalità etnica che […]ora chiamano cristiana. Da sempre, ma ancor di più dopo le spedizioni dei crociati e la caduta dell’impero bizantino, considerano il cattolicesimo come un nemico inesorabile dell’ellenismo ovvero della nazionalità greca che per loro è sommo bene, mentre il cattolicesimo è detestato come sommo male.
[…] Considerando quindi la misera condizione del clero greco e il lieve ingegno di quel popolo, il tempo del ritorno della Chiesa greca è quindi lontanissimo da noi.
Lo scisma, generato dalla superbia, è nutrito costantemente dalla superbia stessa e dall’ignoranza. […]
Quindi, stando così pietrificati i greci nel loro scisma, per la forza della loro superbia, difficilmente faranno un passo verso l’unità. Tuttavia vi potrebbe essere un altra strada: quando i dettami del razionalismo e le idee che dominano la nostra epoca riguardo la libertà di coscienza e l’indifferenza in materia di religione e altre simili avranno invaso il popolo greco, il che non potrà tardare, allora sarà vista la forza quasi magica e superstiziosa dei loro fallaci principii. Allora la chiesa greca, per non essere abbattuta e distrutta dall’ateismo che cova nel suo seno, allora forse in quell’orrendo naufragio, si aggrapperà all’unica tavola che sempre non viene meno, tavola di salvezza, tornando al sicuro porto della religione cattolica.
Oppure quando venisse ottenuta dal popolo greco la tanto veemementemente anelata potenza imperiale, allora esso, non avendo più bisogno del fanatismo religioso che oggi è il più valido strumento per propugnare questo presunto perfezionamento della loro nazionalità, lo disprezzeranno e lo getteranno via.[…]
Ho detto queste cose, guardando lo stato infelice di questa chiesa con gli occhi dell’umana prudenza. Ciò che umanamente parlando sembra impossibile, chi negherà che Dio onnipotente e misericordioso possa compierlo in poco tempo? La mano di Dio non è stata tolta ed Iddio sanerà le nazioni.[…]

Ad majorem Dei gloriam